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Tassa sulla carne rossa | Consumo e malattie…spesa sanitaria di 285 miliardi di dollari l’anno.

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Dopo la notizia bomba diffusa nell’ottobre del 2015 dalla IARC (International Agency for Research on Cancer), parte integrante dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), sull’inserimento nell’elenco delle sostanze cancerogene delle carni rosse lavorate e sulla probabile cancerogenità della carne rossa (http://www.iarc.fr/en/media-centre/pr/2015/pdfs/pr240_E.pdf), su tutto il pianeta si diffuse un clima di panico. L’autorevolezza e l’autorità scientifica della IARC, composta da uno staff di 300 ricercatori, attivi in 50 nazioni, e dell’OMS sono schiaccianti e fuori discussione.

Da allora ad oggi qualcosa è cambiato. Certamente, il consumo di carne è diminuito ma non tanto da evitare che una buona parte dell’umanità continui ad ammalarsi di cancro, malattie cardiocircolatorie e diabete con spese per la sanità pubblica veramente notevoli.

Le malattie legate alle carni rosse costano 285 miliardi di dollari all’anno nel mondo. Ecco che allora nell’Università di Oxford un gruppo di ricercatori ha pubblicato un lavoro che mette a confronto una tassa sulla carne per coprirne il costo sociale delle patologie provocate dal suo consumo . Viene quindi proposta una tassa del 20% sulla carne non lavorata (come le bistecche) e del 110% su quella lavorata (come le salsicce, la pancetta, salami, prosciutti, mortadelle, würstel… ).

(madu)

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Ecco l’abstract del lavoro sviluppato dai ricercatori dell’Università di Oxford e pubblicato sulla rivista “Plos One”.

ABSTRACT

Tasse, motivate dalla salute, sulle carni rosse e lavorate: uno studio di modellizzazione sui livelli di tassazione ottimale e gli impatti associati sulla salute.

Autori: Marco Springmann ,

  • Daniel Mason-D’Croz,
  • Sherman Robinson,
  • Keith Wiebe,
  • H. Charles J. Godfray,
  • Mike Rayner,
  • Peter Scarborough

Obiettivo

Il consumo di carne rossa e lavorata è stato associato ad un aumento della mortalità per malattie croniche e, di conseguenza, è stato classificato dall’Organizzazione mondiale della sanità come cancerogeno (carne trasformata) e probabilmente cancerogeno (carne rossa) per l’uomo. Una risposta politica è quella di regolare il consumo di carne rossa e lavorata in modo simile ad altri agenti cancerogeni e alimenti con problemi di salute pubblica. Qui descriviamo un approccio basato sul mercato per tassare la carne rossa e trasformata in base al suo impatto sulla salute.

Metodi

Abbiamo calcolato livelli fiscali economicamente ottimali per 149 regioni mondiali che avrebbero dovuto (internalizzare) i costi sanitari associati alla cattiva salute dal consumo di carne rossa e trasformata, e abbiamo utilizzato un quadro di modellazione accoppiata per stimare gli impatti della tassazione ottimale sul consumo, salute costi e mortalità per malattie non trasmissibili. Gli impatti sulla salute sono stati stimati utilizzando un quadro di valutazione del rischio comparativo globale e le risposte economiche sono state stimate utilizzando dati internazionali sui costi sanitari, i prezzi e l’elasticità dei prezzi.

Risultati

I costi sanitari per la società attribuibili al consumo di carne rossa e trasformata nel 2020 ammontavano a 285 miliardi di dollari (intervalli di sensibilità basati sull’incertezza epidemiologica (SI), 93-431), tre quarti dei quali erano dovuti al consumo di carne lavorata. In condizioni di tassazione ottimale, i prezzi delle carni lavorate sono aumentati in media del 25%, passando dall’1% dei paesi a basso reddito a oltre il 100% nei paesi ad alto reddito e i prezzi delle carni rosse sono aumentati del 4%, passando dallo 0,2% a oltre 20%. Il consumo di carne lavorata è diminuito in media del 16%, passando dall’1% al 25%, mentre il consumo di carne rossa è rimasto stabile in quanto la sostituzione delle carni trasformate ha comportato riduzioni dei prezzi. Il numero di decessi attribuibili al consumo di carne rossa e lavorata è diminuito del 9% (222.000, SI, 38.000-357.000) e i costi sanitari attribuibili sono diminuiti del 14% (USD 41 miliardi, SI, 10-57) a livello globale, in ciascun caso con maggiori riduzioni nei paesi ad alto e medio reddito.

