Tag Archives: ogm

Monti e la Sovranità alimentare, Monsanto e Anonymous.

.

Addio sovranità alimentare: Monti dichiara illegale l’agricoltura a “chilometro zero”

di Edoardo Capuano

Chi controlla il petrolio controlla le nazioni, chi controlla il cibo controlla il popolo“, è questo il pensiero di Henry Kissinger, ex Segretario di Stato dell’era Nixon e Ford e membro portante del gruppo Bilderberg.

Forse la possente azione dell’Unione europea, imbastita per dare l’assalto alla sovranità alimentare dei singoli stati, ha avuto origine da questo spassionato consiglio del famoso politico statunitense.

Fin dal 1998 è in vigore una direttiva comunitaria che riserva la commercializzazione e lo scambio di sementi alle ditte sementiere (Monsanto e altre multinazionali) vietandolo agli agricoltori. Ciò che i contadini hanno fatto per millenni è diventato un reato. Per far fronte a questa imposizione sono nate varie associazioni di volontari impegnati nel recupero delle varietà antiche e tradizionali, con lo scopo di preservare e distribuire a chi le richiede, sementi fuori dal catalogo uffìciale affidato alle mani delle multinazionali.

Con sentenza del 12 luglio, la Corte di Giustizia della UE ha confermato il divieto di commercializzare le sementi delle varietà tradizionali e diversificate che non sono iscritte nel catalogo ufficiale europeo.

Con questa sentenza sono messe fuorilegge anche le suddette associazioni di volontari. Essi sono criminali delle sementi, sporchi tradizionalisti che mirano alla condivisione incontrollata del bene comune.

Ma non è finita qui.

Il nostro premier golpista Mario Monti ha fatto ricorso alla Corte Costituzionale contro l’agricoltura a “chilometro zero”. In pratica il governo vuole bloccare alcuni atti normativi della Regione Calabria, rea di aver legiferato oltre la sue competenze stabilite in materia.

Secondo il governo oligarchico la legge regionale contiene delle disposizioni che, nel favorire la commercializzazione dei prodotti regionali, ostacolerebbero la libera circolazione delle merci in contrasto con i principi comunitari. In sostanza, la normativa regionale viene considerata alla stregua di un provvemento di natura quasi autarchica tale che i prodotti regionali avrebbero un vantaggio considerato contrario al principio di libera circolazione delle merci rispetto ai prodotti extraregionali.

(Qui troverete il Comunicato ufficiale del governo tecnocrate contro l’agricoltura a “Km zero”)

E’ chiaro che il ricorso mira a liberare il campo alle multinazionali da qualsiasi tipo di concorrenza.

Distruggono le aziende locali, devastano il tessuto sociale e rendono il popolo completamente dipendente da strutture extraterritoriali e multinazionali senza scrupoli. Annientano la tradizione, distruggono l’identità e le coscienze per imporre il loro progetto di governo mondiale.

Il controllo delle sementi, quindi dell’agricolura, e di conseguenza degli alimenti è il chiaro segno che si aprono il varco per l’introduzione delle colture Ogm.

Attentano alla basi della coesione sociale. L’agricoltura, ricordiamolo, è un bene comune nato 10.000 anni fa. Da quando l’uomo ha fatta propria questa arte, sono nati i primi centri urbani, le prime aggregazioni civili, è stata la base dello sviluppo della società che oggi andiamo demolendo.

Il culto dell’ugualianza e dell’omologazione sta per convertire le diversità agro-alimentari.

Quando tutto il cibo apparterrà alle multinazionali come faremo? E’ questa l’anticamera della nuova schiavitù?

.

Fonte: ECplanet

.

__________________________________________________________________________________________________________

Dopo la lettura di questo articolo con sommo piacere vi linko l’attacco al sito della Monsanto da parte degli hackerattivisti di Anonymous. Attacco effettuato  nella giornata di lunedì 17 settembre, giornata dedicata alla mobilitazione mondiale contro le multinazionali dell’agroalimentare (Occupy Monsanto).  (madu)

.


