Tag Archives: egitto

Nel 2013 morti sul lavoro 70 giornalisti

.

.

infographie-en-1200

.

Settanta giornalisti uccisi nel 2013

.

Nel 2013 la Siria è stato il posto più pericoloso al mondo per i giornalisti, mentre in Iraq e in Egitto la situazione per i giornalisti è peggiorata notevolmente. Nel 2013 due terzi dei giornalisti morti mentre svolgevano il loro lavoro si trovavano in Medio Oriente, lo denuncia il Commitee to protect journalists, un’organizzazione con sede a New York che si occupa di monitorare la libertà di stampa nel mondo.

Nel 2012 i giornalisti morti sul lavoro erano stati 74, quindi il numero di giornalisti uccisi quest’anno è inferiore a quelli dell’anno precedente, ma il Cpj si sta occupando della morte sospetta di altri 25 giornalisti per cercare di capire se è collegata al loro lavoro.

Pakistan, Somalia, India, Brasile, Filippine, Mali e Russia sono i paesi più pericolosi per la stampa nel 2013, anche se in Pakistan e Somalia sono diminuiti gli omicidi di giornalisti. Anche in Messico, che è un paese molto pericoloso per la stampa, la situazione è migliorata e quest’anno nessun giornalista è morto sul campo.

Il 44 per cento delle vittime è stata assassinata. Il 35 per cento dei giornalisti è morto durante un combattimento o uno scontro a fuoco.

Il fronte siriano. In Siria nel 2013 sono morti 29 giornalisti, da quando è cominciata la guerra i giornalisti morti nel paese sono 63. Anche il numero di giornalisti rapiti nel paese è stato molto alto quest’anno: nel 2013 in Siria sono stati rapiti 60 reporter. Trenta sono ancora nelle mani dei rapitori e di molti di loro non si hanno notizie. La maggior parte dei giornalisti rapiti sono nelle mani di gruppi di ribelli, ma almeno un giornalista è morto mentre era in prigione a Damasco. “Abdul Raheem Kour Hassan, il direttore della radio d’opposizione Watan FM, è stato arrestato a gennaio e le autorità hanno informato la sua famiglia della sua morte solo ad aprile, senza dare nessun dettaglio. Si teme che sia stato torturato e ucciso dall’intelligence siriana in un carcere di Damasco”, spiega il rapporto di Cpj.

.

Fonte: Internazionale

.

Il materiale è disponibilie sotto  licenza Creative Common Attribuzione-Non commerciale-Condividi allo stesso modo 3.0.   88x31

.

.

 

 


Esclusivo! Il testo integrale dell`accordo Italia – Egitto che permette i respingimenti

.

.

images

.

Inedito / Il documento firmato da Intini e Mubarak nel 2007

ESCLUSIVO TERRELIBERE.ORG – Il testo degli accordi stipulati nel 2007 tra Italia ed Egitto che permettono l`espulsione immediata di migranti e profughi egiziani con un`identificazione sommaria. Firmati da Intini per il governo Prodi, sono stati applicati anche nell`agosto 2013 quando infuriavano gli scontri nelle strade egiziane e i morti si contavano a centinaia

L`inchiesta – Il crimine del ministro Alfano

L`interrogazione parlamentare ai ministri dell`Interno e degli Esteri

Nonostante il freddo linguaggio da trattativa commerciale, queste 49 pagine hanno deciso dell`esistenza di centinaia di persone. Profughi copti, oppositori politici, perseguitati di ogni tipo. Perché mentre il governo di centrosinistra sottoscriveva questo documento, dimenticava che la controparte era un dittatore. Un tiranno che sarebbe stato cacciato dal suo popolo, ma che era considerato un valido interlocutore dai governi `democratici`.

Il trattato permette l`espulsione rapida di persone spesso qualificate come egiziani dopo un riconoscimento sommario. Consente procedure semplificate – di poche ore – in un paese dove l`asilo viene concesso anche dopo due anni. Dove l`identificazione negli appositi centri dura fino a 18 mesi.

L`aspetto più assurdo è che l`Egitto ha ottenuto in cambio una quota di flussi. In pratica i due paesi si scambiano migranti entrati irregolarmente (che però non possono chiedere asilo) con ingressi formalmente regolari (che però spesso sono garantiti da falsi contratti di lavoro di imprenditori italiani).

