Tag Archives: globalizzazione

Non accettate tutto

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Viviamo in tempi di guerra, da quando siamo nati. La favola che l’era capitalista avrebbe superato le divisioni della guerra fredda è ora più lontana che mai, ma d’altronde era una bugia. La pace che stava vivendo l’Europa è solo la normalizzazione della guerra già descritta da Orwell.

Che le armi non siano il modo di risolvere i conflitti, comporta una presa in carico di responsabilità nell’accettare il diverso che nessuno stato vuole, che nessuno stato ha voluto fare. La minaccia e la violenza sono dietro l’angolo.

In questa era di globalizzazione delle merci, i confini sono rimasti, gli eserciti sono sempre più armati e specializzati e anche buona parte dello sviluppo tecnologico è orientato a risolvere i conflitti con la forza. Che ci aspettavamo?

Un’era capitalistica basata sulla concorrenza, non può che portare alla guerra e all’ampliarsi dei divari tra chi ha troppo e chi niente per vivere. Bisogna rifiutarsi di sostenere le industrie belliche perchè non è con le armi che si risolvono le controversie, rifiutarsi di prendere scorciatoie lucrative per il guadagno personale, rifiutare i lavori ed i prodotti creati con lo sfruttamento territoriale, animale e umano, rifiutare il benessere frutto di ingiustizie.

Ripensarsi accettando di avere di meno, accettare di condividere a livello mondiale la responsabilità degli accordi, cercare strade che fanno economia delle risorse rimaste con cicli rigenerativi, riconoscere le asimmetrie di accesso ai beni e al lavoro che ci sono e reimpostare tutte le nostre relazioni su una politica mondiale di condivisione di quel che c’è.

Se ci sarà un futuro o sarà per tutti o per nessuno.

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Collettivo Autistici/Inventati

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Globalizzazione alimentare: la Black List dei cibi più pericolosi (Rasff 2016).

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“…Dal dossier Coldiretti su “La classifica dei cibi più pericolosi” presentato dalla Coldiretti (www.coldiretti.it) al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’alimentazione di Cernobbio sulla base delle rilevazioni dell’ultimo rapporto Sistema di allerta rapido europeo (RASFF), che registra gli allarmi per rischi alimentari verificati a causa di residui chimici, micotossine, metalli pesanti, inquinanti microbiologici, diossine o additivi e coloranti nell’Unione Europea nel 2016…”

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Ecco la lista nera degli alimenti:

 

.                  I CIBI PIU’ PERICOLOSI                                     MOTIVAZIONE
  • Pesce dalla Spagna (96)                             metalli pesanti in eccesso (mercurio e cadmio)
  • Dietetici/integratori da USA (93)       ingredienti e novel food non autorizzati
  • Arachidi dalla Cina (60)                           aflatossine oltre i limiti
  • Peperoni dalla Turchia (56)                    pesticidi oltre i limiti
  • Pistacchi dall’Iran (56)                               aflatossine oltre i limiti
  • Fichi secchi dalla Turchia (53)              aflatossine oltre i limiti
  • Carni di pollo dalla Polonia (53)             contaminazioni microbiologiche (salmonella)
  • Nocciole dalla Turchia (37)                       aflatossine oltre i limiti
  • Arachidi dagli USA (33)                                 aflatossine oltre i limiti
  • Pistacchi dalla Turchia (32)                      aflatossine oltre i limiti
  • Peperoncino dall’India (31)                        aflatossine e salmonella oltre i limiti
  • Albicocche secche da Turchia (29)       solfiti oltre i limiti
  • Noce moscata da Indonesia (25)             aflatossine oltre i limiti, certificato sanitario carente
  • Carni di pollo dai Paesi Bassi (15)            contaminazioni microbiologiche

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Fonte: Elaborazioni Coldiretti dati Rasff 2016

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Approfondimento
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Rapid Alert System for Food and Feed (RASFF) – Relazione Annuale 2016
Salute, ecco la black list dei cibi più pericolosi
Intervista. Moncalvo (Coldiretti): «Così l’Ue legittima la pirateria alimentare»

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Guardare la realtà dalla parte degli ultimi

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Spesso un’immagine spiega la realtà più delle parole, per questo vogliamo proporvi 3 immagini.

di Pio Russo Krauss

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Mensa Caritas – Milano

La foto mostra persone in attesa alla mensa Caritas di Via Monza a Milano. Ogni giorno circa 1000 persone mangiano a questa mensa. 20 anni fa erano meno di 100. Sono italiani e stranieri, giovani, anziani, persone di mezza età, disoccupati e persone che lavorano.