Il Web lancia il boicottaggio di Barilla!

       Boicotta

.

La protesta contro la Barilla parte dalla rete  (*)

di Chiara Amendola

Parte dalla rete la protesta contro l’Impresa di prodotti alimentari più famosa d’Italia: la Barilla.

L’azienda, non più italiana ma americana, usa grano con tassi di micotossine altissimo, e quindi ammuffito, derivante da lunghi stoccaggi, al prezzo più basso possibile.

Ma perché accade ciò?

La storia risale al 2006 quando l’Unione Europea decise di alzare i livelli di micotossine presenti nel grano duro in modo che anche gli altri paesi, con climi più sfavorevoli, potessero produrlo. Una decisione basata su fini puramente commerciali. Oltre ad impoverire la qualità dei prodotti, infatti, la manovra rappresentò un duro colpo per i contadini del Sud Italia. Quest’ultimi, il cui grano non conteneva micotossine poiché lavorato naturalmente, furono meccanicamente esclusi dal mercato europeo.

Il discorso però era, ed è, diverso per i paesi d’oltreoceano. Per l’esportazione del prodotto in Usa e in Canada i parametri cambiano. In questo caso il grano deve avere un tasso di micotossine pari alla metà di quello accettato dalla UE per le importazioni.

In questo modo è successo che:

I prezzi internazionali del grano duro di riflesso sono crollati, circostanza favorevole per i commercianti italiani ed i monopolisti internazionali che hanno potuto acquistare il grano al prezzo più basso possibile dai contadini meridionali, messi alle strette dalle direttive europee. Questi stessi imprenditori hanno esportato poi il grano italiano migliore all’estero, lucrando sul prezzo, per poi portare da noi prodotti realizzati con il grano ammuffito, accumulatosi nei depositi, e radioattivo.

Alla luce di ciò il web, attraverso i social network, sta diffondendo il messaggio per boicottare la Barilla, principale azienda responsabile di questo disastro alimentare, incentivando gli utenti ad acquistare solo prodotti graminacei coltivati nello stivale e di agricoltura biologica.

Operazione non semplice visto che la Barilla è presente nel mondo con i marchi con il più alto valore commerciale: Motta, Essere, Gran Pavesi, le Tre Marie, le Spighe, Mulino Bianco, Pavesini, Voiello, Panem.

La protesta sta raccogliendo consensi e già esistono liste di discussione dove è possibile trovare un’ alternativa di prodotti, completamente realizzati in Italia e non OGM, da poter sostituire al colosso americano.

Fonte:  Controlacrisi.org

.

___________________________________________________________________________________________________________

Viste le tante e giuste richieste nei commenti sono riuscito a trovare la fonte reale dell’articolo:

(*)   Il post è stato lanciato su Facebook il 18 febbraio 2012 nelle note di : “Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo“. In seguito, il 20 aprile 2012,  viene postato un altro articolo collegato a Barilla e all’agricoltura biologica.

(**) Errata corrige: La Barilla è stata americana dal 1970 al 1979.  Il marchio ”Le Tre Marie” è stato venduto a Sammontana.    FONTE: Wikipedia

.


OGM: quello che Clini dovrebbe sapere

.

Le sorprendenti affermazioni sugli Ogm del Ministro dell’Ambiente Clini e una parte dei commenti e delle affermazioni che ad esse hanno fatto seguito (talvolta ugualmente stupefacenti) richiedono un urgente commento.

Il Comitato scientifico EQUIVITA (già CSA), che sin dagli albori ha seguito il lancio sul mercato di questi alimenti e le vicende politiche che lo hanno accompagnato (a livello sia europeo che globale) ritiene sia suo dovere rendere note alcune precisazioni e smentire informazioni errate che sono state pubblicate.

