Monthly Archives: Luglio 2013

Feritilità maschile e dieta

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Il consumo di carne influenza negativamente la feritilità maschile .

Le diossine, i contaminanti interferenti endocrini, i metalli pesanti, i grassi saturi e gli steroidi che si trovano nella carne che mangiamo possono incidere sul numero degli spermatozoi, sulla qualità del liquido spermatico e sulla capacità di concepimento degli uomini.

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Riportiamo  la traduzione in italiano dal video del dr. Michael Greger.

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L’infertilità colpisce il 10-15% delle coppie che cercano di avere dei figli e nella metà dei casi il problema è a carico dell’uomo. Uno studio recente dell’Università di Harvard ha evidenziato a un incremento di soltanto il 5% di grassi saturi nella dieta corrisponde una diminuzione del 38% del numero degli spermatozoi. Ma quale è il motivo?

Si è parlato del ruolo degli xenoestrogeni, interferenti endocrini derivati da contaminanti industriali che si accumulano nel grasso animale, in particolar modo nel pesce, ma la fertilità maschile non è soltano legata al numero degli spermatozoi, ma riguarda il modo in cui gli stessi spermatozoi lavorano.

Uno studio recente ha rilevato che il successo di una gravidanza e la riuscita nell’impianto di uova fertilizzate sono minori nei pazienti che dichiarano di consumare carne abitualmente.

Questo risultato è in accordo con la scarsa qualità del liquido seminale associata ad un consumo elevato di prodotti che possono avere incorporato tali sostanze chimiche e steroidee.

L’uso di queste sostanze nell’industria alimentare produce un aumento del livello totale di xenoestrogeni e di steroidi sessuali negli alimenti trasformati, come carne o latte, il cui consumo contribuisce in modo significativo ad un’esposizione quotidiana.

Gli xenoestrogeni sono sostanze altamente lipofiliche che possono accumularsi nei cibi ricchi di grassi, come la carne, e che possono essere considerate parzialmente responsabili del declino della qualità del liquido seminale.

In conclusione, le coppie che hanno problemi a concepire dovrebbero essere messe al corrente di quanto sia determinante lo stile di vita di entrambi i sessi nella riuscita del trattamento dell’infertilità.

Questo è in linea con i risultati precedenti e cioè che il consumo frequente di alimenti ricchi di grassi, come i prodotti a base di carne o il latte, può incidere negativamente sulla qualità del liquido seminale negli uomini, mentre alcuni tipi di frutta e verdura possono mantenere o addirittura migliorare la qualità del liquido seminale. Uno studio più recente ha ulteriormente evidenziato che il consumo di vegetali svolge un ruolo protettivo, probabilmente dovuto al contenuto di nutrienti e antiossidanti di questi alimenti.

Gli effetti negativi della carne potrebbero essere dovuti anche ad altri inquinanti.

L’esposizione, anche da bambino, a livelli di diossina anche bassi puό ridurre la qualità del liquido seminale in modo permanente.

L’opinione generale è che la qualità del liquido seminale sia decaduta nel tempo in aree geografiche diverse. Non si conosce ancora il perché, ma di sicuro le diossine potrebbero avere un ruolo causale.

La ragione per cui il consumo di carne bovina da parte della madre puό alterare lo sviluppo dei testicoli del figlio, di conseguenza influenzare negativamente la sua futura capacità riproduttiva, sembra che sia dovuta agli steroidi anabolizzanti impiantati negli animali, ma come sottolineato nell’editoriale gli steroidi potrebbero anche interagire con altri xenobiotici, vale a dire prodotti chimici industriali che si trovano nella carne, come pesticidi ed altri inquinanti simili alla diossina, e perfino sostanze chimiche che possono essere presenti nella pellicola trasparente che si usa per avvolgere gli alimenti.

Anche i metalli pesanti possono giocare un ruolo. L’esposizione a piombo e cadmio, misurata nel sangue, è stata messa in relazione ad un intervallo di tempo sensibilmente più lungo nel concepire.

Da dove potrebbe venire questa esposizione?

