Daily Archives: 01/08/2012

E’ morto Gore Vidal il più duro e spietato critico delle tristi verità dell’Impero Usa.

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E’ morto Gore Vidal

di  Antonio Deplano

Lo scrittore, saggista, sceneggiatore e drammaturgo statunitense aveva 86 anni. Un critico spietato delle tristi verità dell’Impero Usa.

Gore Vidal era considerato come una specie di “coscienza critica” del sistema statuniense e della sua politica ufficiale, che aveva messo a nudo nel suo romanzo, forse il più letto e famoso, “L’età dell’oro”.
Con questo suo lavoro, assieme però anche ad altri nello stesso stile, Vidal con una certa curiosità prova a scoprire quanto avviene nelle stanze del potere.
Vidal era considerato uno degli intellettuali nordamericani più critici, aveva scandalizzato lo spirito “puritano” dell’opinione pubblica statunitense raccontando per esempio il rapporto di Thomas Jefferson (3º presidente degli Stati Uniti, uno dei padri fondatori della nazione) con una schiava nera, o i risvolti peccaminosi della personalità di Abramo Lincoln.
Con l’ascesa del clan dei Kennedy alla Casa Bianca, divenne consigliere personale del presidente John F. Kennedy.
Vidal ha rappresentato tra altre cose una critica pesante alle strategie statunitensi, ci fa riflettere sull’etica del potere e sulle ambiguità di una morale che non è mai uguale per i vincitori e i vinti, raccontando o “romanzando” alcuni tra i più importanti avvenimenti storici del nostro tempo.
Con una particolare e viva passione politica. sommata ad una visione caustica, non convenzionale e satirica del modo di vivere degli americani, nel suo ultimo periodo di vita fù molto critico con la politica imperialista della presidenza statunitense di George W.Bush.
La letteratura critica statunitense, che ha dato vita a molte riletture delle suestrategie politiche (si pensi a Norman Mailer con il suo libro “le armate della notte”, di descrizione della marcia del 1967 quando un esercito di pacifisti marciò per la prima volta a Washington contro il governo, perché cessasse la guerra del Vietnam, oppure a Chomsky e Susan Sontag ed altri), con questa morte perde probabilmente una “voce” fondamentale soprattutto per meglio comprendere gli sviluppi possibili della politica statunitense per il terzo millennio. Gore Vidal si è opposto con forza alla “guerra infinita” scatenata dall’amministrazione Bush dopo gli attacchi dell’11 Settembre ed è stata una delle voci più critiche contro l’occupazione militare dell’Iraq.

