Monthly Archives: Settembre 2012

Vignette su Charlie Hebdo: le religioni “intoccabili” e il caso del film su Maometto

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Il settimanale satirico francese Charlie Hebdo ha dedicato questa settimana una pagina interna al recente caso del video sul profeta Maometto The Innocence of Muslims, che ha scatenato la reazione islamica.

La rivista aveva già dedicato lo scorso anno una copertina proprio a Maometto che, ironicamente nominato direttore responsabile di Sharia Hebdo, proclamava: “Cento colpi di frusta se non morite dal ridere”. Scatenando le reazioni dei fondamentalisti, tanto che la sede del giornale era stata data alle fiamme e il sito attaccato da hacker islamisti. Ma la redazione, non doma, aveva rilanciato con una nuova copertina in cui un musulmano e un vignettista (maschi) si davano un bacio appassionato con lo slogan “L’amore è più forte dell’odio”. Le proteste si erano diffuse anche nel mondo islamico, contro immagini ritenute ‘blasfeme’ e ‘offensive’.

Stavolta, facendo il verso al film di successo Intouchables dei registi Olivier Nakache ed Eric Toledano (in Italia, uscito con il titolo Quasi amici), che racconta l’amicizia tra un ricco tetraplegico e il suo badante proveniente dalle banlieu.

Il settimanale francese ha quindi ritratto in una copertina alternativa presente all’interno della rivista, con il titolo Intouchables 2, un ebreo ortodosso che spinge un musulmano su una carrozzina. Ed entrambi, il rabbino e l’imam, con la faccia torva dicono: “Non dovete prenderci in giro” (o “ridere”). In aggiunta, sulla quarta di copertina invece è ritratto Maometto nudo, riprendendo una scena con Brigitte Bardot del film Le Mépris (Il disprezzo) di Jean-Luc Godard.

Le immagini, cui fanno seguito altre caricature e vignette a tema all’interno della rivista, hanno già suscitato critiche da parte dei musulmani, per i quali è sacrilego anche solo raffigurare Maometto. E il sito della rivista risulta inaccessibile da stamattina. Qualche giorno fa una manifestazione di estremisti musulmani non autorizzata davanti all’ambasciata statunitense a Parigi aveva portato il caso del film su Maometto anche in Francia. E Charlie Hebdo ha deciso, con il suo consueto piglio caustico e satirico, di dedicarsi al caso.

Stéphane Charbonnier, il direttore della rivista che si firma Charb, ha dichiarato:  ”Se si comincia a dire, visto che 250 esaltati hanno manifestato davanti all’ambasciata degli Stati Uniti, che bisogna posticipare o non pubblicare queste vignette, significa che sono loro a dettare legge in Francia”. ”Se si comincia a dire che non si può disegnare Maometto, alla fine non si potranno più disegnare islamici. E poi, cosa non si potrà disegnare? I maiali, i cani? Non si potranno più disegnare esseri umani”, si è chiesto Charb, “Alla fine si venderanno 16 pagine bianche di Charlie Hebdo”. “Se si comincia dire ‘ho paura’, è finita, si finisce di fare i giornali, di fare polemica, si ferma la libertà di stampa”.

Ci sentiamo di condividere queste parole, perché l’autocensura verso la critica alla religione, alla satira e all’ironia più blanda diventa alla lunga pericolosa, generando un circolo vizioso. Si finisce per comprimere in maniera inaccettabile la libertà di espressione. Sotto il ricatto delle sensibilità ‘offese’ di estremisti, che accampano sempre più pretese e ostentano comportamenti intimidatori e violenti.

Per questo, come abbiamo già detto, tutelare il sacro garantendo privilegi speciali alle confessioni religiose è una soluzione che finisce per inasprire l’integralismo, piuttosto che disinnescarlo. Perché in questo modo le religioni finiscono per diventare ‘intoccabili’, soffocando qualsiasi possibilità di dibattito o di critica laica.

Gli esponenti dell’islam francese criticano la scelta del settimanale, accusato di “islamofobia”. Il rettore della grande moschea parigina, Dalil Boubakeur, ha lanciato un appello affinché non si versi “benzina sul fuoco”. Ma ha lamentato che “l’incitamento all’odio religioso non sia represso dalla legge come lo è l’incitamento all’odio razziale”.