Conclusione

Includere il costo della salute sociale del consumo di carne rossa e trasformata nel prezzo delle carni rosse e trasformate potrebbe portare a significativi benefici per la salute e l’ambiente, in particolare nei paesi ad alto e medio reddito. I livelli di tassazione ottimali stimati in questo studio sono specifici del contesto e possono integrare le semplici regole empiriche attualmente utilizzate per stabilire livelli di tassazione motivati dalla salute.

Fonte: PLOS|One

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Impossible Burger | I rischi della carne vegetale

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Gli sporchi segreti della carne vegetale

 di Silvia Ribeiro

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L’industria della carne è un grave problema per la salute, l’ambiente e per gli animali che sono costretti a vivere tutta la loro vita in condizioni deplorevoli. Per tutte queste ragioni, sempre più persone scelgono di mangiare meno carne o di abbandonare totalmente il suo consumo. Davanti a questa domanda, l’industria dei sostituti vegetali della carne cresce molto rapidamente, ma sono davvero migliori?

Ad esempio, il cosiddetto hamburger impossibile (Impossible Burger) dell’impresa high-tech Impossible Foods, nella quale molti operatori provengono dall’industria biochimica e informatica più che da quella alimentare, è uno dei prodotti di questo fiorente mercato. Lo presentano come completamente vegetale, ma con una salsa segreta che lo fa sanguinare e con un sapore e un colore molto simili a quelli della carne.

L’ingrediente che gli dà questo effetto, la leghemoglobina (abbreviata in inglese SLH o semplicemente heme), è in questo caso un prodotto derivato dall’ingegneria genetica che non è stato approvato come sicuro per la salute umana dall’Agenzia per gli Alimenti e i Medicinali degli Stati Uniti (FDA nel suo acronimo inglese): malgrado ciò, dal 2016 l’azienda lo ha messo sul mercato.

La questione è venuta alla luce per un articolo del New York Times dell’8 agosto 2017, a partire dal quale le organizzazioni Amigos de la Tierra e Grupo ETC hanno ottenuto, mediante la legge di accesso all’informazione, i documenti che l’impresa ha presentato alla FDA, nel tentativo di ottenere la sua approvazione (tinyurl.com).

Secondo quanto ha spiegato Jim Thomas, del Grupo ETC, la FDA ha detto a Impossible Foods che il suo hamburger non raggiunge gli standard di innocuità, e l’impresa ha ammesso di non conoscere tutti i suoi ingredienti. Anche così, lo ha venduto a migliaia di incauti consumatori. L’azienda dovrebbe ritirare dal mercato i suoi hamburger fino a quando la FDA non stabilisce la sicurezza del prodotto e dovrebbe porgere le sue scuse a coloro che sono stati messi a rischio.

La leghemoglobina usata per questo hamburger, è una proteina creata in laboratorio che ne imita una presente nella radice delle piante di soia, ma viene prodotta, all’interno di serbatoi, da microbi alterati mediante la biologia sintetica. Nei documenti presentati dall’azienda alla FDA, l’agenzia ha avvertito che secondo i dati forniti, l’heme, ingrediente chiave dell’hamburger, non rispetta gli standard per lo status di sicurezza generalmente riconosciuti (GRAS, nel suo acronimo in inglese). L’impresa ha ammesso che nel processo di ingegneria genetica per l’heme, si erano generate 46 proteine supplementari inaspettate, nessuna delle quali era stata valutata nel dossier presentato alla FDA. Per evitare che la FDA respingesse la richiesta, l’impresa l’ha volontariamente ritirata, assicurando che avrebbe realizzato nuovi test, che attualmente assicura di aver realizzato con successo – in esperimenti di alimentazione con topi da laboratorio- ma, malgrado questo, lo studio non è pubblico. Anche se l’azienda sostiene che la proteina contenuta nella soia è stata consumata per molto tempo e non sono noti effetti avversi, la versione costruita mediante biologia sintetica, così come le proteine supplementari inaspettate, sono sconosciute e hanno un potenziale allergenico e altri sconosciuti.