In Italia la sua opera pubblicata più recentemente è “Le menzogne dell’impero e altre tristi verità” (Fazi Editore. 2002).
Si tratta di undici articoli e saggi brevi di Gore Vidal, pubblicati tra 1992 e 2002, raccolti in un libretto che ha guadagnato tutte le caratteristiche del documento storico-politico a nemmeno dieci anni dalla prima edizione.
Nel primo saggio, Vidal deplora la liquidazione dei fragili Dieci Emendamenti e del sistema di governo repubblicano a un solo anno di distanza dall’11 settembre 2001; conferma che Bush e Cheney non informarono i cittadini dell’allarme rosso segnalato da Mubarak, Putin, Mossad e FBI; è convinto che Bush abbia lasciato tutti all’oscuro per giustificare il già pianificato attacco all’Afghanistan (p. 12), giocando al replay di Pearl Harbor. Vidal scrive che è molto probabile che nessuno abbia ordinato all’Aviazione di intervenire per intercettare gli aerei dirottati fino a quando era troppo tardi (pp. 23-24). “Qualcuno – aggiunge – aveva dato ordine di bloccare e disattivare la procedura standard operativa obbligatoria” (p. 25).
I grandi preparativi per l’aggressione all’Eurasia, scrive Vidal, sono cominciati già a fine anni Ottanta, epoca del conflitto Iran-Iraq: “L’islam è stato demonizzato e presentato come un culto satanico terroristico, che incoraggia attentati kamikaze – che invece la religione islamica, e sarà bene sottolinearlo, condanna” (p. 17). Gli States stanno adorando il “vitello d’oro del capitalismo”, e nel nome del capitalismo hanno adottato una strategia imperialista disumana e omicida. Le origini recenti, a ben guardare, stanno – secondo Vidal – nella prassi del finanziamento ai movimenti islamici in funzione antisovietica. Ipotesi non del tutto peregrina. Che ci fosse simpatia, un tempo, lo conferma in letteratura l’allora giovane Vollman, nel suo mai abbastanza letto “Afghanistan Picture Show” (US 1992, IT, Alet, 2005).
Nel secondo articolo, “Ci siamo persi il ballo del sabato”, Vidal ricorda che i fatti di Pearl Harbor non sono esattamente quelli che ci hanno insegnato a scuola: “Fa parte del mito nazionale che l’attacco non sia stato provocato”, scrive. “A dire il vero eravamo in cerca di una guerra col Giappone dall’inizio del secolo” (p. 46). Quindi, sintetizzando i fatti di Corea e del Vietnam, maledice quel che la direzione degli States ogni tanto crede davvero: “che gli Stati Uniti sono il padrone della Terra e che chiunque ci sfidi verrà colpito dal napalm, stretto d’assedio o rovesciato in segreto. Siamo al di fuori della portata della legge, il che non è insolito per un impero; ma sfortunatamente siamo anche al di fuori del buon senso” (p. 49).
Nel quarto, “La tana del polpo”, si parla del “pulpo”, cioè la United Fruit Company, “le cui entrate annuali erano il doppio di quelle dello stato guatemalteco” (p. 79). Vidal spiega le responsabilità statunitensi nelle rovinose sorti del Guatemala. E altrove, più volte – questo è uno degli aspetti più terribili e notevoli dell’opera – nei confronti del suo stesso popolo. Nel 2000, “Usa Today” ha affermato (prima pagina) che quasi 7 milioni di cittadini fossero in prigione negli Stati Uniti. Significa il 3 per cento della popolazione adulta. Significa che i dati riferiti all’occupazione, completi di questo dato e di quello riferito a chi ha smesso, per disperazione, di cercare lavoro, avvicinano molto la media americana a quella europea: un cittadino su dieci è disoccupato.
Nel settimo articolo, “Mickey Mouse, storico”, Vidal ci ricorda che gli States hanno ancora basi in Belgio, Germania, Grecia, Italia, Olanda, Portogallo, Spagna, Turchia, Gran Bretagna (sette aeree, tre navali), Bermude, Egitto, Islanda, Giappone, Corea, Panama, Filippine, Arabia Saudita, Kuwait, Australia (misteriosa unità CIA di Alice Springs): si tratta d’un impero, capace di dare ordini alle nazioni vassalle di non fare affari con gli “Stati Canaglia”. Nel successivo, il polemico e feroce “Una lettera da consegnare”, parlando dello stato di Guerra Perpetua degli States, Vidal ricorda al “presidente eletto” (virgolette molto opportune) Bush Jr (2000) che dal 1949 al 1999 gli States hanno speso 7.100 miliardi di dollari per la “difesa nazionale”, maturando un debito di 5.600 miliardi. “Ci lamentiamo del terrorismo” – si dispera Vidal – “eppure il nostro impero è oggi il terrorista più spietato. Bombardiamo, invadiamo e sovvertiamo altri Stati” (p. 117). Non poteva spiegarlo con maggiore chiarezza, e universale condivisibilità scrive la recensione al libro di Gianfranco Franchi su Lankelot.

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Fonte: Contropiano.org

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Lettera aperta a tutti coloro che cercano un mondo nuovo e migliore – ( Noam Chomsky, Vandana Shiva, Baventura de sousa Santos, John Pilger, e di altri 40 membri dell’IOPS)

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Noi firmatari  di questa lettera aperta di Noam Chomsky, Vandana Shiva, Baventura de sousa Santos, John Pilger, e di altri 40 membri dell’organismo decisionale ad interim della nuova Organizzazione Internazionale per una Società Partecipativa, sperano che farete circolare, invierete per e-mail, e/o ripubblicherete la nostra lettera e, ancora di più, che vi impegnerete a fare e a pubblicare commenti riguardo allo scopo dell’organizzazione, alle sue implicazioni, prospettive, ecc.

 

Lettera aperta a tutti coloro che cercano un mondo nuovo e migliore.

