Monthly Archives: Ottobre 2011

Indignados, un fallimento tutto italiano

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Una meravigliosa occasione perduta

I cosiddetti Indignados italiani hanno fallito. O, forse, noi italiani non abbiamo compreso a fondo il significato dell’indignazione.
Si dirà che c’erano molti pacifici che credevano di marciare pacificamente; si dirà che una frangia violenta ben organizzata, magari con il supporto di elementi stranieri, ha rovinato una manifestazione bellissima. I black bloc sono diventati un alibi troppo scontato in un modo di manifestare diventato anacronistico, ancorato a schemi che hanno almeno 50 anni di vita, modelli che il potere politico finanziario è ben preparato a fronteggiare. È impossibile evitare la violenza dei ragazzi vestiti di nero? Sicuramente è possibile tenerli fuori dalla festa.

È proprio in questo che gli organizzatori della manifestazione italiana (unica in Europa ad aver preso questa piega vergognosa) hanno fallito. Quello degli Indignados è un movimento nuovo, fresco, creativo, improvvisatore. A Roma il tutto è stato pianificato come una qualsiasi manifestazione sindacale con il classico raduno in Piazza della Repubblica e fine corsa a Piazza San Giovanni. Nulla di nuovo. Come nuove non erano le presenze alla manifestazione: bandiere di Sinistra e Libertà, dei Cobas, del Partito comunista dei lavoratori, dei No Tav non avrebbero dovuto esserci. Tanto meno il gruppo del “no tessera del tifoso”. Sì, c’erano anche loro. (leggi tutto)

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Fonte: PeaceReporter

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Genova 2001 – Roma 2011: o tutti o nessuno.

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.Sottile strategia?

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Nuovi media, nuovi movimenti

1milione e 800mila copie in meno dei quotidiani (900 mila solo dal 2006 al 2010). E ora il colpo finale con i tagli del governo all’editoria. I giornali in cooperativa sono l’ultima voce da zittire INFORMAZIONE Dalla cultura del libro, alla dittatura dell’Auditel, fino ai social network Il medium delle rivolte ci inchioda al presente. È qui e ora, il tempo delle scelte

di Carlo Freccero

Tutti hanno recentemente sottolineato l’importanza dei social network per coordinare le rivolte spontanee nei paesi arabi, ma anche le manifestazioni degli indignados in Europa ed in America. Sicuramente i nuovi media sono una forma di comunicazione immediata che permette di indire e di coordinare in tempi brevissimi azioni sul territorio. Il problema è: siamo di fronte ad un semplice strumento di gestione delle nuove manifestazioni politiche, oppure assistiamo ad un cambiamento della politica a causa dell’influsso dei nuovi media?
Propendo per la seconda ipotesi. Sicuramente c’è del vero nell’intuizione di McLuhan che il medium è il messaggio. E sicuramente ha ragione Lyotard quando ne La condizione postmoderna scrive che sono destinate a sopravvivere solo le forme di sapere compatibili con i nuovi media. La comunicazione è importante. E proprio nella carenza di interesse per la comunicazione io vedo una delle maggiori cause di declino della sinistra.
Nel nostro passato prossimo ha prevalso la televisione generalista con i meccanismi perversi della rilevazione dell’audience e della gestione dell’opinione pubblica in termini di marketing. Oggi Internet fornisce un’alternativa poco costosa ed accessibile a tutti per comunicare, da individuo a individuo, sulla base di interessi comuni. Questi interessi possono essere solo culturali, come nel caso del culto condiviso per film, serie televisive o anime. Ma possono essere anche di impegno sociale su obiettivi limitati e condivisi, come la campagna sui referendum per il nucleare e l’acqua pubblica. I social network diffondono le idee in un pubblico già selezionato sulla base di scelte precise, e forniscono anche uno strumento di coordinamento immediato. Nello stesso tempo però selezionano obiettivi compatibili o incompatibili con questi mezzi di mobilitazione.
Vorrei fare una breve sintesi dei supporti media-politica, per capire meglio la situazione attuale. Scusate la genericità dell’analisi, ma una trattazione dettagliata richiederebbe la stesura di un saggio.
Il medium che ha contribuito di più alla formazione dell’età moderna è sicuramente il libro. Ne La Galassia Gutenberg McLuhan delinea la genesi dell’uomo tipografico.
Il libro permette un’esposizione dettagliata ed articolata delle idee, un uso rigoroso della logica, delle capacità critiche. Nello stesso tempo è alla base di progetti di grande respiro, le grandi narrazioni della modernità. La rivoluzione è una di queste narrazioni. Rispetto alle rivolte episodiche di oggi, la rivoluzione rappresenta un progetto totale e logico, articolato in senso globale rispetto a tutti gli aspetti della società esistente, e, come tale, difficile da mettere in pratica. Sono figli della cultura scritta, tutte le rivoluzioni moderne a partire dalla rivoluzione francese da cui il termine “sinistra” ha origine. Come spesso accade, il termine nasce casualmente da una situazione oggettiva. Il termine “sinistra” viene a caratterizzare la parte progressista della politica, in base al posto occupato dall’ala più radicale nel nuovo parlamento rivoluzionario. Che in qualche modo la sinistra è rimasta, ancora oggi, saldamente legata a quel periodo storico e a quei valori. Crede in obiettivi di ampia portata, rifiuta i nuovi media come sovrastrutturali, ed identifica nei programmi e nei partiti la vera natura della politica.
L’immobilità della sinistra in questo recente passato, è dovuta anche all’attenzione, tipicamente libresca, prestata alla redazione di una teoria articolata nei minimi dettagli, senza un interesse reale per il presente. (leggi tutto)

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Fonte: il Manifesto

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