Monthly Archives: Aprile 2013

Offshore Leaks: come ha operato l’International Consortium of Investigative Journalism (ICIJ)

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Offshore Leaks: come scoprire storie in mezzo a 260 gigabytes di informazioni

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“Pazienza e perseveranza”. Sono le parole d’ ordine con cui l’ International Consortium of Investigative Journalism ha cercato di dare un senso ai 260 Giga di documenti alla base della più grande investigazione giornalistica transnazionale di tutti i tempi. Una dei giornalisti che hanno lavorato all’ impostazione dell’ operazione, Mar Cabra, freelance e Data research manager per l’ ICIJ,  racconta a Lsdi uno degli aspetti chiave dell’ operazione: capire che cosa e come cercare nella marea dei dati.

Gli altri aspetti più interessanti dal punto di vista tecnico: i software utilizzati per dare ordine; i gruppi di ricercatori in Germania, Inghilterra e Costa Rica; i sistemi di riconoscimento ottico dei caratteri di documenti illeggibili.

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di Daniele Grasso

“Pazienza e perseveranza”. Sono queste le parole d’ ordine con cui i giornalisti dell’ International Consortium of Investigative Journalism (ICIJ) hanno dato un senso ai 260 gigabytes di documenti alla base della più grande investigazione giornalistica transnazionale di tutti i tempi

Ormai nota come “Offshore Leaks”, si tratta di una serie di inchieste che l’ organizzazione – un progetto del Center for Public Integrity  – ha diffuso giovedì 4 aprile.

L’ investigazione riguarda il business di chi opera nei paradisi fiscali trasferendo l’ amministrazione dei propri beni ad una terza persona. Varie testate dei 46 Paesi da cui provengono gli 86 giornalisti che hanno preso parte a questa inchiesta globale – per l’ Italia, Leo Sisti, vice presidente e reporter di Irpi.eu (Investigative ReportingProject Italy), su L’ Espresso – hanno pubblicato i nomi e le storie di chi utilizza le compagnie “offshore” per evadere milioni di tasse all’ erario pubblico del proprio Paese.

Per capire come ci siano riusciti, bisogna risalire all’ inizio del 2012.

Gerard Ryle, un media executive australiano, si ritrovò tra le mani un disco fisso contenente 260 gigabytes di informazione relativa al mondo delle compagnie Offshore. Un ‘’leak’’ tanto gigantesco quanto quasi indecifrabile. Come spiega in un’ intervista al Neiman Lab,  Marina Walker Guevara, vice direttore dell’  ICIJ, Ryle bussò alla porta dell’ organizzazione chiedendo una scrivania e un po’ d’ aiuto. L’ obiettivo, identificare, verificare e contrastare 2,5 milioni di files contenenti informazioni finanziarie relative a più di 170 Paesi.

La prima idea, spiega Guevara, fu quella di creare un nucleo di sei giornalisti che si dedicasse giorno e notte all’ analisi dei dati. Ma avrebbe avuto senso cercare di capire, da un ufficio di Washington, se un nome dietro ad una compagnia in un paradiso fiscale avesse una qualche rilevanza in Romania, in Azerbaijan o in Spagna? Probabilmente i risultati non sarebbero stati gli stessi: “Si tratta di storie basate su una grande quantità di dati, ma non bastava osservare i documenti e sedersi a scrivere: avevamo bisogno di reporters sul terreno”, racconta Guevara.

Ai giornalisti sul terreno, però, era urgente dare dei nomi. E per scovare i nomi, bisognava mettere in ordine i dati. Come spiega l’ organizzazione in un post sul suo sito, il primo software utilizzato a questo scopo fu NUIX, che permette di effettuare una ricerca tematica interna ai documenti (si tratta di un software FTR, free text retrieval). L’ ostacolo dell’ altissimo costo del programma è stato risolto con un accordo con la compagnia che lo commercializza, che ha ceduto gratuitamente un limitato numero di licenze all’ ICIJ.

Per fare chiarezza tra i documenti e “pulire” i dati, invece, l’ ICIJ si affidò a programmatori in Germania, Inghilterra e Costa Rica. Dai tre paesi nacquero proposte pensate ad hoc per l’ analisi dei dati in possesso all’ organizzazione.

Superato anche l’ ostacolo dei documenti illeggibili dai computer grazie ad un sistema di riconoscimento ottico dei caratteri (Optichal Character Recognition, OCR), il database era pronto. Spesso, peró, la ricerca del proprietario ultimo di una compagnia non dava nessun risultato: “il problema era il disegno del database”, spiega l’ ICIJ.

