Monthly Archives: Novembre 2015

La Carovana della Gioia presenta il film: “Il gioco salva il mondo”

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IL GIOCO SALVA IL MONDO

Un film in coproduzione di base
Scritto e diretto da ITALO CASSA

(questo film è stato messo online gratuitamente perché possa essere fruibile a tutti/e. se vuoi aiutarci e sostenere le attività della CAROVANA DELLA GIOIA puoi fare UNA DONAZIONE anche ora dal sito internet www.lacarovanadellagioia.org).

Il film segue il lavoro realizzato dalla CAROVANA DELLA GIOIA, della Scuola di Pace, nel 2015.
Nell’introduzione la narrazione filmica attraversa un territorio “oscuro”, quello del viaggio, e a volte anche della morte, di tante persone migranti, tra cui molti bambini, che fuggono da guerre, fame e persecuzioni.
La Morte però, sottolinea l’autore, non è solo questa, è sì la sofferenza di centinaia di migliaia, se non milioni, di profughi, ma è anche la morte delle nostre coscienze, l’incapacità dei più a reagire in positivo.
È come se stessimo affrontando una «Fine del Mondo», anche se piccola e apparentemente non apocalittica.
Questa “Fine del Mondo” non vogliamo però subirla, non la vogliamo accettare “tout court”, non vogliamo rassegnarci ad un Mondo sempre meno umano e sempre più indifferente.
Tanti volontari, tante persone umane, uomini e donne di buona volontà, si stanno dando da fare per cambiare questa situazione, offrendo accoglienza, aiuto materiale e morale, anche utilizzando gli strumenti del gioco, l’arte e la musica. È questo un modo per ridare dignità e colorare di speranza i sogni dei “nuovi Paria” del Mondo.
Tra i Tanti gruppi di volontari attivi, e per fortuna sottolineiamo “Tanti”, c’è l’azione della Carovana della Gioia, della Scuola di Pace, che dal 2007 corre in soccorso ai bambini in difficoltà, a seguito di fenomeni catastrofici naturali o di guerre.
Il Gioco è l’elemento più importante del nostro viaggio, attraverso esso ritroviamo la fantasia, il sogno, la bellezza!
In questo viaggio del 2015* siamo prima a Palermo, all’arrivo dal mare dei tanti bambini e ragazzi che dall’Africa e dall’Asia sperano di realizzare da noi il loro sogno di Pace e Libertà. Quel Mare così bello e così misterioso che dovrebbe essere sempre e solo Blu e mai di altri colori!
Nella seconda parte del film il nostro gioco è rivolto ai bambini migranti che transitano per Roma. Le attività si svolgono tra il Centro Baobab e il Campo Accoglienza della Croce Rossa alla Stazione Tiburtina. Incontriamo altri artisti di strada, musicisti e volontari per la Gioia accorsi per donare un sorriso a tutti i bambini e… non solo!

Il film è in coproduzione di base per finanziare le Missioni della Carovana della Gioia.
Puoi partecipare anche TU con una donazione andando sul Sito Internet www.lacarovanadellagioia.org.

* La Carovana della Gioia è in missione dal 2007.
Nel 2012 è stato realizzato il docufilm “MISSIONE GIOIA PER I BAMBINI DELLA SIRIA”. Con la regia di Paolo Maselli e Simone Danieli.
Nel 2014 è stato realizzato il docufilm “BAMBINI IN FUGA”, con la regia di Simone Danieli.
Differentemente dai docufilm precedenti “IL GIOCO SALVA IL MONDO” è stato interamente prodotto con mezzi tecnici di fortuna, con esclusione delle scene tratte dai precedenti lavori filmici. Nonostante ciò il risultato è, secondo noi, soddisfacente e interessante.

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Guarda il film:

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Fonte: La Carovana della Gioia

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Francia – Per la sicurezza nazionale a rischio libertà e stato di diritto

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“Stato di emergenza” in Francia

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di Italo Di SabatoOsservatorio sulla Repressione

A seguito degli attentati terroristici a Parigi il governo francese ha dunque dichiarato lo “stato di emergenza” su tutto il territorio francese. Si tratta di una misura “straordinaria” che dà poteri speciali ai prefetti e permette di dichiarare il coprifuoco, interrompere la libera circolazione, impedire qualsiasi forma di manifestazione pubblica e chiudere luoghi come le sale da concerto e i bar. Consente inoltre il controllo dei mezzi d’informazione e permette alle forze dell’ordine perquisizioni a domicilio di giorno e di notte. Una misura straordinaria che rischia di diventare la modalità attraverso la quale non solo si cerca di governare l’avvenimento eccezionale ma si normalizza l’andamento democratico in nome della sicurezza nazionale.

