Category Archives: cybercultura_internet

La Rete nata come rivoluzionaria oggi è controllata e centralizzata

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La rivoluzione di Internet è finita

di Alfonso Maruccia

L’avvocato e attivista Jennifer Granick lancia l’allarme sulla “centralizzazione” del controllo della rete telematica globale, uno strumento nato come rivoluzionario e ora sempre più irreggimentato negli interessi di stato e mercato.

Jennifer Granick, alla conferenza Black Hat di agosto, ha offerto ai partecipanti presentazione verte su un argomento insolito per i “professionisti” della sicurezza che in genere partecipano all’evento. Dall’alto della sua carriera di legale e attivista per la Electronic Frontier Foundation (EFF), Granick parla di Internet come di una rivoluzione oramai istituzionalizzata.

Attualmente impegnata come Director of Civil Liberties presso la Stanford Law School, Granick è salita sul palco della conferenza Black Hat parlando della sicurezza online come di uno strumento sempre più richiesto, e sempre più usato per centralizzare il controllo di Internet in pochi organizzazioni e corporation di portata globale.

La sicurezza centralizzata garantisce la navigazione sicura e la fruizione dei servizi online, spiega Granick, ma la decentralizzazione tipica di Internet è storicamente servita alle persone a garantirsi l’onere della decisione individuale – senza deputare tale compito a un’organizzazione terza o addirittura al proprio governo nazionale.

La legale se l’è presa poi con la legislazione “segreta” in voga negli Stati Uniti, il paese del Datagate e dello spionaggio indiscriminato a opera della NSA che per Granick rappresenta un “abominio” da un punto di vista democratico: appena due anni fa, il generale Keith Alexander era salito sullo stesso palco per difendere a spada tratta i “bravi ragazzi” dell’intelligence a stelle e strisce.

Granick sostiene di non essere affatto una radicale, e di far parte anche lei del “sistema”, ma nella sua presentazione incita gli hacker – almeno quelli che hanno conservato lo spirito delle origini invece di trasformarsi in “professionisti” puri e semplici – a tenersi pronti per “fare a pezzi” Internet e rifondarla da capo nel caso in cui la Rete delle reti diventi troppo controllata e centralizzata.

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Fonte: Punto Informatico

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Anonymous: siamo certi di non vivere in The Matrix?

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Venti indicatori che potrebbero farti pensare di vivere in The Matrix

by FLU5CH

Questa lista, originariamente condivisa da Collective-Evolution.com, mostra davvero quanto l’individuo medio possa essere ingannato vedendo solo quello che vogliono fargli vedere, tutto veramente falso, in questo incasinato mondo.

“Se prendi la pillola blu, la storia finisce, ti svegli nel tuo letto e credi a quello che vuoi credere. Se prendi la pillola rossa, rimani nel paese delle meraviglie, e ti mostro quanto è profonda la tana del bianconiglio.”   (The Matrix )

I venti indicatori:

1. Passi la maggior parte del tuo tempo a pagare un mutuo piuttosto che a goderti la vita.

2. Non vedi l’ora che arrivi il fine settimana.

3. Giudichi il tuo successo secondo l’auto che hai, il sobborgo in cui vivi, e la dimensione della casa che possiedi.

4. I ricchi sono ricompensati per saccheggiare la terra, mentre coloro che cercano di salvarla sono ridicolizzati.

5. Fai un lavoro che non ti piace e pensi che i soldi guadagnati compenseranno la tua frustrazione.

6. Ritieni che prendendo una pillola potrai curare i tuoi mali.

7. Ritieni strano chi ha scelto dei cibi sani e biologici, mentre reputi normale chi mangia cibi trasformati, alterati e privi di nutrienti.

8. Pensi che comprare roba ti renderà felice.

9. Guardi le notizie in televisione e pensi che quella sia la verità.

10. Sei più concentrato sulla tua squadra del cuore che per il tuo pianeta, l’ambiente da cui dipende la tua sopravvivenza.

11. Credi che la crescita e lo sviluppo dell’economia sia una buona cosa e che la globalizzazione crei posti di lavoro.

12. Sei conforme con lo status quo e mai metti in discussione le cose fatte.

13. Pensi che la congestione del traffico, l’inquinamento atmosferico e quello acustico facciano parte della normale vita di ogni giorno.

14. Pensi che ci siano differenze tra i partiti politici e che essi siano poi in grado di realizzare dei veri cambiamenti.

15. Pensi che ci sono terroristi dietro ogni angolo e che sono una minaccia per te e la tua comunità, nonostante il fatto che è 150 volte più probabile essere colpiti da un fulmine che essere coinvolti in un attacco terroristico.

16. Pensi che sia normale mangiare alimenti geneticamente modificati e frutta e verdura trattati con pesticidi.

17. Pensi che i media mainstream siano indipendenti ed imparziali.

18. Cerchi distrazione costante attraverso i media, come lo sport, gli affari e il gossip.

19. Pensi che vivere accanto a un ripetitore di segnale è giusto perché così hai una migliore ricezione.

20. Attendi in fila per l’acquisto dell’ultimo gadget tecnologico.

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Fonte: anonhq.com

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Echelon: da 50 anni spionaggio globale!

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ECHELON, 50 anni di sorveglianza globale

di Alfonso Maruccia

Il giornalista che per primo svelò al mondo l’esistenza del network spionistico rievoca le sue indagini, e chiude il cerchio con un documento portato alla luce da Edward Snowden

Lo scandalo del Datagate ha svelato al mondo la portata e le inquietanti capacità di spionaggio a disposizione dell’intelligence statunitense (NSA) e dei partner del ristretto club dei “Five Eyes” (Australia, Canada, Nuova Zelanda, UK, USA); ben prima delle rivelazioni di Edward Snowden, il giornalista investigativo britannico Duncan Campbell aveva già alzato il velo del tecnocontrollo globale parlando per la prima volta del programma ECHELON.

Tre lustri fa, la percezione dell’opinione pubblica in merito a ECHELON passava dallo status di leggenda metropolitana a network spionistico concreto grazie all’interessamento dei parlamentari europei, ma Campbell aveva cominciato a parlare delle grandi parabole della rete per le intercettazioni globali già nel 1988.

Ora, in un nuovo approfondimento pubblicato su The Intercept, il giornalista britannico chiude in qualche modo il cerchio svelando dettagli inediti del programma ECHELON – un programma avviato già 50 anni fa, sostiene Campbell, e che un documento di Snowden risalente al 2005 cita direttamente come “sistema focalizzato sui satelliti di telecomunicazioni”.Decadi prima del Datagate, di Internet e dello spionaggio di massa facilitato dalla condivisione indiscriminata sui social network, suggerisce Campbell, ECHELON ha garantito a cinque nazioni alleate la capacità di intercettare, raccogliere e analizzare le comunicazioni globali – prima analogiche, poi digitali – dietro il paravento dell’antiterrorismo e della sicurezza nazionale.

Dopo 40 anni passati a investigare sul programma ECHELON, Campbell si prende ora il tempo di ripercorrere la propria storia personale e come essa si è intrecciata inesorabilmente con l’indagine di una vita: tra i casi, inquietanti, citati dal giornalista, quello di una signora che parla al telefono della recita scolastica del figlio, una performance andata evidentemente male, definita “bombed”, che aveva spinto uno degli analisti di ECHELON a tenere sotto controllo le comunicazioni telefoniche della signora per un presunto rischio terroristico.

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Fonte: Punto Informatico

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