Monthly Archives: Settembre 2011

Operation Syria – Anonymous/RevoluSec

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19/09/2011

Un saluto ai nostri amici in tutto il mondo,

Siamo Anonymous, la resistenza globale alla tirannia.

Mentre leggete questo articolo, Bashar al-Assad, presidente della Siria, sta scatenando una guerra sanguinosa e brutale contro il suo suo popolo. Popolo che cerca, con tutte le sue forze, di liberarsi da una terribile oppressione.

Il governo siriano controlla attivamente il libero flusso di informazioni per i suoi sinistri motivi attraverso un completo black-out dei media internazionali. Lo stato possiede il monopolio dei media siriani, vieta qualsiasi analisi critica del regime e liberamente arresta giornalisti e blogger. La sorveglianza digitale è capillare e, dopo l’arresto, molti di questi sono torturati fino a che non rivelano il loro account e la password del social network.

I cittadini siriani corrono un rischio molto alto. Infatti esiste uno stretto monitoraggio di tutte le attività online attraverso un sistema di sorveglianza da parte del governo. Ogni singolo siriano è sotto controllo nella navigazione in rete, censurato e registrato in ogni momento grazie alla tecnologia fornita da Blue Coat Systems. Software di sorveglianza installato in tutti gli Internet Café per registrare ogni singolo sito visitato e le parole digitate. In Siria, semplicemente la visualizzazione di un sito web può farti arrestare. Tali restrizioni e l’azione di sorveglianza continua violano i diritti umani fondamentali.

Nonostante tutti i tentativi di nascondere le loro atrocità ai media internazionali, Assad ed i suoi complici corrotti non riescono a nascondere il sangue e le lacrime del popolo siriano. Per mesi, le forze di sicurezza sono state sistematicamente impegnate in omicidi, pestaggi, torture, sparizioni, detenzione e altri atti inumani, unico obiettivo fermare la lotta per la libertà e la democrazia.

Ai primi di agosto, le forze di sicurezza hanno catturato migliaia di cittadini tirandoli fuori dalle loro case , ammassandoli in uno stadio sportivo, sequestrato i loro ID e telefoni cellulari, e trattenuti per giorni. Una bambina di due anni è stata colpita in un occhio ed è morta – il padre come si precipitò per soccorrerla fu ucciso. Un popolare blogger è stato arrestato nel mese di luglio e da allora non è stato più visto. Un famoso vignettista politico è stato picchiato, aveva entrambe le mani rotte ed è stato avvertito di smettere con la satira sui funzionari governativi. Eppure il governo siriano sostiene che ha solo effettuato operazioni di combattimento armato contro bande terroristiche. Ma è possibile che queste bande sono distribuite su oltre 185 mila chilometri quadrati e sono composte da bambini, blogger e fumettisti?

Anonymous non rimarrà a guardare inerte mentre stati come la Siria attaccano il proprio popolo attraverso le minacce di violenza, di sorveglianza e repressione. Sfidiamo con forza tutti i governi che operano contro i diritti umani e censurano i media. Saremo sempre con il popolo siriano.

Assad: faremo in modo che il mondo sappia della tua brutalità e delle sofferenze inflitte al tuo popolo. Le tue menzogne saranno rese pubbliche al mondo intero. Faremo tutto il possibile per aiutare il popolo siriano finché non sarà rovesciato definitivamente il potere.

Oggi, i siriani lottano per l’anima stessa del loro paese. Fino a quando lo stato usa tattiche oppressive per limitare la sua gente, noi non ci fermeremo. La via di Damasco è stata presa e non si può più tornare indietro.

Venite per la rivoluzione, il soggiorno per il lulz,

Ci sono anonimi.

Siamo RevoluSec.

Siamo Legione.

Noi non perdoniamo.

Noi non dimentichiamo.

Aspettatevi Rivoluzione.

—-

IRC: irc.anonops.li (porta: 6667 | porta SSL: 6697) # opSyria

Twitter: http://twitter.com/ # / RevoluSec

Fonte: www.anonews.org

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Venezia 2011: il cinema con i migranti.