Per Giorgio Agamben, lo stato di eccezione è una soglia oltre la quale vengono meno le tradizionali differenze fra democrazia, assolutismo e dittatura (“Lo stato di eccezione”, Bollati Boringhieri). Dall’inizio del secolo

la creazione volontaria di uno stato di eccezione permanente è divenuta una delle pratiche essenziali degli stati contemporanei, anche quelli cosiddetti democratici”.

Una realtà che

ha continuato a funzionare quasi senza interruzione a partire dalla prima guerra mondiale, attraverso fascismo e nazionalsocialismo, fino ai nostri giorni”,

sostiene Agamben dopo aver passato in rassegna le innumerevoli difficoltà incontrate dalla tradizione giuridica di fronte al tentativo di fornirne una definizione concettuale e terminologica certa.

Lo stato di eccezione non è un ritorno al potere assoluto, né tantomeno un modello dittatoriale, non è pienezza bensì vuoto, vuoto del diritto come l’esempio del “iustitium” insegna. Lo stato di eccezione – prosegue Agamben:

ha assunto oggi il suo massimo dispiegamento planetario. L’aspetto normativo del diritto può essere così impunemente obliterato e contraddetto da una violenza governamentale che, ignorando all’esterno, il diritto internazionale e producendo all’interno, uno stato di eccezione permanente, pretende tuttavia di stare ancora applicando il diritto”.

La conclusione è senza appello,

dallo stato di eccezione effettivo in cui viviamo non è possibile il ritorno allo stato di diritto, poiché in questione ora sono i concetti stessi di stato e di diritto”.

Dopo aver letto queste parole è inevitabile pensare a quella serie di provvedimenti intrapresi dall’amministrazione Usa dopo l’11 settembre 2001, e che hanno condotto al deserto giuridico di Guantanamo, il più visibile dei luoghi invisibili. L’internamento di individui, non prigionieri accusati, rilancia l’emblema tragico del campo, zona in cui “la nuda vita raggiunge la sua massima indeterminazione”. Le nuove dottrine strategiche, riassunte dietro formule come “giustizia infinita” e “guerra preventiva”, sembrano voler fare dello stato di eccezione il paradigma di governo che domina quella che da più parti è stata definita “guerra civile mondiale”.

La dichiarazione dello “stato di emergenza” in Francia, in un momento così fragile per gli equilibri democratici non solo francesi ma europei, cosi come è accaduto negli Usa dopo gli attentati dell’11 settembre, diventa lo strumento necessario per fornire il pretesto per una formidabile accelerazione di quella trasformazione dei codici penali e di procedura penale che era in corso da molti anni.

Misure che offriranno una nuova finalità e una nuova legittimazione alla trasformazione del diritto penale, una messa in discussione dell’esistenza stessa dello Stato di diritto. Ciò che era stato deciso in gran segreto verrà alla luce e troverà la più ampia giustificazione. Tutte le misure saranno giustificate dell’emergenza, ma si iscrivono in una guerra di lungo termine al terrorismo. Del resto, lo stato di emergenza si iscrive nella durata: esso appare come una nuova forma di regime politico votato alla difesa della democrazia e dei diritti umani. In altri termini, il cittadino deve essere disposto a rinunciare per lungo tempo alle sue libertà concrete al fine di mantenere un ordine democratico autoproclamato e astratto.

L’esempio degli Stati Uniti conferma l’efficacia di questa politica: i sondaggi rilevano che sempre più persone sono disposte a tollerare maggiore sorveglianza e a fare qualche concessione rispetto ai propri diritti alla privacy.

