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Oggi…”Dove Bisogna Stare” un film di Daniele Gaglianone

 

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Dove Bisogna Stare di Daniele Gaglianone alla 36^ edizione del Torino Film Festival nella sezione TFFDOC/FUORI CONCORSO

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Il film non racconta l’immigrazione dal punto di vista di chi sceglie di partire o è costretto a farlo: è innanzitutto un film su di noi, sulla nostra capacità di confrontarci con il mondo e di condividerne il destino.Il regista Daniele Gaglianone, si è messo in ascolto degli attivisti e alle organizzazioni della società civile impegnate a costruire un’Italia che accoglie. Un’Italia a cui va il più sentito ringraziamento di Medici Senza Frontiere (MSF) che ha collaborato all’ideazione e realizzazione del documentario che sarà distribuito dal 15 gennaio 2019 da ZaLab nelle sale (e non solo) di tutta Italia.

Mentre la classe politica insegue emergenze e visibilità, c’è un’Italia che agisce quotidianamente per mettere al centro dignità e giustizia. E’ un’Italia plurale e spesso femminile; la raccontiamo in Dove Bisogna Stare.

Georgia, ventiseienne, faceva la segretaria. Un giorno stava andando a comprarsi le scarpe; ha trovato di fronte alla stazione della sua città, Como, un accampamento improvvisato con un centinaio di migranti: era la frontiera svizzera che si era chiusa. Ha pensato di fermarsi a dare una mano. Poi ha pensato di spendere una settimana delle sue ferie per dare una mano un po’ più sostanziosa. E’ ancora lì. Lorena, una psicoterapeuta in pensione a Pordenone; Elena, che lavora a Bussoleno e vive ad Oulx, fra i monti dell’alta Valsusa, e Jessica, studentessa a Cosenza, sono persone molto diverse; sono di età differenti, e vengono da mondi differenti.
A tutte però è successo quello che è successo a Georgia: si sono trovate di fronte, concretamente, una situazione di marginalità, di esclusione, di caos, e non si sono voltate dall’altra parte. Sono rimaste lì, dove sentivano che bisognava stare.

Note di Regia/Dichiarazione Autore

Questo documentario racconta di una possibile risposta a questi tempi cupi. Non racconta l’immigrazione dal punto di vista di chi sceglie di partire o è costretto a farlo: è innanzitutto un film su di noi, sulla nostra capacità di confrontarci con il mondo e di condividerne il destino.

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SCHEDA

DOVE BISOGNA STARE

Regia Daniele Gaglianone

Scritto da Daniele Gaglianone e Stefano Collizzoli

Fotografia Matteo Calore

Montaggio Enrico Giovannone

Italia, 2018, 97’, Colore, DCP

Dove bisogna stare sarà distribuito da ZaLab nelle sale (e non solo) dal 15 gennaio. Per richiedere il film e organizzare una proiezione inviare una mail a: distribuzione@zalab.org 

Link alla scheda-film completa

Torino Film Festival

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Fonte: ZaLab Project

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Decreto Sicurezza | Il martedì nero della Repubblica Italiana

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Il 27 novembre 2018 sarà ricordato come il Martedì Nero della Repubblica italiana perché il Parlamento ha trasformato in legge il Decreto Sicurezza che è in netta contraddizione con i principi della nostra Costituzione. E questo è avvenuto senza una discussione parlamentare e senza la possibilità di inserire emendamenti. Altro che centralità del Parlamento! È un brutto segnale per la nostra democrazia. Il Decreto Sicurezza è una legge repressiva anche nei confronti degli italiani. Rende reato, per esempio, il blocco delle strade o delle ferrovie (strategia nonviolenta attiva), proibisce l’assembramento di persone (elemento costitutivo della stessa democrazia), impone il daspo e gli sgomberi. È forse l’inizio di un sistema poliziesco guidato dall’uomo forte?