Sono stati prelevati dei campioni di alcuni tra i più comuni tipi di pesce direttamente dai mercati di pesce e dai supermercati. I livelli più elevati di cadmio sono stati trovati nel tonno mentre i gamberi e le capesante avevano alti tassi di piombo. Il rischio più grande dai diversi tipi di metalli si trova in pesci differenti, ed in alcuni di questi è molto elevato. Dunque, le informazioni sui rischi che vengono date al pubblico – in particolare per quel che riguarda il mercurio – non danno un quadro completo della situazione, infatti nei pesci si trovano anche altri metalli tossici.

I livelli più elevati si trovano nei pesci più grandi e più vecchi e questo avviene anche negli altri animali. Ad esempio, la contaminazione delle carni bovine da cadmio e piombo dipende decisamente dall’età dell’animale.

Per quanto riguarda le bevande, le uniche bevande associate alla sterilità nelle donne sono risultate le bibite gassate, anche se questo potrebbe derivare da una via indiretta, in quanto le bevande gassate sono collegate all’obesità e l’obesità è a sua volta in relazione ad una diminuzione dei tassi di fertilità, anche se è stato fatto uno studio su una via realmente diretta, ovvero l’efficacia della coca cola come agente spermicida nelle irrigazioni vaginali. Sembra che la diet coke abbia dato il risultato migliore, come è stato pubblicato dai ricercatori di Harvard nel New England Journal of Medicine.

E la coca cola rispetto alla pepsi? I soldi dei contribuenti sono stati messi a dura prova in questo testa a testa. Ma nessuna delle due ha funzionato veramente, né la coca cola né la pepsi, anche se hanno precisato che il metodo per prepare le miscele sperma-cola era diverso da quello utilizzato dai ricercatori di Harvard.

Traduzione a cura della dr.ssa Roberta Bichi

Da: Scienza Vegetariana

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Fonte: Male Fertility and Diet

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In Sicilia strada intitolata a Jimi Hendrix

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La contestata via Jimi Hendrix di Lercara Friddi

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Interessante, originale e contestata iniziativa partita dalla Sicilia. Vi propongo l’email ricevuta dall’ideatore Fabio Pillitteri.

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Nell’ottobre del 2012 l’Amministrazione Comunale di Lercara Friddi, in Provincia di Palermo, su mia segnalazione, ha intitolato  una strada a Jimi Hendrix, quasi in contemporanea con il 70° anniversario dalla nascita; tra le altre cose, mi sono anche occupato, del reperimento, della realizzazione e della collocazione della targa toponomastica, il tutto a mie modeste spese (in totale poco più di € 20 … avendo recuperato un palo toponomastico dismesso).

Non contento di ciò, ho in seguito pensato di proporre (principalmente tramite PEC) l’intitolazione di una strada, piazza od altro spazio pubblico a Jimi Hendrix a tutti i Comuni d’Italia e, recentemente, anche alla Repubblica di San Marino.

La mia iniziativa ha avuto inizio i primi giorni del 2013 ed in data 8 maggio si è conclusa, contattando tutti gli 8090 Comuni italiani dove non esiste una via dedicata al mitico mancino di Seattle (oltre a Lercara Friddi, in precedenza, anche il Comune di Lanuvio, in Provincia di Roma, gli aveva dedicato una strada).

Durante questo viaggio virtuale ho avuto apprezzamenti e riscontri positivi da diversi Comuni (piccoli e grandi) d’Italia e da diversi Sindaci (tra i tanti anche il Sindaco di Firenze), che fanno ben sperare per il futuro, segno che oltre che nel mio ed in quello di Lanuvio, altre vie Jimi Hendrix potrebbero esistere in altri Comuni italiani.

La mia iniziativa, oltre a volere tributare la memoria ed il testamento musicale del musicista di Seattle, ha voluto in qualche modo pubblicizzare il mio paese, consacrandolo quale apripista di un cambiamento notevole nella mentalità statica e bacchettona di questa nostra cara vecchia Italia, richiamando oltretutto il fatto che segnali di innovazione si possono dare anche a costo zero, perchè i simboli sono importanti.