Il primo ministro, Jean-Marc Ayrault, ha lanciato un appello alla moderazione e alla “responsabilità”, contro “tutti gli eccessi”. Ha dichiarato ieri su radio Rtl che disapprova le vignette. Ma, a prescindere da come la possa pensare lui, ha ribadito che la Francia è “un paese in cui la libertà di espressione è garantita, compresa quella di caricatura”, ha aggiunto. E che “se ci sono persone che si sentono offese nelle proprie convinzioni” e ritengono che “siano state violate le leggi”, possono rivolgersi a un tribunale. Intanto le forze dell’ordine sono in allerta. Hanno messo sotto protezione la redazione con il rischio che la situazione possa degenerare. Come già avvenuto in passato.

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Fonte: UAAR

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Elezioni presidenziali USA: un appello di Michael Moore ai compatrioti

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di Michael Moore

“Presidente Romney” – Come evitare che queste due parole siano mai pronunciate

Tra due settimane noi statunitensi ci recheremo ancora una volta alle urne per decidere chi sarà il presidente per i prossimi quattro anni. Non ci sarà consentito di votare su chi detiene il potere vero in questo paese. Il 6 novembre non voteremo il presidente della ExxonMobil o della JPMorgan Chase o della Citibank o il presidente della Cina. Ci arriveremo, ma non quest’anno.

Ora, io so che c’è un bel numero di voi, là fuori, che ritiene che non ci sia la benché minima probabilità che Barack Obama non sia rieletto alla Casa Bianca. E perché dovreste pensarla diversamente? Dopo l’incredibile congresso Democratico questa settimana, con il meglio dei discorsi del tipo ‘pestali e falli a pezzi’ che io abbia mai ascoltato da una bocca democratica da quando … da quando…  non mi ricordo da quando. Non si può fare a meno di avere dei contatti in alto se, dopo la settimana scorsa, si è quel tipo di persone che credono nella giustizia economica, nella pace e in un caffelatte da cinque dollari. Proprio ora, con il telefono che squilla, siete lì seduti a pensare che i vostri concittadini statunitensi si presenteranno in gran numero, o perché voglio proseguire l’era Obama o perché se la fanno addosso dalla fifa per i barbari alle porte, o per entrambe le cose. Siete convinti che i Repubblicani si siano fumati il cervello con tutti quei loro discorsi sulle parti del corpo femminile che voglio controllare anche se ora noi sappiamo che non hanno  idea di dove si trovino quelle parti, cosa siano o come funzionino.

Sì, pare certamente che gli elettori rifiuteranno questo tizio oscenamente ricco di nome Romney – Romney del Michigan/Massachusetts/New Hampshire/Utah/Zurigo/Grand Cayman – che non vuole spiegare esattamente da dove gli viene tutta questa ricchezza, dove la tiene, o quante tasse ci paga sopra. Lui vuole riportare indietro l’orologio agli anni ’50 – gli anni ’50 del 1800 – e si rifiuta di presentare un qualche piano specifico a proposito di quello che farà riguardo a una qualsiasi cosa. Lui vuole gestire il paese come un’impresa ma non è neppure in grado di controllare un attore ottantaduenne sul suo stesso palco congressuale, una leggenda di Hollywood che, nel giro di dieci minuti e mezzo, è passato dal Buono (l’ingresso sul palco) al Brutto (il parlare a una sedia) e al Cattivo (la sedia ha cominciato a … bestemmiare?). E’ stato meglio del miglior video su YouTube del gatto che tira l’acqua del water ed è stato un dono a tutti noi che sappiamo che Romney sarà condannato il prossimo novembre.

O no?

La settimana scorsa ho detto nel programma web HuffPost Live che faremmo tutti meglio a far pratica del pronunciare l’espressione “Presidente Romney” perché, vivendo in Michigan, posso dirvi che ci sono problemi qui, nelle due penisole, e non soltanto perché Romney è nato da queste parti o perché vorremmo vedere i nostri ragazzi di Cranbrook dare la caccia ai ragazzi gay e raparli a zero. Un sondaggio recente qui ha mostrato che Romney è in testa a Obama di quattro punti! Come può essere? Obama non ha salvato Detroit?