E’ errato affermare che senza l’ingegneria genetica non avremmo alcuni dei prodotti italiani più tipici: incroci e mutagenesi non hanno nulla a che vedere con le modifiche genetiche che danno origine agli Ogm.

E’ errato far intendere che chi si oppone agli Ogm è contrario all’uso delle biotecnologie e alla ricerca. Al contrario, chi come noi si oppone ad un uso improprio delle biotecnologie chiede cha la ricerca venga incentivata, ma avvenga in ambiente confinato per evitare il rischio di una contaminazione dagli effetti imprevedibili quanto incontrollabili (via libera dunque alla ricerca in laboratorio e in particolare alla ricerca farmacologica, purchè vengano rispettati i necessari paletti etici).

E’ errato affermare, come hanno fatto per anni le multinazionali e come molti sostengono tuttora, che gli Ogm consentono di “combattere la fame nel mondo” in quanto producono di più. Numerosi studi scientifici, incluso il rapporto IAASTD di 400 scienziati indipendenti, commissionato dalla Nazioni Unite, hanno dimostrato che gli Ogm producono in media un 10% in meno delle colture convenzionali.

E’ errato sostenere che gli Ogm consentono di ridurre l’uso dei pesticidi: gli stessi studi hanno tutti dimostrato che con gli Ogm l’uso dei pesticidi aumenta di ben 4 volte!

E’ errato non far sapere che il FDA, ente di controllo statunitense, che autorizza al commercio ogni prodotto nuovo, dovette ricorrere alla definizione di “sostanze sostanzialmente equivalenti a quelle naturali” per aggirare l’ostilità dei suoi stessi scienziati a rilasciare i permessi.

E’ errato sostenere che gli Ogm non recano danno alla salute. Esiste il danno diretto (allergie, qualche intossicazione), ma poiché tutti i pesticidi sono causa provata di tumori, danni neurologici e molti altri, il danno in assoluto più grave è quello indiretto, causato dall’uso dei pesticidi: questo, come abbiamo visto, viene quadruplicato nelle colture di Ogm vegetali che, al 70%, sono modificati per resistere proprio ai pesticidi (diserbanti). Il danno deriva anche dal residuo 30% di piante Ogm, modificate per divenire esse stesse pesticida e combattere in tal modo gli insetti predatori. Gli effetti devastanti di tanta tossicità che dalle colture Ogm si trasmette nell’ambiente circostante, sono ben noti nei paesi dove gli Ogm vengono coltivati. Due sole testimonianze: il ripetuto allarme degli agricoltori USA causato dalle “superweeds” (supererbacce), ovvero piante infestanti divenute talmente “resistenti” da rendere necessario il ricorso a veleni sempre più potenti (www.equivita.it/index.php/it/newslettermanipolazioni), e l’appello lanciato in tutto il mondo dei medici argentini per salvare la popolazione argentina dagli effetti gravissimi dell’inquinamento chimico dovuto alla soia Ogm (www.equivita.it/index.php/it/comunicati/12-comunicati/401-comunicato-310711).

E’ errato sostenere che gli Ogm risolveranno i problemi nutritivi e ambientali. In oltre 15 anni di produzione, le uniche caratteristiche introdotte negli Ogm che hanno trovato applicazione pratica sono state le due già citate: resistenza ai diserbanti e tossicità per gli insetti predatori. Due tratti “commerciali” e non certo “migliorativi”, che, come abbiamo visto, hanno causato non pochi problemi agli agricoltori, all’ambiente e ai cittadini.

E’ errato non rivelare che gli Ogm si diffondono in modo incontrollato (nell’aria, l’acqua e il suolo) anche a molti chilometri di distanza, rendendo in pratica impossibile la loro coesistenza con le colture tradizionali o biologiche. Non è un caso infatti che la UE, dopo avere stabilito le regole di tracciabilità e di etichettature degli Ogm al fine di consentire la nostra libera scelta alimentare, si sia arresa davanti all’ultimo capitolo, quello delle regole di coesistenza, e ne abbia delegato la stesura agli Stati membri.