A parte il voler, in qualche modo, dare una risposta ad un gruppetto di moralisti-benpensanti locali che a suo tempo non hanno gradito l’intitolazione della via Jimi Hendrix nel mio Comune,  perché, secondo la loro ottica perbenista, visto come personaggio negativo e di non buon esempio, la mia iniziativa ha avuto principalmente lo scopo di volere tributare la memoria e l’imponente lascito musicale di questo grande artista (indiscusso innovatore nel suo campo) le cui circostanze della morte non sono mai state chiarite definitivamente e che tutt’oggi presentano molti interrogativi: ancor prima della conclusione dell’inchiesta circolò la voce che era stato stroncato da un’overdose di eroina e, anche se in seguito i documenti dell’inchiesta lo smentirono, milioni di persone in tutto il mondo hanno continuato a credere che questa fosse la verità.

Ancora oggi lo si iscrive nella lunga lista dei morti per droga degli eroi del rock, probabilmente perché a molti (per negligenza, superficialità od altro) fa comodo ricordarlo così: maledetto e per sempre incluso nella mitologia del rock.

Il mio obiettivo va ben oltre il fanatismo: intitolare a Jimi Hendrix una strada della provincia italiana, da sempre restia al cambiamento, sarebbe a mio avviso (… e mi ripeto) una svolta nella mentalità statica e bacchettona di questa nostra cara vecchia Italia ed anche un modo per dare una svecchiata all’idea che molti hanno della toponomastica, dando la possibilità anche ai musicisti pop e rock di essere ricordati, in funzione del fatto che la loro musica ha reso un po’ migliori le nostre vite.

Per l’opinione pubblica i grandi musicisti sono stati soltanto quelli di estradizione classica (Verdi, Donizzetti, Mascagni, Rossini, Vivaldi, etc.) a cui quasi tutti i Comuni italiani hanno dedicato una strada … senza nulla togliere a questi grandi maestri, anche i musicisti pop e rock hanno fatto la storia e per tale motivo meritano di essere ricordati oltre che per le loro gesta e per i loro stili di vita anche e soprattutto per i notevoli testamenti musicali che ci hanno lasciato e che, in un certo qual modo, hanno reso un po’ migliori le nostre vite.

E pertanto ben vengano in tutta Italia le vie Jimi Hendrix, John Lennon, Elvis Presley, Bob Marley, Frank Zappa (già esistente nel Comune di Agropoli e recentemente intitolata nel Comune di Partinico alla fine dello scorso anno, quasi in contemporanea con la nostra intitolazione … segno che la Sicilia è all’avanguardia quantomeno nel tributo ai geni musicali del XX secolo), Fabrizio De Andrè, Demetrio Stratos, Lucio Battisti, Domenico Modugno, Rino Gaetano, Augusto Daolio, Luigi Tenco, Ivan Graziani, Mia Martini, Pierangelo Bertoli, etc.: anche questi semplici atti denotano una crescita culturale delle nostre comunità ed un lascito per le generazioni future, dimostrando così di non essere lontani anni luce dal presente, consapevoli del fatto che anche la musica ed i suoi artefici possono trasmettere valori veri e duraturi!

La mia crociata per convincere più Comuni italiani possibili ad intitolare una strada al grande artista non ha ancora prodotto esiti positivi, comunque, come già detto, diversi Sindaci mi hanno contattato complimentandosi per l’iniziativa, invogliandomi ad andare avanti, dispiacendosi, in alcuni casi, per il fatto che al momento non era possibile dare corso alla richiesta per mancanza di strade senza nome.

Ci sono, inoltre, anche altri motivi che a suo tempo mi hanno spinto a proporre al mio Comune l’intitolazione di una strada a Jimi Hendrix: il tentativo di veicolare un’idea di identità alternativa a quella stantia e folklorika alla quale la Sicilia (ed un po’ tutto il meridione d’Italia) sembra essere condannata, ed anche perché credevo che ciò avrebbe garantito al mio paese (“famoso” più che altro per aver dato i natali ai nonni ed al padre di Frank Sinatra ed anche a Salvatore Lucania … al secolo Lucky Luciano) una pubblicità di notevole impatto sia in Italia che all’estero: il tutto a costo zero! … questo chiaramente se la cosa fosse stata attenzionata, pubblicizzata e sfruttata un po’ meglio.

La mia richiesta certamente non risolverà né la crisi né tutti i problemi che attanagliano il nostro Paese, e di questo ne sono consapevole: i risultati, non certo esaltanti fin qui raggiunti non mi abbattono, perché … se perdiamo anche la voglia di sognare, anche le cose più assurde, cosa ci rimane?