Nell`agosto del 2013, quando i centri d`accoglienza siciliani scoppiavano e le procedure erano lentissime, le espulsioni degli egiziani avvenivano in 24 ore, per circa 90 persone. Nelle strade del paese nordafricano i morti si contavano a centinaia e l`esercito proclamava lo stato d`emergenza. Il ministro Alfano applicava il trattato con la fredda determinazione burocratica che prima o poi la storia giudica come atto criminale.

.

Fonte: terrelibere.it

.

.

 

 


Comunicato di Opal:«Ministro Bonino, cosa deve succedere ancora in Egitto per sospendere l’invio di armi italiane?»

.

.

451963397-300x225

.

Tra le armi in dotazione ai militari egiziani anche fucili d’assalto della ditta Beretta. Tra i bossoli trovati lo scorso anno in piazza Tahrir anche quelli della Fiocchi di Lecco (vedi foto)

«Ministro Bonino, cosa deve succedere in Egitto per sospendere l’invio di armi italiane?». E’ la domanda che l’Osservatorio OPAL di Brescia rivolge a mezzo stampa al ministro degli Esteri, Emma Bonino, a fronte delle ingenti esportazioni di sistemi militari destinati alle Forze armate egiziane. Esportazioni in costante crescita tanto che lo nel 2012, durante il governo Monti, hanno raggiunto i 28 milioni di euro e tra cui figura di tutto: dai fucili d’assalto e lanciagranate della Beretta alle munizioni della Fiocchi, dalle bombe per carri armati della Simmel alle componenti per centrali di tiro della Rheinmetall, dai blindati della Iveco alle “apparecchiature specializzate per l’addestramento militare”. L’Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere (OPAL) di Brescia ha infatti potuto esaminare attentamente la Relazione ufficiale sulle esportazioni di sistemi militari inviata al Parlamento nelle scorse settimane dal governo Letta.

«A fronte della situazione di forte tensione, agli arresti arbitrari dei leader politici e di giornalisti in Egitto, il presidente degli Stati Uniti ha deciso di rinviare la consegna dei caccia F-16 all’Aeronautica militare egiziana», dichiara Piergiulio Biatta, presidente dell’Osservatorio OPAL. «Ci aspettiamo che la titolare della Farnesina, che ben conosce la situazione nel paese nordafricano, faccia lo stesso e dichiari pubblicamente la sospensione dell’invio di ogni sistema militare alle forze armate egiziane», conclude Biatta.

Infatti con la riforma avvenuta lo scorso anno, la titolarità delle esportazioni di materiali militari risiede nella nuova Autorità nazionale per le Autorizzazioni di Materiali di Armamento (UAMA) presso la Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese (DGSP) del Ministero degli Affari Esteri.

«Apprezziamo la costante attenzione e la profonda preoccupazione espressa dal ministro Bonino per gli atti di violenza e di intimidazione nei confronti della popolazione», commenta Francesco Vignarca, coordinatore nazionale della Rete Italiana per il Disarmo a cui OPAL aderisce.  «Proprio per questo riteniamo che l’Italia – che sta per ratificare in Parlamento il Trattato internazionale sul commercio delle armi – si debba subito fare promotrice in sede europea di un’iniziativa affinché tutti i paesi membri dell’Unione sospendano l’invio di armi all’Egitto, fino a quando la situazione non si sarà chiarita».

Le esportazioni di armi dall’Italia all’Egitto sono in costante crescita e vedono il nostro paese tra i cinque maggiori fornitori europei delle Forze Armate egiziane. Lo spiega Giorgio Beretta, analista di OPAL. «Le autorizzazioni ministeriali per forniture di armamenti all’Egitto non superavano i 10 milioni di euro del 2010, sono salite a oltre 14 milioni di euro nel 2011 e lo scorso anno, col governo Monti, hanno toccato il picco di oltre 24,6 milioni di euro. E di conseguenza sono cresciute le consegne effettive di sistemi militari, che nel 2012 hanno superato i 28 milioni di euro (€ 28.679.837). Esportazioni che sono tuttora in corso, visto che nei primi tre mesi del 2013 l’ISTAT ha già rilevato spedizioni all’Egitto di armi e munizioni per oltre 2,6 milioni di euro», conclude Beretta.

