Monthly Archives: Settembre 2013

Lettera delle professoresse e dei professori greci a studenti e studentesse

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Cara nostra studentessa, caro nostro studente,

è passato ormai molto tempo da quando questi giorni di settembre erano per tutti noi un dolce ritorno a scuola, con lo scambio delle esperienze estive, con la progettazione e le decisioni sul nuovo anno scolastico, con il rinnovo della promessa che faremo tutto il possibile per vivere bene. È passato ormai molto tempo da quando i governi dei Memoranda, e tutti coloro che li servono, hanno deciso di distruggere la Scuola Pubblica, di trasformarla in un’azienda grigia e severa, che avrà spazio solo per i figli di pochi.

Qualcuno cerca di convincerci che si tratta di una cosa normale e logica. Aspettano di farci “abituare” alla distruzione. Ma tutti sappiamo che questo sarà difficile che succeda. Perché non possiamo vivere così. Ma anche perché vorrà dire che dobbiamo rinunciare, sia noi che tu, a essere delle persone. Ad un mondo migliore. Alla forza del tuo impeto giovanile e creativo, al desiderio forte di cambiare le cose intorno a te contro le abitudini ed il compiacimento dei grandi.

Dopo questo settembre, quindi, niente sarà lo stesso. Noi, i tuoi professori, abbiamo deciso di ribellarci con uno sciopero per la difesa della Scuola Pubblica, della nostra e della tua vita. Di fronte a noi abbiamo i dirigenti dei ministeri, i manager ben pagati, i telegiornali, che non hanno smesso di ripetere che la nostra lotta nuocerà alla scuola… non la loro politica barbara! Queste persone, vivendo da anni nei salotti del potere, non sono in grado di rendersi contro dei tuoi bisogni, delle tue ansie, dei tuoi sogni. Queste persone del sistema, sanno solo fare i conti e in questi conti hanno trovato che la Scuola Pubblica è di troppo.

Durante l’estate, hanno portato avanti l’opera distruttiva della fusione/abolizione di scuole. Hanno chiuso all’improvviso, in una notte, molte scuole e hanno abolito alcune specializzazioni dell’educazione tecnologica, spingendoti tra le “braccia” delle scuole private. Nel contempo, il governo cerca di completare la trasformazione della scuola in un campo di esami forzati, un centro di allenamento per gli esami, visto che invece di elaborare un programma che mirerà alla conoscenza sostanziale e versatile e che ridurrà la pressione insopportabile che stai vivendo, crea un meccanismo disumano di setaccio di persone, basato sugli esami continui, dalla Scuola Media fino al tuo ultimo giorno nel Liceo.

Vogliono spaccare la tua gioventù. Vogliono farti abituare al controllo, così domani sarai un impiegato obbediente. Vogliono cacciarti via dalla scuola, così diventerai un lavoratore non specializzato “conveniente”, se riuscirai a trovare un lavoro. Progettano una vita scolastica sgraziata e spiacevole, con più ragazzi nelle classi e nei laboratori, con meno professori che correranno trafelati, ognuno di loro in molte scuole, per assolvere il loro compito. Con lo stesso disprezzo per qualsiasi cosa viva e bella, le stesse persone secche ci impongono di essere “valutati”, cioè di trasformare quello che amiamo di più (i nostri studi e la nostra educazione, i programmi ed i lavori che facciamo insieme a te, tutte quelle ore di gite, di spettacoli teatrali, di discussioni, di prove e di concerti) in “carte” che riempiranno la nostra cartella, per salvarci dal licenziamento. Insieme a questo, hanno creato un asfissiante codice disciplinare che ci vuole persone docili, che pensino a “insegnare” e a niente altro.