Grazie al web, la notizia della titolazione nel mio Comune e del mio giro d’Italia virtuale ha avuto ampia visibilità (al momento sono quasi una quarantina i link che la trattano, visionabili digitando con google “via jimi hendrix fabio pillitteri”), raggiungendo anche le pagine del quotidiano Corriere del Trentino (10.5.2013) e le “onde” di Radio Capital (20.6.2013).

Dopo questo succinto (per modo di dire) excursus, parafrasando il titolo di un articolo pubblicato su “ilgiornaledelfriuli.net” vi e mi pongo una domanda … perché i Comuni d’Italia non cominciano ad intitolare piazze e vie ai grandi della musica rock?

Sono consapevole che è praticamente impossibile che il mio Comune prosegua su questa strada … ma nel resto d’Italia? Se non Jimi Hendrix (anche se la cosa mi farebbe enormemente piacere) sono tanti, a mio avviso, i grandi della musica meritevoli di essere ricordati con l’intitolazione di una via, piazza o qualsiasi altro spazio pubblico … è solo questione di gusti: in un ipotetico “quartiere rock” vedrei bene via Jimi Hendrix accanto a piazza Janis Joplin, largo Joe Strummer, via Freddie Mercury, passaggio Jim Morrison, piazza George Harrison, vicolo Phil Lynott, via Stevie Ray Vaughan, piazzetta Brian Jones, via Marc Bolan, piazza Robert Johnson, via Billie Holiday, piazza Randy Rhoads, e così via; per quanto riguarda gli italiani, oltre le strade già esistenti indicate in premessa, anche se non sono trascorsi 10 anni, vedrei sicuramente bene via Lucio Dalla nel Comune di Bologna (… onestamente non so se l’Amministrazione Comunale ci stia già lavorando!).

Chi volesse (a qualunque titolo) sostenere ed incentivare la mia iniziativa, può farlo in diversi modi, per esempio, informandosi sullo stato della richiesta fatta al Sindaco del Comune di residenza ed eventualmente sollecitarla (… tanto ho scritto a tutti i Comuni d’Italia) o, in alternativa, linkare la notizia pubblicizzandola su blog, Facebook, Twitter od altro.

Ed in fondo per cambiare le cose (o tentare di farlo) basta poco … basta solo avere la voglia di guardare avanti, così come, oltre quarant’anni fa, fece un ragazzo di Seattle!

Durante il mio giro d’Italia a suon di mail ho ricevuto qualche virtuale ceffone (pochi isolati commenti critici di chi magari ha ritenuto che avrei potuto utilizzare tanta energia e tanto tempo per scopi maggiormente utili per questa nostra bisognosa società) e molte virtuali pacche sulla spalla che mi hanno spinto ad ultimare l’opera concludendo il mio viaggio.

Questa iniziativa, per ciò che mi riguarda, è stata positiva in quanto oltre ad un notevole ripassone di geografia mi ha permesso, strada facendo, di conoscere (anche se soltanto via mail) tanta gente … non tutti la pensano come me, ma in fondo questo mondo è bello proprio perché è vario!

Difficile, per non dire impossibile, ipotizzare un consenso unanime, ma se anche un solo Comune d’Italia accogliesse la mia proposta sarebbe comunque un grande successo.

Ribadisco che la mia è stata solo una richiesta (forse un po’ bizzarra, che certamente non risolverà né la crisi né tutti i problemi che attanagliano il nostro Paese, e di questo ne sono consapevole) … come tale non ha avuto la pretesa di essere esaudita: ma (… e mi ripeto ancora), se ci tolgono anche la voglia di sognare, anche le cose più assurde, cosa ci rimane?

Comunque non demordo … il 26 e 27 maggio ed il 9 e 10 giugno di quest’anno oltre 700 Comuni d’Italia sono andati al voto per le amministrative e tra questi il nuovo (?!?) Comune di Mappano (TO) … credo proprio che verso fine estate – inizio autunno contatterò tutti i neo Sindaci eletti (… gli darò il tempo di insediarsi) … chissà, a volte reperita iuvant e magari tra questi potrebbe esserci qualche hendrixiano o semplice appassionato di musica di larghe vedute che potrebbe mettere in pratica il mio suggerimento!

