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G8 Genova: agente di polizia inglese sotto copertura tra i black bloc

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G8 Genova, ecco l’agente inglese infiltrato fra i black bloc

G8 Genova, c’era un agente di polizia inglese sotto copertura tra i black bloc. Usava l’identità rubata a un neonato morto. Lo rivela un’indagine parlamentare sulla “sorella” britannica della digos

di Ercole Olmi

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Per la prima volta è ufficiale: c’erano agenti infiltrati tra i manifestati a Genova nel 2001. Infiltrati di lungo corso, non quelli mascherati per l’occasione, come gli agenti della scientifica scoperti dalle parti di Marassi con le pettorine da giornalisti.  Il Genoa Social Forum lo ha sempre denunciato: c’erano anche provocatori mischiati tra i manifestanti del blocco nero, agenti provocatori.

Scriveva il Guardian poche settimane fa: Rod Richardson ha festeggiato il suo 29° compleanno in grande stile il 5 gennaio 2002. Dopo aver bevuto tequila e assenzio, andò a una serata karaoke al pub Elm Tree di Nottingham. Si esibì in Firestarter dei Prodigy, agitando una sedia sopra la testa e urlando: «Sono un incendiario!». Era un incendiario sui generis e non era il suo compleanno. Bensì quello dell’identità fittizia che Richardson s’era creato per lavorare sotto copertura, infiltrato nei gruppi antagonisti britannici per conto della polizia di sua maestà. Perché il vero Rod Richardson, nato il 5 gennaio ’73 in ospedale a sud di Londra, è morto due giorni dopo. Sua madre è sconvolta dalla scoperta.

Undici anni di indagini e un’interpellanza parlamentare ci sono volute per scoprire che la polizia usa il nome di bambini morti per creare coperture a chi infiltra nelle frange considerate radicali della protesta sociale. Una foto ritrae il finto Rod proprio a Genova, nelle giornate del luglio, in perfetto stile balck bloc, travisato come anche i suoi colleghi italici usano fare per commettere reati che resteranno impuniti.

Jules Carey, legale di Barbara Shaw, la mamma del bimbo morto, audito in parlamento, ha spiegato che: «Crediamo che un funzionario di polizia abbia usato il nome Rod Richardson, per infiltrarsi sotto copertura tra il 2000 e il 2003, con quel nome, in vari gruppi politici».

The Met, la polizia metropolitana,  ha una politica: non confermare né smentire l’identità dei suoi agenti segreti.

L’infiltrato ha trascorso tre anni in posa come Richardson, tra i gruppi di protesta radicali a Londra e Nottingham. Ha viaggiato all’estero per partecipare a controvertici in Svezia, Francia e Italia. Si mostrava come personaggio eccentrico, diceva di essere istruttore di fitness ma era parte di un’operazione di sorveglianza sofisticata. Tra i suoi obiettivi c’erano gli anarchici “Wombles”, noti per le imbottiture protettive durante gli scontri con la polizia antisommossa. Secondo gli amici, era particolarmente coinvolto nelle manifestazioni del Primo Maggio, nei sabotaggi della caccia alla volpe  e in un gruppo chiamato Movement Against Monarchy.

“Rodders”, come era chiamato dagli amici, è estremamente fotogenico. Restano almeno tre sue foto genovesi. I suoi amici di allora, sotto choc, lo ricordano come sempre pronto a fare a botte con la polizia.

Quasi tutti gli agenti di polizia sotto copertura identificati finora hanno avuto rapporti sessuali a lungo termine con le persone che spiavano. Ma il Richardson farlocco era un’eccezione. Di tanto in tanto girava con una donna di nome Jo, probabilmente anche lei agente di polizia. La coppia si sarebbe trasferita in Australia nel 2003, con la motivazione che Jo aveva trovato lavoro in un’università. Rodders scomparve subito dopo.