E’ errato non far sapere che gli  Ogm sono stati, per le industrie che in essi hanno investito a partire dal 1980,“il peggiore investimento degli ultimi anni” e che degli attuali terreni coltivati in Europa essi coprono soltanto lo 0,06% di superficie. Ciò si deve al fortissimo movimento d’opposizione che ha contrastato l’influenza dei “poteri forti” sui governi. Oggi la Monsanto (una delle più importanti multinazionali biotech) ha rinunciato ad esportare il mais MON810 in Francia e la BASF, maggiore azienda chimica mondiale, ha rinunciato al suo piano di sviluppo di Ogm in tutta Europa … mentre un’analoga situazione di stallo riguarda pure l’Asia e le Americhe … Oggi infatti l’80% delle coltivazioni Ogm del mondo si trovano concentrate in sole 4 nazioni: Stati Uniti, Canada, Brasile e Argentina.

E’ oltremodo scorretto non far sapere che la caratteristica più importante che contraddistingue gli Ogm è che tali organismi (sia piante che animali), con il pretesto della modifica genetica, vengono brevettati, ovvero privatizzati. La multinazionale detentrice del brevetto potrà esigere da quel momento il “diritto di brevetto” ad ogni risemina della pianta, ad ogni ciclo riproduttivo dell’animale. Migliaia di azioni legali ne sono derivate, promosse dai “colossi” del biotech (la più famosa quella della Monsanto contro il canadese Percy Schmeiser, che con grande coraggio si oppose dimostrando che nelle sue colture di colza, minacciate di sequestro, gli Ogm non erano stati seminati ma erano giunti per inquinamento).

E’ oltremodo scorretto non ricordare – quando si parla di Ogm – che la materia vivente del pianeta è il “bene comune” più prezioso di noi tutti (più dell’acqua) e che la nuova legge brevettuale (definita dagli esperti “mostro giuridico”), adottata negli Stati Uniti nel 1980, poi in Europa nel 1998, ha dato inizio ad una nuova forma di colonizzazione dei paesi poveri da parte delle multinazionali dei paesi ricchi, il fine evidente di queste ultime essendo il controllo del mercato più vasto e più ambito:  il mercato del cibo (e la minaccia riguarda anche l’Europa).

E’ importante invece che si capisca che gli Ogm sono ben lontani dall’essere, come qualcuno tenta ancora di far credere, uno strumento per l’equa distribuzione del cibo.La fame nel mondo – tutti ormai lo sanno – non è dovuta a carenza di cibo (che al momento non scarseggia, come dichiara anche la FAO) ma ad una carenza di denaro dei paesi poveri, costretti ad esportare la loro produzione agricola di sussistenza, rinunciando a sovranità e sicurezza alimentari.

E’ importante che si sappia che a quest’ultima rinuncia si aggiungono ulteriori danni, che vanno dalla scomparsa di tradizioni e culture locali al pagamento dei diritti di brevetto, al rischio di vedere i raccolti vanificati (vedi gli esiti del cotone bt in india e i 200.000 suicidi di piccoli agricoltori di quel paese). Ma il danno più grave che si aggiunge è la perdita di biodiversità, vera ed unica ricchezza dei paesi poveri.


Per tutte queste ragioni gli Ogm, lungi dall’essere strumento di un’equa distribuzione del cibo,  sono al contrario un fattore importante della crisi di fame nel mondo e di una pericolosa deriva del pianeta verso un’ingiustizia sempre più diffusa.  

Fonte: EQUIVITA

Per informazioni:

Comitato Scientifico EQUIVITA (Italia)
Tel. + 39.06.3220720, + 39.335.8444949 –                                                                                                                                             
E-mail: equivita@equivita.it
www.equivita.org

.