Il database, dunque, fu ricostruito. E i reporter nei vari Paesi potevano quindi cominciare ad utilizzare InterData, un sistema di ricerca online, per scaricare le informazioni contenute su piú di 53.000 documenti. Dopo aver provato con il nome del proprio presidente del Governo o di un noto imprenditore -senza risultati-, risultò chiaro che non sarebbe stata un ricerca in stile Google.

Pazienza e perseveranza: “La chiave non era tanto nei documenti in sé, quanto nel sapere cosa cercare”, spiega per telefono a LSDI Mar Cabra, giornalista indipendente e Data Research Manager in quest’ ultima inchiesta dell’ ICIJ.

“Nei documenti – continua Cabra – non si trova il nome del beneficiario, ma quelli dei direttori delle aziende, di avvocati, dei prestanome”. Era dunque necessario tener ben presenti “le relazioni tra le persone citate e le compagnie che controllano”, precisa. O i risultati erano pagine bianche e frustrazione: i dati infatti non erano strutturati così come il reporter era solito pensare. L’ appoggio di un Data Research Manager fu quindi fondamentale per dare un senso alla ricerca tra i nomi di 122.000 aziende offshore, 12.000 intermediari e una lista di circa 13.000 possibili proprietari delle citate compagnie. Da quest’ analisi nacquero le prime storie, anticipate in Novembre da ICIJ e  Guardian, sulle fortune britanniche nelle Isole Vergini.

Resta ancora da chiarire se i dati e i documenti originali verranno pubblicati. Il dibattito, per il momento, è molto attivo sulle reti sociali. Tra i più critici con la momentanea decisione dell’ ICIJ di non pubblicare il database, c’ è Wikileaks, che rese pubblici, invece, i documenti (“puliti” e leggibili, così come gli furono consegnati) dei suoi files. In questo senso, secondo Mar Cabra, “l’ ICIJ non è Wikileaks: è un progetto giornalistico che crea storie per spiegare cosa c’ è dietro il sistema dei paradisi fiscali. Il suo obiettivo è praticare giornalismo e far sì che si capisca un problema, dandogli un nome e un cognome, scovato in un sistema di dati molto complesso”, spiega la giornalista.

Durante il mese di aprile, l’ ICIJ continuerà a pubblicare altre storie nate da un disco fisso di 260 gigabytes.

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Fonte:  Lsdi  (Libertà di Stampa e Diritto all’Informazione)

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Dove ti Curi. Scopri i migliori (e i peggiori) ospedali d’Italia

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Per aiutarti a capire dove ti curi, ma anche dove vanno i tuoi soldi di contribuente, Wired pubblica i dati integrali sulla qualità delle cure in tutti i 1.200 ospedali italiani, pubblici e privati, raccolti dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari (Agenas) del ministero della Salute. Per ogni ospedale, Agenas ha raccolto gli esiti delle cure per le principali patologie. Sono gli indicatori utilizzati in tutto il mondo e rappresentano le operazioni chirurgiche più comuni, come l’intervento a seguito di infarto oppure per frattura del femore (un parametro prezioso per comprendere la bontà delle cure agli anziani). Per ognuno di questi indicatori, ogni ospedali mostra un valore percentuale: l’indice di rischio. Questa variabile rappresenta la percentuale dei pazienti deceduti sul totale dei ricoveri effettuati. Un valore poi aggiustato, cioè corretto per rimuovere tutti i fattori che possono alterarlo a monte. Per esempio, l’età del paziente, la presenza di altre malattie durante l’operazione oppure la gravità delle sue condizioni. In questo modo gli ospedali di tutta Italia diventano davvero confrontabili. Con un po’ di buon senso, poi, è facile evitare i trabocchetti: un piccolo ospedale con due pazienti l’anno e decessi non è comparabile a un grande policlinico con migliaia di pazienti e, ovviamente, più rischi.

Da dove arrivano esattamente questi dati? Ogni anno Agenas raccoglie i valori presenti nelle schede di dimissione ospedaliera (Sdo) che l’ospedale compila per le dimissioni di ogni paziente ricoverato. Da tutte le schede di dimissione ospedaliera vengono calcolati gli indici di rischio con cui il ministero della Sanità tiene sotto controllo le performance dei vari nosocomi. Un lavoro imponente che fino allo scorso anno veniva eseguito in silenzio. Solo nel 2012, infatti, questi dati stati resi accessibili ai medici e ai giornalisti accreditati. Wired li pubblica integralmente per la prima volta in un formato ricercabile.