Ma la gravità di questo Decreto sta nel fatto che nega i principi di solidarietà e di uguaglianza che sono alla base della nostra Costituzione. Il Decreto prevede per i migranti l’abolizione della protezione umanitaria, il raddoppio dei tempi di trattenimento nei Centri per il Rimpatrio(CPR), lo smantellamento dei centri SPRAR (Sistema per i richiedenti asilo e rifugiati) affidati ai Comuni (un’esperienza ammirata a livello internazionale, per non parlare di Riace), la soppressione dell’iscrizione anagrafica con pesanti e concrete conseguenze, l’esclusione all’iscrizione del servizio sanitario nazionale e la revoca di cittadinanza per reati gravi. Trovo particolarmente grave il diniego del diritto d’asilo per i migranti, un diritto riconosciuto in tutte le democrazie occidentali, menzionato ben due volte nella nostra Costituzione. Questa è una legge che trasuda la ‘barbarie’ leghista e rappresenta un veleno micidiale per la nostra democrazia. Di fatto il decreto è profondamente ingiusto perché degrada la persona dei migranti e crea due classi di cittadini, rendendo lo ‘straniero’ una minaccia, un nemico e sancendo così la nascita del ‘tribalismo’ italiano, come lo definisce Gustavo Zagrebelsky. Anzi crea l’apartheid giuridica e reale

Per di più questo Decreto si chiama “sicurezza”, ma sicurezza non offre, perché moltiplicherà il numero dei “clandestini” e degli irregolari che verranno sbattuti per strada. L’effetto è già sotto i nostri occhi: tre migranti su quattro si sono visti negare l’asilo, migliaia di titolari di un permesso di soggiorno sono stati messi alla porta, circa quarantamila usciranno dagli Sprar. E sono spesso donne con bambini che hanno attraversato l’inferno per arrivare da noi! Così entro il 2020 si prevedono oltre 130.000 irregolari per strada. E gli irregolari verranno rinchiusi nei nuovi lager, i CPR. A questi verrà ingiunto, entro sette giorni, di ritornare nei loro paesi. Ma né i migranti né il governo hanno i mezzi per farlo. Così rimarranno in Italia mano d’opera a basso prezzo per il capolarato del nord e del sud.

È questa la conclusione amara di un lungo cammino xenofobo di questo paese, iniziato con la Turco-Napolitano (i CIE!), seguito dalla Bossi-Fini, dai decreti Maroni e dalla legge Orlando-Minniti, oltre che al criminale accordo di Minniti con la Libia. Questo Razzismo di Stato è poi sfociato in una guerra contro le ONG presenti nel Mediterraneo, per salvare vite umane, e alla chiusura dei porti, in barba a leggi nazionali e internazionali! Non c’è più Legge che tenga, la legge la fa la maggioranza di turno al governo! È in ballo il diritto, la legge, la nostra stessa democrazia. È grave che ora anche il Presidente della Repubblica abbia firmato questo Decreto. Non possiamo più tacere. Dobbiamo reagire, organizzare la resistenza per salvare la nostra comune umanità.

Per questo ci appelliamo a:

  •  Corte Costituzionale, perché dichiari il Decreto sicurezza incostituzionale;

 

  •  Giuristi, perché portino queste violazioni dei diritti umani alla Corte Europea di Strasburgo;

 

  • Conferenza Episcopale Italiana perché abbia il coraggio di bollare questo Decreto e la politica razzista di questo governo come antitetici al Vangelo;

 

  • Istituti missionari, perché facciano udire con forza la loro voce, mettendo a disposizione le loro case per ‘clandestini’ come tante famiglie in Italia stanno facendo;

 

  • Parroci , perché abbiano il coraggio di offrire l’asilo nelle chiese ai profughi destinati alla deportazione, attuando il Sanctuary Movement, praticato negli USA  e in Germania;

 

  • Responsabili degli SPRAR, CAS e altro, perché disobbediscano, trattenendo nelle strutture i migranti, soprattutto donne con bambini;

 

  • Medici, perché continuino a offrire gratuitamente servizi sanitari ai clandestini;

 

  • Cittadinanza attiva, perché in un momento così difficile e buio, si oppongano con coraggio a questa deriva anti-democratica, xenofoba e razzista anche con la ‘disobbedienza civile’ così ben utilizzata da Martin Luther King che affermava:

 

L’individuo, che infrange una legge perché la sua coscienza la ritiene ingiusta ed è disposto ad accettare la pena del carcere per risvegliare la coscienza della comunità riguardo alla sua ingiustizia, manifesta in realtà il massimo rispetto per la legge!”

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Coraggio, inizia ora la Resistenza civile!

