Monthly Archives: Luglio 2014

L’agonia della Terra e l’accumulazione capitalistica

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I limiti del pianeta e della crescita

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di Elmar Altvater

Siamo a Terra/ Le maggiori istituzioni internazionali individuano la crescita come panacea universale di tutti i problemi economici. Ma il riconoscimento dei difetti dell’accumulazione capitalistica è il frutto di un’analisi critica dello scambio metabolico tra società e natura

La logica dell’accumulazione capitalistica contrasta con l’etica kantiana di un sistema di regole fondato sui limiti imposti all’uomo dal pianeta Terra. «Anche oggi», notava intorno alla metà degli anni ’60 Kenneth Boulding, «siamo molto lontani dall’aver effettuato quei cambiamenti morali, politici e psicologici che dovrebbero essere impliciti nella transizione dalla prospettiva del piano illimitato a quella della sfera chiusa». Eppure, c’è chi fa finta di niente e nega che il pianeta Terra abbia alcun limite (…). Dieci anni prima del collasso del sistema finanziario globale, l’economista statunitense Richard A. Easterlin glorificava nel suo libro la Crescita trionfante. Anche oggi, cinque anni dopo l’inizio della crisi finanziaria globale, le principali pubblicazioni di tutte le maggiori istituzioni internazionali come la Banca Mondiale (Bm), Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi), l’Unione Europea (Ue) o l’Ocse individuano la crescita come panacea universale di tutti i problemi economici. In paesi come la Germania o il Brasile l’accelerazione della crescita economica è prevista per legge. Non sono previsti né limiti né alcuna gradualità nella crescita.

Nei consessi di economisti non sembra esserci alcuna tendenza a domandarsi se i gravi problemi economici, sociali e ambientali che vengono discussi quotidianamente sui giornali possano essere il risultato di decenni di crescita capitalistica. E lo stoicismo di tali studiosi non è stato scalfito nemmeno da eventi disastrosi quali quelli di Fukushima e della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon, o dalle «condizioni climatiche eccezionali» degli ultimi anni. Quasi tutto il pensiero economico critico è stato soffocato dall’ economia mainstream – quasi tutto, poiché alcune isole di pensiero critico sono riuscite a costruire strutture teoriche avanzate, idee alternative solide e visioni lungimiranti che le torbide inondazioni del mainstream non si sono dimostrate in grado di spazzare via.

Le strutture teoriche rilevanti in questo scenario comprendono la termodinamica economica di Nicholas Georgescu-Roegen, una teoria che riconosce il ruolo dello scambio metabolico tra società e natura. Le attività umane e lo sviluppo sociale sono contestualizzati nel tempo e nello spazio e non vivono in un ambiente artificiale privo di qualunque dimensione spazio-temporale, popolato da degli omuncoli quali gli homini oeconomici protagonisti delle teorie mainstream .

I «limiti alla crescita» discendono in termini logici dall’estensione limitata del pianeta e dalle caratteristiche peculiari del processo di accumulazione capitalistica mondiale.

Nel 1870, un secolo prima che il Club di Roma lanciasse il suo grido di allarme, Friedrich Engels discusse i limiti della natura nel suo «La dialettica della natura»: «Non dovremmo glorificare noi stessi contando ad ogni piè sospinto le conquiste del genere umano sulla natura. Per ciascuna di queste conquiste la natura si prende la sua rivincita […] Cosicché, ad ogni passo, siamo obbligati a ricordare di non essere in grado di dominarla in alcun modo […] ricordando al contrario di esserne parte integrante con la nostra carne, il nostro sangue ed il nostro cervello e di esistere nel mezzo di essa […] e tutta la nostra supremazia su di lei deriva dal vantaggio umano sulle altre creature dato dal saper apprendere le sue leggi e dal poterle potenzialmente applicare in modo corretto».

In altre parole, il riconoscimento dei limiti della crescita e dell’accumulazione capitalistica è anche il frutto di un’analisi critica dello scambio metabolico tra società e natura. In un’economia capitalistica questo scambio è espansivo, non solo per il «soddisfacimento dei bisogni-godimento della vita», indentificato da Nicholas Georgescu-Roegen come uno dei motori principali dell’attività economica, ma anche per il ruolo svolto dalla ricerca del profitto e dall’accumulazione compulsiva come Karl Marx notava nel primo libro del Capitale: «Accumulare, accumulare! Questa l’esortazione di Mosè e dei profeti!» (…).

Nell’accumulazione capitalistica, uno stato di crescita stazionaria dell’economia è pressoché impossibile. (…)

Lo stato stazionario potrebbe realizzarsi solo in termini approssimativi e in un orizzonte temporale limitato; presto o tardi collasserà.

