Tag Archives: filosofia

il Libro: “il maschio è inutile”

.

.

3083865-9788817077293

.

“GLI UOMINI NON SONO SEMPLICEMENTE IN CRISI. SONO IN VIA D’ESTINZIONE. Un filosofo della scienza e un giornalista raccontano le evoluzioni del maschio. Per scoprire come l’uomo di oggi possa sopravvivere al tempo, alle donne e a se stesso. “

.

Non è più tempo di certezze. Nel Pleistocene i maschi facevano i maschi e le femmine facevano le femmine, o almeno così ci hanno raccontato. Adesso è tutto più complicato e si affaccia il sospetto che, in natura, il sesso debole sia quello maschile. In alcuni pesci, i maschi sono diventati “nani parassiti”: la loro funzione è solo quella di contribuire alla fecondazione in cambio di cibo. In altri, il maschio si è trasformato in un’appendice penzolante dal corpaccione della femmina: un mero serbatoio di spermatozoi. Neanche in un fanta-horror femminista si sarebbero spinti a tanto. In altri casi ancora, le femmine fanno tutto da sole o cambiano sesso all’occorrenza. I maschi, dal canto loro, si ammazzano di fatica per farsi scegliere dalle femmine. Non va tanto bene nemmeno per noi mammiferi: il sesso è costoso, anche se ci regala piacere e sempre nuova diversità. Pare addirittura che i cromosomi maschili siano più instabili, in decadimento. Il maschio si sta estinguendo e fra non molto persino le femmine di primati troveranno soluzioni alternative per far proseguire comunque l’evoluzione. Forse anche per questo il maschio è sempre più nervoso: sente che gli manca il terreno sotto i piedi. La natura ci sta dicendo qualcosa che riguarda anche noi, e poco male: il mondo trabocca di inutilità e gli uomini rientreranno a buon titolo nella categoria del superfluo. A meno che non smettano di fare i maschi da cartolina, come gli uomini teneri e sorprendenti raccontati qui. Un libro brillante e insolito che va alle radici – evolutive – del problema, e un’analisi della cultura contemporanea in cui scienza e satira sociale si fondono per raccontarci con ironia qualche scampolo di realtà.

.
.

TELMO PIEVANI

filosofo ed evoluzionista, ricopre la prima cattedra italiana di Filosofia delle Scienze Biologiche presso il Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova. Tra i suoi libri Creazione senza Dio (2006), La vita inaspettata (2011) ed Evoluti e abbandonati (2014). Collabora con “Il Corriere della Sera”, “Le Scienze” e “Micromega”. 
.
FEDERICO TADDIA
.
giornalista e autore televisivo, conduce Nautilus su Rai Scuola e L’altra Europa su Radio24. Scrive regolarmente per il quotidiano “La Stampa”, collabora ai testi di Fiorello e, prima a Ballarò e ora a diMartedì, fa parte della squadra di Giovanni Floris. Per Rizzoli ha scritto Nove vite come i gatti con Margherita Hack
.
    • Marchio: Rizzoli
    • Genere e argomento: Benessere e Psicologia
    • Collana: SAGGI
    • Prezzo: 15.00 €
    • Pagine: 154
    • Formato libro: 21 x 14
    • Data di uscita: 05-11-2014
.
Fonte: Rizzoli
.
.
.
.

La nuova rivoluzione del movimento ecocentrico: l’antispecismo

.

Antispecismo: una rivoluzione filosofica è in atto

.

di Andrea Romeo – 11 Gennaio 2012

Le religioni più antiche conosciute nella storia dell’uomo sono quelle che rientrano nell’accezione allargata del termine ‘Induismo’. L’Induismo affonda le sue origini in tempi antichissimi, nel neolitico (circa 7000 a.C.), e queste dottrine hanno obbligato i propri seguaci ad una dieta assolutamente vegetariana (come il Giainismo) permettendo solo il consumo del latte della vacca, animale sacro, o comunque orientato verso uno stile di vita non-violento che quindi escludesse anche l’uccisione di animali.