No, non l’ha salvata. Ha salvato la General Motors e la Chrysler. “Detroit” (e Flint e Pontiac e Saginaw) non sono state definite dalle imprese globali che succhiano le nostre città lasciandole a secco e poi se ne fuggono a far soldi altrove (eccetto, ovviamente, che continuano a progettare e fabbricare auto di merda, cosicché alla fine non fanno soldi per niente). Queste città del Michigan sono le persone che ci vivono e nel processo di “salvare Detroit” il signor Obama ha dovuto licenziare migliaia di queste persone e ridurre le indennità e le pensioni di quelle che sono state abbandonate. Ci sono un mucchio di licenziati in Michigan (e nel Wisconsin e in Ohio).  Persone che non sono state salvate anche se sono state salvate le imprese. Sto semplicemente affermando un fatto, e quelli di voi che non vivono qui dovrebbero conoscerlo.

L’altro problema che affrontiamo in queste elezioni (avviso importante: i bianchi arrabbiati possono voler interrompere la lettura qui) … è la razza. Temiamo tutti che ci sia probabilmente un 40% del paese che semplicemente non vuole un nero nello Studio Ovale. In effetti, nel 2008 Obama ha perso il voto dei bianchi. Ha perso ogni fascia di età dei bianchi tranne i giovani (dai 18 ai 29 anni).  E tuttavia ha comunque vinto per dieci milioni di voti! Il segreto ottimista che conosce la gente di Obama è che solo circa il 70% dei votanti a novembre sarà composto da bianchi. Così se lui riesce a conquistare appena il 35-40% di loro e poi ottiene una grande maggioranza della gente di colore, potrà ottenere la rielezione. Nella mia testa non c’è alcun dubbio che Obama sia più popolare di Romney e se tutti potessero votare per il loro allenatore come votano per l’American Idol, Obama vincerebbe a mani basse. Come ho detto in passato, viviamo in un paese liberale. La maggioranza degli statunitensi (che non si definisce “liberale”) ora appoggia la maggior parte del programma liberale: è per il matrimonio tra omosessuali, è per la libertà di scelta [riguardo al portare a termine una gravidanza – n.d.t.], è contro la guerra, crede che ci sia il riscaldamento globale e odia Wall Street per tutto quello che ha fatto a lei e ai suoi vicini. I Repubblicani lo sanno: sanno che noi, la maggioranza, faremo sesso quando ci pare e con chi ci pare, leggeremo e guarderemo quel che ci pare quando ci pare, fumeremo marijuana se ci va e se non ci va di certo non vorremo sbattere in galera i nostri amici che la fumano. Siamo stanchi e stufi di essere avvelenati, dalle sostanze chimiche e dalla propaganda, pensiamo che ai palestinesi sia stato riservato un trattamento iniquo e vogliamo indietro i nostri fottuti posti di lavoro! La Destra Cristiana (e i suoi finanziatori di Wall Street) lo sanno sin troppo bene: gli Stati Uniti hanno svoltato e non c’è modo di tornare indietro a non amare qualcuno a causa del colore della sua pelle o ad aspettarsi che una donna ceda il controllo del suo corpo a un branco di neandertaliani. Così cosa deve fare un destrorso adesso che abbiamo preso la corsia per Sodoma e il punto G? Devono sopprimere il voto! Devono impedire di votare al maggior numero possibile di liberali. Così hanno approvato molte leggi per la soppressione del voto per rendere difficile ai poveri, alle minoranze, ai disabili e agli studenti di votare. Credono onestamente di cavarsela così, ed è semplicemente possibile che ci riescano. La sola cosa “positiva” in questo è che la loro necessità di avere leggi simili per vincere le elezioni è un’ammissione da parte dei Repubblicani che sanno che gli Stati Uniti sono un paese liberale e l’unico modo in cui possono vincere adesso è barando. Credetemi, se credessero che gli Stati Uniti fossero un paese di destra approverebbero leggi che renderebbero il voto così facile che lo si potrebbe fare alla coda della cassa del Walmart.

Ma il voto del 6 novembre non avrà luogo in un posto come il Walmart o stando seduti in poltrona con le patatine. Può aver luogo solo in un seggio elettorale e, per non dichiarare l’ovvio, la parte che porta fisicamente il maggior numero di persone ai seggi quel giorno vince. Sappiamo che i Repubblicani stanno spendendo decine di milioni di dollari per assicurarsi che accada proprio questo. Hanno costruito una gigantesca macchina per trascinare la gente a votare il giorno delle elezioni e la pura forza del loro tsunami di odio è pronta a schiacciarci in un modo che non abbiamo mai visto prima. Quelli di noi che stanno nel Midwest ne hanno avuto un assaggio nel 2008. Stati tradizionalmente democratici – che hanno votato tutti per Obama – hanno visto le nostre amministrazioni statali e i posti da governatore sequestrati da questa macchina ben oliata. Non abbiamo saputo cosa ci avesse colpito, ma questi nuovi Repubblicani non hanno perso tempo per smantellare alcune delle cose fondamentali che ci sono care. Il Wisconsin ha contrattaccato, ma anche quella grande rivolta della base non è stata sufficiente a fermare il governatore comprato e pagato dai fratelli Koch. E’ stata una sveglia, di sicuro, ma ci siamo davvero svegliati?