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Presentati oggi alla Casa degli Autori alla 68 Mostra di Arte Cinematografica di Venezia l’elenco, pubblicato in fondo all’e-mail, e i messaggi dei firmatari dell’appello Venezia 2011: il cinema con i migranti.

In un festival molto caratterizzato da film italiani sull’immigrazione, quest’appello di registi, attori e artisti del cinema lancia un messaggio chiaro di denuncia e sensibilizzazione.
Chiediamo che:
1. Si intensifichino gli sforzi a livello internazionale per ridurre l’eccidio intollerabile di profughi in fuga dalla Libia. E’  disumano ciò che è successo dal marzo 2011 ad oggi: civili in fuga da un Paese sotto attacco militare sono stati lasciati completamente soli ad affrontare il mare, con un bilancio di almeno 1500 vittime. E’ dovere umanitario internazionale ed italiano in primis, fare di tutto perché chi fugge da una guerra a cui il nostro stesso paese partecipa, peraltro con l’obiettivo dichiarato di proteggere i civili, sia adeguatamente tutelato.
2. Si riconosca senza esitazione a tutti i profughi in fuga dalla Libia la possibilità di ottenere o una protezione umanitaria in Italia o, se espressamente richiesto dalla persona interessata, un rimpatrio assistito nel proprio Paese di provenienza.
3. Contemporaneamente ci si impegni a non replicare mai in futuro la scellerata politica dei respingimenti, attivata nel maggio 2009 con l’allora “amico” Gheddafi nonostante le denunce di vari organismi internazionali. Nessun respingimento in mare è accettabile, né verso la Libia né verso altri Paesi, come purtroppo sembra stia succedendo nelle ultime settimane verso la Tunisia.
4. Venga abolito il reato di clandestinità e si blocchi il prolungamento a 18 mesi della detenzione nei CIE, Centri di Identificazione ed espulsione, la cui organizzazione e funzione va completamente ripensata essendo diventati luoghi di intollerabile sospensione dei diritti, di forte umiliazione delle dignità personali e di isolamento civile e democratico. Venga a questo proposito revocata la circolare ministeriale che impedisce l’accesso di giornalisti e altri osservatori nei Centri stessi.
5. Venga pensato e finanziato un vasto programma di diffusione culturale e sociale di pratiche di accoglienza e integrazione. Da una parte vengano rivisti i modi di gestione dei vari centri di accoglienza, in particolare i CARA (Centri di Accoglienza per Richiedenti Asilo), troppo spesso ridotti a semplici dormitori isolati e spersonalizzati; dall’altra si attivino percorsi culturali di conoscenza, incontro e informazione per ricostruire una società aperta e solidale.
6. Venga riconosciuta la piena cittadinanza ai giovani 2g, ovvero i cittadini cresciuti in Italia ma figli di stranieri.
All’appello ha aderito anche la campagna L’Italia sono anch’io, tramite la quale si chiede di ottenere il diritto di voto e la cosiddetta cittadinanza breve per le persone di origine straniera che vivono in Italia.
Per ulteriori informazioni e per sostenere la campagna vi invitiamo a visitare il sito:
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ELENCO DEI FIRMATARI
Andrea Segre, Guido Lombardi, Marco Paolini, Giuseppe Battiston, Valerio Mastandrea, Elio Germano, Roberto Citran, Gaetano Di Vaio, Luca Bigazzi, Francesco Bonsembiante, Marco Tullio Giordana, Daniele Vicari, Daniele Gaglianone, Gian Paolo Cugno, Marco Bertozzi,Davide Ferrario, Giuseppe Baresi, Cineforum FIC Il posto delle Fragole – Oleggio (NO), Maurizio Sciarra, Anna Lodeserto, Paolo F.N. Ferrario, Guido Iuculano, Valerio Calzolaio, Domenico Marzaioli, Dario Formisano, Tanja Marcijan, Renata Bertolas, Roberto Giannarelli, Sabrina Morena, Ilaria Rossi Doria, Enrico Calamai, Florestana Piccoli Sfredda, Annunziata Fineschi, Valentina Forti, Angelo Tantaro – Cineclub Roma Fedic (Federazione Italiana Cineclub), Melina Caudo, Gian Luigi Nieddu, Lilia Manganaro, Paul Lee, Diego Nunziata – Cinemadocumentario.it, Simone Amendola, Filippo Baracchi (Ass.Cult. Settimo Binario Mestre-VE), Marco Den tici, Mimmo Mastrangelo, Ugo Adilardi e Paola Scarnati (AAMOD), Christian Cinetto, Pilar Castel, Giovanna Gatteschi, Andrea Bettinetti, Cristina Mantis, Giacomo Abbruzzese, Sergio Pelone, Claudio Metallo, Gianluca Di Girolami – Liberi Nantes ASD, Roberto Mazzarella, Gianluca De Falco, Maria Rosa Dominici, Roberta Lena, Pippo Mezzapesa, Marcello e Roberta Tobia, Paolo Pisanelli, Paolo Barbati, Cecilia Mangini, Stefania Bogo, Giovanni Cioni, Eky, Annalisa Forgione, Sara Zavarise, Gabriella Guido – rete PRIMO MARZO e LascateCIEntrare, Filippo Miraglia – ARCI, Maria Adele Roggero, Prospero Bentivegna, Ivan Nick Mbongo Kapalala, Gianfilippo Pedote, Luisa Acerbi, Stefania Incagnoli, Beppe Casales, Barbara Sorrentini, Maria Luisa Forenza, Giuseppe Barnato, Antonio Pecoraro, Circolo ARCI Thomas Sankara, Enrico Montalbano, Enrica Boffetta, Cristina De Ritis, Massimo D’Orzi, Cécile Kyege Kashetu &nda sh; rete PRIMO MARZO
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Da inizio agosto 12 “morti di carcere e malagiustizia”, 10 si sono suicidati!

