Tag Archives: migranti

Docufilm | “Iuventa” Storia dell’equipaggio incriminato perchè salvò i migranti

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MEDITERRANEA SBARCA A NAPOLI

La Ong Mediterranea Saving Humans, nata nel 2018, si occupa di salvataggio in mare dei migranti, è attiva nei movimenti anti razzisti, si occupa di accoglienza degna, della difesa dei diritti umani e delle libertà civili di tutt3. Mediterranea ha la sua nave, la Mare Ionio, che ha salvato centinaia di persone in mare negli ultimi anni, e per questo il suo equipaggio è stato ingiustamente messo sotto processo più volte, collezionando fino ad ora assoluzioni e archiviazioni.

La Mare Ionio sta per prendere nuovamente il mare, per recarsi nell’acque tra Italia e Libia divenute un cimitero di persone che scappano dalla guerra, dalla fame e dai cambiamenti climatici.

Mediterranea si fonda sui nodi territoriali, gli Equipaggi Di Terra (EDT), ovvero dei porti sicuri che sostengono le attività in mare e si attivano nei territori per sensibilizzare la società sul tema delle migrazioni, per decostruire il razzismo strutturale e darci la possibilità di vivere in un mondo più giusto e accogliente. A Napoli, nel pieno della pandemia da Covid 19, è nato l’equipaggio di terra che è il riferimento per tutta la Campania. È arrivato il momento di presentarsi a tutti e tutte, in presenza, per raccontare di cosa ci occupiamo e di tutto quello che vorremo fare con tutti quelli che credono che questo mondo, fatto di muri e confini, non sia l’unico possibile.

Lo faremo all’Asilo Filangieri, che ha condiviso la nostra iniziativa e ci ha dato la disponibilità dei suoi spazi, proiettando il docufilm “Iuventa”, la storia dell’equipaggio della nave della Ong Jugend Rettet che, dopo un salvataggio in mare di decine di persone che rischiavano di morire, è stato messo sotto processo per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, un’accusa fuori da ogni attinenza con la realtà. Ne discuteremo con il regista Michele Cinque e con l’armatore di Mare Ionio, Alessandro Metz di Mediterranea, che ci racconterà la nuova missione in mare che ci apprestiamo a compiere e le nostre attività in tutta Italia.

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MERCOLEDI’ 27 OTTOBRE ore 18:00

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Presentazione di Mediterranea Saving Humans – Napoli

Aperitivo in sostegno di Mediterranea

Proiezione di “Iuventa”

Incontro con:

Michele Cinque – Regista

Alessandro Metz – Mediterranea Saving Humans, armatore della Mare Ionio

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C/o Asilo Filangieri, Vico Maffei 4 (S.Gregorio Armeno) – Napoli

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Fonte: l’Asilo

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Approfondimento

Mediterranea Saving Humans APS

Mediterranea (Sito ufficiale)

Cos’è Mare Jonio, la nuova nave di soccorso nel Mediterraneo

Unione Europea: come impedire ai migranti di raggiungere l’Europa  (Gennaio 2017)

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Riace ha bisogno di te. Riace rinascerà!

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Insieme per la rinascita di Riace

https://comunisolidali.org/ | 3 Aprile 2019

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Riace ha bisogno di te per far ripartire i progetti sul territorio e permettere al modello Riace di poter continuare ad esistere. Stiamo facendo di tutto per far ripartire il turismo solidale, le botteghe artigianali, il ristorante, la fattoria didattica, per fronteggiare le emergenze: bollette, fornitori, medicinali… Avremo anche una nuova sede per tutto il sistema di accoglienza. Per tutto questo serve ancora l’aiuto di tutti. Insieme a noi Riace rinascerà!

In attesa che le vicende giudiziarie di Domenico Lucano, sindaco di Riace, giungano a termine, la situazione nel piccolo comune calabro è sempre più drammatica. La straordinaria raccolta fondi che Recosol ha attivato la scorsa estate ha permesso di dare una mano in concreto ed è stato possibile garantire un minimo di supporto ai migranti, agli operatori (da oltre un anno senza stipendio) e ha permesso di pagare qualche fornitore e le utenze. È stato, come noto, pubblicato un dettagliato rendiconto ancora visibile sulle pagine della petizione IO STO CON RIACE lanciata sul sito Change.org . Due anni di mancati contributi costituiscono comunque un credito alto da parte della Prefettura e Ministero verso le associazioni che hanno lavorato e di conseguenza un debito per chi ha fornito i servizi sul territorio. Questi ritardi hanno di fatto messo in ginocchio tutto il progetto. A Riace attualmente ci sono una quarantina di richiedenti asilo che non hanno voluto abbandonare Riace per altre sistemazioni. La loro presenza costituisce uno stimolo per ripartire. Riace deve risollevarsi e in attesa di nuovi progetti (ai quali si sta lavorando), rilanciamo ancora una volta la sottoscrizione che permetterà di traghettare in questi mesi all’ uscita dal tunnel di questa esperienza.

