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La risposta di Barilla all’attacco del Web

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Qualità e sicurezza del grano duro per Barilla

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Abbiamo letto sui social media alcune comunicazioni riguardo alla qualità e sicurezza del grano duro utilizzato per produrre la pasta Barilla.
Vogliamo fornire la posizione ufficiale dell’azienda al fine chiarire diverse inesattezze e di riportare un’informazione corretta per le persone.

La pasta Barilla è del tutto conforme alla normative e prodotta con grano duro eccellente, e sicuro. Barilla non utilizza materie prime geneticamente modificate e i livelli di micotossine o contaminanti sono sempre ampiamente al di sotto dei limiti fissati dalle normative sulla Sicurezza Alimentare, a loro volta già assolutamente protettivi per la salute delle persone.

Il grano duro, infatti, è l’ingrediente principale per una pasta di qualità e al dente e per questo Barilla investe tantissime risorse sulla ricerca e la selezione di questa materia prima e ha sviluppato da tempo attività e progetti sulla filiera, dal seme alla tavola:

– investendo in ricerca per la selezione e lo sviluppo di varietà di grano duro particolarmente adatte a produrre semole di qualità

– definendo un Disciplinare che regolamenta la coltivazione e la conservazione del grano duro per tutti gli operatori della filiera

– stipulando contratti di coltivazione, pluriennali e a condizioni vantaggiose con i nostri fornitori, in modo da assicurarci sempre grano di alta qualità. Un esempio in questo senso è rappresentato dall’accordo siglato dal 2006 con la Regione Emilia Romagna, le organizzazioni dei produttori, i consorzi agrari e le cooperative agricole per la produzione di Grano Duro di Alta Qualità in Emilia Romagna.

Per selezionate varietà di grani, in Italia, Barilla da oltre 15 anni gestisce direttamente la semina, la coltivazione, la raccolta e lo stoccaggio del grano duro. Inoltre, tutti i nostri fornitori sono accuratamente selezionati e sottoposti a continui controlli che partono dal campo e continuano al momento del ricevimento del grano al mulino, e dopo la macinazione con la certificazione delle semole in uscita.

Per quanto riguarda l’origine del grano, poiché Barilla è il maggiore produttore di pasta al mondo e il più grande utilizzatore di semola di grano duro (oltre 1,400,000 tonnellate trasformate all’anno), la produzione nazionale non sarebbe sufficiente per coprire il fabbisogno sia qualitativo che quantitativo per la produzione della nostra pasta. Considerato anche la variabilità annuale nelle rese del grano duro, è quindi necessario miscelare opportunamente diversi grani sotto forma di semola in modo da garantire elevati e costanti standard qualitativi.

Per alimentare i poli produttivi italiani, quindi Barilla utilizza semole che provengono per oltre il 70% da grani italiani. Sono circa 30.000 gli agricoltori che coltivano grano per Barilla in Italia. Per il restante 30% ci approvvigioniamo principalmente dal Nord America. I grani esteri acquistati sono attentamente selezionati con caratteristiche qualitative eccellenti e con una completa garanzia di sicurezza alimentare.

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Fonte:  Barilla

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La protesta contro la Barilla parte dalla rete  (*)

di Chiara Amendola

Parte dalla rete la protesta contro l’Impresa di prodotti alimentari più famosa d’Italia: la Barilla.

L’azienda, non più italiana ma americana, usa grano con tassi di micotossine altissimo, e quindi ammuffito, derivante da lunghi stoccaggi, al prezzo più basso possibile.

Ma perché accade ciò?

La storia risale al 2006 quando l’Unione Europea decise di alzare i livelli di micotossine presenti nel grano duro in modo che anche gli altri paesi, con climi più sfavorevoli, potessero produrlo. Una decisione basata su fini puramente commerciali. Oltre ad impoverire la qualità dei prodotti, infatti, la manovra rappresentò un duro colpo per i contadini del Sud Italia. Quest’ultimi, il cui grano non conteneva micotossine poiché lavorato naturalmente, furono meccanicamente esclusi dal mercato europeo.

Il discorso però era, ed è, diverso per i paesi d’oltreoceano. Per l’esportazione del prodotto in Usa e in Canada i parametri cambiano. In questo caso il grano deve avere un tasso di micotossine pari alla metà di quello accettato dalla UE per le importazioni.

In questo modo è successo che:

I prezzi internazionali del grano duro di riflesso sono crollati, circostanza favorevole per i commercianti italiani ed i monopolisti internazionali che hanno potuto acquistare il grano al prezzo più basso possibile dai contadini meridionali, messi alle strette dalle direttive europee. Questi stessi imprenditori hanno esportato poi il grano italiano migliore all’estero, lucrando sul prezzo, per poi portare da noi prodotti realizzati con il grano ammuffito, accumulatosi nei depositi, e radioattivo.

Alla luce di ciò il web, attraverso i social network, sta diffondendo il messaggio per boicottare la Barilla, principale azienda responsabile di questo disastro alimentare, incentivando gli utenti ad acquistare solo prodotti graminacei coltivati nello stivale e di agricoltura biologica.

Operazione non semplice visto che la Barilla è presente nel mondo con i marchi con il più alto valore commerciale: Motta, Essere, Gran Pavesi, le Tre Marie, le Spighe, Mulino Bianco, Pavesini, Voiello, Panem.

La protesta sta raccogliendo consensi e già esistono liste di discussione dove è possibile trovare un’ alternativa di prodotti, completamente realizzati in Italia e non OGM, da poter sostituire al colosso americano.

Fonte:  Controlacrisi.org

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Viste le tante e giuste richieste nei commenti sono riuscito a trovare la fonte reale dell’articolo:

(*)   Il post è stato lanciato su Facebook il 18 febbraio 2012 nelle note di : “Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo“. In seguito, il 20 aprile 2012,  viene postato un altro articolo collegato a Barilla e all’agricoltura biologica.

(**) Errata corrige: La Barilla è stata americana dal 1970 al 1979.  Il marchio ”Le Tre Marie” è stato venduto a Sammontana.    FONTE: Wikipedia

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