Daily Archives: 03/03/2013

Milano: “Com’è bella la città”

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Giorgio-Gaber

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14 marzo – ore 21

Teatro Studio, via Rivoli 6

 

COM’È BELLA LA CITTÀ

di Alessandra Scotti

con Gianfelice Facchetti e Stefano Covri

 

Un inedito e suggestivo racconto della Città di Milano, in cui le epoche e i simboli più prestigiosi della capitale morale d’Italia, sono proposti attraverso spunti e citazioni tratti dall’opera di Giorgio Gaber. Un reading-spettacolo che vuole sottolineare lo stretto legame dell’artista con la sua città, attraverso quel ‘teatro d’evocazione’ del quale Gaber e Luporini sono stati autentici maestri.

Per informazioni e biglietti:  Piccolo Teatro

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Fonte: Giorgio Gaber Official Site

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“Chi mangi oggi?”

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Venerdì, 1 marzo 2013

Comunicato Stampa

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L’associazione Campagne per gli animali, ideatrice del manifesti affissi a Grosseto e in altre città italiane: “hanno sortito l’effetto desiderato, ossia far riflettere e discutere le persone”

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L’affissione dei mega-manifesti della pubblicità “Chi mangi oggi?”, a Grosseto e in altre città italiane come Torino e Pordenone, ha sortito l’effetto desiderato, ossia far riflettere e discutere le persone.
Il nostro intento come ideatori di questa campagna era esattamente questo. Riteniamo interessante dal punto di vista antropologico evidenziare che la fotografia di un bambolotto rappresentante le fattezze di un bambino umano, smembrato e impacchettato, suscita generalmente indignazione e disgusto, mentre le continue e quotidiane pubblicità raffiguranti i corpi degli animali non umani smembrati e impacchettati in varie modalità non provocano lo stesso disgusto, anzi al contrario paiono universalmente accettate. La cultura della nostra società antropocentrica ci abitua alla visione di violenze e crudeltà nei confronti di esseri senzienti che vengono schiavizzati, torturati e uccisi con il benestare del comune sentire, solo perché non appartenenti della nostra specie.
Ecco quindi che se al posto di un agnello smembrato e incellofanato ci si ritrova un feticcio raffigurante un bambino, allora scoppia lo scandalo: le nostre coscienze sono obbligate a fare i conti con il nostro operato, con la nostra crudeltà, la nostra indifferenza, pertanto reagiamo indignandoci. Per una pecora un agnello è il suo bimbo, tanto quanto lo è un bambino umano per sua madre, e ciò a prescindere dalla specie animale di appartenenza e dal valore che noi le diamo. L’affetto materno e il sentimento che lo genera non conoscono confini di specie. Ciò però viene del tutto negato in nome della superiorità della specie umana, che si arroga il diritto di disporre a proprio piacere di ogni essere senziente e del pianeta.

La nostra è una lotta di liberazione che ha come nemico l’antropocentrismo e lo specismo, la discriminazione e il pregiudizio che alimentano una filosofia di vita e un sistema sociale che a loro volta generano altro pregiudizio. Non siamo una setta, un partito, o degli squilibrati, siamo semplicemente delle persone che considerano razionalmente il rapporto umano-non umano da una nuova prospettiva che non è quella antropocentrica dominante.
Si può vivere su questo pianeta impattando il meno possibile sugli altri: la nostra stessa esistenza ne è la dimostrazione pratica. In quanto animali onnivori noi abbiamo la fortuna di poter scegliere ciò che intendiamo mangiare.

Vorremmo specificare che non esiste un movimento vegano, o una setta vegana, esistono solo persone e reti di persone e gruppi che seguono una filosofia di vita assolutamente laica e distante da motivazioni mistiche e religiose, e fondata su principi di solidarietà, giustizia, empatia ed egualitarismo.
La pratica vegana è seguita da numerose persone (e le statistiche demografiche attestano che in Italia sono in crescita) per diverse ragioni: noi siamo vegani etici e consideriamo il veganismo una filosofia di vita necessaria alla visione antispecista che propagandiamo. Le ragioni salutistiche non ci riguardano, e comunque Donald Watson, che nel 1944 fondò in Inghilterra la Vegan Society e coniò il termine “vegan”, è morto nel 2005 alla considerevole età di 95 anni.

Saluti antispecisti

Campagne per gli animali

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.Risposta all’iniziativa antispecista “Chi mangi oggi?”

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Approfondimento  (Ki)

Perché la gente mangia la carne? Intervista a Gary Yourofsky

La nuova rivoluzione del movimento ecocentrico: l’antispecismo

Diritti animali: ‘Liberazioni’, arriva la nuova rivista dell’antispecismo

Video: La rivoluzione del cucchiaio

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Scarpe tossiche al cromo

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Bata ritira scarpe tossiche, contengono cromo esavalente

Il noto marchio di calzature Bata ha ritirato dal mercato alcuni modelli di scarpe tossiche all’interno delle quali sono state trovate tracce di cromo esavalente, una sostanza cancerogena utilizzata per la concia delle pelli. La decisione, risalente allo scorso 21 febbraio, è la conseguenza di un servizio andato in onda durante Patti Chiari, trasmissione dedicata ai consumatori parte del palinsesto della Radiotelevisione svizzera (RSI).

Il servizio, andato in onda il 22 febbraio, ma il cui contenuto era stato anticipato dalla stessa RSI agli inizi del mese, aveva svelato che in 14 delle 21 paia di scarpe acquistate da Patti Chiari nella Svizzera italiana e a Como erano presenti tracce di cromo esavalente (detto anche cromo VI). All’interno delle calzature questi residui possono avere un effetto allergizzante e scatenare forme di dermatite anche cronica.

L’inchiesta, girata in Bangladesh, ha rilevato livelli di cromo VI anche 15 volte superiori rispetto ai limiti consigliati dalle autorità europee. Le normative vigenti a livello internazionale non sono, però, univoche. Per quanto riguarda l’Unione Europea, le disposizioni in materia non riguardano tutte le calzature. Esiste, infatti, solo un limite obbligatorio di 10 mg per kg nelle calzature ad uso professionale. Lo stesso limite deve essere rispettato dalle calzature recanti il marchio Ecolabel.

Ogni nazione ha, però, la sua propria legislazione a proposito. In alcune le restrizioni sono maggiori, come avviene in Germania, dove il tetto da non superare è imposto a 3 mg per kg. Per quanto riguarda l’Italia e la Svizzera, attualmente non esiste una normativa che regoli le quantità massime di questo metallo nelle scarpe.

Dopo la diffusione della notizia Bata ha provveduto ad effettuare test interni all’azienda, che avrebbero dimostrato che le quantità di Cromo VI nei modelli incriminati non sono superiori a quelli ammessi dalle normative internazionali. Il ritiro è però precedente alla diffusione della notizia di questa nuova verifica.

Accanto a Bata, anche Vögele, altra importante azienda calzaturiera, ha ritirato dal mercato le scarpe incriminata. In totale i modelli eliminati dagli scaffali sono quattro. Nei giorni scorsi uno scandalo simile ha coinvolto cinque marchi di abbigliamento per bambini.

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Fonte: benessereblog.it

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