Monthly Archives: Gennaio 2010

Castelvolturno: Via il parroco che difendeva gli immigrati

Ho avuto il privilegio di
conoscere padre Giorgio 6 anni fa e devo ringraziarlo per tutto
quello che ha fatto, rischiando sempre in prima persona nel difendere
ed aiutare i più deboli. Una persona davvero eccezionale, una
persona forte, determinata e veramente libera. La sua partenza è una
grande perdita per Castevolturno. Noi tutti siamo convinti che la sua
è stata una partenza forzata perché non avrebbe mai lasciato il suo
popolo di donne, bambini, anziani, creature indifese così
all’improvviso. E, poi,  perché andar via proprio adesso? Ma la lotta
contro le ingiustizie a Castelvolturno continuerà!

Ciao Giorgio un saluto di pace da

madu

( vi passo dal sito di Articolo 21 quest’ultima intervista a padre Giorgio )

 

Via da Castel Volturno il parroco che difendeva gli immigrati

 

 

Giorgio Poletti, chi era costui? A guardare i giornali, tranne
l’Unità e le solite lodevoli eccezioni, sarebbe difficile saperne di
più. Eppure si tratta del sacerdote comboniano che, per oltre un
decennio, si è sporcato le mani a Castel Volturno e dintorni,
contrastando le camorre, denunciando gli intoccabili, dando ospitalità
agli ultimi, levando dalla strada chi stava per essere arruolato dalla
criminalità.

Questa Italia che ama tanto i preti e le suore
ossequienti non ha trovato il modo di occuparsi di questo prete da
strada che è stato messo sulla strada dai suoi superiori, forse perchè
ha osato troppo, ha rotto le scatole oltre i limiti del consentito,
forse perchè ha deciso di vivere il Vangelo in modi e forme che non
sono compatibili con lo spirito dei tempi, neppure dentro la chiesa.

Per
questo ci ha fatto piacere ricevere una bella intervista che un giovane
e coraggioso giornalista di Caserta Pietro Nardiello ha realizzato con
Padre Giorgio Poletti e che ha inviato a questo blog e al sito di
Articolo21 chiedendoci di farla conoscere, di dare la parola a questo
prete che non si è piegato e che non intende piegarsi.

Nelle sue
parole non troverete l’eco del narcisimo mediatico e politico proprio
di questa stagione, ma la determinazione di chi, pur soffrendo per una
scelta ingiusta, conferma il suo cammino, non arretra e annuncia che
continuerà lungo il sentiero della lotta per affermare i valori della
legalità, della accoglienza, della civile convivenza. (Giuseppe Giulietti Aticolo21)

Questo il testo completo dell’intervista di Pietro Nardiello:

Cosa ha rappresentato per lei essere parroco a Castel Volturno?
E’
difficile concentrare in poche battute quindici anni di vita e impegno
in un territorio. Tante cose, ovvio. Pensi che io sono stato il primo
parroco di una parrocchia che non esisteva, in pratica posso
sintetizzare questa sensazione come un’immersione in un  mondo che non
c’era. E poi le tante battaglie con i diversi esiti, sicuramente
un’esperienza di vita che porterò sempre con me.

Adesso andrà via da Castel Volturno, perche’?
I
comboniani non rimangano mai tanto tempo in un territorio, siamo dei
missionari. Comunque i motivi sono tanti e da tempo io avevo percepito
che da un momento all’altro avrei dovuto rifare le valigie 

Come mai?
Adesso
è in gioco il futuro di Castel Volturno a partire dalla bonifica che
bisogna fare di questo territorio ed io per qualcuno avrei
rappresentato un impedimento. Allo stesso modo non è mai stata
accettata la mia azione di protezione nei confronti degli
extracomunitari e anche da un punto di vista religioso non sono mai
stato tanto gradito. In  pratica non mi sono mai allineato a chi decide
e dispone. Dai permessi di soggiorni in nome di Dio all’incatenamento
dinanzi la prefettura di Caserta ho rappresentato sempre qualcosa di
ingovernabile.

Cosa occorre per cambiare il destino di Castel Volturno?
Una
maggiore intesa tra i residenti, tra i bianchi e i negri considerati un
impedimento allo sviluppo di questo territorio perché qui arriveranno
tanti fondi sui quali sono in tanti a volerci mettere le mani.

La stampa nazionale cosa può fare per aiutare questo territorio?
Rimanere
con il fiato sul collo alla camorra, che sfrutta gli immigrati, alla
mala politica a chi vuole continuare a lucrare su questa povera gente.

Cosa è stato fatto  per favorire veramente l’integrazione?
L’immigrazione
rappresenta una grande occasione ma, in realtà, sono pochissimi coloro
che veramente ci credono. Tutto questo è diventato un business, un modo
come tanti per fare soldi e nient’altro. Non c’è uno sforzo concreto
sull’integrazione e anche noi italiani dovremmo cambiare i nostri
atteggiamenti . Pensiamola pensiero leghista, siamo veramente fuori
dalla storia.

Continuerà a lottare per Castel Volturno?
Quindici
anni non possono essere cassati con un trasferimento. Adesso mi
riposerò per qualche settimana ma dopo riprenderò a sostenere la causa
di questo territorio. Non sarò presente fisicamente ma con lo sarò con
l’azione perché interessarsi all’immigrazione non rappresenta un lavoro
ma solamente una vocazione.

 

Chiunque abbia la possibilità di farlo raccolga questo testo e lo faccia girare nei modi e nelle forme che riterrà più giuste.