Cosa ha fatto quest’uomo durante gli scontri del G8? Chi lo coordinava? Ha effettuato solo un’attività di intelligence o si è spinto anche a commettere reati? La polizia italiana era stata informata dai colleghi inglesi? Domande a cui difficilmente avremo risposte dirette vista l’opacità con cui si manifesta il potere di polizia alle nostre latitudini, la sua allergia ad essere controllato, a rispondere ai cittadini, a rispettare il dettato costituzionale, a prevenire e reprimere gli abusi commessi dai suoi agenti e dirigenti.

Invece, dalla commissione  – guidata dal magistrato inglese Sir Christopher Pitchford – per fare luce sui misfatti degli agenti undercover infiltrati dalla polizia britannica, e in particolare dalla special political unity, corrispettivo della Digos italiana, sta venendo fuori un dossier di perquisizioni e monitoraggi illegittimi di movimenti politici, e di comportamenti discutibili di singoli agenti, ad esempio fare un figlio con una persona spiata e poi sparire nel nulla.

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Fonte:  popoffquotidiano.it

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Contribuiamo alla realizzazione del film tratto dal libro “Un indovino mi disse…” di Tiziano Terzani

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UN INDOVINO CI DISSE. IL FILM
CHIAMATA ALLE ARTI

 

Serata di raccolta fondi per sostenere la produzione del film tratto dal libro “Un indovino mi disse” di Tiziano Terzani

 

Un appuntamento eccezionale, un invito a prendere parte a un viaggio formidabile, custodendo dentro di sé il privilegio e l’emozione di essere stati parte di un progetto di valore.

 

Il  Teatro Carlo Felice, all’interno della rassegna “Indovina chi viene a teatro”, ospiterà nel suo foyer una “Chiamata alle arti” per sostenere la produzione del film Un indovino mi disse, tratto dall’omonimo libro di Tiziano Terzani.

 

Filmati, letture e musica dal vivo per ripercorrere insieme la vita di Terzani e, in particolare, il viaggio nel cuore dell’Asia, raccontato in Un indovino mi disse. Un viaggio che, per lo scrittore, è stato tappa fondamentale di un percorso di trasformazione da corrispondente di guerra a uomo di pace.
Nel corso della serata il regista Mario Zanot – autore di Anam il senzanome, l’ultima intervista a Tiziano Terzani – insieme ad Angela Terzani Staude e alla direttrice della Compagnia Teatrale del Suq Carla Peirolero, presenterà il progetto del film tratto da Un indovino mi disse. Caterina Lazagna (voce), Massimo Vescovi (chitarra) e Lorenzo Serafin(contrabbasso) avvolgeranno di musica l’incontro con alcuni brani “unplugged”.
La Compagnia dei Giovani del Suq leggerà brani tratti da libri di Terzani.
Alla serata parteciperanno anche Paola Monticelli, coordinatrice Emergency Liguria e Alessandra Ballerini, avvocato civilista specializzato in diritti umani e immigrazione.

 

Informazioni utili:
www.unindovinocidisse.it
info@unindovinocidisse.it
Tel. 02 5691340

 