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OSSERVATORIO PERMANENTE SULLE MORTI IN CARCERE

Radicali Italiani, Associazione “Il Detenuto Ignoto”, Associazione “Antigone”

Associazione A “Buon Diritto”, Redazione “Radiocarcere”, Redazione “Ristretti Orizzonti”

Da inizio agosto 12 “morti di carcere e malagiustizia”, 10 si sono suicidati

A Paliano (Fr) un collaboratore di giustizia muore in cella e la famiglia non vuole riavere il corpo, a Caltanissetta un giovane da poco arrestato muore per encefalite, a Macerata un 35enne esce dal carcere, scopre di avere una malattia infettiva e si impicca nel bagno dell’Ospedale, a Reggio Calabria una testimone di giustizia rifiuta il “piano di protezione” e si uccide bevendo acido muriatico. Queste sono solo alcune delle vicende raccontate nel dossier “morire di carcere”.

Non solo detenuti nel dossier “morire di carcere” di questa estate: da inizio agosto abbiamo registrato 12 decessi, dei quali 10 causati da suicidio e 2 da malattia. Si sono tolti la vita 5 detenuti e 2 persone appena scarcerate, ma anche una “testimone di giustizia”, un condannato in attesa di affidamento ai servizi sociali e la compagna di un carcerato, disperata per il suo arresto.

Da inizio anno salgono così a 45 i detenuti suicidi, mentre il numero complesivo dei decessi in carcere arriva a 138.

Agrigento, 6 settembre 2011

Narces Adrian Manole, romeno di 27 anni, si suicida impiccandosi nella propria cella con delle strisce di stoffa ricavate dalle lenzuola in dotazione.

A scoprire l’accaduto è un agente di polizia penitenziaria, avvertito da altri detenuti. La salma è ora all’obitorio dell’ospedale “San Giovanni di Dio”, per essere sottoposta a ispezione cadaverica. Momenti di tensione si sono vissuti all’arrivo all’obitorio dei familiari e amici del romeno. Un folto gruppo di connazionali del giovane ha protestato vivacemente e inveito contro le forze dell’ordine e il regime carcerario.

