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Buycott: finalmente un arma potente nelle mani dei consumatori!

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Buycott: l’app per boicottare. Come sapere di più sull’origine di prodotti e aziende

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di Matteo Vitiello

Nel marasma delle migliaia di applicazioni inutili e stupide, create per intrattenere e rincoglionire le persone fino al midollo, ecco finalmente un raggio di luce, un’applicazione nata per aiutare a conoscere e scegliere meglio quello che si compra: Buycott.

Creata da Ivan Pardo, ventiseienne programmatore freelance di Los Angeles, Buycott è un’applicazione che permette, scannerizzando col cellulare il codice a barre di un prodotto, di conoscerne vita, morte e miracoli: cosa contiene, chi lo produce, qual è il suo albero genealogico ed addirittura quali sono le condotte etico-commerciali e le affiliazioni politiche dei magnati delle aziende e delle multinazionali produttrici.

Un’applicazione bomba, un’arma in mano a tutti (per lo meno a chi ha uno smartphone, ndr), uno strumento utilissimo che permette di sapere se si stia facendo un buon acquisto, se attraverso l’acquisto di quel prodotto si contribuisce ad arricchire un trafficante d’armi, un impresario senza scrupoli, un narcotrafficante, uno sfruttatore di lavoro minorile o un portavoce dell’industria del geneticamente modificato. 

Buycott è gratis e disponibile da Maggio 2013. Vista la quantità esorbitante di prodotti che esistono sul mercato mondiale, l’applicazione è in continuo aggiornamento: gli sviluppatori dell’app stanno chiedento agli utenti di collaborare, con l’introduzione di marche e prodotti non ancora contenuti nella gigantesca base dati già creata.

Se prima erano solo una manciata di eretici, poi qualche associazione di attivisti, poi i primi gruppi d’acquisto solidale, finalmente con la diffusione dell’informazione sempre più persone hanno conosciuto la realtà delle cose celata dietro alle belle facce della pubblicità.

Oggi potrebbero essere decine di milioni le persone ad avere la cognizione di quello che stanno comprando, per cambiare e scrollarsi di dosso la definizione di “consumatore” e riappropiarsi della propria “persona” del proprio essere cosciente, semplicemente agendo nella maniera più diretta possibile contro il sistema, il boicottaggio, per distruggere, passo dopo passo, tutte quelle aziende che non rispettano le persone ed il pianeta.

Se da un lato ci sono, purtroppo, migliaia di persone che vogliono arricchirsi sulle spalle degli altri, facendo della propria inutile esistenza egoista il manifesto di uno stile di vita autocompiacente e che molti stolti invidiano, dall’altro ci sono i cittadini onesti, le persone vere: milioni di persone che possono scegliere se attivarsi e lottare per un futuro o se continuare a vivere desiderando arricchirsi per “avere”, “apparire” e essere chiamati consumatori.

Buycott è solo uno strumento in più, un aiuto tecnologico per invogliare le milioni di persone che potrebbero fare la differenza ad agire coscienziosamente e responsabilmente, boicottando e mettendo così un bel bastone negli ingranaggi di un sistema sempre più indegno d’esistere.

Moltissima gente continuerà a non fare caso a quello che compra e sarà contenta con un McDonald e una fresca CocaCola. Moltissima gente continuerà a non fare caso a come vive. Moltissima gente continuerà a vivere repressa, triste e morire per colpa nient’altro che della propra ignavia ed ignoranza. 

Io vivo con la speranza, invece, che moltissima gente continuerà a scegliere il bene e combatterà ogni giorno per debellare tutta questa gentaccia, questi delinquenti, questa zavorra che sta facendo sprofondare questo bellissimo pianeta nel baratro della distruzione.

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Fonte: buenobuonogood

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Napoli “Stay Human” Festival

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Quest’anno, per la sua quinta edizione, il Napoli Teatro Festival ha scelto un ospite “speciale”: Israele! Le performance previste saranno il concerto della già nota “pacifinta” Noa il 6 giugno e, successivamente, dal 19 al 24 giugno una serie di spettacoli di compagnie di danza israeliane.

Ancora una volta si è scelto di dare spazio a chi sostiene la propaganda d’Israele che, strumentalizzando la cultura, si “ripulisce la faccia” e nasconde con la retorica di un’apparente tolleranza e pluralismo la realtà delle sue politiche quotidiane che invece non lasciano spazio a chi realmenteprova a contrastarle!

Purtroppo sappiamo bene qual è il vero volto della “democrazia” in Israele, che mette in carcere i giovani israeliani che rifiutano il servizio militare, chiude i propri confini agli intellettuali considerati “pericolosi” come Noam Chomsky, nega spazi nei contesti accademici a chi cerca di parlare di cosa ha comportato la fondazione di Israele per i palestinesi, la cosiddetta Nakba del ’48, il moltiplicarsi senza tregua degli insediamenti coloniali, migliaia di profughi senza diritto al ritorno, migliaia di prigionieri detenuti illegalmente, la cancellazione sistematica dei diritti più elementari.