Il progetto cinematografico in generale

Alla fine del 2012 è stata lanciata sul web la campagna di raccolta fondi per realizzare un film da quello che è forse il libro più amato di Tiziano Terzani: Un indovino mi disse.
L’idea è del regista milanese Mario Zanot, documentarista e visual effects supervisor, che ha collaborato, tra gli altri, con Giuseppe Tornatore e Nanni Moretti, e che nel 2013 ha vinto il David di Donatello per i migliori effetti digitali del film Diaz, don’t clean up this blood di Daniele Vicari.
Zanot incontra Terzani nel 2004 per girare Anam il senzanome, l’ultima intervista rilasciata dal giornalista-scrittore, poco prima della sua scomparsa.
Il film Un indovino mi disse ripercorrerà il viaggio di Terzani alla scoperta del cuore magico dell’Asia, un viaggio che il giornalista fece nel 1993, spostandosi senza mai prendere aerei. All’apice della sua carriera infatti, in crisi umana e professionale, Terzani si aggrappa alla vecchia profezia di un indovino di Hong Kong: “Attento! Nel 1993 corri un gran rischio di morire. In quell’anno non volare. Non volare mai”.
Quella maledizione si trasforma per lui in una benedizione, un’occasione per reinventarsi la vita. In quello stesso anno, l’elicottero sul quale sarebbe dovuto salire cade. Un caso? Al di là della sua veridicità, la profezia lo aiuta a trovare una nuova dimensione umana e spirituale.
Un indovino mi disse sarà girato tra Vietnam, Laos, Cambogia, Birmania e Thailandia.
La sceneggiatura – a cui ha collaborato anche Angela Staude Terzani – è già pronta e alcuni partner stranieri hanno mostrato vivo interesse per il progetto.
In Italia Mario Zanot ha deciso di rivolgersi anche al pubblico, per far conoscere e finanziare almeno in parte questo film. Andando su www.unindovinocidisse.it è possibile dare il proprio contributo, versando pochi euro ma anche cifre più alte. In cambio si ha diritto a una ricompensa. Ad esempio chi sceglie di versare 50 euro vedrà il proprio nome nei titoli di coda del film.
Per promuovere questo progetto è stato fondato il Comitato Un indovino ci disse. Il film che sta organizzando serate di raccolta fondi in tutta Italia, delle “Chiamate alle arti”, durante le quali ripercorrere la vita di Terzani, corrispondente di guerra, viaggiatore e uomo di pace, attraverso la proiezione di filmati, la lettura di brani tratti dai suoi libri e musica suonata dal vivo. Grazie all’aiuto dei lettori di Terzani sono già state organizzate più di cinquanta serate, in piccole e grandi città. I soldi donati dagli utenti del web e quelli raccolti durante questi eventi andranno ad affiancarsi al finanziamento dei partner stranieri, per coprire il budget complessivo del film che si aggira intorno al milione e mezzo di euro. L’obiettivo è quello di iniziare le riprese nel 2014, decennale della morte di Terzani.
Una parte degli incassi del film verrà devoluta a Emergency, per l’ospedale di Lashkar-gah in Afghanistan, intitolato a Tiziano Terzani. Si tratta di un centro chirurgico in cui il 60% dei pazienti ricoverati è curato per ferite di guerra causate da bombe, mine antiuomo e pallottole, e dove un terzo dei pazienti ha meno di 14 anni.
In ogni caso, se la cifra raccolta attraverso il finanziamento popolare non dovesse essere sufficiente a garantire la produzione del film, l’intero importo, tolte le spese documentate, verrà devoluto a Emergency. Non puoi venire in Teatro?

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Non puoi venire in Teatro? Per seguirci in diretta streaming clicca qui

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Fonte:  Teatro Carlo Felice – Genova

 

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Genova – “Carlo Giuliani, ragazzo, 20 luglio 2001” scritta scolpita in un blocco di granito

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Un blocco di granito per ricordare Carlo

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Un blocco di granito con scolpita la scritta «Carlo Giuliani, ragazzo, 20 luglio 2001». Realizzato dai «compagni di Carrara», sarà collocato dai camalli genovesi questa mattina a piazza Alimonda, dove Carlo fu ucciso esattamente dodici anni fa. «La targa in passato è stata spesso danneggiata – ha spiegato ieri Giuliano Giuliani, padre di Carlo – e contro le “teste di marmo” abbiamo pensato di sostituirla con un blocco di granito».

Il comitato dedicherà la giornata di oggi al ricordo di don Andrea Gallo e della partigiana genovese Teresa Mattei (scomparsa il 12 marzo scorso), con musica e interventi dalle 14 in piazza Alimonda.

Domenica sera il Comitato Verità e Giustizia organizzerà un corteo per ricordare «la mattanza della scuola Diaz», con partenza alle 21 in piazza Alimonda.

Lunedì mattina, invece, una ventina di «reduci» della Diaz provenienti da tutta Europa torneranno per la prima volta nella scuola per un incontro pubblico, autorizzato dal nuovo preside dopo anni di dinieghi della vecchia dirigente scolastica. Quest’anno, inoltre, la famiglia Giuliani, in collaborazione con il centro sociale Pinelli, ha organizzato un torneo di calcio a 5 che si giocherà domenica al Ca’ de Rissi, nel quartiere di Molassana.

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Fonte: controlacrisi.org

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