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The Guardian – Datagate: “Microsoft ha collaborato con il governo USA consegnando i dati dei suoi utenti”

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PRISM, Microsoft ha consegnato i suoi utenti?

Nuove rivelazioni del Guardian sulla collaborazione tra BigM e NSA per la consegna delle chiavi di cifratura delle comunicazioni via Outlook e Skype. Remdond dice di obbedire alle sole ordinanze firmate da un giudice

di Mauro Vecchio

Un nuovo, inquietante capitolo nella spy story che sta coinvolgendo il mondo dopo le rivelazioni della talpa Edward Snowden sull’esteso programma di sorveglianza avviato dalla statunitense National Security Agency (NSA). Stando alle ultime informazioni ottenute dal quotidiano britannico The Guardian, i vertici di Microsoft avrebbero collaborato a stretto contatto con tutta l’intelligence a stelle e strisce. L’azienda di Redmond avrebbe consegnato le chiavi di cifratura sui suoi servizi di chat, email e chiamate (Skype compresa) alle varie agenzie federali, a disposizione della stessa NSA e del famigerato programma PRISM.

Nei documenti trafugati da Snowden – che risalgono alle attività di comunicazione tra vari giganti della Silicon Valley e le agenzie federali negli ultimi tre anni – BigM avrebbe aiutato la NSA a intercettare le discussioni via chat all’interno del portale Outlook.com. La stessa agenzia statunitense si era già assicurata le chiavi per aggirare le specifiche tecnologie di cifratura per gli account di posta elettronica sul defunto servizio Hotmail. La collaborazione di Redmond si sarebbe poi estesa alla piattaforma di storage SkyDrive e soprattutto alle audio/videochiamate sul suo nuovo acquisto Skype.

Le nuove rivelazioni pubblicate dal Guardian inaspriranno certamente i già delicati rapporti tra le varie web company e l’Amministrazione Obama. Dopo lo sdegno di Facebook e Google, i vertici di Yahoo! hanno chiesto alla Foreign Intelligence Surveillance Court (FISC) di rendere pubblici i documenti relativi ad un ordine diramato nel 2008 per la consegna coatta dei dati personali dei suoi utenti. Il rilascio del materiale proverebbe che il gigante in viola si era opposto strenuamente. Così come ha fatto ora Microsoft, che in un sintetico comunicato stampa ha sottolineato come l’eventuale consegna di dati personali avvenga sempre e solo in presenza di un ordine diramato da un giudice competente.

In sostanza, Redmond non avrebbe mai e poi mai consegnato volontariamente i suoi utenti al governo federale, per nessuna delle piattaforme citate dal Guardian. Le stesse linee guida di BigM autorizzerebbero il rilascio di informazioni solo in presenza di ordinanze, come avviene con tanti altri protagonisti di Internet. Intanto c’è chi ha sottolineato come le tecniche di cifratura utilizzate da Skype non possano essere aggirate senza l’intervento diretto di Microsoft.

Mentre i presunti alfieri della pirateria – dal portavoce di The Pirate Bay Peter Sunde al boss del file hosting Kim Dotcom – pensano alla realizzazione pratica di programmi in grado di proteggere la privacy degli utenti, gli agenti della NSA temono che Snowden abbia avuto accesso ad alcuni file sulle attività di spionaggio avviate negli Stati Uniti ai danni di alcuni leader cinesi. Stando alle misteriose fonti, Snowden sarebbe in possesso di un vero e proprio tesoro di informazioni sulle operazioni federali, anche al di là del programma PRISM e dello scandalo Datagate. In Europa, il presidente dell’iperconnessa Estonia, Toomas Hendrik, si stupisce di tanto clamore intorno alla faccenda: numerosi paesi del Vecchio Continente agirebbero da anni alla stessa maniera degli States.

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Fonte: Punto Informatico

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Blocca il controllo del governo USA sulle tue attività online. Liberati da Prism!

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PRISM

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Blocca il controllo delle tue attività online da parte del governo Statunitense usando queste alternative libere e gratuite al software proprietario.

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Ecco materializzatosi l’incubo di molti: la rete è stata violata duramente. Il Datagate ne è la conferma. Se prima pensavamo di essere quasi sicuri dietro il nostro monitor nell’inviare email, creare video, chattare, cercare nei motori di ricerca, scrivere qualsiasi cosa da quella oscena o immorale a quella semplicemente innocente,  ora non lo siamo più. Anzi cominciamo a sospettare che se in queste nostre azioni routinarie abbiamo utilizzato parole “compromettenti” potremmo ritrovarci in un elenco di “sorvegliati speciali”. Tutto questo anche senza aver violato alcuna legge.

