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Datagate agenti infiltrati dalla NSA nelle aziende di tutto il mondo

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Datagate, i segreti più segreti di NSA

di Alfonso Maruccia

Le ultime rivelazioni dello scandalo Datagate riguardano gli agenti infiltrati dalla NSA nelle aziende di tutto il mondo, mentre il dibattito sulla crittografia si fa sempre più acceso, ed Edward Snowden recita la parte di se stesso

I “Core Secrets”, i segreti più inconfessabili di NSA, classificati con un livello di sicurezza superiore a quello “Top Secret”, sono ora parte integrante delle rivelazioni pubbliche sul Datagate rese possibili dalla testimonianza di Edward Snowden e dal malloppo di documenti super-segreti appartenenti all’intelligence statunitense.

Mancano i dettagli, ma quel che è noto basta per danneggiare grandemente – e ulteriormente – l’operato della NSA, come d’altronde la stessa agenzia aveva preconizzato: l’intelligence USA si serve di agenti infiltrati per “guastare” software e dispositivi e piegarli alle proprie specifiche esigenze, rivelano i succitati Core Secrets.

Gli infiltrati al soldo di NSA sono impiegati presso le aziende specializzate in hi-tech in paesi amici (Germania, Corea del Sud) e nemici (Cina) ma anche negli stessi Stati Uniti, rivelano i documenti di Snowden, e i loro nominativi segreti sono condivisi solo ai gradi più alti della piramide di comando dell’intelligence a stelle e strisce.

Uno degli obiettivi degli agenti sotto copertura di NSA era (i documenti risalgono al 2004), e con tutta probabilità continua a essere, la co-optazione del codice crittografico alle esigenze di tecnocontrollo dell’agenzia, e non è un caso che la crittografia rappresenti uno degli argomenti più “caldi” dell’attuale dibattito sulla sicurezza tecnologica e questioni affini.

Il direttore dell’FBI James Comey aveva già espresso e continua a ribadire le proprie critiche alle nuove politiche pro-privacy di colossi come Apple e Google, aziende responsabili – a dire di Comey – di garantire ai propri clienti uno status “superiore alla legge” con le tecnologie crittografiche abilitate di default nei nuovi sistemi operativi per gadget mobile.
Alle geremiadi di Comey fanno eco le lamentele dell’Europol, che incolpano le rivelazioni di Edward Snownden e il crescente interesse per la crittografia (e l’anonimato) per rendere il lavoro degli investigatori molto più difficile.

Dall’altra parte della barricata, l’esperto di sicurezza Mikko Hypponen (F-Secure) dice che la responsabilità è solo e soltanto degli agenti di intelligence e forze dell’ordine, visto che sono stati i primi a spiare il mondo intero e ad abusare delle tecnologie crittografiche per violare la privacy degli utenti nei modi più disparati.

Il fatto che la segretezza di NSA sia oramai risibile non impedisce a ogni modo all’agenzia di continuare a frapporre ostacoli quando si tratta di informare il pubblico sulla propria attività di intelligence, mentre di qua dell’Atlantico si viene a sapere che gli agenti segreti hanno praticamente garantito l’accesso libero ai dati sulle chiamate degli utenti sulle reti di tre dei quattro maggiori operatori mobile del Regno Unito.

E Snowden? La Primula Rossa del Datagate continua a parlare dal suo esilio russo dispensando consigli sui servizi di rete da non usare più per evitare di facilitare l’attività di tecnocontrollo della NSA (Dropbox e Facebook, su tutti), mentre un documentario su come sia cambiata la vita dell’ex-analista della CIA ha appena debuttato con un’anteprima mondiale al New York Film Festival. Titolo del lungometraggio: “CitizenFour”, vale a dire lo pseudonimo usato da Snowden durante i primi contatti avuti con i giornalisti che hanno contribuito all’esplosione dello scandalo mondiale del Datagate.

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Fonte: Punto Informatico

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Blocca il controllo del governo USA sulle tue attività online. Liberati da Prism!

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PRISM

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Blocca il controllo delle tue attività online da parte del governo Statunitense usando queste alternative libere e gratuite al software proprietario.

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Ecco materializzatosi l’incubo di molti: la rete è stata violata duramente. Il Datagate ne è la conferma. Se prima pensavamo di essere quasi sicuri dietro il nostro monitor nell’inviare email, creare video, chattare, cercare nei motori di ricerca, scrivere qualsiasi cosa da quella oscena o immorale a quella semplicemente innocente,  ora non lo siamo più. Anzi cominciamo a sospettare che se in queste nostre azioni routinarie abbiamo utilizzato parole “compromettenti” potremmo ritrovarci in un elenco di “sorvegliati speciali”. Tutto questo anche senza aver violato alcuna legge.

