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USA – Deputati repubblicani: chiudete l’account Twitter del gruppo palestinese di Hamas

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USA: soffocate i cinguettii di Hamas

Un gruppo di deputati repubblicani chiede di chiudere l’account Twitter del gruppo palestinese, considerato una minaccia terroristica per gli Stati Uniti. L’FBI si riserva di valutare il caso

di Cristina Sciannamblo

Una richiesta netta che non ammette mediazioni: sette deputati repubblicani statunitensi hanno chiesto ai vertici di Twitter e alle autorità federali di chiudere l’account dell’organizzazione politica palestinese Hamas, considerata alla stregua di un gruppo terrorista.

La richiesta giunge dopo la recrudescenza delle ostilità tra Israele e il movimento palestinese, che ha eletto proprio la piattaforma cinguettante a teatro mediatico della contesa bellica. Il gruppo di politici d’Oltreoceano è guidato dal membro del Congresso Ted Poe, il quale avrebbe inviato una lettera formale all’FBI per esprimere i propri timori circa un potenziale attentato che Hamas potrebbe compiere nei confronti di obiettivi a stelle e strisce. “Autorizzare organizzazioni terroristiche come Hamas a operare su Twitter significa supportare il nemico”, ha spiegato Poe.

Il deputato texano ha quindi aggiunto che la piattaforma di microblogging fungerebbe da supporto all’azione terroristica in quanto fornirebbe ai terroristi “l’abilità di diffondere liberamente la propria propaganda violenta e di mobilitare nuove forze nella guerra contro Israele”.

Al momento, l’FBI non ha trasmesso alcuna replica anche se le autorità hanno spiegato di dover valutare l’entità del pericolo e dunque procedere alla risposta. Non rimane che attendere se la polizia federale deciderà di optare per la repressione dei canali di comunicazione.

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Fonte: Punto Informatico

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Twitter, cambio password per falso allarme

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di Cristina Sciannamblo

Il servizio di microblogging procede al reset di parte degli account utenti temendo un attacco informatico in atto. Smentito dopo qualche ora. Ma le raccomandazioni sulla sicurezza restano valide, e gli utenti dovranno procedere a rinnovare le credenziali

Una email inviata a moltissimi utenti di Twitter con la richiesta di modificare le password di accesso al servizio, per scongiurare le eventuali ripercussioni negative determinate da un attacco cracking volto al furto delle credenziali di ingresso nel sistema. La comunicazione è partita dagli stessi gestori del social network, preoccupati di una possibile falla presente nei meccanismi di sicurezza.

“Twitter crede che il tuo account possa essere stato compromesso da un sito o un servizio non associato a Twitter. Abbiamo resettato la tua password per prevenire agli estranei l’accesso al tuo account”, recita la missiva digitale inviata a una parte non piccola dell’utenza cinguettante.

Secondo le testimonianze, tra i profili presi di mira figurano anche quelli legati ad alcuni grandi gruppi mediatici, come il famoso blog di tecnologia TechCrunch e la BBC. Inizialmente, il social network non ha fornito dettagli circa le modalità della presunta imboscata informatica, né un’eventuale stima de danni.

Un mistero che si è chiarito nel giro di poche ore grazie a un intervento dello stesso servizio di microblogging, nel quale spiega di aver involontariamente azzerato le password, smentendo di fatto l’esistenza di un attacco in corso.

Non è la prima volta, del resto, che il tecnofringuello procede a un reset delle credenziali d’accesso al servizio per sbaglio (o per eccesso di zelo), in seguito al sospetto di un possibile attacco di phishing.

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Fonte: Punto Informatico

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La Rete è in pericolo!

 

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Brin: la Rete è in pericolo, Google ultimo baluardo

di Mauro Vecchio

La grande minaccia al Web libero secondo il co-founder di BigG. La cybercensura dei governi, le lobby anti-pirateria, i giardini recintati di Apple e Facebook

Una minaccia incombente sulla libertà del vasto ecosistema connesso, annunciata dal co-founder di Google Sergey Brin in una lunga intervista al quotidiano britannico The Guardian. In pericolo sarebbero i principi fondamentali di apertura e libero accesso alla Rete, in un ambiente digitale che sembra ormai distante dagli albori della grande rivoluzione tecnologica.

“In tutto il mondo, esistono forze molto potenti che si sono allineate su più fronti contro la Rete libera – ha esordito Brin – Sono più preoccupato ora che in passato. È spaventoso”. Chi porterebbe al web questa minaccia così terribile? Innanzitutto i vari governi del pianeta, quelli che combattono la libera circolazione di opinioni nell’era della condivisione online.

Dalla grande muraglia digitale in Cina al blocco dei social network in Iran. La natura aperta e democratica della Rete messa in pericolo dal regime della cybercensura, sui ripetuti tentativi di tecno-controllo da parte delle autorità più repressive. I vari nemici di Internet sono annualmente denunciati dall’organizzazione internazionale Reporters Sans Frontieres (RSF).

Ma la minaccia paventata da Brin non passa soltanto per la censura a livello governativo. Le lobby legate all’industria dell’intrattenimento hanno scatenato un’agguerrita battaglia contro la condivisione pirata, attraverso disegni di legge – SOPA, CISPA, ma anche trattati come ACTA – pericolosi per la libertà d’espressione sul web.

Infine, la terza forza indicata dal co-founder di BigG. Colossi come Apple e Facebook starebbero stringendo la morsa per una visione “balcanizzata” della Rete. Attraverso rigide piattaforme proprietarie che sarebbero ormai riuscite a chiudere milioni di utenti nei cosiddetti walled garden, giardini recintati per il controllo totale delle attività condivise.

Tornano così i vecchi dissapori tra Google e il sito di Mark Zuckerberg, in particolare la battaglia sull’esportazione dei contatti Gmail verso il social network da quasi 900 milioni di amici. L’azienda di Mountain View aveva di fatto bloccato Facebook, dopo un tentativo silente di sfruttare l’immenso patrimonio di dati sul sito in blu.

Il ragionamento offerto da Brin sembra chiaro. L’ecosistema digitale voluto da Facebook non permetterebbe oggi la nascita di un protagonista come Google. “Con tutte queste regole, l’innovazione rischia di essere limitata”, ha sottolineato Brin. Curioso però il motivo citato dal co-founder di BigG.

“C’è tanto da perdere con i sistemi recintati. Ad esempio, tutte le informazioni contenute nelle applicazioni. Questi dati non sono rintracciabili dai crawler del web. E quindi l’utente non li può cercare”. È dunque questa la minaccia portata dai colossi 2.0 come la piattaforma di Zuckerberg? In altre parole, per Brin tutto quello che non è indicizzabile da Google sarebbe un problema, in una inedita sovrapposizione tra Google stessa e una Internet libera.

“Facebook ha succhiato per anni i contatti Gmail”, ha ribadito Brin. È tutta una questione di libero accesso alle informazioni da parte di società private che offrono servizi ormai fondamentali ai netizen? C’è chi ha infatti ricordato a BigG le sempre attuali problematiche relative al rastrellamento selvaggio di dati personali e attività di navigazione web.

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Fonte: Punto Informatico
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