Nello specifico, Noa giustificò con una lettera aperta ai palestinesi l’Operazione Piombo Fuso a cavallo tra 2008 e 2009 che vide l’uccisione di 1400 persone e più di 5000 feriti, con l’utilizzo illegale da parte di Israele del fosforo bianco in una delle aree più densamente popolate al mondo per poi continuare a giocare a “Madre Teresa” e proporsi come grande ambasciatrice di pace.

Purtroppo, anche per quanto riguarda le compagnie di danza, nessuna di queste ha mai scelto di schierarsi e rispondere ai numerosi appelli all’interno di Israele per il boicottaggio dei teatri nelle colonie in Cisgiordania, scegliendo di mantenere una posizione “neutrale” di fronte alle ingiustizie.

Così, ancora una volta, invece di incoraggiare e sostenere gli artisti e intellettuali davvero critici e attivi in Israele nel contrastare le politiche razziste e di apartheid che continuano a rendere impossibile un processo di pace in Medio Oriente, il Napoli Teatro Festival ha scelto di avallare la “normalizzazione” messa in campo da Israele.

Sta a noi contestare questo genere di iniziative, dando spazio invece alla resistenza quotidiana palestinese!

BOICOTTA IL NAPOLI TEATRO FESTIVAL!
BOICOTTA LA CULTURA CHE NON SI SCHIERA!

qui l’appello

APPUNTAMENTI (in continuo aggiornamento! Segui anche Giulia Valle su facebook)

>>>mercoledì 30 – spettacolo “Pulcinella in Palestina” – piazza San Domenico, Napoli – per maggiori informazioni sullo spettacolo leggi quiEvento facebook;

>>>giovedì 31 – Aperitivo sociale “Canta Palestina” – Acerra (via Duomo) – Laboratorio Politico Aprile – Evento facebook

>>>venedì 1 – proiezioni di video e musica a Largo San Giovanni Maggiore;

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Fonte: Collettivo Autorganizzato Universitario/Napoli

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Il Web lancia il boicottaggio di Barilla!

       Boicotta

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La protesta contro la Barilla parte dalla rete  (*)

di Chiara Amendola

Parte dalla rete la protesta contro l’Impresa di prodotti alimentari più famosa d’Italia: la Barilla.

L’azienda, non più italiana ma americana, usa grano con tassi di micotossine altissimo, e quindi ammuffito, derivante da lunghi stoccaggi, al prezzo più basso possibile.

Ma perché accade ciò?

La storia risale al 2006 quando l’Unione Europea decise di alzare i livelli di micotossine presenti nel grano duro in modo che anche gli altri paesi, con climi più sfavorevoli, potessero produrlo. Una decisione basata su fini puramente commerciali. Oltre ad impoverire la qualità dei prodotti, infatti, la manovra rappresentò un duro colpo per i contadini del Sud Italia. Quest’ultimi, il cui grano non conteneva micotossine poiché lavorato naturalmente, furono meccanicamente esclusi dal mercato europeo.

Il discorso però era, ed è, diverso per i paesi d’oltreoceano. Per l’esportazione del prodotto in Usa e in Canada i parametri cambiano. In questo caso il grano deve avere un tasso di micotossine pari alla metà di quello accettato dalla UE per le importazioni.

In questo modo è successo che:

I prezzi internazionali del grano duro di riflesso sono crollati, circostanza favorevole per i commercianti italiani ed i monopolisti internazionali che hanno potuto acquistare il grano al prezzo più basso possibile dai contadini meridionali, messi alle strette dalle direttive europee. Questi stessi imprenditori hanno esportato poi il grano italiano migliore all’estero, lucrando sul prezzo, per poi portare da noi prodotti realizzati con il grano ammuffito, accumulatosi nei depositi, e radioattivo.

Alla luce di ciò il web, attraverso i social network, sta diffondendo il messaggio per boicottare la Barilla, principale azienda responsabile di questo disastro alimentare, incentivando gli utenti ad acquistare solo prodotti graminacei coltivati nello stivale e di agricoltura biologica.

Operazione non semplice visto che la Barilla è presente nel mondo con i marchi con il più alto valore commerciale: Motta, Essere, Gran Pavesi, le Tre Marie, le Spighe, Mulino Bianco, Pavesini, Voiello, Panem.

La protesta sta raccogliendo consensi e già esistono liste di discussione dove è possibile trovare un’ alternativa di prodotti, completamente realizzati in Italia e non OGM, da poter sostituire al colosso americano.

Fonte:  Controlacrisi.org

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Viste le tante e giuste richieste nei commenti sono riuscito a trovare la fonte reale dell’articolo:

(*)   Il post è stato lanciato su Facebook il 18 febbraio 2012 nelle note di : “Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo“. In seguito, il 20 aprile 2012,  viene postato un altro articolo collegato a Barilla e all’agricoltura biologica.

(**) Errata corrige: La Barilla è stata americana dal 1970 al 1979.  Il marchio ”Le Tre Marie” è stato venduto a Sammontana.    FONTE: Wikipedia

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