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di Pio Russo Krauss
Il 18 marzo a Monginevro (1900 metri di altezza) un uomo, una donna all’8° mese di gravidanza e due bambini (due e quattro anni), stremati camminano nella neve per cercare di attraversare il confine. Una guida alpina francese li vede, li soccorre e li porta all’ospedale.
La guida ha obbedito ad un imperativo morale antico come l’uomo “Aiutare chi è in pericolo”, basato sulla semplice considerazione che tutti possiamo trovarci in pericolo. Nelle legislazioni questo principio di fraternità e di buon senso si è concretizzato in un reato, l’omissione di soccorso, che in Italia è punito con un massimo di 3 anni di carcere e in Francia di 5. Se la guida alpina non avesse soccorso quelle persone poteva rischiare 5 anni di carcere.
Ma così era fino a qualche anno fa. Oggi la priorità non è obbedire alla legge morale, non è salvare un bambino che sta per nascere e la donna che sta per partorirlo, non è aiutare un bambino di 4 anni che da ore cammina nella neve e nemmeno il suo fratellino di 2 anni e il padre che, mentre cammina nella neve, tiene in braccio da ore. La priorità oggi è tenere lontano i migranti, cioè quei poveri e disperati che fuggono da guerre, da regimi crudeli, da terroristi o dalla povertà.
La guida alpina francese è stata condotta in gendarmeria e rischia 5 anni di carcere per aver violato le leggi sull’immigrazione. Il messaggio è chiaro: meglio che muoiano che arrivino da noi.
In Italia un episodio simile.
Il 15 marzo l’ONG ProActiva Open Arms su richiesta della Marina Italiana interviene per salvare un’imbarcazione alla deriva con oltre 200 migranti, alcuni sono in evidente stato di denutrizione e disidratazione, un neonato è in gravissime condizioni. L’imbarcazione si trova a 73 miglia dalle coste libiche, in acque internazionali sotto la responsabilità dell’Italia per eventuali soccorsi in mare, cioè è una zona SAR (Ricerca e Soccorso) italiana secondo l’IMO (International Maritime Organization). Sopraggiunge una motovedetta libica che ingiunge di trasferire le persone salvate sulla loro nave (richiesta totalmente illegittima) [1]. L’ONG rifiuta e i suoi operatori sono minacciati di morte dai libici (“Dateci i migranti che avete recuperato, altrimenti spariamo”) [2]. Momenti drammatici, il comandante della nave parla col Comando italiano che comunica che il coordinamento delle operazioni è stato affidato alla Libia, cosa contraria al diritto internazionale marittimo perché la Libia non ha alcun riconoscimento in tal senso dall’IMO e non è un “luogo sicuro” per quelle persone. I Libici, vista la fermezza dell’OpenArms desistono. L’ONG chiede all’Italia di comunicare il “luogo sicuro più vicino” in cui trasferire le 216 persone soccorse (157 uomini, 31 donne e 28 bambini). Il Comando italiano, malgrado le Convenzioni firmate dicano che “il Governo responsabile per la regione SAR in cui sono stati recuperati i sopravvissuti è responsabile di fornire un luogo sicuro”, non risponde. L’ONG avverte che il neonato è in gravissime condizioni e l’Italia dice di contattare Malta, cosa che l’ONG fa. Un’imbarcazione maltese preleva il bimbo e la madre. La nave continua a chiedere di avere indicazioni sul “luogo sicuro” dove sbarcare le persone soccorse. Arriva allora questa comunicazione “Potete sbarcare in un porto italiano solo quando verrà chiesta l’autorizzazione dal Governo spagnolo, dato che battete bandiera spagnola”. La richiesta è del tutto nuova per l’ONG spagnola che negli ultimi 3 anni ha tratto in salvo 27.000 persone e che solo 4 giorni prima ha portato al porto di Pozzallo 92 migranti, tra cui molti denutriti (uno di loro, un eritreo di 22 anni che fuggiva dalla crudele dittatura di Aferwerki e da un campo di concentramento libico, morirà di fame poche ore dopo lo sbarco). L’ONG comunica il gravissimo stato di alcuni migranti e l’urgenza che siano ricoverati in ospedale. Le autorità italiane aspetteranno oltre 24 ore per dare l’autorizzazione: il porto di Pozzallo.