E’ stata una gran settimana a Charlotte è mi sto preparando a sentire Obama tenere il suo discorso. Per noi va bene prenderci un paio di giorni per darci reciprocamente un cinque ma non posso sottolineare abbastanza che, a meno che voi ed io facciamo qualcosa ogni giorno nei prossimi sessanta giorni per portare la gente a votare, allora c’è la possibilità che il prossimo gennaio tutti diremo “presidente Romney”. Non pensate che non possa succedere. L’odio, triste a dirsi, almeno negli Stati Uniti di questi tempi, è una motivazione di gran lunga più forte dell’amore e del sentirsi fighi.

Per quelli di noi che ritengono che la storia dei Democratici e dei Repubblicani consista nell’eseguire gli ordini dell’un per cento (il finanziatore numero uno di Obama nel 2008 è stata la gente della Goldman Sachs) e che, anche se i Demo sono una banda più garbata/gentile, sono altrettanto pronti a mandarci in guerra e a venderci agli interessi delle imprese (e, sì, l’Obamacare [il programma di assistenza sanitaria di Obama] è stato un regalo di dollaroni alle compagnie assicurative; solo un sistema di assicurazione unica può fermare questo) queste elezioni sono un po’ una pillola amara. Siamo stati fortemente delusi quando il presidente Obama non è partito alla carica dopo l’insediamento a sistemare i danni che erano stati causati (come Franklin Delano Roosevelt fece nei suoi primi cento giorni) e solo quando Wall Street ha smesso di firmargli grossi assegni per la campagna elettorale l’anno scorso ha ritrovato le palle e ha cominciato a combattere la battaglia che va combattuta. E’ una persona buona e onesta (quando non manda droni a uccidere civili pachistani o non incrimina gole profonde del governo) e la sua elezione quattro anni fa è stata un momento alto di tale intensità emotiva che non sono riuscito a rimettermi da quanto ero fiducioso che questo paese fosse cambiato e avessimo trovato la nostra saldezza morale. La realtà ha fatto irruzione poche settimane dopo quando ha dato a Tim Geithner e a Larry Summers la reponsabilità della politica economica e poi ha cambiato idea a proposito della chiusura di Guantanámo.

Bene, allora le persone come me, almeno una volta nella vita, vorrebbero averla vinta fino in fondo! E’ chiedere troppo? Naturalmente c’è una domanda diversa ora nell’aria: dobbiamo ridare il paese alla massa che ha dato il paese all’un per cento? Penso di no. E allora uniamoci alla nostra maggioranza liberale e siamo accaniti e implacabili nei prossimi due mesi. Impieghiamo il tempo a spiegare alla gente cosa intendiamo quando diciamo cose come “assicurazione unica” e “Blackwater”. La politica e il destino della nazione (e del mondo, chiedo scusa, del mondo) sono al centro della contesa e quelli di noi che vogliono strappare il controllo della nostra società dalle mani dei pochi possono ricavare un robusto vantaggio dalle prossime settimane.  Non restati inattivi. Non cercate di convincere tutti che Obama ci ha miracolosamente trasformati; dite semplicemente loro che quattro anni semplicemente non bastano per rimediare a tutti i danni causati dal maggior crollo economico dopo la Grande Depressione e dalla maggior bestialità/menzogna militare della nostra storia.

Passerò ora al mio lato ottimista (scusatemi cinici, sapete che vi amo) e immaginerò un secondo mandato di Obama (e un Congresso controllato dai Democratici) che perseguirà tutto il bene che il nostro popolo merita e riporterà nelle nostre mani il potere della democrazia. C’è un buon motivo per cui la Destra è terrorizzata da un secondo mandato di Obama perché è esattamente questo che essa pensa che lui farà: apparirà il vero Obama e ci condurrà lungo il cammino della giustizia e della tolleranza sociale e a un equilibrio del terreno di gioco economico. Per una volta mi piacerebbe dire che sono d’accordo con la Destra e che spero sinceramente che il suo incubo peggiore diventi realtà.