Il romeno era stato arrestato una settimana fa dai carabinieri di Canicattì con le accuse di resistenza, violenza, oltraggio e lesioni a pubblico ufficiale. Avrebbe tentato di colpire un muratore e poi si è scagliato contro i militari ferendoli. Sarebbe dovuto comparire in Tribunale per il processo l’8 ottobre prossimo.

Genova, 4 settembre 2011

Giovanni Bisaccia, 42 anni, viene ritrovato morto, seminudo e scalzo, sulle alture di Voltri. In uno zainetto, accanto al corpo, viene ritrovato un flacone di metadone. L’uomo era uscito dal carcere di Genova a fine agosto ed aveva trascorsi di tossicodipendenza. Inizialmente si era pensato che la morte fosse stata causata da una overdose, ma la vicenda presenta alcuni lati oscuri e gli investigatori sono al lavoro per far luce su quanto accaduto. Aperte le ipotesi del suicidio o dell’omicidio.

Macerata, 3 settembre 2011

L.P. 35 anni, originario di Tolentino (Mc), appena uscito dal carcere di Camerino, scopre di avere una malattia infettiva e si impicca in un bagno dell’ospedale.

Il giovane si trovava nella sala d’attesa dell’ospedale civile di Macerata per una visita di controllo quando, sopraffatto dalla disperazione, si è diretto in bagno e lì si è impiccato agganciando un laccio di stoffa alle tubature della toilette. Il corpo è stato ritrovato poche ore dopo dalla donna delle pulizie, che ha richiesto immediatamente l’intervento dei Carabinieri. L’autorità giudiziaria ha disposto la restituzione della salma ai parenti non ritenendo necessario procedere all’autopsia del cadavere. Il ragazzo era uscito ieri dal carcere di Camerino dove era detenuto per reati contro il patrimonio.

Caltanissetta, 2 settembre 2011

Giuseppe Siracusa, 35 anni, in carcere da poco più di un mese con l’accusa di associazione a delinquere, viene stroncato da una meningo-encefalite. Dai primi prelievi effettuati sul cadavere, gli esperti hanno accertato che a uccidere l’uomo è stata una meningo-encefalite, ma la tipologia deve essere ancora chiarita. La relazione completa dell’autopsia sarà depositata fra due mesi dai consulenti della Procura incaricati di verificare la causa del decesso e se era possibile, sulla base dei sintomi manifestati da Siracusa, eseguire i necessari trattamenti diagnostici e terapeutici. Un quesito che si ricollega al contenuto dell’esposto dei familiari del giovane presentato ai carabinieri, in cui hanno denunciato presunti ritardi nelle cure dello staff medico della casa circondariale.

Reggio Calabria, 22 agosto 2011

Maria Concetta Cacciola, 31 anni, testimone di giustizia, si uccide ingerendo acido muriatico. La 31enne a maggio aveva iniziato a collaborare con la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria raccontando quanto era a sua conoscenza sui segreti del clan Bellocco di Rosarno.

La donna, che è figlia del cognato del boss Gregorio Bellocco, era stata trasferita in una località protetta, ma il 10 agosto era tornata nel suo paese. Sabato sera ha ingerito l’acido nel bagno di casa. È stata trovata dai familiari che l’hanno soccorsa e portata in ospedale ma poco dopo è morta.

Opera (Mi), 18 agosto 2011

Serghiei Dragan, 32 anni, moldavo, si impicca nella sua cella del carcere di Opera. Aveva già tentato due volte di impiccarsi in carcere. I precedenti tentativi di suicidarsi risalgono a quando il giovane era imputato per l’omicidio del ginecologo milanese Marzio Colturani, imbavagliato e ucciso nella sua abitazione milanese dopo una rapina, la notte del 13 novembre 2007. Durante il processo, che si è concluso con la condanna di Dragan a 24 anni e sei mesi di carcere, la difesa aveva chiesto di sottoporre il giovane a una perizia psichiatrica in seguito ai tentativi di suicidio.