Il caso di questo hamburger vegetale sanguinante è significativo dello sviluppo in questo settore. Non si tratta, come si potrebbe pensare, di alternative sostenibili, ma in molti casi sono sostituti con ingredienti che sono stati secreti, in vasche di fermentazione, da microbi o lieviti alterati geneticamente mediante la biologia sintetica: un settore scarsamente o per nulla regolamentato, nel quale non esistono neanche norme di biosicurezza adeguate a questo processo industriale nuovo e per nulla naturale. Altri esempi dello stesso tipo sono i sostituti che imitano il latte vaccino prodotti dall’azienda Perfect Day o gli albumi di Clara Foods, entrambi prodotti con biologia sintetica.

Sono aziende che cercano di approfittare commercialmente delle lacune normative e della critica e della sensibilità di sempre più persone davanti alla produzione industriale di carne e alla crudeltà degli allevamenti, ma senza spiegare che il processo di produzione si basa su tecnologie rischiose, sia in questi che in altri casi, come quelli che producono carne in laboratorio, un’altra avventura di alta tecnologia che implica rischi sulla salute che non sono stati valutati.

Il motore di questo settore industriale è che il mercato dei sostituti dei prodotti animali è enorme e in rapida crescita: il fondatore della Impossible Foods stima che, in pochi anni, sarà di miliardi di dollari. Sicuramente è anche il motivo per cui Impossible Foods ha ottenuto investimenti per 200 milioni di dollari da parte di Bill Gates, Khosla Ventures e anche dal miliardario di Hong Kong, Li Ka-Shing, ai quali questo mese si sono aggiunti ulteriori 75 milioni di dollari dal fondo di investimento sovrano di Singapore (NYT).

La messa in discussione dell’allevamento industriale degli animali è completamente giustificata per una vasta gamma di ragioni, ma non abbiamo bisogno di cambiarlo per un’altra industria nociva e rischiosa. La produzione contadina, agro-ecologica, di pastori e pescatori artigianali, ci offre abbondanti alternative reali, sane e provate.

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Fonte: comune-info.net.

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Pubblicato sul blog di Silvia Ribeiro, direttrice del Gruppo ETC per l’America Latina, con il titolo “Secretos sucios de la carne vegetal”.

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Franco Berrino: “Dal biologico al veganesimo, passando per la meditazione e la decrescita.”

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Franco-Berrino

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Franco Berrino, cibo e tumori: “la prevenzione è la decrescita”

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Dal biologico al veganesimo, passando per la meditazione e la decrescita. Una meravigliosa testimonianza di chi ha cambiato l’approccio allo studio sui tumori, concentrandosi sulla loro prevenzione. Vi proponiamo la nostra intervista al dottor Franco Berrino.

Alberto, nuovo agente di cambiamento, ha realizzato il suo sogno: incontrare il dottor Franco Berrino. Di certo molti di voi lo conosceranno già, magari grazie all’intervista fattagli qualche anno fa dalle Iene. Lo abbiamo intervistato, sorseggiando un tè presso una nota pasticceria di Torino.

“La cosa principale che ho fatto nella mia vita è stata lavorare all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, per ben quarant’anni”. Berrino si è concentrato, in particolare, sul capire come “cambiare l’alimentazione al fine di cambiare il nostro ambiente interno, in modo che le eventuali cellule tumorali non si riproducano”. Dopo vari anni di studio è giunto alla conclusione che modificando lo stile di vita è possibile ridurre l’incidenza delle patologie.