A questi argomenti Georgescu-Roegen aggiunge la fondamentale conclusione che, chiunque «creda di poter disegnare un progetto mirato alla salvezza ecologica dell’umanità non ha compreso né la natura dell’evoluzione né quella della storia».

Herman E. Daly, uno dei principali difensori dell’economia dello stato stazionario, rappresenta i sistemi economici come dei cicli di produzione e di consumo, di estrazione di risorse dall’ecosistema e di emissioni che vi riaffluiscono. Ma, facendo ciò, egli ignora l’importante intuizione di Georgescu-Roegen sulla base della quale una dinamica analoga a quella disegnata da Daly può forse essere vera dal punto di vista quantitativo ma non può di certo esserlo da quello qualitativo, dal momento che l’entropia tenderà a crescere in modo irreversibile in questi cicli.

Assumendo come valide le leggi della termodinamica, uno stato stazionario è dunque impossibile. Nondimeno, dati i noti limiti delle risorse naturali e l’odierna realizzabilità di numerose tecniche di riduzione delle emissioni, una diminuzione del consumo della Terra in chiave ecologica è oggi un imperativo assoluto.

I movimenti sociali stanno reclamando esattamente questo, basando le loro rivendicazione sul «programma bioeconomico minimo» che si fonda sulle otto massime di Nicholas Georgescu-Roegen, suggerite nel 1975 come una sorta di imperativo ecologico.

Il suo primo punto riguarda il disarmo degli eserciti; nel secondo, egli promuove un sostegno universale rivolto verso l’indipendenza nello sviluppo dei popoli e degli individui capace di garantire a tutti il godimento delle condizioni materiali proprie di una vita dignitosa; nel terzo, viene sostenuta la necessità di una riduzione nelle dimensioni demografiche del pianeta tale da rendere possibile il sostentamento di tutti gli esseri umani attraverso i prodotti dell’agricoltura organica; il quarto, il quinto ed il sesto punto sono connessi al tema della riduzione degli sprechi vertendo rispettivamente sulla necessità di misure volte al risparmio energetico, al blocco della produzione dei beni di lusso ed alla rimozione degli incentivi allo spreco e al sovraconsumo incoraggiati dalla moda. Giunto al settimo punto, Georgescu-Roegen afferma la necessità di una progettazione dei beni che preveda la loro riparabilità e ne riduca al massimo la potenziale obsolescenza.

Infine, contrastando la globale tendenza verso l’adozione di modelli capaci di garantire una costante accelerazione dei processi produttivi, egli propugna l’opposta necessità dell’ «imparare a rallentare».

Anche Hermann Scheer ha definito un «imperativo energetico» identificandolo come uno strumento utile allo sviluppo di azioni e obiettivi politici in grado di tener conto e di affrontare i limiti, ormai tangibili, all’utilizzazione delle risorse naturali e le pressioni sulla Terra.

L’ipotesi dell’«astronave Terra» potrebbe essere presa in considerazione, nella logica proposta da Scheer, solo nel caso in cui non prevedesse l’utilizzo di carburanti fossili ma fosse in grado di convertire in energia i raggi solari. In altre parole, il sistema energetico della Terra dovrebbe abbandonare l’attuale schema di alimentazione basato sul consumo delle risorse fossili esauribili, convertendosi altresì ad un sistema aperto dove i raggi solari costituiscano la fonte unica di sostentamento energetico.

Altrimenti, i «passeggeri» potrebbero finire come Phileas Fogg nel Giro del mondo in ottanta giorni di Julius Verne, dove, come notato da Peter Sloterdijk, «…giunto all’ultima tappa della circumnavigazione, la tappa atlantica […], esaurite le scorte di carbone […] egli comincia a bruciare la parte superiore della struttura lignea della sua stessa navicella nel tentativo di continuare ad alimentare le camere di combustione del motore. Con questa immagine della navicella di Phileas Fogg in preda all’autocombustione, Julius Verne ha fornito niente di meno che una metafora, su scala mondiale, dell’età industriale».

Qui bisogna aggiungere solo che la rotta e la velocità della barca sono determinate dalla compulsione per l’accumulazione capitalistica; solo con questo vincolo il capitano e il suo equipaggio sono pronti a navigare attorno al mondo e, inoltre, a farlo ad una velocità adeguata a raggiungere lo scopo in un tempo fortemente compresso come gli ottanta giorni di Julius Verne.