La lotta al terrorismo diventa lo strumento privilegiato di legittimazione di qualunque potere. I governi che partecipano alla politica di lotta al terrorismo sono considerati naturalmente democratici; al contrario qualsiasi movimento politico radicale che si oppone a un governo aderente al programma di lotta al terrorismo può essere criminalizzato. Per esempio, la lista di organizzazioni terroristiche redatte dal Consiglio Europeo comprende il Pkk, il partito curdo impegnato in questi mesi in difesa dei territori contro l’avanzata dell’Isis. Questa disposizione criminalizza il Pkk legittimando contemporaneamente il governo turco ben noto per le sistematiche violazioni dei diritti umani.

Ogni governo quale sia la linea politica, nel momento che aderisce all’“esercito del bene contro l’esercito del male” si trova investito della missione di difendere le libertà fondamentali. Ad esempio l’istituzione del mandato d’arresto europeo (Mae) costituisce un buon esempio di questo riconoscimento, reciproco e automatico, da parte degli Stati membri dell’Unione europea. Esso permette la consegna quasi automatica, da parte di uno Stato membro, di una persona ricercata dall’autorità giudiziaria di un altro Stato membro. Rispetto alle procedure di estradizione, questo mandato sopprime tutti i controlli politici e giudiziari che contemplano la legalità della richiesta e la possibilità di presentare ricorso: la domanda viene incondizionatamente riconosciuta e soddisfatta dagli altri paesi, qualunque sia la sua legittimità o la sua conformità ai principi dello Stato di diritto.

In questo quadro ogni movimento sociale può essere criminalizzato in nome della lotta al terrorismo. Le norme permettono di perseguire qualunque azione compiuta da un movimento il cui obiettivo non è solo quello di opposizione ma anche quello di influenzare le politiche governative o di fare pressione su un’organizzazione internazionale. In questo processo, che ha lo scopo di ridisegnare l’organizzazione della società, il diritto penale acquista un ruolo costituente, è un atto di autorità suprema. Il cambiamento è talmente significativo da provocare un vero e proprio stravolgimento della norma: le “eccezioni” diventano la regola. Le procedure d’eccezione si sostituiscono alla costituzione e alla legge come forma di organizzazione del politico.

Le azioni terroristiche del 13 novembre a Parigi e la risposta del governo francese con i bombardamenti in Siria sono entrambi attacchi ai movimenti sociali, perché intesi a causare la criminalizzazione delle lotte, divisioni, paura e disperazione tra i soggetti colpiti dalla crisi sociale, economica e ambientale e per gestire con mezzi eccezionali i flussi migratori e quant’altro attiene alla globalizzazione in un mondo di guerra permanente. È decisiva la nostra opposizione alla guerra e alle restrizioni crescenti delle libertà civili, cosi come decisiva è la libertà di oltrepassare i limiti posti per criminalizzare e cancellare le capacità sociali e organizzative dei movimenti.

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Fonte: Comune-info

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Anonymous – #OpParis

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Pubblicato il 14 nov 2015

“Saluti cittadini del mondo,
Noi siamo Anonymous.

All’indomani di Venerdì 13 Novembre 2015, la Francia si è risvegliata scioccata per gli eventi terroristici che hanno colpito la capitale.
Per prima cosa vogliamo esprimere il nostro cordoglio e la nostra solidarietà alle vittime, ai feriti e ai loro familiari.

Per difendere i nostri valori e la nostra libertà, noi smaschereremo i membri dei gruppi terroristici responsabili di questo attacco, noi non ci arrenderemo, noi non perdoneremo e faremo tutto ciò che è necessario per mettere fine alle loro azioni. Durante gli attacchi di Charlie Hebdo, abbiamo già espresso la nostra volontà di neutralizzare chiunque attaccasse le nostre libertà.
Al seguito dell’ennesima tragedia, ribadiamo la ferma volontà nel mantenere la nostra ferrea linea.

Facciamo dunque appello a voi, riunitevi, mobilitatevi e difendete queste idee. Aspettatevi una mobilitazione totale da parte nostra. Questa violenza non ci deve indebolire, essa deve al contrario darci la forza di riunirci e di lottare insieme, contro la tirannia e l’oscurantismo.

Noi siamo Anonymous.
Noi siamo Legione.
Noi non perdoniamo.
Noi non dimentichiamo.
Aspettateci.”

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VIDEOCOMUNICATO

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Fonte: anon-news

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