Monthly Archives: Novembre 2010

San Suu Kyi: dopo l’euforia, la realtà.

La liberazione di Aung San Suu Kyi non è sufficiente per cambiare la Birmania. E non è ancora chiaro cosa il regime le lascerà fare

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La sua enorme presa sulla popolazione è stata appena confermata dal bagno di folla che l’ha accolta. Lei ha già moderato le sue posizioni, infondendo speranza ma stando ben attenta a non pestare i piedi alla giunta militare che l’ha tenuta prigioniera per 15 degli ultimi 21 anni. Mentre la Birmania e il mondo si sciolgono davanti alla liberazione di Aung San Suu Kyi, l’iniziale euforia di questi giorni dovrà però per forza scontrarsi a breve con la situazione reale sul campo: quella di un paese dove l’esercito non ha nessuna intenzione di cedere un potere che detiene da 48 anni, e dove una ricetta per la pacifica coesistenza dei generali e dell’eroina della democrazia non è stata ancora trovata.

Suu Kyi, l’ha confermato lei stessa, è libera senza condizioni. Almeno formalmente, ciò vuol dire che potrà girare a piacimento per la Birmania per lavorare al suo programma di riconciliazione nazionale. Ma quanto il suo attivismo sarà tollerato dal regime è tutto da dimostrare: Suu Kyi, va ricordato, era stata rimessa in libertà altre due volte, per poi tornare in detenzione con altri pretesti quando stava diventando un pericolo per il regime. Lo stesso entourage della donna teme per la sua sicurezza: “Basta un uomo armato tra la folla per attentare alla sua vita”, ha ammesso Win Tin, uno degli anziani fondatori della Lega nazionale per la democrazia di Suu Kyi.

“Siamo alle cosiddette fasi di studio”, spiega a PeaceReporter un osservatore di un’organizzazione per i diritti umani dotata di una capillare rete di informatori nel Paese. “Il regime ha concesso il momento di gloria a Suu Kyi, lei finora si è tenuta all’interno di una linea non scritta di cosa è consigliabile fare. I prossimi mesi saranno decisamente interessanti”. (leggi tutto)

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Fonte: PeaceReporter

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Approfondimento:

San Suu Kyi

Liberata Aung San Suu Kyi

Appello

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4 dicembre 2010 giornata di mobilitazione mondiale per l’acqua pubblica

CAMPAGNA REFERENDARIA L’ACQUA NON SI VENDE

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“Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci. ”   –  Ghandi

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4 dicembre 2010  giornata di mobilitazione mondiale

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P E R  L’ A C Q U A  P U B B L I C A  M O R A T O R I A  S U B I T O

REFERENDUM : DIRITTO DI VOTO NEL 2011

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VERSO CANCUN PER LA GIUSTIZIA SOCIALE E AMBIENTALE

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4 DICEMBRE 2010 GIORNATA DI MOBILITAZIONE MONDIALE

IN ITALIA MANIFESTAZIONI NEI TERRITORI

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Oltre un milione e quattrocentomila donne e uomini di questo Paese hanno firmato i tre quesiti referendari per la ripubblicizzazione dell’acqua, promossi dal Forum Italiano dei Movimenti per l’acqua e da una grandissima coalizione sociale raccolta nel Comitato Promotore.

Hanno posto la loro firma per una battaglia di civiltà, per la tutela e l’accesso universale ad un bene comune,contro ogni forma di privatizzazione e di consegna al mercato di un bene essenziale alla vita.

Con la loro firma, quelle donne e quegli uomini hanno posto un’imprescindibile questione di democrazia: sulla gestione di un bene fondamentale per la vita : questa importante decisione non può essere delegata ad alcuno, ma deve appartenere a tutti attraverso il referendum.

Per questo, per non tradire la fiducia e le aspettative della popolazione, chiediamo la MORATORIA:

un provvedimento di legge immediato che posticipi le scadenze previste dalla “ legge Ronchi”e per la soppressione degli ATO.

La battaglia per l’acqua, per la sua riappropriazione sociale , per la sua gestione pubblica e partecipata, è di per se un valore che si inserisce in un orizzonte più vasto: quella della tutela dei diritti e dei beni comuni , della “ Madre Terra “ nostra casa comune !

Dal 29 novembre al 10 dicembre 2010 si riunirà a Cancun la 16°  COP, dove nell’ambito dell’Onu, i Governi discuteranno su una delle grandi emergenze che il pianeta si trova ad affrontare: quella dei cambiamenti climatici di cui già oggi oltre 600 milioni di esseri umani, soprattutto nel Sud ma sempre più spesso anche nel Nord del mondo, subiscono le conseguenze negative dei disastri ambientali.

Un anno fa a Copenaghen, i governi dei paesi industrializzati decretarono il fallimento del COP 15 per i loro interessi speculativi e di profitto. In quella occasione, a Copenhagen e in tutto il mondo, ci furono grandi manifestazioni per dire “responsabile è il sistema, non il clima”, perché è l’insostenibile modello di sviluppo che domina il mondo a distruggere non solo il presente ma anche le speranze di futuro.

Per questo a Cancun, come nel mondo e in Italia, i movimenti sociali manifesteranno per dire a chiare lettere che se il clima fosse stato una banca sarebbe già stato salvato e che il cambiamento climatico si combatte con la giustizia sociale e ambientale.

FORUM ITALIANO DEI MOVIMENTI PER L’ACQUA

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Vivere senza soldi, la storia di Mark Boyle

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di Alessandra Profilio

31 anni e nemmeno un soldo in tasca. Una condizione comune di questi tempi. Eppure c’è qualcosa che distingue Mark Boyle da quella moltitudine di giovani che si ritrovano tristemente al verde: questo ragazzo inglese ha volontariamente deciso, nel novembre del 2008, di escludere il denaro dalla propria esistenza.

Tutto è iniziato in un pub: “Il mio amico ed io stavamo parlando di tutti i problemi del mondo – ricorda Boyle – come ad esempio lo sfruttamento della manodopera, la distruzione ambientale, gli allevamenti industriali, la sperimentazione sugli animali e le guerre per le risorse energetiche. Ho capito che erano tutti, in un modo o nell’altro, collegati al denaro. Ho deciso quindi di rinunciare ai soldi. Ho venduto la mia casa galleggiante a Bristol e ho lasciato il mio lavoro in una società di prodotti alimentari biologici”.

Da ormai due anni, dunque, Mark Boyle vive in un caravan (messo a sua disposizione da Freecycle, gruppo di persone che si scambiano gratuitamente oggetti) parcheggiato in una fattoria alle porte di Bristol, dove lavora come volontario tre volte alla settimana.

Vegetariano già da sei anni, ‘the no money man’, come è stato soprannominato, si nutre ora delle piante che coltiva, produce elettricità con un pannello solare, ha un telefono cellulare che utilizza solo per ricevere chiamate ed un notebook che si alimenta ad energia solare.  (leggi tutto)

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Fonte:  il Cambiamento

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