Le rivelazioni di Edward Snowden sul progetto Prism (Programma globale di sorveglianza sui dati dell’NSA) ha scatenato un terremoto mondiale. Tutto parte dal fatto che chi dispone di un pc e naviga in rete, per diletto o per lavoro,  al 90% è obbligato ad utilizzare sistemi operativi come Microsoft e Apple e software proprietario. Pensateci bene,  in tutto il mondo dalle agenzie governative, ai politici, ai giornalisti,  tutti utilizzano Windows, Mac, Gmail, Explorer, Google, Facebook, Twitter e YouTube e queste aziende, come chiariscono le rivelazioni di Snowden,  in cambio del sostegno governativo consegnano i nostri dati. Noi utilizziamo il loro software, loro catturano i nostri dati e poi li consegnano a NSA, FBI o CIA.

Ancora più allarmante è la situazione dopo aver saputo dello “spionaggio all’estero”. Pensiamo a tutti quegli attivisti progressisti che si battono per liberare i paesi dalle dittature, per la giustizia sociale o per i diritti umani. Questi avranno contatti in tutto il mondo anche con le Nazioni Unite e tutto ciò che viene da loro trasmesso è intercettato ed analizzato.

Ma è possibile sfuggire ad un controllo così potente? E’ possibile! Basta attrezzarsi!

Lo svillupatore web di Tokio, Peng Zhong, ha realizzato un sito dal nome inequivocabile: “Liberati da Prism“. Si tratta di uno schema che riporta tutte le alternative possibili ai sistemi operativi e software proprietari con quelli liberi e gratuiti.

Liberiamoci!

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Approfondimento

Prism, ecco come sfuggirgli

Il caso Snowden e le conseguenze delle nostre scelte in rete

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La Rete è in pericolo!

 

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Brin: la Rete è in pericolo, Google ultimo baluardo

di Mauro Vecchio

La grande minaccia al Web libero secondo il co-founder di BigG. La cybercensura dei governi, le lobby anti-pirateria, i giardini recintati di Apple e Facebook

Una minaccia incombente sulla libertà del vasto ecosistema connesso, annunciata dal co-founder di Google Sergey Brin in una lunga intervista al quotidiano britannico The Guardian. In pericolo sarebbero i principi fondamentali di apertura e libero accesso alla Rete, in un ambiente digitale che sembra ormai distante dagli albori della grande rivoluzione tecnologica.

“In tutto il mondo, esistono forze molto potenti che si sono allineate su più fronti contro la Rete libera – ha esordito Brin – Sono più preoccupato ora che in passato. È spaventoso”. Chi porterebbe al web questa minaccia così terribile? Innanzitutto i vari governi del pianeta, quelli che combattono la libera circolazione di opinioni nell’era della condivisione online.

Dalla grande muraglia digitale in Cina al blocco dei social network in Iran. La natura aperta e democratica della Rete messa in pericolo dal regime della cybercensura, sui ripetuti tentativi di tecno-controllo da parte delle autorità più repressive. I vari nemici di Internet sono annualmente denunciati dall’organizzazione internazionale Reporters Sans Frontieres (RSF).

Ma la minaccia paventata da Brin non passa soltanto per la censura a livello governativo. Le lobby legate all’industria dell’intrattenimento hanno scatenato un’agguerrita battaglia contro la condivisione pirata, attraverso disegni di legge – SOPA, CISPA, ma anche trattati come ACTA – pericolosi per la libertà d’espressione sul web.

Infine, la terza forza indicata dal co-founder di BigG. Colossi come Apple e Facebook starebbero stringendo la morsa per una visione “balcanizzata” della Rete. Attraverso rigide piattaforme proprietarie che sarebbero ormai riuscite a chiudere milioni di utenti nei cosiddetti walled garden, giardini recintati per il controllo totale delle attività condivise.

Tornano così i vecchi dissapori tra Google e il sito di Mark Zuckerberg, in particolare la battaglia sull’esportazione dei contatti Gmail verso il social network da quasi 900 milioni di amici. L’azienda di Mountain View aveva di fatto bloccato Facebook, dopo un tentativo silente di sfruttare l’immenso patrimonio di dati sul sito in blu.

Il ragionamento offerto da Brin sembra chiaro. L’ecosistema digitale voluto da Facebook non permetterebbe oggi la nascita di un protagonista come Google. “Con tutte queste regole, l’innovazione rischia di essere limitata”, ha sottolineato Brin. Curioso però il motivo citato dal co-founder di BigG.

“C’è tanto da perdere con i sistemi recintati. Ad esempio, tutte le informazioni contenute nelle applicazioni. Questi dati non sono rintracciabili dai crawler del web. E quindi l’utente non li può cercare”. È dunque questa la minaccia portata dai colossi 2.0 come la piattaforma di Zuckerberg? In altre parole, per Brin tutto quello che non è indicizzabile da Google sarebbe un problema, in una inedita sovrapposizione tra Google stessa e una Internet libera.

“Facebook ha succhiato per anni i contatti Gmail”, ha ribadito Brin. È tutta una questione di libero accesso alle informazioni da parte di società private che offrono servizi ormai fondamentali ai netizen? C’è chi ha infatti ricordato a BigG le sempre attuali problematiche relative al rastrellamento selvaggio di dati personali e attività di navigazione web.

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Fonte: Punto Informatico
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