Cominciamo questo anno scolastico in meno: con delle scuole chiuse nell’educazione tecnica e generale, con oltre 10.000 colleghi ai quali hanno tagliato la strada verso la scuola. È una situazione che tu conosci in prima persona: perché sono anche i tuoi genitori che subiscono lo stesso violento attacco con i tagli ai salari, i licenziamenti, la chiusura dei negozi e il disperato mostro della disoccupazione. Perché sei anche tu che tutti i giorni devi contare i pochi spicci di fronte alla mensa, avvelenare il tuo successo agli esami di ammissione con lo stress per le possibilità economiche, che ci chiedi se ha più senso studiare quello che volevi o se c’è qualche altra facoltà che ti porta ad un “salario più sicuro” per sfuggire, magari, dalla miseria. Perché sono anche i tuoi fratelli e i tuoi amici, cioè i nostri studenti di ieri, che ci dicono che qui non ce la fanno più e che cercano fortuna all’estero, sulla strada dell’emigrazione, che in passato avevano percorso i loro nonni e speravamo che non dovessimo rivivere per forza.

I nostri problemi sono comuni. Non solo per noi e per te che viviamo, creiamo, lottiamo e sogniamo nello stesso spazio, ma per l’intera società. Una società che può permettersi di subire inerte gli attacchi che si susseguono uno dopo l’altro. Ed è per questo che noi, i tuoi professori e le tue professoresse, abbiamo deciso di ribellarci in questa lotta decisiva, che romperà la putrefazione del “niente può succedere”. In questa lotta vogliamo al nostro fianco tutti i lavoratori. Vogliamo i tuoi genitori, ma abbiamo bisogno anche di te. Non per evitare gli obblighi che sono nostri. Il costo della lotta lo subiremo noi, completamente, nonostante le zozzerie che trasmettono alcuni media. Ti vogliamo al nostro fianco, come anche dentro l’aula, perché è la tua partecipazione che dà senso alla nostra lotta. Solo insieme possiamo rompere il dominio del fatalismo e della miseria, solo insieme possiamo rimanere in piedi e dimostrare che non siamo solamente “un altro mattone nel loro muro”, un altro ingranaggio nella loro macchina.

Dopo questo settembre quindi, niente sarà più uguale. Questa lotta o sarà vinta dalle politiche della Troika e del governo che la serve, che ci impongono la devastazione e la miseria, o sarà vinta da noi, aprendo la strada per la scuola del futuro, per una vita creativa e libera, per tutti. Noi, i tuoi professori e le tue professoresse, ti chiediamo di stare al nostro fianco, di aggiungere la tua determinazione alla nostra e di diventare parte dell’enorme fiume popolare che riempirà le strade del paese e vincerà!

Con affetto, i tuoi professori e le tue professoresse in lotta!

La Federazione dei Professori di Insegnamento Secondario scrive agli studenti

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fonte: L’oradibuco

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Ratzinger risponde a Odifreddi

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Dopo la corrispondenza tra il nuovo papa Francesco e il fondatore di Repubblica Eugenio Scalfari, il quotidiano ospita oggi una risposta dell’ex papa, Joseph Ratzinger, al libro di Piergiorgio Odifreddi Caro papa ti scrivo, di due anni fa. Proprio Ratzinger si era confrontato anni fa con Marcello Pera e con il direttore di MicroMega Paolo Flores d’Arcais.

Queste lettere sono il segno di un cambiamento nella comunicazione della Chiesa cattolica, che sceglie di confrontarsi con il pensiero laico sulle colonne dei giornali, piuttosto che limitarsi alle dichiarazioni dall’alto dei pulpiti. Se intellettuali come Scalfari e Odifreddi meritano una risposta dal capo di una importante confessione religiosa, è evidente che verso i non credenti, che rappresentano ormai una minoranza di massa in Occidente che non può essere ignorata,  è principalmente indirizzato anche il tentativo di una nuova evangelizzazione. Nell’intavolare questa sorta di dialogo, la Chiesa paradossalmente è più avanti delle istituzioni, che continuano invece a ignorare le istanze di atei e agnostici. Significativa l’attenzione specifica per l’Italia, ormai una delle ridotte del cattolicesimo ma proprio per questo laboratorio politico, come ha dimostrato il progetto di Wojtyla concretizzatosi in quello culturale del cardinale Camillo Ruini.

c’è una distanza maggiore rispetto alle lettere tra Francesco e Scalfari

Il confronto franco e paritario è positivo, perché per costruire un mondo migliore non si può ignorare la pluralità delle concezioni. Ma finora i temi affrontati sono più che altro quelli religiosi e dottrinari: ciò che serve sono atti concreti, come abbiamo ribadito diverse volte. Nella lunga risposta di Ratzinger, di cui diversi stralci sono pubblicati sul quotidiano, e nel commento dello stesso Odifreddi si nota che tra i due c’è una distanza maggiore rispetto alle lettere tra Francesco e Scalfari.