La nave arriva di sera, ma non viene data l’autorizzazione all’attracco, che avverrà solo il mattino dopo. 6 persone sono ricoverate d’urgenza, il comandante e il responsabile della missione sono fermati e interrogati per 6 ore, tutto il personale della nave è in stato di fermo giudiziario, la nave sequestrata [3].
Anche qui il messaggio è chiaro: purché non arrivino in Italia meglio che muoiano, in mare (sembra che l’intervento della motovedetta libica abbia reso impossibile il salvataggio di alcuni naufraghi), nei lager libici, di fame.
Giustamente il presidente dell’OpenArms ha dichiarato “La solidarietà è diventata un crimine”. Un crimine che l’Italia, con questo episodio, vuole combattere anche non rispettando trattati e convenzioni che ha sottoscritto.
Nel corso di questi ultimi anni e mesi abbiamo assistito all’abbandono dell’operazione Mare Nostrum che ha decuplicato il rischio di morte in mare di chi fugge da guerre, dittature e dalla fame; agli accordi con Sarraj e con i trafficanti libici affinché non facciano partire gli esuli, i profughi e i migranti economici, trattenendoli in campi di concentramento; alle calunnie contro le ONG “taxi del mare”; al decreto Minniti contro i senzatetto e gli extracomunitari; a imposizioni senza senso (ad esempio l’obbligo di personale armato) contro le ong che collaborano per il soccorso in mare (imposizioni che hanno ridotto ad un terzo le navi impegnate); ad una continua propaganda d’odio verso gli stranieri accusati di essere criminali, di essere causa della crisi economica, di islamizzare l’Italia, di portare malattie (anche se i dati dimostrano che sono tutte notizie false); al risorgere del razzismo e alla nascita di partiti xenofobi. Ora si vuole criminalizzare chi ancora ha sentimenti di pietà e di fraternità, chi pensa che la solidarietà e la giustizia siano valori da cui scaturiscono scelte e azioni concrete.
Molte persone, attraverso slogan come “prima gli italiani”, “prima i francesi” o “prima i veneti” sono stati convinti che la causa dei loro problemi e del loro disagio sono chi sta peggio di loro. Non sono gli “stranieri” la causa dei nostri problemi, della povertà, della disoccupazione, della precarietà e del degrado. Lo sono persone e gruppi di potere dello stesso nostro continente, nazione, regione. Lo è il 10% più ricco che detiene il 54,7% della ricchezza [3], lo sono quei politici che hanno diminuito le tasse ai ricchi e tolto servizi e diritti ai cittadini, aumentando le disuguaglianze (nel 2010 il 10% più ricco possedeva solo il 45% della ricchezza oggi il 54,7%, negli ultimi 3 anni i poveri assoluti sono aumentati di 700.000 unità) [4]. Lo è chi specula in borsa facendo andare in fumo posti di lavoro e risparmi arricchendosi senza produrre niente.
“Prima io, poi gli altri” è il principio della barbarie, lo slogan “Muoiano i deboli” è quello fatto proprio dal nazismo.
La civiltà è nata quando l’uomo ha riconosciuto nell’altro uomo un proprio simile, un proprio fratello e ha fatto propri imperativi morali “Aiuterai chi è in difficoltà, darai da mangiare a chi ha fame e a bere a chi ha sete, vestirai chi è senza vestiti e accoglierai lo straniero, perché anche tu potrai trovarti in difficoltà, avere fame, sete, essere ignudo e perché anche tu potrai essere straniero”.
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Fonte: Il Giardino di Marco
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Note:
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Per un’illustrazione delle normative sul soccorso in mare si vedano:
www.unhcr.it/wp-content/uploads/2015/12/Soccorso_in_Mare.pdf e www.mediterraneocronaca.it/2018/02/02/nuova-operazione-di-frontex-themis;
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Si veda il video www.youtube.com/watch?v=G4JQuWEipK0;
3. Sul caso si leggano gli articoli pubblicati su Vita – www.vita.it.
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