Category Archives: diritti_lotte

In risposta all’articolo su Libero: “La Val Susa brucia nell’indifferenza di no-Tav e grillini”

.

.

.

Ecco dove erano i No Tav

di Luigi Casel

 

.

Egregio Direttore, mi scuso per il tempo che dovrà perdere se mai deciderà di leggere queste poche righe. Sono un cittadino della Valle di Susa che, come tutti gli altri miei conterranei, non dorme da molti giorni. La mia terra è stata devastata da terribili incendi e non le nascondo che ho pianto e continuo a piangere nell’assistere a tanta devastazione. Quindi mi comprenderà quando Le dico che le parole scritte sul suo quotidiano da tal Filippo Facci mi hanno ferito profondamente, come hanno ferito tutti i Valsusini sia NO TAV che SI TAV.

Purtroppo noi cittadini non abbiamo molti modi per rispondere alle infamie che vengono scritte da certi giornalisti. Ci restano i Social, dove funziona meglio l’insulto che il ragionamento e il confronto, ma certamente non hanno efficacia nel controbattere alle parole (non confortate dall’esercizio di verifica dell’attinenza alla verità) scritte su un quotidiano come il Suo. Ecco io non la faccio più lunga nella premessa. Volevo solo Lei sapesse che, pur comprendendo che un giornale più urla e più vende, ritengo che ci dovrebbero essere dei limiti e che lo sciacallare su una tragedia ambientale e umana che sta colpendo una popolazione e un territorio intero dovrebbe stare molto lontano da un giornale che ha l’ambizione di fare informazione e financo opinione. Di TAV e NO TAV possiamo parlare per cento anni … Parlarne utilizzando una tragedia mi pare davvero immorale e offensivo.

Concludo rispondendo alla domanda che pone (già dando una risposta) il Suo giornalista “dove cazzo erano i NO TAV?”. Dica per cortesia a Facci che i NO TAV non sono un partito o una squadra di calcio, sono dei cittadini che vivono la loro quotidianità opponendosi a un’opera che ritengono antieconomica, dannosa e inutile. E allora i NO TAV in questi lunghi dieci giorni, insieme a tutti i cittadini della Valle, erano a cercare di fermare le fiamme. Chi sotto il casco della protezione civile, chi sotto quello dei vigili del fuoco, chi sotto i berretti di cittadini comuni che hanno lavorato rischiando la vita e respirando PM 10 oltre dieci volte le soglie di sicurezza.

Erano insomma cittadini che insieme ad altri cittadini hanno fatto il possibile per salvare almeno le case e in Valle di Susa non si è soliti fare queste cose mettendosi magliette di riconoscimento o divise. Forse a Facci sembrerà strano ma una collettività vera vive così. Ci si tira su le maniche e tutti insieme si cerca di reagire alle intemperie della vita. Anche al di là dei tanto sbandierati aiuti di Stato che cita Facci e che qui si sono visti con il contagocce e solo dopo sette giorni di fuoco. Il resto lo abbiamo fatto noi valsusini (NO TAV e non), pensando che così dovrebbero fare tutti, senza troppe lamentazioni e senza troppa ricerca di visibilità.

Disponibile a qualsiasi confronto, La ringrazio e La saluto.

.

Fonte: comune-info.net

.

.

.

.

 


Anonymous | 2017 #OpSafeWinter – Operazione inverno sicuro per i senza tetto

.

.

.

[Update] OpSafeWinter 2017

.
Anonymous si sta attivando, e non stiamo parlando di oscurare siti web o di evidenziare la corruzione del governo. Anonymous sta continuando la tradizione di una delle operazioni umanitarie più importanti, OpSafeWinter.
Il collettivo continua la sua operazione, lanciata nel 2013, di mobilitazione di tutti i membri per scendere in piazza, questa volta non per protestare, ma per aiutare i senzatetto, offrendo loro bottiglie di acqua e abbigliamento ove necessario.
Gli hashtags quali #opsafewinter e #ophomeless, ogni anno che passa sono sempre più spesso utilizzati sui social media grazie al successo di questa operazione.
In origine, il loro obiettivo era quello di aiutare durante i mesi invernali o il periodo di Natale i senza tetto, tuttavia, i volontari hanno poi continuato ad aiutarli anche nel calore dei mesi estivi. Secondo un documento anonimo rilasciato, l’obiettivo è di organizzare un evento di massa il 29 luglio e l’altro il 10 dicembre dando il via all’operazione safewinter. Gli stessi risultati dovrebbero essere trovati al momento del check su altre fonti, come i canali IRC e i forum.
Questo cambia definitivamente l’idea stereotipata del famigerato gruppo di “hacker” Anonymous. Il nome del gruppo deriva dal fatto che gli utenti potevano postare commenti su 4chan e rapidamente fu trasformato in un’entità diversa, aiutare gli altri nel bisogno è una grande idea a prescindere dal nome dietro il movimento.
.
.
Se volete partecipare all’evento si prega di controllare i link qui sotto :
.
.
.
Grazie a pixabay per la foto:
.
.
.
Fonte: anonhq.com
.
.
_______________________________________________________
.
Anonymous consiglia:
.
.
.
.
 Anonymous News Headquarters 
.
.
.
.
.
.
.
.

Violenza sulle donne – Una cultura sbagliata che il carcere non risolve.

.

.

.