Ancora oggi l’India – se escludiamo le grandi metropoli globalizzate e alcune dottrine che permettono il consumo, seppur limitato, di alcune carni – conta più di 300 milioni di vegetariani dalla nascita per motivi religiosi, ed è dunque lo stato col maggior numero di vegetariani del pianeta. Quindi la religione più antica conosciuta predica il vegetarianismo, il che ci lascia pensare che esistessero vegetariani anche nella preistoria e che addirittura il consumo abituale di carne sia un fenomeno assolutamente moderno.

I teosofi e gli studiosi di religioni in generale sostengono che le grandi religioni monoteiste hanno tutte una matrice comune: derivano tutte da antiche dottrine orientali (tibetane, sanscrite, sumere, babilonesi) adattatesi man mano ai vari popoli. Le religioni abramitiche (Islam, Ebraismo e Cristianesimo) mutano ambiguamente questo rapporto tra uomo e natura di matrice indiana, probabilmente per adeguarsi alle usanze dei popoli ai quali si rivolgevano: l’esempio lampante è la differenza sostanziale tra cristiani che si nutrono di maiale contro i mussulmani e gli ebrei che invece lo rifiutano in modo dogmatico, nonostante tutte e tre abbiano in comune lo stesso testo sacro, la Bibbia ebraica.

Nelle religioni abramiche Dio dà all’uomo il dominio sugli altri esseri viventi e, nel contempo, ci sono diversi passaggi che contrariamente suggeriscono una dieta vegetariana. In generale comunque le masse seguaci di queste religioni consumano carne e l’Ebraismo ortodosso vieta il vegetarianismo per motivi laici. Eppure Maometto, nel Corano, predicava benevolenza verso gli altri animali e, nonostante il profeta prediligesse una dieta vegetariana, l’Islam consuma carne, anche se non si può certo dire che sia il mondo mussulmano la causa principale delle mattanze odierne. (leggi tutto)

.

Fonte: il Cambiamento

.


Agorà (il film): Abbiamo liberato Ipazia grazie alla Rete!

Agorà è un film dedicato alla filosofa e scienziata egiziana Ipazia. Donna “martire” del pensiero libero. Fu trucidata dai monaci cristiani nel V secolo per ordine di Cirillo, vescovo di Alessandria. Da allora il suo nome e la sua opera sono stati praticamente cancellati. Invece, come insegna la storia delle religioni, Cirillo fu fatto santo.
 .
Sapete chi dovete ringraziare se dal 23 aprile potete godervi il film?  “la Rete” naturalmente, e la Petizione partita nel 2009 (http://www.petitiononline.com/agorait/petition.html).  (madu)
.
.