Siamo i membri di quello che si chiama il Comitato consultivo ad interim della Organizzazione Internazionale per una Società Partecipativa o IOPS (è consultabile la sezione italiana).

La IOPS in realtà è un’entità provvisoria, in attesa di una futura assemblea per la sua fondazione. La IOPS si  riunita  formalmente appena pochi mesi fa e ha già più di 2.100 membri di 85 nazioni e un sito in dieci lingue, malgrado sia a malapena nota al pubblico.  La IOPS sta attualmente costruendo dei gruppi locali che si uniranno per formare sezioni nazionali che a loro volta costituiranno un’organizzazione internazionale.

Vi mandiamo questa lettera per invitarvi, per favore, a visitare il sito IOPS per esaminarne le caratteristiche iniziali – comprese specialmente e soprattutto la sua missione e gli impegni per realizzare la visione e i  programmi.

Gli impegni della IOPS sono emersi dopo una lunga serie di discussioni e di dibattiti. Crediamo che essi corrispondano bene alle convinzioni politiche più diffuse, avanzate e largamente accessibili sulla quali costruire un’organizzazione per ottenere un mondo migliore.

Speriamo e crediamo, perfino, che se  leggete ed esaminate gli impegni della IOPS, è probabile che troverete che essi sono congeniali ai vostri interessi e desideri e che forniscono un motivo di grande speranza che la IOPS possa diventare un’organizzazione importante nei prossimi anni.

Se dovessimo riassumere gli impegni che comporta la IOPS, potremmo osservare che essi mettono in risalto che: la IOPS si incentra su obiettivi culturali, di affinità,  politici, economici, internazionali ed ecologici, senza mettere al primo posto  a priori nessuna di queste rispetto alle altre;

che la IOPS sostiene  e sviluppa degli aspetti cruciali dell’ideale di un mondo sostenibile e in pace, senza discriminazioni sessuali, eterosessismo, razzismo, classismo e autoritarismo e con equità, giustizia, solidarietà, diversità, e, in particolare, auto-gestione per tutti e che la IOPS dal punto di vista strutturale e programmatico mette in risalto l’idea di piantare i semi del futuro nel presente, ottenendone guadagni immediati per conto della base sofferente in modi che contribuiscano a raggiungere  anche i suoi obiettivi  a lungo termine, sviluppando un’organizzazione e un movimento    generosi e rassicuranti e accettando e perfino favorendo un dissenso costruttivo e una diversità all’interno di quella organizzazione e quel movimento, basate sui   suoi impegni.

Crediamo che centinaia di migliaia di persone, anzi, milioni, quando leggeranno gli impegni, in stragrande maggioranza li accetteranno. Speriamo che se guardate gli impegni e avete questa reazione,  aderirete alla IOPS e propugnerete l’adesione anche di altre persone. Se invece avete problemi con gli impegni della IOPS, speriamo che ci farete conoscere le vostre preoccupazioni, in modo che possa scaturirne una discussione produttiva.

D’altra parte, comprendiamo che aderire accettare gli impegni della IOPS non basterà da solo a far sì che centinaia di migliaia, e perfino milioni di persone aderiscano alla IOPS. Ci sono numerose ragioni per cui una persona potrebbe sostenere gli impegni della IOPS e perfino per sperare che la IOPS cresca e diventi forte ed efficace alla base, in ogni quartiere, luogo di lavoro, e movimento  sociale, e tuttavia, che per il momento non voglia aderire. Anche lo sforzo che facciamo nel modo  migliore di riassumere gli ostacoli che la gente può percepire anche se apprezzano gli impegni della IOPS e vogliono affrontare questi ostacoli,   compare nel sito della IOPS nella rubrica: Domande e Risposte. Praticamente la discussione è: se non ora, quando? Se non noi, chi?

Richiesto di fornire un succinto paragrafo riassuntivo per il sito IOPS riguardo a questo tipo di coinvolgimento, Noam Chomsky ha scritto:” Non passa quasi giorno senza ascoltare appelli -spesso lamenti – da persone profondamente preoccupate per i travagli dell’esistenza umana e per il destino del mondo, disperatamente ansiose di fare qualche cosa per ciò che percepiscono essere intollerabile e inquietante, sentendosi incapaci dato che ogni sforzo individuale, anche se convinto, sembra equivalere a scalpellare una montagna, a usare i cerotti per curare il cancro, senza mai raggiungere le sorgenti della sofferenza inutile e delle minacce di qualche cosa di peggiore.

