Nessuno dovrebbe tollerare che vengano inflitte agli animali delle sofferenze e neppure declinare le proprie responsabilità. Nessuno dovrebbe starsene tranquillo pensando che altrimenti si immischierebbe in affari che non lo riguardano. Quando tanti maltrattamenti vengono inflitti agli animali, quando essi agonizzano ignorati per colpa di uomini senza cuore, siamo tutti colpevoli.
– Albert Schweitzer (1875-1965).
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In alcuni Paesi europei oltre 326 milioni di conigli vengono allevati in gabbie ristrettissime e inadatte a garantire il benessere dell’animale. È quanto denuncia la video-inchiesta della Compassion in World Farming che lancia la campagna Rabbit Revolution.
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di Tamara Mastroiaco
La Compassion in World Farming lancia la campagna Rabbit Revolution dopo aver visitato alcuni allevamenti intensivi di conigli in Francia, Spagna e Italia. Oltre 326 milioni di conigli vengono allevati in gabbie simili a quelle utilizzate per le galline ovaiole vietate dal 1 gennaio 2012 in tutta l’UE.
L’indagine, attraverso un video, mostra ancora una volta allevamenti dell’orrore, con alti tassi di mortalità, nessuno stimolo di interazione, fabbriche fatiscenti, in cui il vincolo del benessere degli animali è inesistente laddove dovrebbe essere invece garantito dagli allevatori stessi.
La prima fase dell’operazione lanciata dalla Compassion in World Farming (CIWF) sarà una campagna di sensibilizzazione pubblica. Riteniamo che debba essere esteso l’obbligo di origine anche per le carni di coniglio, sostiene Emma Slawinski, responsabile campagne della CIFW. Attualmente il settore europeo della cunicoltura non ha l’obbligo di etichettatura, esteso invece a tutte le carni fresche; a luglio del 2011, infatti, 27 Stati membri dell’UE hanno imposto l’obbligo di indicare il paese d’origine sull’etichetta per le carni suine, avicole, ovi-caprine e pollami, escludendo, dunque, la carne di coniglio.
Se le persone diventassero più consapevoli, sceglierebbero sicuramente gli animali che provengono da allevamenti in cui il benessere sia prioritario, afferma la Slawinski e dichiara: “Vogliamo che la gente sappia che i conigli che giungono alla vendita sprovvisti di etichetta di origine quasi certamente provengono da allevamenti in batteria”. Dil Peeling, direttore della CIWF, sostiene: “È uno scandalo che le gabbie come quelle che vediamo nell’investigazione siano state abolite per le galline ovaiole ma siano ancora considerate adatte per i conigli dall’UE”.
L’indagine ha interessato allevamenti situati in Francia, Spagna e Italia. Uno dei testimoni oculari, che ha partecipato all’inchiesta, è rimasto scioccato soprattutto da una fabbrica visitata in una delle regioni della Spagna, ben nota per gli allevamenti di conigli. Ha dichiarato che il luogo era fatiscente, la struttura era aperta ai lati, non vi erano mura di cemento ma solo teli di plastica come copertura. Ha visto lunghe file di gabbie di rete metallica dalle quali fuoriuscivano ciuffi di peli bianchi: in ogni gabbia vi erano almeno 8 cuccioli di coniglio.
Polvere e sporcizia, montagne di feci e urine accatastate in cumoli sotto le gabbie: sembrava non fossero pulite da diverse settimane. Alzando lo sguardo, ha notato centinaia di minuscole zampette che spuntavano dai fili metallici senza alcuna base di protezione. Nessun arricchimento ambientale, seppur avessero voluto apportare qualche miglioria, non vi era neanche lo spazio sufficiente; in ogni gabbia erano ammassati otto/dieci conigli e ogni coniglio aveva al massimo lo spazio di un foglio A4. Molti avevano lo sguardo spento, sembravano molto deboli e il testimone ha pensato che se fosse tornato nello stesso allevamento dopo qualche giorno, li avrebbe trovati morti come i poveri conigli accatastati in un bidone.
“L’allevamento più sporco e squallido che abbia mai visto – ha dichiarato – in cui la sofferenza era terrificante”. Durante le sue visite alle aziende agricole di conigli in Francia e in Italia, purtroppo, ha constatato le medesime condizioni. “Questa non è agricoltura – ha dichiarato – è crudeltà approvata su scala industriale”.
La CIWF sostiene che dobbiamo garantire sistemi di allevamento umani in cui gli altri animali possano vivere un’esistenza libera dal dolore, dal disagio psichico ed essere in grado, almeno, di esprimere i loro comportamenti naturali. Mantenere migliaia di conigli in piccole gabbie sterili è assolutamente inaccettabile. Abbiamo il dovere di fermare tanta sofferenza.
Abbiamo ‘bandito’ gli allevamenti in batteria per le galline ovaiole, adesso, dobbiamo lottare per i conigli.
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Fonte: il Cambiamento
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