“Quando si ammazza un detenuto è sempre un momento molto doloroso – commenta Mirko Mazzali, presidente della Commissione Sicurezza al Comune di Milano – lo conoscevo perché era coimputato di un mio cliente. Nessuno lo ha salvato dopo i precedenti tentativi d’impiccarsi in carcere”. A Opera, Dragan, che continuava a definirsi innocente anche dopo la sentenza di condanna, non era considerato un detenuto a rischio e non era nel regime dei sorvegliati a vista.

Bari, 14 agosto 2011

Una ragazza di 21 anni si suicida perché il suo compagno è stato arrestato. Il corpo esanime di una giovane donna è stato scoperto sul Lungomare Nazario Sauro, davanti alla sede della Regione Puglia. Sugli scogli sono stati recuperati gli abiti della donna, che si è tuffata in mare lasciandosi annegare. Accanto agli indumenti, una lettera con su scritto: “Senza di te non ce la faccio ad andare avanti”. Il messaggio rivolto al suo compagno, detenuto in carcere.

Roma, 11 agosto 2011

Fabrizio, 30 anni, si uccide dopo aver patteggiato una condanna per “traffico di marijuana”, era da mesi in attesa di essere ammesso all’affidamento ai servizi sociali.

Brani dalla lettera della madre di Fabrizio: “Voglio raccontarvi di mio figlio: 30 anni bello, dolce e pieno di speranze, come lo sono i giovani della sua età. La sua vicenda giudiziaria inizia quando, una mattina di luglio di un anno fa, viene arrestato con l’accusa di traffico di marijuana. Viene condotto prima presso la casa circondariale di Regina Coeli e poco dopo trasferito in un nuovo carcere, dove resterà per tre mesi e mezzo, in condizioni degradanti e di sovraffollamento, tipiche delle nostre patrie galere!

Le accuse, pesanti come un macigno, tengono mio figlio in carcere in stato di custodia cautelare e senza alcuna possibilità di accedere agli arresti domiciliari, per la forte convinzione del pubblico ministero del suo coinvolgimento nella vicenda.

L’accusa sin dalle prime fasi del procedimento non ha sentito ragioni: il magistrato ha mantenuto per mesi un ragazzo incensurato, un ragazzo con spiccati riferimenti famigliari e culturali, in stato di custodia cautelare senza mai interrogarlo, stante le richieste della difesa, ha respinto ogni richiesta presentata dai legali di attenuazione della misura, sino a quando, pur di tirarlo fuori da quella prigione – come è nel gioco della forza delle parti e del potere – lo abbiamo convinto a patteggiare; lui non voleva farlo, ha accettato solo per noi.

Pensavamo che il peggio fosse passato, speravamo che i tempi del procedimento fossero più ragionevoli, a maggior ragione dopo la definizione del processo, ma ci sbagliavamo ancora una volta. Il nostro ragazzo doveva accedere alla misura alternativa dell’affidamento in prova e vi erano tutti i presupposti perché il tribunale competente la concedesse.

Ogni giorno, dagli uffici interpellati, le risposte erano sempre le stesse: bisognava aspettare, nonostante vi fosse sentenza, perché il fascicolo passasse dal giudice di cognizione al Tribunale di Sorveglianza e intanto i giorni si consumavano lentamente, solo per ricevere la notifica dei provvedimenti.

Nell’era dei computer e della velocità informatica, impiegavano settimane e mesi per passare da un ufficio all’altro e da un tribunale all’altro. Dall’uscita dal carcere al giorno del suo suicidio sono trascorsi 5 mesi e mezzo (pazzesco, vero?); soltanto per la formalizzazione della sua condanna sono passati 3 mesi e intanto mio figlio scalpitava in casa, deprimendosi, perché vedeva allontanarsi sempre più la possibilità di quella libertà, anche parziale, che gli avrebbe consentito di tornare a fare una vita “passabile”: la sua casa, il suo lavoro, la sua fidanzata che adorava.