LA SCIENZA DILANIATA NEL CORPO DI IPAZIA

.
Sulla scia di un doppio mistero arriva finalmente sui nostri schermi, Agora del regista nato a Santiago del Cile (padre cileno, madre spagnola) Alejandro Amenabar, 37 anni, autore di The Others (2001) e Mare dentro (Oscar miglior film straniero 2004). Presentato fuori concorso a Cannes l’anno scorso, il film, molto atteso, era svanito nel nulla e un tam tam della Rete avvertiva che «non lo vedrete mai». Agora è dedicato a Ipazia, filosofa e astronoma egiziana (numero speciale di Alias del 10 aprile 2010) nata a metà del IV secolo, avvolta nell’enigma di una morte violenta per mano dell’integralismo cristiano. Rachel Weisz indossa un’espressione fiera e tuniche leggere, bellissima come l’originale, icona di donna laica e maestra del cielo.
Ipazia si dedicò alla relazione tra filosofia e scienza e per prima scoprì – un’intuizione poetica di Amenabar – che i pianeti compiono un’ellissi intorno al sole. Nel 1600 Keplero arrivò allo stesso risultato. Ma solo adesso Ipazia diventa una «star» nel kolossal che le rende per la prima volta omaggio, un film da 50 milioni di euro, tutto di produzione europea.
A prima vista, Amenabar segue un modello hollywoodiano, ma non siamo dalle parti di Cleopatra (gli egiziani però dovevano avere tutti la pella candida?), il set è uno spazio chiuso nel perimetro che circonda la Biblioteca di Alessandria, scrigno della cultura greca e pre-greca, una delle meraviglie del mondo e che sarà ancora una volta distrutta. Istruita dal padre Teone, la giovane scienziata, che preferisce la passione astrale a quella maschile, è l’anima della biblioteca, eccentrica e provocante con il suo fazzoletto intriso di sangue mestruale per far desistere gli allievi adoranti. Un fazzoletto che cade, attratto dalla forza di gravità, fenomeno inspiegabile al pari
della terra rotonda, da cui nessuno miracolosamente, si chiedono gli scolari, precipita nell’universo.
La vediamo nel suo peplum bianco insegnare che la verità non è un dogma divino, che nella multietnica Alessandria elleni, egizi, ebrei possono convivere creativamente ma l’onda del cristianesimo conquista la città sotto i kaftani neri dei parabolani, anticristi capeggiati da un feroce saltimbanco (cammina sul fuoco per testimoniare la superiorità del suo dio). E lei, che si è sempre sottratta alla corte insistente dell’amico e allievo Oreste, diventato prefetto sotto il dominio romano, resterà sola. Abbandonata anche dallo schiavo Davus, devastato dall’amore impossibile per la sua «padrona» e passato nelle fila dei parabolani.
Il film (distribuito dalla Mikado) è stato tagliato dallo stesso regista di venti minuti rispetto alla versione passata sulla Croisette. Così le «lezioni» di Ipazia si alleggeriscono, ma soprattutto ne risente la sequenza dove i parabolani massacrano a colpi di pietra un gruppo di ebrei riuniti in una cerimonia festosa. La spedizione punitiva ebraica risulta così sproporzionata (Amenabar ha seguito qualche suggerimento dall’alto?).
L’atto d’accusa però resta. È guerra di religione ad Alessandria, le squadre sotto il segno della croce infiammano Alessandria in una caccia all’eretico, guidate dal patriarca Cirillo che rivolgendosi ai suoi sgherri pronuncia l’anatema contro i giudei: «Piangete per loro, gli assassini di Cristo, perché saranno perseguitati in eterno» e dà il via al primo pogrom. E se per i film di Ron Howard sul Codice da Vinci la Chiesa poteva invocare la fanta-religione, qui siamo nella Storia. Precursori dei talebani, gli incappucciati neri allagano nel sangue la città, dopo aver elargito il pane ai poveri e la libertà agli schiavi, sistema caritatevole facilmente strumentalizzato dai «moralizzatori» integralisti di ogni latitudine. «Solo Gesù poteva perdonare perché è Dio, non vorrai paragonarti a lui?», risponde l’invasato capo parabolano a Davus, l’ex schiavo arruolato nelle file cristiane, vacillante di fronte ai corpi degli ebrei in fiamme. In mezzo alle carneficine, di anno in anno, Ipazia, seguace del neoplatonismo, fa appello alla filosofia, all’amore per la conoscenza scientifica, alla convivenza religiosa. È uno spazio «teatrale», l’agora, il luogo dove Amenabar concentra azione e pensiero (mentre le scene di massa sono elaborate al computer) e nei meravigliosi interni della biblioteca, dove statue e papiri, bassorilievi e arazzi saranno devastati dalle orde cristiane.
L’ultimo ostacolo sarà Ipazia, la donna che «parla», che insegna agli uomini. Lei che osserva il cielo e traccia nella sabbia le parabole rivelatrici. Anche il devoto Oreste dovrà piegarsi alla legge della curia che ha declassato le donne a sottospecie umana, e l’innamorato Davus alla furia assassina dei parabolani, Hypatia invece non si piega, conferma la sua laicità. Nel marzo del 415 viene trascinata al tempio, denudata e uccisa. È la mano di Davus, incapace di ribellarsi a un’altra schiavitù, a soffocarla prima che gli incappucciati di Cristo la massacrino a colpi di pietra (in realtà, fu accecata e scorticata viva con pezzi di conchiglie, le armi erano un’esclusiva dei romani).
Il corpo di Ipazia straziato come la Biblioteca di Alessandria. Resta la memoria di tanta bellezza più delle macerie e del sapere bruciato, quasi una poesia quella di Amenabar alla vagabonda delle stelle, e un risarcimento alla filosofa indimenticabile.
.
.
.
____________________________________________________
Approfondimento
.
.
 .
.
.
.