Il Comitato di promozione per la Costituzione di una Fondazione dal nome “E’ stato il vento” www.estatoilvento.it presentato a gennaio ha raggiunto il suo scopo e ha potuto raccogliere i fondi (100mila euro) necessari per costituire la Fondazione. E’ un punto di partenza importante. A brevissimo ripartirà il turismo solidale, riapriranno le botteghe artigianali, il ristorante, la fattoria didattica per le scuole…e finalmente anche Città Futura, l’associazione da cui è partito tutto il progetto di accoglienza a Riace, tornerà ad avere una sede “cuore” di tutto il sistema di accoglienza. L’acquisto della nuova sede a palazzo Pinnarò è ormai prossimo, mancano poche migliaia di euro, resta l’emergenza della quotidianità da gestire e c’è ancora bisogno dell’aiuto di tutti, soprattutto ora che le prospettive per l’accoglienza solidale sono sempre più compromesse.

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Per contribuire a questa impresa “epica” i dati sono:

Rete dei Comuni Solidali

IBAN IT49G0501801000000011795150       Causale: Riace

Per donazioni deducibili:

Anthropos

IBAN IT43Z0897643530000000003246     Causale: Riace Raccolta fondi

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Testimonianze dai lager libici | Questo orrore deve finire. Firma la Petizione!

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FIRMA ANCHE TU LA PETIZIONE PER CHIUDERE IMMEDIATAMENTE I LAGER LIBICI:

https://www.change.org/p/segretario-generale-nazioni-unite-chiudere-i-lager-libici

di Silvestro Montanaro – 15 luglio 2018

“Il capo dei carcerieri è venuto nell’hangar, mi ha presa e mi ha stracciato il vestito davanti a tutti. Poi quando sono rimasta nuda ha cercato di penetrarmi, ma non ci è riuscito perché io sono infibulata… Mi ha portato in una stanza di un edificio vicino, mi ha legato le mani dietro la schiena, mi ha messa per terra, mi ha aperto le gambe e con uno strumento metallico ha aperto l’accesso alla mia vagina, al fine di penetrarmi praticando un taglio attraverso l’infibulazione. Lì dal dolore sono svenuta, quando mi sono svegliata mi aveva già violentato”.

“Sono stato in una prigione vicino Tripoli per 6 mesi ai lavori forzati. Non dimenticherò mai la morte del mio amico. Era troppo stanco per lavorare. Ha detto alle guardie che non riusciva ad alzarsi. Uno dei libici ha detto ‘Se non vieni ti sparo’. Io pensavo che scherzasse. L’ha pensato anche il mio amico. L’uomo libico l’ha ucciso con un colpo in testa. Poi si è girato verso di me. ‘Tu che fai, lavori o no?’ “, testimonianza di M., 27 anni, Gambia.

«Ci hanno trasportati in un carcere che sorge in una zona agricola dedicata alla coltivazione dei datteri e che si erge tra Kufra ed Hedeyafa. In tale struttura costantemente vigilata da diversi uomini armati sono rimasto con il mio compagno di viaggio per un mese e otto giorni. In tale lasso di tempo io, come tutti gli altri migranti reclusi in questa struttura, sono stato più volte torturato anche da un sudanese che oggi si trova in questo centro (di accoglienza italiano, ndr), torturato per il denaro».
«Spesso mi costringevano a contattare telefonicamente i miei parenti e durante le comunicazioni venivo colpito ripetutamente con dei tubi di gomma. Disgraziatamente mio padre è un povero agricoltore perché nella nostra zona è in corso una carestia. Per tali motivi i miei familiari non erano in grado di pagare il riscatto preteso dall’organizzazione criminale, che inizialmente consisteva in 5.000 dollari. In seguito, comprendendo le precarie condizioni della mia famiglia, abbassarono le pretese a 3000 dollari. Ma mio padre non fu in grado di pagare lo stesso. Alla fine, dopo oltre un mese di torture e sevizie sono stato trasferito in un altro struttura, insieme ad altri migranti reclusi».

«Ogni volta che dovevo telefonare a casa, mi legavano e mi facevano sdraiare per terra con i piedi in sospensione. E così immobilizzato, mi colpivano ripetutamente con un tubo di gomma in tutte le parti del corpo e in particolare sotto le piante dei piedi tanto da rendermi quasi impossibile poter camminare. Ho anche assistito ad analoghe torture fatte sempre da lui ad altri migranti». Ho inoltre visto trattamenti anche peggiori come le torture mediante l’utilizzo di cavi alimentati con la corrente elettrica. Tale trattamento veniva però riservato ad emigranti ritenuti ribelli».

“ Mi sono ammalato per via delle terribili condizioni igieniche della prigione. Ho contratto una malattia della pelle. Tutto il mio corpo era pieno di ferite che sanguinavano e perdevano pus. Loro non mi hanno mai permesso di vedere un dottore così sono peggiorato moltissimo. Mi umiliavano davanti a tutti per questa condizione e nessuno voleva starmi vicino. Le guardie venivano solo per picchiarmi. Così un giorno ho provato a scappare insieme ad un amico. Le guardie ci hanno scoperto quasi subito, ci hanno riportato dentro e ci hanno picchiato violentemente. Alle percosse il mio amico non è sopravvissuto. L’ho visto morire davanti miei occhi”.

Non possiamo essere testimoni silenziosi di questa schiavitù moderna, degli stupri, delle altre violenze sessuali e di questi omicidi giustificati in nome di una gestione della migrazione e del tentativo di tenere lontano dalle coste europee delle persone disperate e traumatizzate”.
Zeid Ra’ad Al Hussein, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani.

Fonte: raiawadunia.com

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