Padre
Poletti merita davvero il nostro grazie per quello che ha già fatto e
per quello che continuerà a fare, persone così meriterebbero davvero di
ricevere le più alte onorificenze della Repubblica. 

 


Inceneritori: Manipolati lavori scientifici?

Possiamo fidarci degli studi epidemiologici effettuati da esperti sulle emissioni dovute agli inceneritori? Pare proprio di no! Vi meravigliate? Io, no!  Ascoltiamo la d.ssa Gentilini.  (madu)

 

 

Medici e inceneritori

La Dott.ssa Patrizia Gentilini, membro del Coordinamento Nazionale
dei Comitati dei Medici per l’Ambiente e la Salute, analizza la spinosa
questione del rapporto salute-inceneritori e le implicazioni che questi
ultimi possono avere sulla salute degli esseri umani. Nonostante i
rischi siano davvero molteplici, c’è ancora chi ne omette l’esistenza.

 

di Patrizia Gentilini

Molti ricorderanno le tranquillizzanti parole del Prof. Umberto
Veronesi intervistato da Fazio a “Che tempo che fa” circa l’innocuità
degli inceneritori quando, con assoluta sicurezza, affermò: “zero rischio…”

Tuttavia certamente un numero minore di cittadini ha potuto ascoltare le parole dell’illustre oncologo quando intervistato su youtube affermava: “non sono un esperto di inceneritori” e che, quanto all’assenza di danni, si rimetteva ai suoi esperti affermando:“i miei esperti mi hanno giurato”.

Spiace davvero dover contraddire il Prof. Veronesi, ma proprio per
la serietà in passato dimostrata e per la gratitudine che gli dobbiamo
per gli indiscutibili miglioramenti nella chirurgia del carcinoma
mammario, sentiamo il dovere di consigliargli di scegliere meglio i
suoi esperti.

Siamo, infatti, venuti a conoscenza di lavori che recano anche la sua firma, quali ad esempio: “Il
recupero di energia da rifiuti: la pratica, le implicazioni ambientali
e l’impatto sanitario – Veronesi U, Giugliano M. Grasso M e Foà V”

in cui, con grande stupore, abbiamo dovuto constatare che sono stati
letteralmente stravolti risultati di lavori scientifici ed
epidemiologici in modo da assolvere gli impianti di incenerimento, con
buona pace dell’onestà intellettuale e del rigore scientifico.

Qualche esempio chiarirà meglio la questione: nel capitolo “L’ impatto sanitario” di Vito Foà, nelle pagine 54-55 vengono presi in esame quattro studi:
quello di Franchini M. e altri, pubblicato sugli Annali dell’Istituto
Superiore di Sanità nel 2004, quello di P. Elliot, del 1996, quello di
Hu S.W. e al. e infine lo studio denominato Enhance Health.

Di tutti viene fatto un utilizzo inappropriato, in particolare:

– lo studio di M. Franchini viene mutilato e ne sono totalmente ignorate le considerazioni sulla relazione fra inceneritori e cancro, in particolare che:“associazioni
statisticamente significative sono riportate da due terzi degli studi
che hanno preso in considerazione il cancro (mortalità, incidenza o
prevalenza)”.
(leggi tutto)

 

Fonte: TERRANAUTA

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Approfondimenti:

Inceneritori 

 


Via a Craxi, una proposta indecente!

Con la targa a Craxi tentano di riscrivere la storia del paese. Dopo lo sdoganamento dei fascisti e della pericolosa Lega ora cercano di sdoganare anche Craxi.  (madu)

 

Mio zio e mio nonno, uccisi dalla mafia,

non avranno mai una via!

 

 

Lettera aperta al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di
Benny Calasanzio, giornalista e nipote di Paolo e Giuseppe Borsellino

 

di Benny Calasanzio

Gentile Presidente della Repubblica,

le scrivo da semplice
cittadino che ha alle spalle un’infanzia segnata, come purtroppo tanti
siciliani, dagli omicidi del nonno e dello zio, ammazzati l’uno dopo
l’altro per mano mafiosa, per non aver ceduto la loro azienda alle
richieste di cosa nostra, pur sapendo che questo sarebbe costato loro
ciò che di più prezioso avevano: la vita.

Senza timore essi
decisero di barattarla con qualcosa che forse allora valeva di più, la
dignità, la capacità di poter guardare negli occhi fino in fondo noi,
piccoli nipoti che crescevamo in cattività, lontano dai mostri che
attanagliavano la Sicilia. Decisero di morire ma di farlo liberi e
portando con loro l’onore, la certezza di aver vissuto a testa alta, e
di non averla abbassata mai, nemmeno di fronte alla grande e solenne
cosa nostra, che all’epoca, come oggi, decideva su ogni cosa,
dall’assegnazione dei lavori pubblici alle nomine ministeriali.

Avevano
32 e 56 anni. Mio zio Paolo Borsellino, omonimo del giudice, aveva due
figli, uno di 2 e l’altro di 5 anni. Fu ucciso il 21 aprile del 1992.
Mio nonno, Giuseppe Borsellino, di anni ne aveva 52 e di voglia di
vivere tanta. Dopo essere riusciti con sacrifici indicibili a mettere
in piedi il loro impianto di calcestruzzo a Lucca Sicula (AG), e dopo
aver suscitato gli appetiti delle cosche locali, che li minacciarono
ripetutamente di morte, incendiando i loro mezzi e i loro frutteti,
decisero di non mollare. (leggi tutto)

 

Fonte: MicroMega

 

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Approfondimento:

Bettino Craxi