Grazie del tempo dedicato alla lettura della mia mail.

Fabio Pillitteri (hendrixiano della seconda ora)

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Approfondimento (madu)

Jimi Hendrix

Sito ufficiale di Jimi Hendrix

Lista dei concerti dal 1966 al 1970

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Rodotà: Eccome se esiste la differenza fra destra e sinistra

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Intervista a Stefano Rodotà di Simonetta Fiori

«Perché mi applaudono nelle piazze e nei teatri? In questi anni ho continuato a parlare di eguaglianza, lavoro, solidarietà, dignità. Sì, ho detto delle cose di sinistra, che nel grande silenzio della politica ufficiale hanno provocato un investimento simbolico inaspettato. Una reazione che naturalmente lusinga, ma mi crea anche qualche imbarazzo». Il nuovo papa della sinistra «altra» — quella dei diritti, dei beni comuni, della Costituzione e della rete — ci riceve in una stanzetta della Fondazione Basso, a pochi passi dai palazzi della politica che ha sempre frequentato da irregolare. Ottant’anni compiuti di recente, giurista insigne con esperienza internazionale, Stefano Rodotà ha una biografia che racconta un pezzo importante di sinistra eterodossa. Una storia lunga che dice moltissimo sull’oggi, sulle partite vinte e su quelle perdute.

In molti, anche tra i suoi antichi compagni di battaglia, sostengono che la distinzione tra destra e sinistra non ha più senso.
«È una vecchia storia, che risale ai tempi di Laboratorio politico, la rivista che nei primi anni Ottanta facevamo con Tronti, Asor Rosa e Cacciari. Non ero d’accordo allora, e oggi mi arrabbio ancora di più. Cosa vuol dire che non c’è più distinzione? Vuol dire che dobbiamo essere i fautori della pacificazione? La distinzione esiste, ed è marcata: sia sul piano storico che su quello teorico. Chi non la vuole vedere mi suscita una profonda diffidenza politica».

Proviamo a indicare qualche punto essenziale di distinzione.
«Un principio inaccettabile per la sinistra è la riduzione della persona a homo oeconomicus, che si accompagna all’idea di mercato naturalizzato: è il mercato che vota, decide, governa le nostre vite. Ne discende lo svuotamento di alcuni diritti fondamentali come istruzione e salute, i quali non possono essere vincolati alle risorse economiche. Allora occorre tornare alle parole della triade rivoluzionaria, eguaglianza, libertà e fraternità, che noi traduciamo in solidarietà: e questa non ha a che fare con i buoni sentimenti ma con una pratica sociale che favorisce i legami tra le persone. Non si tratta di ferri vecchi di una cultura politica defunta, ma di bussole imprescindibili. Alle quali aggiungerei un’altra parola-chiave fondamentale che è dignità».

Una parola molto presente nella tradizione cattolica.
«In parte viene da lì. E qui ho dovuto rivedere alcuni miei giudizi giovanili insofferenti al personalismo cattolico, che lasciò una forte traccia sulla Costituzione. Ma la dignità è anche legata al tema del lavoro. C’è un passaggio essenziale della Carta, l’articolo 36, che stabilisce che la retribuzione deve garantire al lavoratore e alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa. La nostra Costituzione, insieme a quella tedesca, rappresentò l’unica vera novità del costituzionalismo del dopoguerra. Noi con il lavoro, i tedeschi con l’inviolabilità della dignità umana, principio reso necessario dai crimini del nazismo».

Le uniche due novità provenivano dai paesi sconfitti?
«Sì, Italia e Germania avvertivano più degli altri il bisogno di uscire da un mondo tragico per rifondarne uno radicalmente diverso ».

