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Brin: la Rete è in pericolo, Google ultimo baluardo
di Mauro Vecchio
La grande minaccia al Web libero secondo il co-founder di BigG. La cybercensura dei governi, le lobby anti-pirateria, i giardini recintati di Apple e Facebook
Una minaccia incombente sulla libertà del vasto ecosistema connesso, annunciata dal co-founder di Google Sergey Brin in una lunga intervista al quotidiano britannico The Guardian. In pericolo sarebbero i principi fondamentali di apertura e libero accesso alla Rete, in un ambiente digitale che sembra ormai distante dagli albori della grande rivoluzione tecnologica.
“In tutto il mondo, esistono forze molto potenti che si sono allineate su più fronti contro la Rete libera – ha esordito Brin – Sono più preoccupato ora che in passato. È spaventoso”. Chi porterebbe al web questa minaccia così terribile? Innanzitutto i vari governi del pianeta, quelli che combattono la libera circolazione di opinioni nell’era della condivisione online.
Dalla grande muraglia digitale in Cina al blocco dei social network in Iran. La natura aperta e democratica della Rete messa in pericolo dal regime della cybercensura, sui ripetuti tentativi di tecno-controllo da parte delle autorità più repressive. I vari nemici di Internet sono annualmente denunciati dall’organizzazione internazionale Reporters Sans Frontieres (RSF).
Ma la minaccia paventata da Brin non passa soltanto per la censura a livello governativo. Le lobby legate all’industria dell’intrattenimento hanno scatenato un’agguerrita battaglia contro la condivisione pirata, attraverso disegni di legge – SOPA, CISPA, ma anche trattati come ACTA – pericolosi per la libertà d’espressione sul web.
Infine, la terza forza indicata dal co-founder di BigG. Colossi come Apple e Facebook starebbero stringendo la morsa per una visione “balcanizzata” della Rete. Attraverso rigide piattaforme proprietarie che sarebbero ormai riuscite a chiudere milioni di utenti nei cosiddetti walled garden, giardini recintati per il controllo totale delle attività condivise.
Tornano così i vecchi dissapori tra Google e il sito di Mark Zuckerberg, in particolare la battaglia sull’esportazione dei contatti Gmail verso il social network da quasi 900 milioni di amici. L’azienda di Mountain View aveva di fatto bloccato Facebook, dopo un tentativo silente di sfruttare l’immenso patrimonio di dati sul sito in blu.
Il ragionamento offerto da Brin sembra chiaro. L’ecosistema digitale voluto da Facebook non permetterebbe oggi la nascita di un protagonista come Google. “Con tutte queste regole, l’innovazione rischia di essere limitata”, ha sottolineato Brin. Curioso però il motivo citato dal co-founder di BigG.
“C’è tanto da perdere con i sistemi recintati. Ad esempio, tutte le informazioni contenute nelle applicazioni. Questi dati non sono rintracciabili dai crawler del web. E quindi l’utente non li può cercare”. È dunque questa la minaccia portata dai colossi 2.0 come la piattaforma di Zuckerberg? In altre parole, per Brin tutto quello che non è indicizzabile da Google sarebbe un problema, in una inedita sovrapposizione tra Google stessa e una Internet libera.
“Facebook ha succhiato per anni i contatti Gmail”, ha ribadito Brin. È tutta una questione di libero accesso alle informazioni da parte di società private che offrono servizi ormai fondamentali ai netizen? C’è chi ha infatti ricordato a BigG le sempre attuali problematiche relative al rastrellamento selvaggio di dati personali e attività di navigazione web.
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Fonte: Punto Informatico
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