Il Codice europeo contro il cancro: pesce, latticini, carni rosse

Il Codice Europeo ha confermato le raccomandazioni del Fondo Mondiale per la ricerca sul cancro e, così come per il pesce, non si trovano al suo interno indicazioni sui latticini. “Io avrei voluto ci fossero”, in quanto negli studi da lui portati avanti negli anni, “si trova una protezione da pesce”. Vi sono delle ottime ricerche che dimostrano che “chi muore di meno è chi ha una dieta prevalentemente vegetale, ma con un po’ di pesce”.

Il pesce è diventato l’unica fonte di omega3 nella nostra alimentazione. “Gli omega3 sono molto importanti, sono grassi molto liquidi. L’olio di pesce è ancora più liquido degli oli vegetali”. Sono anche anti-infiammatori. Altri studi, tuttavia, non hanno trovato nessuna protezione da pesce e quindi non si è data nessuna raccomandazione. “Anche perché il pesce è molto inquinato, abbiamo avvelenato il mare”.

Passiamo così a parlare del ruolo assunto nelle diete occidentali da parte delle carni rosse. Gli chiedo se secondo lui il danno causato dalla loro assunzione sia dovuto anche al modo in cui, solitamente, alleviamo gli animali oggigiorno.

“È possibile, però il rischio di cancro da carni rosse è legato intrinsecamente alla loro natura”.
Il motivo è dato dalla ricchezza di ferro da un lato e la ricchezza di grassi saturi dall’altro. “Possiamo ribellarci al modo in cui vengono allevati gli animali per questioni etiche ma non tanto perché sia il modo di allevarli che li fa divenire nocivi”.

“Io non ho niente contro la carne, ogni tanto la mangio anch’io magari un paio di volte all’anno – prosegue il dottore dal tipico variopinto papillon – il problema è proprio la frequenza con cui noi mangiamo proteine animali; c’è questo mito delle proteine”.

Oggi i nostri bambini sono esageratamente nutriti, mangiano tre/quattro volte le proteine di cui hanno bisogno. A scuola gli si da proteine animali tutti i giorni: carni rosse, carni bianche, il formaggio, l’uovo, il pesce. “L’eccesso di proteine nelle diete è una delle principali cause dell’epidemia di obesità che c’è nella nostra popolazione”. Più proteine si mangiano, più è facile diventare obesi.

Diversa è la situazione per la produzione del latte. “Il latte di oggi è molto diverso da quello di una volta”. Una volta le mucche facevano 10 litri di latte quando mangiavano l’erba. “Adesso non si può più dare l’erba alle mucche, farebbero soltanto 10 litri di latte. Bisogna darle molte più proteine affinché riescano a produrre 40/50 litri di latte al giorno. Addirittura negli Stati Uniti ci sono degli allevamenti dove producono 100 litri di latte al giorno”.

Il biologico e il veganesimo

“Fidiamoci del biologico ma non fidiamoci dei supermercati del biologico, perché nei supermercati del biologico si vendono delle porcherie”. Si vende per esempio lo zucchero bianco e a velo biologico. “Che cos’è? Lo zucchero è una sostanza chimica pura. Fa male anche se è biologico”.

Gli chiedo cosa pensa di chi decide di intraprendere la strada del veganesimo. “È un bene da un lato, però bisogna stare attenti; bisogna essere colti per diventare vegani. Vi sono dei vegani che mangiano malissimo: bevande zuccherate, whisky, farine raffinate e così via. Vegano sì, ma con attenzione”.

L’importanza della salute psichica

“Vi sono sempre più dati che dimostrano quanto la nostra vita mentale e spirituale influenzi il rischio di ammalarsi”. Oggi con le nuove tecniche della biologia molecolare, si è stati in grado di dimostrare che “chi ha una pratica di meditazione modifica l’attività di certi geni”. Si può così spegnere l’attività dei geni che aumenta l’infiammazione.

“E allora dobbiamo tenere bassa l’infiammazione e possiamo farlo con il cibo, ma possiamo farlo anche con la nostra mente”. La meditazione o la preghiera, ad esempio, sono efficaci. Tipicamente molte pratiche di meditazione si basano sul concentrarsi e fare attenzione, mantenendo una consapevolezza del proprio respiro. Rallentando la respirazione, si attiva il nervo vago, così si modica il nostro sistema nervoso autonomo e si abbassa il livello di infiammazione. “Queste pratiche influenzano l’attivazione di quel che c’è scritto nei nostri geni, nel nostro DNA”.