In fase costituente, il giurista Costantino Mortati tentò di introdurre una distinzione tra diritti civili e diritti sociali, tra quelli che non hanno un costo e quelli vincolati alle risorse dello Stato, quindi garantendo a priori i primi e impegnando lo Stato a trovare le risorse per i secondi, ma senza assicurarne il pieno godimento. Poi prevarrà un’altra interpretazione, che include i diversi diritti in un’unica categoria. Interpretazione che alcuni oggi vorrebbero rivedere.
«Due obiezioni essenziali. Primo: il ritenere questi diritti indivisibili non è un principio sovversivo, ma viene sancito anche dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. Secondo: esso vale come vincolo nella ripartizione delle risorse. Dire che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro mi costringe a tenerne conto quando distribuisco le voci di bilancio. Lo so che la salute costa, ma quando l’articolo 32 mi dice che è un diritto fondamentale, la politica non può prescinderne. E venendo alla formazione, se la scuola pubblica è un obbligo per lo Stato, finché io non ne ho soddisfatto tutti i bisogni, alla scuola privata non do niente. Troppo brutale?».

No, molto chiaro.
«È evidente che il welfare va rivisto sulla base delle risorse, ma chi agita la bandiera dei “diritti che costano” mi sembra voglia liberarsi dell’ingombrante necessità di discutere di politiche redistributive. Spesso sono gli stessi che dicono che non c’è distinzione tra destra e sinistra».

Lei cominciò nelle file radicali.
«No, in realtà esordii nell’Unione goliardica italiana, che era il movimento giovanile universitario. Lì è cominciata la mia storiella da cane sciolto. Lettore del Mondo ma insofferente alle chiusure anticomuniste di Pannunzio. Compagno di viaggio dei radicali, ma allergico all’autoritarismo di Pannella. Poi molto vicino al Psi guidato da De Martino, ma pronto a litigare con un arrogantissimo Craxi divenuto vicesegretario. Infine nella Sinistra Indipendente, che però era irregolare di suo. Non sono mai stato intrinseco a nessun partito. L’unico mio punto fermo sono stati i diritti».

La «storiella da cane sciolto» ha a che fare con la mancata elezione a presidente ella Repubblica?
«Forse sì, ed è per questo che non ci ho mai creduto. A un certo punto ho avvertito la necessità di metterci la faccia per impedire quello che poi è successo: le larghe intese e la pacificazione nazionale».

L’hanno accusata da sinistra di aver dato una sponda ai grillini.
«Semplicemente puerile. Era stato Bersani a cercare per primo l’intesa con loro, e allora mi apparve la cosa giusta».

Ma i Cinquestelle sono di sinistra?
«Non è facile rispondere. Dentro il movimento ho trovato dei contenuti che si possono riferire a una cultura di sinistra: diritti, ambiente, beni comuni. Ma quando s’è trattato di dare uno sbocco parlamentare a queste idee è arrivato l’alt di Grillo».

Che è tra quelli che dicono che non c’è distinzione tra destra e sinistra.
«Appunto. Non è di sinistra. Ma ha saputo intercettare un desiderio di cambiamento diffuso nella società civile. L’ha interpretato sul piano della protesta, però non ha saputo dargli una traduzione politica, con l’effetto di sterilizzarlo ».

Perché il Pd non l’ha sostenuta nelle elezioni presidenziali?
«È un partito dall’identità debole, gli è parso troppo arrischiato affidarsi a una personalità fuori dalle righe. Sì, capisco che la scelta di fare una trattativa con i grillini avrebbe richiesto un po’ di azzardo. Ma il cambiamento richiede coraggio. E la sinistra è cambiamento».

Nessun risentimento?
«No, il mio giudizio è esclusivamente politico: hanno sbagliato nel rinunciare alla strada del cambiamento. E hanno sbagliato nel silurare Prodi. Quando seppi che Romano era il nuovo candidato del Pd, feci subito una dichiarazione pubblica in cui mi dicevo pronto al passo indietro. Sul treno per Reggio Emilia mi chiamò lui dal Mali. “Come mi dispiace Stefano, noi così amici e ora contrapposti”. Quando gli dissi del mio passo indietro, lui mi ringraziò per avergli tolto un peso».

Che effetto le fa essere acclamato in piazza come il nuovo papa rosso?
«Sono un po’ imbarazzato, e non so come uscirne. Naturalmente sono grato a tutte queste persone. Però il problema della sinistra non può stare sulle mie spalle. Dalle manifestazioni sulle leggi-bavaglio a quelle delle donne, dalle piazze studentesche al referendum sull’acqua, esiste un’altra sinistra che la politica istituzionale si ostina a non vedere. Intorno a questo mondo è possibile costruire».

(23 luglio 2013)

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Fonte: MicroMega

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