Aprire il sistema energetico del pianeta alla potenza del sole è ciò che realmente conta. Tuttavia, per assicurare che tale trasformazione non prenda le sembianze delle teorie economiche dello stato stazionario criticate da Georgescu-Roegen o delle iniziative per la decrescita, la ristrutturazione del sistema energetico planetario dovrà essere connessa con le trasformazioni sociali già in atto in alcune parti del mondo e alla base dell’«economia della solidarietà»: produzione cooperativa, protezione dei beni pubblici, democrazia economica nelle imprese, pianificazione economica dov’è utile e necessaria e reinserimento del mercato nella società.

(traduzione di Dario Guarascio)

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Fonte: sbilanciamoci.info

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Israele: il lavoro “pulito” dei media

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Disegno di Latuff - 2014

Disegno di Latuff – 2014

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Stessi pesi Stesse misure (ma…israeliane!)  –  (madu)

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Esempio:  Ban Ki Moon piange i soldati dell’occupazione e ignora i 600 martiri della Striscia di Gaza

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Friuli Venezia Giulia: resistenza di agricoltori pro-OGM

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images.duckduckgo.com

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OGM:LE ISTITUZIONI DEVONO GARANTIRE IL RISPETTO DELLE LEGGI CHE NE VIETANO LA COLTIVAZIONE

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Il 9 luglio il Corpo forestale regionale del Friuli Venezia Giulia ha distrutto uno dei campi di mais Ogm seminati illegalmente e non ha provveduto, invece, ad eseguire lo stesso provvedimento su un altro campo per la resistenza messa in atto da un gruppo di sostenitori OGM che hanno impedito alla mietitrebbia di entrare.
La vicenda è così passata nelle mani della Procura di Udine che ad oggi in maniera incomprensibile non ha adottato i necessari ed urgenti provvedimenti di sequestro conservativo del Mais OGM richiesto dagli organi di polizia giudiziaria.  

Siamo davvero di fronte ad una situazione paradossale. Nessuno poteva immaginare , dopo la sentenza del Tar del Lazio, dopo il pronunciamento del Consiglio di Stato che ha respinto la richiesta di sospensiva della sentenza, dopo l’approvazione di pesanti sanzioni penali per chi coltiva Mais Mon810 disposte con il decreto Campolibero e di quelle amministrative previste dalla legge regionale 5/2014 del FVG, che anche nell’ estate 2014 continuasse una situazione così grave per il territorio del Friuli a causa delle coltivazioni illegali di mais OGM Mon810.
Tutto ciò è gravissimo perché i campi coltivati ad OGM che dovrebbero essere sequestrati sono ormai prossimi alla fioritura con rischio imminente di dispersione di polline OGM creando ancora una volta contaminazione nelle coltivazioni limitrofe e danni evidenti non solo per gli agricoltori locali ma per tutta l’agricoltura italiana soprattutto per quella biologica.
Non pensavamo che in uno stato di diritto fosse ancora necessaria una pressione così forte da parte della task force ma comunque l’impegno non è mancato, sia a livello regionale che nazionale. 

La task force regionale, con l’impegno in prima fila di AIAB, sta lavorando sul territorio e ha scritto alla Procura della Repubblica chiedendo l’immediata applicazione del decreto interministeriale e della LR 5/2014 del FVG. La task force nazionale si è riunita mercoledì ed ha inviato una lettera al Ministro della Giustizia Andrea Orlando chiedendo, vista la mancanza di azione da parte della Procura di Udine, l’ impegno ad adottare tutte le misure ritenute opportune, compresa la previsione di controlli ispettivi, a garanzia del rispetto delle leggi vigenti e a salvaguardia dei territori italiani”. Molti Parlamentari in coerenza con l’iniziativa della task force hanno presentato un’interrogazione al Ministro della Giustizia sulla grave situazione che si è creata alla Procura di Udine. 

Noi speriamo che tutto ciò serva a sbloccare rapidamente la situazione affinchè le istituzioni riescano ancora a fare il loro mestiere perché se così non fosse la gravità andrebbe molto oltre la questione OGM coinvolgendo i principi fondanti della democrazia che deve garantire ai cittadini la certezza del diritto e ai trasgressori la certezza della pena. Sarebbe molto grave se non fosse così perché come ha scritto nel suo comunicato la task Force regionale “darebbe giustificazione a chi sceglie l’azione diretta nei campi per la distruzione del seminato. Azioni che non abbiamo ancora mai promosso o giustificato ma che rischiano così di diventare “oggettivamente” l’unica alternativa alla prepotenza dei seminatori illegittimi e delle multinazionali della manipolazione genetica”

A cura di Mariagrazia Mammuccini

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Fonte: AIAB

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