La prevenzione è la decrescita

Le parole del professor Berrino sono chiare, semplici, efficaci ed anche spietate a riguardo. “Più ci ammaliamo, più aumenta il PIL, più aumenta il lavoro dei medici e delle case farmaceutiche”. Stiamo parlando di spese non produttive, considerate non utili per l’umanità. Così “oggi il successo della medicina è legato al fatto che è bene ammalarsi sempre di più”.

“Ammalarsi e non morire, perché questa è la cosa fantastica. La medicina ha avuto dei successi meravigliosi negli ultimi quaranta-cinquant’anni con delle evoluzioni tecnologiche fantastiche, diagnostiche, farmacologiche e terapeutiche. Però si è arrivati al punto che grossomodo il 90% della popolazione anziana, oltre i 65 anni, prende quotidianamente medicine”.

Nel caso del cancro, vi sono dei nuovi farmaci che sono molto efficaci e non riescono a guarire la malattia: la trasformano, la cronicizzano e tengono più a lungo in vita il paziente. “E questa è la gallina dalle uova d’oro! Un qualcosa che costi molto cara e che sia moderatamente efficace. Efficace per mantenere in vita ma non per guarire. Questo è il principio del business dell’industria farmaceutica oggigiorno”.

Continua così nel suo discorso, in un crescendo rossiniano in termini di efficacia e spunti di riflessione generati: “Dobbiamo invece renderci conto che possiamo benissimo decrescere; è sufficiente vivere in un modo diverso, mangiare in un modo diverso, fare più esercizio fisico, dare un po’ più spazio alla nostra vita mentale per non sviluppare la pressione alta, per non sviluppare il colesterolo alto, i trigliceridi alti, la glicemia alta”.

Passa così a rispondermi alla domanda sulla decrescita. Sono effettivamente impaziente di sapere qual è la sua opinione a riguardo. “La decrescita nel campo della sanità è la prevenzione. Eccome se possiamo decrescere! Siccome le istituzioni non hanno interesse per promuovere questa decrescita, dobbiamo farlo noi. E’ il piano B, dobbiamo occuparci noi della nostra prevenzione.

Tutti noi possiamo fare qualcosa, occorre diffondere la consapevolezza. La consapevolezza che c’è una via alternativa a morire per malattia, possiamo benissimo diventare vecchi e morire sani. Nessuno ci da la garanzia di non ammalarci, però si può ridurre moltissimo il rischio di ammalarsi”.

Ancora una volta trovo dimostrazione che il cambiamento, nelle sue eterogenee sfaccettature, porta con sé una radice comune. Da chi si occupa di alimentazione a chi si occupa di economia, da chi si occupa di agricoltura a chi lavora nella cultura: alla base v’è sempre una stessa linea, una stessa visione comune.

Oggi il dottor Franco Berrino è in pensione, e si occupa di diffondere le conoscenze che ha sviluppato nel corso degli anni. Per questo ha fondato l’associazione La grande Via, intesa come l’unione di tre percorsi: la via del cibo, la via del movimento come esercizio fisico e cambiamento delle nostre abitudini, e la via spirituale della meditazione.

“Sono tre strade con cui possiamo scrivere sui nostri geni, accendendoli o spegnendoli. Possiamo così scrivere il nostro destino di salute o di malattia”.

Ringraziamo così il dottore per tanti motivi: per averci messo a disposizione il suo tempo e le sue conoscenze, per la voglia che mette nel diffondere e donare al mondo quel che negli anni ha scoperto grazie alla sua determinazione e capacità. Gli siamo grati soprattutto per averci fatto capire quanto e in che modo sia possibile scrivere un’altra storia nei nostri geni, e così nella nostra vita. Cambiare si può, basta solo volerlo.

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Fonte: Italia che Cambia

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