Potete pensare che un ragazzo così, pieno di vita e di entusiasmo, potesse sopportare tutto questo? No, soprattutto se sa di essere innocente. Non ce l’ha fatta. Se n’è andato da solo, una mattina, nel modo più terribile, lasciandoci allibiti e disperati, perché, sapete, per quanto noi genitori abbiamo cercato di fare tutto il possibile per lui, i sensi di colpa ci attanagliano, primo fra tutti quello di non avere capito che non ce la faceva veramente più…”.

Paliano (Fr), 10 agosto 2011

Orlandino Riccardi, 54 anni, muore per infarto nel carcere di massima sicurezza di Paliano. L’uomo apparteneva al clan dei Casalesi, ed era in carcere dal gennaio 2007 con l’accusa di complicità in un omicidio. Successivamente avrebbe deciso di collaborare con la giustizia ed era quindi stato trasferito nel carcere di Paliano, dove sono rinchiusi molti collaboratori di giustizia.. Nessuno dei familiari, avvertiti dalla direzione carceraria dell’avvenuto decesso, si è fatto avanti per la restituzione del cadavere del congiunto.

Massa Carrara, 8 agosto 2011

Ioan Tomoroga, 28 anni, romeno, si impicca nella cella di sicurezza della caserma dei carabinieri di Pontremoli (Massa Carrara). L’uomo, operaio, era stato arrestato per il sequestro della giovane moglie avvenuto in mattinata. I carabinieri, chiamati da alcuni vicini, era intervenuti dopo che l’uomo si era recato nell’abitazione di Pontremoli dove la donna vive sola da una ventina di giorni dopo essersi separata dal marito, con cui era sposata da 5 anni. Il romeno è stato così arrestato per sequestro di persona e rinchiuso nella cella di sicurezza della caserma di Pontremoli in attesa del trasferimento al carcere di Massa. Proprio per evitare gesti estremi, era stato privato di oggetti come lacci delle scarpe, la cintura e persino i jeans. L’uomo si è però sfilato la maglietta, l’ha legata alla griglia dello spioncino sulla porta e se l’è legata al collo. Quindi si è seduto su una sedia lasciandosi cadere. La morte è avvenuta per asfissia.

Catanzaro, 8 agosto 2011

Francesco Beniamino Cino, 66 anni, se n’è andato in silenzio. S’è ucciso nella solitudine della sua cella dopo una notte insonne, passata a ripensare all’ultimo spicchio della sua vita che gli era sembrato improvvisamente irrecuperabile.

L’uomo, venditore ambulante, residente a Settimo di Montalto, lo scorso 29 giugno, aveva ucciso i consuoceri Anna Greco (55 anni) e Francesco Cariati (61 anni), a San Vincenzo la Costa, dopo aver ferito a colpi di pistola la nuora Teresa Cariati (37 anni), mentre era in macchina con i suoi due bambini. Braccato dalle forze dell’ordine, dopo circa otto ore di fuga, Cino si era consegnato ai carabinieri di Rogliano confessando il duplice omicidio e il ferimento.

I suoi difensori, Ubaldo e Marlon Lepera, hanno già preannunciato un esposto alla Procura per chiarire le circostanze della morte del loro assistito. Cosa è successo in quel carcere? Perché nessuno ha visto cosa stava facendo il detenuto Cino?

Perugia, 2 agosto 2011

F.P., 36 anni, originario di Rieti, viene trovato senza vita nel bagno della sua cella all’interno del penitenziario di Capanne, a Perugia. È entrato nel bagno della cella poco prima delle 22, con sé aveva una busta di plastica e la bomboletta del gas con la quale i reclusi si scaldano autonomamente i cibi. Il compagno a quel punto non l’ha visto più uscire, il giovane nel breve volgere di pochi minuti si era ucciso inalando il gas. Sono stati immediatamente chiamati i soccorsi, ma, purtroppo, è risultato vano ogni tentativo. La procura ha comunque disposto l’autopsia per chiarire le cause del decesso.

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Fonte: www.ristretti.org

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