Il papa esprime un giudizio “contrastante” sul libro del presidente onorario Uaar, per tratti di “certa aggressività” e “avventatezza nell’argomentazione”. Ratzinger fa apologia della teologia: ritiene che abbia la dignità di “scienza”, che abbia prodotto “risultati durevoli” e che la sua funzione sia “mantenere la religione legata alla ragione e la ragione alla religione”, perché “entrambe hanno bisogno l’una dell’altra”. Contesta la definizione ironica di Odifreddi che considera la teologia una “fantascienza” e parla di “fantascienza in senso buono anche nella scienza”, ovvero di “visioni e anticipazioni, per giungere ad una vera conoscenza” ma che sono “soltanto immaginazioni con cui cerchiamo di avvicinarci alla realtà”.

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L’ex papa Benedetto XVI assicura non aver “mai […] cercato di mascherare” gli abusi sessuali su minori da parte di membri del clero. E difende la “scia luminosa di bontà e di purezza” che la fede cristiana “ha tracciato lungo i secoli”, citando una carrellata di santi e il fatto che “anche oggi la fede spinge molte persone all’amore disinteressato, al servizio per gli altri, alla sincerità e alla giustizia”. Come d’altronde non avercela affatto. Conciliante su alcuni temi, Ratzinger però è punto sul vivo quando Odifreddi contesta la figura di Gesù e l’attendibilità storica dei resoconti che ne parlano: “ciò che lei dice su Gesù è un parlare avventato che non dovrebbe ripetere”, ammonisce. Ma ammette quale “fatto incontestabile” che “nell’esegesi siano state scritte anche molte cose di scarsa serietà”. Tenta di convincere Odifreddi che nel suo Gesù di Nazareth voleva “mostrare che il Gesù descritto nei Vangeli è anche il reale Gesù storico”. Ratzinger critica la volontà di “sostituire Dio con ‘La Natura’”, una “divinità irrazionale” la cui “religione della matematica” ignorerebbe temi quali la libertà, l’amore e il male. Il papa emerito conclude dicendo che “del dialogo fa parte la franchezza”, ma anche: “valuto molto positivamente il fatto che lei, attraverso il suo confrontarsi con la mia introduzione al cristianesimo, abbia cercato un dialogo così aperto con la fede della Chiesa”.

Dal canto suo Piergiorgio Odifreddi non nasconde la “sorpresa” e l’”emozione” nel ricevere la lettera del papa, che “non vengono scalfite dal fatto di essere dei miscredenti, perché l’ateismo riguarda la ragione, mentre le personalità e i simboli del potere agiscono sui sentimenti”. Dopo aver fatto pervenire il suo libro all’ormai ex pontefice, non si aspettava una risposta, in una busta con 11 pagine. Il matematico esprime anche “soddisfazione di veder finalmente presi sul serio e non rimossi, benché ovviamente non condivisi, i miei argomenti”.

stile di scambio tra professori “alla pari”, ovviamente nel senso accademico

Ha scritto il suo libro dopo aver letto l’Introduzione al cristianesimo di Ratzinger, suggeritagli da Sergio Valzania, cioè il “compagno di strada” lungo il cammino di Santiago, con cui ha scritto La via lattea). “Avevo capito”, racconta, “che la fede e la dottrina di Benedetto XVI, a differenza di quelle di altri, erano sufficientemente salde e agguerrite da poter benissimo affrontare e sostenere attacchi frontali”. Quindi nella stesura di Caro papa ti scrivo aveva “abbassato i toni sarcastici di altri saggi, scegliendo uno stile di scambio tra professori “alla pari”, ovviamente nel senso accademico dell’espressione”, ma “senza rinunciare ad affrontare di petto i problemi interni della fede e i suoi rapporti esterni con la scienza”.