Sorprende soprattutto la tipologia di armi esportate dall’Italia all’Egitto proprio tra il 2011 e il 2012, cioè durante le rivolte che hanno portato alle dimissioni del presidente Hosni Mubarak e alla nomina del nuovo presidente Mohamed Morsi, oggi a sua volta destituito.

Quello inviato dall’Italia alle Forze armate egiziane è un autentico arsenale bellico (vedi elenco a fine comunicato)

«Soprattutto – evidenzia Carlo Tombola, coordinatore scientifico di OPAL – sono da segnalare nel 2011, cioè nel bel mezzo delle rivolte popolari, le esportazioni dalla provincia di Lecco di munizioni probabilmente prodotte dalla ditta Fiocchi. Si tratta di forniture per oltre 41.900 euro, che possono corrispondere ad oltre 100mila munizioni. Ricordiamo che – come ha documentato Amnesty International – in piazza Tahrir dopo gli scontri tra manifestanti e forze armate del 2011 sono stati ritrovati dei bossoli di munizioni della Fiocchi».

Riguardo alle esportazioni della Fiocchi, l’Osservatorio OPAL fa notare una costante anomalia. Da oltre dieci anni le effettive spedizioni di munizioni ad uso militare della Fiocchi non sono mai riportate nella Relazione della Presidenza del Consiglio: ci sono le autorizzazioni rilasciate dai Ministeri degli Esteri e delle Finanze (per i pagamenti) ma manca il riscontro dell’Agenzia delle Dogane.

«In parole semplici – commenta Tombola – da oltre dieci anni la Fiocchi sta esportando munizioni di cui l’Agenzia delle Dogane non dà alcun riscontro nelle Relazioni governative, quasi si trattasse di munizioni per armi ad uso civile o sportivo e non invece di munizioni da guerra, e che come tali sono autorizzate e dovrebbero essere puntualmente riportate nella relazione governativa. Su questa stranezza, che potrebbe coprire ulteriori esportazioni di munizioni oltre quelle autorizzate, chiediamo al ministro Bonino di fare subito chiarezza», conclude Tombola.

ARMI ESPORTATE DALL’ITALIA ALL’EGITTO NEL TRIENNIO 2010-2012

  • Già nel 2010 erano state esportati al Cairo ben 2.450 fucili d’assalto automatici della ditta Beretta modello SCP70/90 corredati di 5.050 parti di ricambio a cui sono seguiti nel 2012 altri 1.119 fucili automatici sempre modello SCP70/90 e 2.238 caricatori e da altri 35 fucili d’assalto calibro 5,56 NATO modello ARX-160 ciascuno corredato da caricatori e baionetta e muniti di 35 lanciagranate e da silenziatori tutti dell’azienda bresciana Beretta.
  • Nel 2011 è stata autorizzata, dal governo Berlusconi, l’esportazione di 14.730 colpi completi per carri armati del calibro 105/51 TP-T IM 370 (equivalente al colpo completo cal. 105/51 TP-T M490) e nel 2012 altri 692 colpi completi calibro 40/70 PFFC IM212 con spoletta e altri 673 colpi completi 76/62 TP tutti prodotti da Simmel Difesa.
  • Sempre nel 2011 è stata autorizzata l’esportazione di 355 componenti per la centrale di tiro Skyguard per missili Sparrow/Aspide e affusti a cui sono seguiti nel 2012 altre 1.000 componenti e corsi d’addestramento per la stessa centrale di tiro prodotta dalla Rheinmetall Italia;
  • Nel 2012 è stata autorizzata dal governo Monti l’esportazione di 55 veicoli blindati Lizard della Iveco;
  • Vanno poi segnalate le esportazioni autorizzate nel 2012 a Oto Melara per attrezzature del cannone navale 76/62 S/R e apparecchiature elettroniche e software della Selex Elsag

Nei giorni scorsi l’Osservatorio OPAL ha anche segnalato le recenti forniture italiane di armi da guerra per le Forze armate del Kazakistan: vedi http://www.opalbrescia.org/

.

Fonte: O.P.A.L    (Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere e Politiche di Sicurezza e Difesa – Brescia

.

.