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Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo       www.znetitaly.org

Fonte: http://www.zcommunications.org/president-romney-how-to-prevent-those-two-words-from-ever-being-spoken-by-michael-moore

Originale: Michaelmoore.com

traduzione di Giuseppe Volpe

Traduzione © 2012 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.0

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Monti e la Sovranità alimentare, Monsanto e Anonymous.

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Addio sovranità alimentare: Monti dichiara illegale l’agricoltura a “chilometro zero”

di Edoardo Capuano

Chi controlla il petrolio controlla le nazioni, chi controlla il cibo controlla il popolo“, è questo il pensiero di Henry Kissinger, ex Segretario di Stato dell’era Nixon e Ford e membro portante del gruppo Bilderberg.

Forse la possente azione dell’Unione europea, imbastita per dare l’assalto alla sovranità alimentare dei singoli stati, ha avuto origine da questo spassionato consiglio del famoso politico statunitense.

Fin dal 1998 è in vigore una direttiva comunitaria che riserva la commercializzazione e lo scambio di sementi alle ditte sementiere (Monsanto e altre multinazionali) vietandolo agli agricoltori. Ciò che i contadini hanno fatto per millenni è diventato un reato. Per far fronte a questa imposizione sono nate varie associazioni di volontari impegnati nel recupero delle varietà antiche e tradizionali, con lo scopo di preservare e distribuire a chi le richiede, sementi fuori dal catalogo uffìciale affidato alle mani delle multinazionali.

Con sentenza del 12 luglio, la Corte di Giustizia della UE ha confermato il divieto di commercializzare le sementi delle varietà tradizionali e diversificate che non sono iscritte nel catalogo ufficiale europeo.

Con questa sentenza sono messe fuorilegge anche le suddette associazioni di volontari. Essi sono criminali delle sementi, sporchi tradizionalisti che mirano alla condivisione incontrollata del bene comune.

Ma non è finita qui.

Il nostro premier golpista Mario Monti ha fatto ricorso alla Corte Costituzionale contro l’agricoltura a “chilometro zero”. In pratica il governo vuole bloccare alcuni atti normativi della Regione Calabria, rea di aver legiferato oltre la sue competenze stabilite in materia.

Secondo il governo oligarchico la legge regionale contiene delle disposizioni che, nel favorire la commercializzazione dei prodotti regionali, ostacolerebbero la libera circolazione delle merci in contrasto con i principi comunitari. In sostanza, la normativa regionale viene considerata alla stregua di un provvemento di natura quasi autarchica tale che i prodotti regionali avrebbero un vantaggio considerato contrario al principio di libera circolazione delle merci rispetto ai prodotti extraregionali.

(Qui troverete il Comunicato ufficiale del governo tecnocrate contro l’agricoltura a “Km zero”)

E’ chiaro che il ricorso mira a liberare il campo alle multinazionali da qualsiasi tipo di concorrenza.

Distruggono le aziende locali, devastano il tessuto sociale e rendono il popolo completamente dipendente da strutture extraterritoriali e multinazionali senza scrupoli. Annientano la tradizione, distruggono l’identità e le coscienze per imporre il loro progetto di governo mondiale.

Il controllo delle sementi, quindi dell’agricolura, e di conseguenza degli alimenti è il chiaro segno che si aprono il varco per l’introduzione delle colture Ogm.

Attentano alla basi della coesione sociale. L’agricoltura, ricordiamolo, è un bene comune nato 10.000 anni fa. Da quando l’uomo ha fatta propria questa arte, sono nati i primi centri urbani, le prime aggregazioni civili, è stata la base dello sviluppo della società che oggi andiamo demolendo.

Il culto dell’ugualianza e dell’omologazione sta per convertire le diversità agro-alimentari.

Quando tutto il cibo apparterrà alle multinazionali come faremo? E’ questa l’anticamera della nuova schiavitù?

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Fonte: ECplanet

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Dopo la lettura di questo articolo con sommo piacere vi linko l’attacco al sito della Monsanto da parte degli hackerattivisti di Anonymous. Attacco effettuato  nella giornata di lunedì 17 settembre, giornata dedicata alla mobilitazione mondiale contro le multinazionali dell’agroalimentare (Occupy Monsanto).  (madu)

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