Un approccio che “evidentemente non era sbagliato”, perché ha ottenuto il suo scopo: “ovviamente, non era cercare di ‘sconvertire il papa’, bensì esporgli onestamente le perplessità, e a volte le incredulità, di un matematico qualunque sulla fede”. Come la lettera di risposta “non cerca di ‘convertire l’ateo’, ma gli ritorce contro onestamente le proprie simmetriche perplessità, e a volte le incredulità, di un credente molto speciale sull’ateismo”. Il risultato: “un dialogo tra fede e ragione che, come Benedetto XVI nota, ha permesso a entrambi di confrontarci francamente, e a volte anche duramente, nello spirito di quel Cortile dei Gentili che lui stesso aveva voluto nel 2009″. Promette quindi una “nuova versione” del libro, ampliata con il resoconto del dialogo tra “un papa teologo e un matematico ateo”.

ognuno dei due mantiene con onestà le proprie posizioni

Lo scambio tra Piergiorgio Odifreddi e Joseph Ratzinger ci sembra più gustoso e pieno di sostanza rispetto a quello tra il nuovo papa e Scalfari. Proprio perché ognuno dei due mantiene con onestà le proprie posizioni, nel rispetto reciproco, senza cercare di convertire l’altro, senza buonismo e senza che ci sia una sudditanza psicologica o una qualche ricerca di perdono, di conferme o di rassicurazioni. Il dialogo vero ed efficace, tra credenti e non, può partire solo da presupposti del genere. Un segnale incoraggiante, a patto che seguano i fatti e non si rimanga sul piano della speculazione filosofica e intellettuale.

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Fonte: UAAR

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Esclusivo! Il testo integrale dell`accordo Italia – Egitto che permette i respingimenti

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Inedito / Il documento firmato da Intini e Mubarak nel 2007

ESCLUSIVO TERRELIBERE.ORG – Il testo degli accordi stipulati nel 2007 tra Italia ed Egitto che permettono l`espulsione immediata di migranti e profughi egiziani con un`identificazione sommaria. Firmati da Intini per il governo Prodi, sono stati applicati anche nell`agosto 2013 quando infuriavano gli scontri nelle strade egiziane e i morti si contavano a centinaia

L`inchiesta – Il crimine del ministro Alfano

L`interrogazione parlamentare ai ministri dell`Interno e degli Esteri

Nonostante il freddo linguaggio da trattativa commerciale, queste 49 pagine hanno deciso dell`esistenza di centinaia di persone. Profughi copti, oppositori politici, perseguitati di ogni tipo. Perché mentre il governo di centrosinistra sottoscriveva questo documento, dimenticava che la controparte era un dittatore. Un tiranno che sarebbe stato cacciato dal suo popolo, ma che era considerato un valido interlocutore dai governi `democratici`.

Il trattato permette l`espulsione rapida di persone spesso qualificate come egiziani dopo un riconoscimento sommario. Consente procedure semplificate – di poche ore – in un paese dove l`asilo viene concesso anche dopo due anni. Dove l`identificazione negli appositi centri dura fino a 18 mesi.

L`aspetto più assurdo è che l`Egitto ha ottenuto in cambio una quota di flussi. In pratica i due paesi si scambiano migranti entrati irregolarmente (che però non possono chiedere asilo) con ingressi formalmente regolari (che però spesso sono garantiti da falsi contratti di lavoro di imprenditori italiani).

Nell`agosto del 2013, quando i centri d`accoglienza siciliani scoppiavano e le procedure erano lentissime, le espulsioni degli egiziani avvenivano in 24 ore, per circa 90 persone. Nelle strade del paese nordafricano i morti si contavano a centinaia e l`esercito proclamava lo stato d`emergenza. Il ministro Alfano applicava il trattato con la fredda determinazione burocratica che prima o poi la storia giudica come atto criminale.

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Fonte: terrelibere.it

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