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Fig. 2.

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Fig. 2. Il grafico mostra l’andamento della produttività e dei salari nei Paesi sviluppati. L’andamento non è parallelo, questo significa che la produttività è aumentata, ma il guadagno conseguito è stato intascato dai padroni, mentre i salari medi sono rimasti al palo. Contemporaneamente la disoccupazione è aumentata (soprattutto tra gli operai). In Italia un operaio su 4 è povero (il 12 % degli operai è in povertà assoluta, il 18% in quella relativa: i peggiori dati degli ultimi 10 anni) [1].

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Fig. 3.

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Fig. 3.  Negli USA la forbice tra produttività e salari è ancora più accentuata che negli altri Paesi ricchi.

In tutti i Paesi ricchi (Europa occidentale, Nord America e Oceania) diminuiscono i salari (o sono stazionari), aumentano i poveri e le persone in difficolta economica, aumenta la ricchezza di chi è ricco e, quindi, si inaspriscono le disuguaglianze. I Paesi in cui questi fenomeni sono più accentuati sono USA, Italia, Inghilterra.

Negli USA il 16% della popolazione è povera. 20 milioni di persone sono in povertà estrema (reddito annuo inferiore a 12.000 dollari per una famiglia di 4 persone), 30 milioni in povertà (reddito annuo tra 12 e 23.000 dollari per famiglia di 4 persone) [2].

Dal 2004 al 2014 il reddito medio delle famiglie americane è diminuito del 14%. Il costo per l’abitazione, per il 40% della popolazione meno abbiente, negli ultimi 10 anni è aumentato del 35% . Per cui il potere di acquisto dei meno abbienti è diminuito ben più del 14% [3].

Negli ultimi 8 anni il numero di cittadini americani costretti a ricorrere ai food stamps (buoni alimentari) è aumentato del 60% (erano 28 milioni ora sono 45 milioni).

Al tempo stesso cresce la ricchezza degli USA, ma va tutta verso i cittadini più ricchi. Si stima che le 20 persone più ricche possiedano 732 miliardi di dollari. Per raggiungere una tale cifra si devono sommare tutte le ricchezze del 47% della fascia meno ricca degli statunitensi (152 milioni di persone).

Molti sono rimasti sorpresi della vittoria di Trump negli USA, del Si alla Brexit in Gran Bretagna o del crescente consenso ai partiti “populisti” e a personaggi discutibili. Sicuramente i motivi di tali eventi sono molteplici. Le immagini e i dati che prima abbiamo mostrato probabilmente hanno molto a che fare con tutto ciò.

La storia sembra stare prendendo una brutta china, così come la prese dopo la prima guerra mondiale. Ma siamo ancora in tempo per porvi rimedio.

La povertà, le disuguaglianze, lo sperpero non sono eticamente tollerabili: e già solo per questo bisognerebbe fare tutto il possibile per porvi rimedio. Oggi sappiamo che sono anche causa di crisi economiche, di insicurezza, di delinquenza, di disgregazione del patto sociale, di conflitti, di crisi della democrazia. Per questo la lotta alla povertà, alle disuguaglianze, allo sperpero deve essere la priorità. Ogni scelta che si compie deve essere vagliata chiedendosi se è a favore dei poveri o no, se aumenta le disuguaglianze o le colma. Dobbiamo metterci nei panni degli ultimi, vedere la realtà dal loro punto di vista, coinvolgerci con loro. Sarà l’inizio di una liberazione.

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[1]   ISTAT: La povertà in Italia (2016) http://www.istat.it/it/archivio/189188 ;

[2]   www.census.gov/prod/2013pubs/p60-247.pdf)

[3]  Pew Charitable Trusts www.vita.it/attachment/c805d40d-27fc-4390-aeee-d08378b3aa93

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Fonte: Associazione Marco Mascagna

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