Le rivelazioni di Edward Snowden sul progetto Prism (Programma globale di sorveglianza sui dati dell’NSA) ha scatenato un terremoto mondiale. Tutto parte dal fatto che chi dispone di un pc e naviga in rete, per diletto o per lavoro,  al 90% è obbligato ad utilizzare sistemi operativi come Microsoft e Apple e software proprietario. Pensateci bene,  in tutto il mondo dalle agenzie governative, ai politici, ai giornalisti,  tutti utilizzano Windows, Mac, Gmail, Explorer, Google, Facebook, Twitter e YouTube e queste aziende, come chiariscono le rivelazioni di Snowden,  in cambio del sostegno governativo consegnano i nostri dati. Noi utilizziamo il loro software, loro catturano i nostri dati e poi li consegnano a NSA, FBI o CIA.

Ancora più allarmante è la situazione dopo aver saputo dello “spionaggio all’estero”. Pensiamo a tutti quegli attivisti progressisti che si battono per liberare i paesi dalle dittature, per la giustizia sociale o per i diritti umani. Questi avranno contatti in tutto il mondo anche con le Nazioni Unite e tutto ciò che viene da loro trasmesso è intercettato ed analizzato.

Ma è possibile sfuggire ad un controllo così potente? E’ possibile! Basta attrezzarsi!

Lo svillupatore web di Tokio, Peng Zhong, ha realizzato un sito dal nome inequivocabile: “Liberati da Prism“. Si tratta di uno schema che riporta tutte le alternative possibili ai sistemi operativi e software proprietari con quelli liberi e gratuiti.

Liberiamoci!

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Approfondimento

Prism, ecco come sfuggirgli

Il caso Snowden e le conseguenze delle nostre scelte in rete

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Privacy: siete sicuri con Skype?

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HACKINSIDER

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Skype non è così discreto come sembra

di Riccardo Meggiato

Un semplice esperimento dimostra che le chat non sono poi così private e imperscrutabili. E l’occhio curiosone è niente poco di meno che di…

C’è questa credenza che Skype garantisca il segreto super-assoluto nelle chiamate e nelle chat, grazie a una sofisticata tecnologia di criptazione dei dati. In buona sostanza, se ti scrivo o ti chiamo, non puoi che essere l’unico destinatario a poter interpretare correttamente le mie parole e i miei messaggi. Se qualcuno provasse a inserirsi nei nostri scambi, otterrebbe solo di sentire dei rumoracci e di non leggere alcuna frase comprensibile. E questo, per carità, è pure vero, visto che al momento le comunicazioni Skype, in effetti, non sono state “bucate”. Qualche giorno fa, tuttavia, il sito Ars technica, ha organizzato un esperimento, con l’ausilio del ricercatore Ashikan Soltani. In pratica, ha inviato tramite chat quattro link web, analizzando poi, nelle rispettive pagine, se e chi li avrebbe cliccati. Sorpresa: mentre due sono rimasti intonsi, due, in effetti, hanno ricevuto il fatidico clic. E l’indirizzo IP che lo ha fatto è di, toh, Microsoft. Che è proprietaria di Skype. Questo, a grosse linee, significa che i messaggi non arrivano al destinatario in modo così diretto, ma che Microsoft si riserva comunque la possibilità di decrittare il traffico e di consultarli. Del resto, la politica sulla privacy del servizio VoIP dà all’azienda questa possibilità, al fine di rilevare link pericolosi legati a spam e siti malevoli. Il fatto, poi, che Skype possa riuscirci con nonchalance, dipende da una seconda questione. Verso i primi di Maggio, si è saputo che Microsoft ha pesantemente rimodellato la struttura di Skype. Un tempo, il servizio VoIP si basava su una tecnologia a “supernodi”: semplificando, ogni computer che si collegava al servizio, rappresentava un nodo, che poteva fare da tramite a messaggi e telefonate. Essendoci milioni di utenti, c’erano milioni di nodi, e dunque per ogni sessione Skype si seguiva un percorso sempre diverso, rendendo praticamente impossibile, da parte dei criminali informatici, intercettare una comunicazione. Microsoft, dopo l’acquisizione di Skype, ha invece deciso di modificare questa struttura, passando a una serie di nodi “interni”, cioè dei normali server collocati in datacenter del colosso americano. Per carità, si parla di circa 10mila macchine, ma è una situazione più “controllabile” rispetto alla precedente. La nostra privacy è a rischio? Considerando quanto usiamo Facebook, ignorando i rischi del social network più diabolico del mondo, non è il caso di farne un dramma. Però, se fino a oggi pensavamo che Skype fosse imperscrutabile, ecco, è il momento di cambiare idea.

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Fonte: blog.wired.it

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