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Alex Zanotelli     (Missionario Comboniano)

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Approfondimento
Cosa c’è nel decreto “immigrazione e sicurezza” – Il Post
Decreto sicurezza 2018: immigrazione, cosa cambia – Corriere.it
05/10/2018: in vigore il c.d. decreto sicurezza – Gazzetta Ufficiale

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Meglio che muoiano!

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di Pio Russo Krauss

Il 18 marzo a Monginevro (1900 metri di altezza) un uomo, una donna all’8° mese di gravidanza e due bambini (due e quattro anni), stremati camminano nella neve per cercare di attraversare il confine. Una guida alpina francese li vede, li soccorre e li porta all’ospedale.

La guida ha obbedito ad un imperativo morale antico come l’uomo “Aiutare chi è in pericolo”, basato sulla semplice considerazione che tutti possiamo trovarci in pericolo. Nelle legislazioni questo principio di fraternità e di buon senso si è concretizzato in un reato, l’omissione di soccorso, che in Italia è punito con un massimo di 3 anni di carcere e in Francia di 5. Se la guida alpina non avesse soccorso quelle persone poteva rischiare 5 anni di carcere.

Ma così era fino a qualche anno fa. Oggi la priorità non è obbedire alla legge morale, non è salvare un bambino che sta per nascere e la donna che sta per partorirlo, non è aiutare un bambino di 4 anni che da ore cammina nella neve e nemmeno il suo fratellino di 2 anni e il padre che, mentre cammina nella neve, tiene in braccio da ore. La priorità oggi è tenere lontano i migranti, cioè quei poveri e disperati che fuggono da guerre, da regimi crudeli, da terroristi o dalla povertà.

La guida alpina francese è stata condotta in gendarmeria e rischia 5 anni di carcere per aver violato le leggi sull’immigrazione. Il messaggio è chiaro: meglio che muoiano che arrivino da noi.

In Italia un episodio simile.

Il 15 marzo l’ONG ProActiva Open Arms su richiesta della Marina Italiana interviene per salvare un’imbarcazione alla deriva con oltre 200 migranti, alcuni sono in evidente stato di denutrizione e disidratazione, un neonato è in gravissime condizioni. L’imbarcazione si trova a 73 miglia dalle coste libiche, in acque internazionali sotto la responsabilità dell’Italia per eventuali soccorsi in mare, cioè è una zona SAR (Ricerca e Soccorso) italiana secondo l’IMO (International Maritime Organization). Sopraggiunge una motovedetta libica che ingiunge di trasferire le persone salvate sulla loro nave (richiesta totalmente illegittima) [1]. L’ONG rifiuta e i suoi operatori sono minacciati di morte dai libici (Dateci i migranti che avete recuperato, altrimenti spariamo”) [2]. Momenti drammatici, il comandante della nave parla col Comando italiano che comunica che il coordinamento delle operazioni è stato affidato alla Libia, cosa contraria al diritto internazionale marittimo perché la Libia non ha alcun riconoscimento in tal senso dall’IMO e non è un “luogo sicuro” per quelle persone. I Libici, vista la fermezza dell’OpenArms desistono. L’ONG chiede all’Italia di comunicare il “luogo sicuro più vicino” in cui trasferire le 216 persone soccorse (157 uomini, 31 donne e 28 bambini). Il Comando italiano, malgrado le Convenzioni firmate dicano che il Governo responsabile per la regione SAR in cui sono stati recuperati i sopravvissuti è responsabile di fornire un luogo sicuro”, non risponde. L’ONG avverte che il neonato è in gravissime condizioni e l’Italia dice di contattare Malta, cosa che l’ONG fa. Un’imbarcazione maltese preleva il bimbo e la madre. La nave continua a chiedere di avere indicazioni sul “luogo sicuro” dove sbarcare le persone soccorse. Arriva allora questa comunicazione “Potete sbarcare in un porto italiano solo quando verrà chiesta l’autorizzazione dal Governo spagnolo, dato che battete bandiera spagnola”. La richiesta è del tutto nuova per l’ONG spagnola che negli ultimi 3 anni ha tratto in salvo 27.000 persone e che solo 4 giorni prima ha portato al porto di Pozzallo 92 migranti, tra cui molti denutriti (uno di loro, un eritreo di 22 anni che fuggiva dalla crudele dittatura di Aferwerki e da un campo di concentramento libico, morirà di fame poche ore dopo lo sbarco). L’ONG comunica il gravissimo stato di alcuni migranti e l’urgenza che siano ricoverati in ospedale. Le autorità italiane aspetteranno oltre 24 ore per dare l’autorizzazione: il porto di Pozzallo.