Lo stupro è un crimine, ma anche una cultura che non si cura in carcere

Violenza maschile. Le contraddittorie ricette di Sandra Newman che invita a semplificare: «Lo stupro è un crimine da punire. Punto». Ma aumentare le pene non cura la patologia

di Lea Melandri

«Perché gli uomini violentano? Semplice: perché pensano di farla franca. Basta con le giustificazioni sociali e psicologiche. Lo stupro è un crimine da punire. Punto».

Stando al titolo che D La Repubblica (30 /9/17) ha dato allo scritto di Sandra Newman – un’analisi peraltro articolata e contraddittoria -, verrebbe da rispondere che se le cose stessero davvero così, fermare gli stupratori sarebbe effettivamente semplice: aumento degli anni di detenzione e carcere a vita per i recidivi.

Ma, oltre alla discutibile riuscita del deterrente che viene indicato, bisogna aggiungere che si tratta anche di un titolo profondamente diseducativo rispetto alla convinzione, oggi più condivisa che in passato, che la violenza maschile contro le donne vada affrontata attraverso processi formativi fin dall’infanzia, sapendo quanto sono precoci i pregiudizi sessisti e razzisti derivanti dalla cultura che abbiamo ereditato da secoli di dominio maschile. Quando ci si pone il problema di “capire” che cosa spinge gli uomini allo stupro, il riferimento non sono solo le ragioni «sociali e psicologiche», ma il portato di una ideologia che è stata per secoli il fondamento della nostra come di altre civiltà: dalla cultura alta al senso comune.

È dentro questa cultura, che ha visto il potere maschile innestarsi e confondersi con le vicende più intime (la maternità, la sessualità, l’amore), che vanno “capiti” i comportamenti violenti dei singoli o dei gruppi, con tutto il carico di patologia, responsabilità e storia. Come spiegare altrimenti che molti uomini, anche giovani, intervistati, stando a quanto viene riportato nell’articolo, rispondono di non riuscire a «fare un collegamento tra sesso non consensuale e stupro», o il fatto che uno studente su quattro risponde che «è colpa del desiderio?». Non sarebbe forse il caso di cominciare a chiedersi che cosa è stato ed è ancora purtroppo, nell’immaginario e nelle convinzioni di tanti uomini –ma anche donne- quello che chiamiamo amore, desiderio, sessualità?

Una volta preso atto che la “natura” degli stupratori non mostra differenze significative, tanto da poter concludere che sono, come la maggior parte degli uomini «tendenzialmente, in parole povere, stronzi misogini», il discorso di Newman si sposta giustamente su convinzioni, pregiudizi, fantasie che sono alla base del pensare e del sentire comune, e quindi la ragione di cui gli stupratori si avvalgono per giustificare i loro crimini: “normale” usare la forza se la donna che ha accettato di uscire con te ti oppone un rifiuto, con quella che ha fama di essere “facile”, o che ha fatto l’autostop. La prima legittimazione alla violenza viene dunque dagli altri uomini, dall’approvazione o stigmatizzazione da parte di una comunità di simili. Negli stupri praticati dai soldati in guerra, sappiamo che l’incoraggiamento è venuto spesso dall’alto.

Ma, nonostante che questa visione di insieme delinei la complessità di un fenomeno con radici profonde nella storia del dominio maschile e nell’inconscio collettivo, Newman conclude che il principale deterrente è la condanna penale dei responsabili.

Fuorviante sarebbe ogni tentativo di vederlo come un problema diverso rispetto alla criminalità comune, o come un “mistero profondo” che rimandi alla psicologia, alla medicina o alla politica. Ora, è vero che lo stupro è prima di tutto l’esercizio di un potere brutale sul corpo della donna; più che di desiderio sessuale si deve parlare di sopraffazione, celebrazione della vittoria su un sesso considerato nemico o inferiore, da umiliare e sottomettere.

Ma è davvero così estraneo alla sessualità da poterlo collocare tra crimini come la rapina, gli incendi dolosi, ecc.? Come definire i rapporti sessuali nascosti dietro la sacralità del matrimonio e imposti dai mariti alle mogli senza il loro consenso e senza troppi riguardi per le gravidanze indesiderate? Come non riconoscere il tratto violento che c’è nella sessualità generativa e penetrativa dell’uomo legata, come è stato finora, non solo all’ansia di prestazione, ma al desiderio e contemporaneamente alla paura di un ritorno al potente ventre materno?

Parlare del coito come di una “vittoria sul trauma della nascita”, come fanno alcuni psicanalisti, vuol dire riconoscere nell’immaginario maschile la guerra mai dichiarata tra i sessi che ha preso forma intorno alla vicenda dell’origine, e che ha visto capovolgersi, nella storia che vi è andata sopra, un vissuto di dipendenza di inermità dell’uomo-figlio nell’appropriazione violenta del corpo materno.

La speranza di riuscire a prevenire gli stupri, come altre violenze manifeste o invisibili sulle donne, sta nel coraggio di affrontare il problema in tutte le sue ambiguità, da ciò che la memoria del corpo e la vita psichica trattengono delle esperienza primarie di ogni individuo, maschio o femmina, alle condizioni sociali e culturali in cui si trova a vivere. Testimonianze, scritture che parlano una lingua ‘spudorata’ nel dire verità dell’amore, della sessualità, delle fantasie , dei desideri e delle paure che restano generalmente “impresentabili”, sepolte nella vita dei singoli di un sesso e dell’altro, non mancano. Sono inquietanti, disturbanti, ma proprio per questo è importante vincere le resistenze e leggerle.

.

Fonte: il manifesto

.

.

.

.