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Fonte: WIRED.IT

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Festival del volontariato 2013

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Giacomo Panizza ed Enzo Bianchi inaugurano il Festival del Volontariato

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Saranno due grandi protagonisti dell’Italia che si impegna per un Paese migliore ad inaugurare insieme alle autorità cittadine giovedì 11 aprile a Lucca il Festival del Volontariato. Don Giacomo Panizza, fondatore della Comunità Progetto Sud di Lamezia Terme -la sua storia è stata raccontata anche nel celebre programma televisivo di Fabio Fazio e Roberto Saviano “Vieni via con me”- e il priore della Comunità di Bose in Piemonte e scrittore Enzo Bianchi restituiranno al mondo della solidarietà il significato della parole “Giustizia” e “Dono”. Panizza parlerà presso la Sala A del Real Collegio alle 15, mentre Enzo Bianchi alle 18. In mezzo, dopo il taglio del nastro con le autorità cittadine, un’ora intensa di ricordo della fondatrice del Cnv Maria Eletta Martini a poco più di un anno dalla sua scomparsa.

Per quattro giorni la città sarà riempita da appuntamenti culturali e animazione presso il complesso dell’ex Real Collegio e altre piazze e palazzi. Sono più di cento gli appuntamenti culturali che accoglieranno circa 400 fra relatori e ospiti d’eccezione, un migliaio di volontari coinvolti; 150 le organizzazioni che partecipano. Un evento promosso dal Centro Nazionale per il Volontariato (Cnv) che conta sulla collaborazione e la partecipazione di tutte le istituzioni cittadine -grazie anche ai protocolli di intesa siglati dal Cnv con Comune di Lucca e Provincia di Lucca-, delle fondazioni bancarie, delle categorie economiche e sul sostegno del Cesvot, nonché sul patricinio del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e di numerose Regioni, sigle nazionali e associazioni.

PROTAGONISTA IL VOLONTARIATO – Il volontariato è un solido pilastro del welfare del Paese, partecipa diffusamente ai governi dei territori locali, anche se ha poca fiducia nella politica nazionale da cui si sente poco considerato. Ed è vivo e capace di rigenerarsi, tanto che il 72,3% delle organizzazioni ha meno di 26 anni e il 42% è nato dopo il 1995. E’ un quadro incoraggiante quello che emerge dalla ricerca promossa dalla Fondazione Volontariato e Partecipazione (Fvp) e dal Centro Nazionale per il Volontariato (Cnv). Una ricerca che fa il punto sui tratti salienti del volontariato e viene resa nota in occasione del Festival. Oltre 4 OdV su 10 (42,6%) sono state fondate dopo il 1995. Hanno cioè, a fine 2011, non più di 16 anni di vita. Più dell’81% di esse sono nate dall’iniziativa spontanea di un gruppo di persone. Dati che dimostrano, in attesa dei risultati dell’indagine censuaria Istat sul non-profit, l’elevata capacità auto-generativa che determina oggi una relativa, ma significativa “giovinezza” anagrafica delle OdV italiane.

LA PRIMA GIORNATA – Già denso il programma della prima giornata del Festival del Volontariato. Le sale del Real Collegio saranno aperte dalle 9 del mattino e dalle 9.30 il primo evento coinvolgerà le scuole e sarà dedicato al turismo responsabile. Alle 14 il seminario promosso dal MoVi “Per un nuovo patto sociale di cittadinanza. Idee per una nuova normativa del volontariato” con i due docenti universitari Emanuele Rossi e Maurizio Ambrosini. Alle 15 parlerà Don Giacomo Panizza e alle 16 il taglio ufficiale del nastro con le autorità cittadine. Alle 16.30 il convegno “Volontariato è partecipazione. In ricordo di Maria Eletta Martini”. A ricordarla il presidente del Cnv Edoardo Patriarca, i giovani che hanno operato insieme a lei, la familiare Gabriella Martini, il sindaco di Lucca Alessandro Tambellini, il presidente della Provincia Stefano Baccelli, Emanuele Rossi della Scuola Superiore S. Anna Pisa, Don Pietro Gianneschi e Flavia Nardelli Istituto Luigi Sturzo. Alle 18 l’intervento di Enzo Bianchi sul dono.

Alle 21.30 il primo spettacolo di Teatro Solidale con “Non c’è mai silenzio”, spettacolo teatrale di Elisabetta Salvatori dedicato alla strage alla stazione di Viareggio. Lo spettacolo sarà introdotto dalla presentazione del libri “Viareggio ferita nel cuore – 29 giugno 2009″ edito da Acsi Provinciale di Lucca.

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Programma completo

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Fonte: Festival del Volontariato

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