La nave arriva di sera, ma non viene data l’autorizzazione all’attracco, che avverrà solo il mattino dopo. 6 persone sono ricoverate d’urgenza, il comandante e il responsabile della missione sono fermati e interrogati per 6 ore, tutto il personale della nave è in stato di fermo giudiziario, la nave sequestrata [3].

Anche qui il messaggio è chiaro: purché non arrivino in Italia meglio che muoiano, in mare (sembra che l’intervento della motovedetta libica abbia reso impossibile il salvataggio di alcuni naufraghi), nei lager libici, di fame.

Giustamente il presidente dell’OpenArms ha dichiarato “La solidarietà è diventata un crimine”. Un crimine che l’Italia, con questo episodio, vuole combattere anche non rispettando trattati e convenzioni che ha sottoscritto.

Nel corso di questi ultimi anni e mesi abbiamo assistito all’abbandono dell’operazione Mare Nostrum che ha decuplicato il rischio di morte in mare di chi fugge da guerre, dittature e dalla fame; agli accordi con Sarraj e con i trafficanti libici affinché non facciano partire gli esuli, i profughi e i migranti economici, trattenendoli in campi di concentramento; alle calunnie contro le ONG “taxi del mare”; al decreto Minniti contro i senzatetto e gli extracomunitari; a imposizioni senza senso (ad esempio l’obbligo di personale armato) contro le ong che collaborano per il soccorso in mare (imposizioni che hanno ridotto ad un terzo le navi impegnate); ad una continua propaganda d’odio verso gli stranieri accusati di essere criminali, di essere causa della crisi economica, di islamizzare l’Italia, di portare malattie (anche se i dati dimostrano che sono tutte notizie false); al risorgere del razzismo e alla nascita di partiti xenofobi. Ora si vuole criminalizzare chi ancora ha sentimenti di pietà e di fraternità, chi pensa che la solidarietà e la giustizia siano valori da cui scaturiscono scelte e azioni concrete.

Molte persone, attraverso slogan come “prima gli italiani”, “prima i francesi” o “prima i veneti” sono stati convinti che la causa dei loro problemi e del loro disagio sono chi sta peggio di loro. Non sono gli “stranieri” la causa dei nostri problemi, della povertà, della disoccupazione, della precarietà e del degrado. Lo sono persone e gruppi di potere dello stesso nostro continente, nazione, regione. Lo è il 10% più ricco che detiene il 54,7% della ricchezza [3], lo sono quei politici che hanno diminuito le tasse ai ricchi e tolto servizi e diritti ai cittadini, aumentando le disuguaglianze (nel 2010 il 10% più ricco possedeva solo il 45% della ricchezza oggi il 54,7%, negli ultimi 3 anni i poveri assoluti sono aumentati di 700.000 unità) [4]. Lo è chi specula in borsa facendo andare in fumo posti di lavoro e risparmi arricchendosi senza produrre niente.

Prima io, poi gli altri” è il principio della barbarie, lo slogan “Muoiano i deboli” è quello fatto proprio dal nazismo.

La civiltà è nata quando l’uomo ha riconosciuto nell’altro uomo un proprio simile, un proprio fratello e ha fatto propri imperativi morali “Aiuterai chi è in difficoltà, darai da mangiare a chi ha fame e a bere a chi ha sete, vestirai chi è senza vestiti e accoglierai lo straniero, perché anche tu potrai trovarti in difficoltà, avere fame, sete, essere ignudo e perché anche tu potrai essere straniero”.

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Fonte: Il Giardino di Marco

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Note:

  1. Per un’illustrazione delle normative sul soccorso in mare si vedano:

    www.unhcr.it/wp-content/uploads/2015/12/Soccorso_in_Mare.pdf e www.mediterraneocronaca.it/2018/02/02/nuova-operazione-di-frontex-themis;

  2. Si veda il video www.youtube.com/watch?v=G4JQuWEipK0;

        3.  Sul caso si leggano gli articoli pubblicati su Vita – www.vita.it.

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