E’ una reazione comprensibile che fin troppo spesso causa disperazione e abbandono. Noi tutti conosciamo l’unica risposta, che abbiamo capito grazie alla storia e all’esperienza e alla semplice riflessione sulle realtà del mondo; unirsi insieme per costruire e chiarire ideali e obiettivi a lungo termine, insieme a un coinvolgimento diretto e a un attivismo modellato da queste linee guida e contribuendo ad approfondire la nostra comprensione di ciò che speriamo di raggiungere….la IOPS

tocca le corde giuste, e se le opportunità che offre sono perseguite con sufficiente  energia e partecipazione, diligenza, modestia e desiderio, potrebbe portarci molto avanti verso l’unificazione delle  molte iniziative qui e nel mondo e unendole in una forza potente ed efficace.”

Come ha scritto Cynthia Peters, “Si sente questa cosa di continuo. C’è un’altra crisi urgente. Non arrivano come un flusso costante, sembrano moltiplicarsi  in progressione   geometrica. Politiche più draconiane con conseguenze che mettono in pericolo la vita, maggior controllo delle grosse imprese, altre prigioni, altre bombe, altri funerali. Dato che ci sono così tanti fuochi da spegnere nel nostro lavoro organizzativo quotidiano, come possiamo avere il tempo di impegnarci in problemi più grandi , come strategie a lungo termine, ideali, e costruzione di movimenti? La IOPS crea uno spazio perché facciamo il lavoro essenziale di costruire il movimento e di immaginare e di cercare  poi un mondo migliore. Senza questi elementi, continueremo a lavorare in una situazione di isolamento. Ravvivando e  arricchendo la IOPS con la vostra presenza, darete e riceverete solidarietà a e da  così tante persone – in tutto il mondo – nella stessa situazione – che sono immerse fino  al collo nella lotta quotidiana e che nello stesso tempo indirizzano la loro creatività ed energia verso i cambiamenti sociali rivoluzionari. Non è solo una buona compagnia. Sono gli albori concreti di un nuovo mondo possibile.”

Speriamo che vi unirete a noi nel tentativo di realizzarlo.

Ezequiel Adamovsky – Argentina
M Adams – U.S.A.
Michael Albert – U.S.A.
Jessica Azulay – U.S.A. Elaine Bernard – U.S.
Patrick Bond – South Africa
Noam Chomsky – U.S.A.
Jason Chrysostomou – Regno Unito-
John Cronan – U.S.A.
Ben Dangl – U.S.A. Denitsa Dimitrova – Regno Unito/Bulgaria
Mark Evans – Regno Unito
Ann Ferguson – U.S.A.
Eva Golinger – Venezuela
Andrej Grubacic – Balkans/U.S.A.
Pervez Hoodbhoy – Pakistan
Antti Jauhiainen – Finland
 Ria Julien – U.S.A./Trinidad
Dimitris Konstanstinou – Greece
Pat Korte – U.S.A.
Yohan Le Guin – Wales
Mandisi Majavu – South Africa
Yotam Marom – U.S.A.
David Marty – Spain
Preeti Paul – Regno Unito/India
Cynthia Peters – U.S.
A. John Pilger – Regno Unito/Aus
Justin Podur – Canada
Nikos Raptis – Greece
Paulo Rodriguez – Belgium
Charlotte Sáenz – Mexico/U.S.A.
Anders Sandstrom – Sweden
Boaventura de sousa Santos – Portugal
 Lydia Sargent – U.S.A.
Stephen Shalom – U.SA.
Vandana Shiva – India
Chris Spannos – U.S.A.
Verena Stresing – France/Germany
Elliot Tarver – U.S.A.
Fernando Ramn Vegas Torrealba – Venezuela
Taylon Tosun – Turkey
Marie Trigona – U.S.A.
Greg Wilpert – Germany/Venezuela/U.S.A.
Florian Zollman – Germany

Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: http://www.zcommunications.org/open-letter-from-chomsky-shiva-santos-pilger-and-40-more-by-iops-supporters-

Originale: IOPS Supporters

Traduzione di Maria Chiara Starace

Traduzione © 2012 – ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY  NC-SA  3.0

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