Monthly Archives: Settembre 2011

Emergency sulla situazione a Lampedusa

Quello che sta succedendo a Lampedusa è figlio di una politica criminale che da molti anni i governi di questo paese stanno attuando nei confronti dei migranti. Migranti che, oltre a essere privati dei più elementari diritti umani, vengono deliberatamente usati per esasperare gli animi, costruire “diversi” e “nemici”, alimentare guerre tra poveri.

La tensione e la violenza delle ultime ore, a Lampedusa come a Pozzallo, sono l’inevitabile conseguenza della politica di un governo che tratta gli stranieri come criminali, come problema di ordine pubblico, come bestie. Il sovraffollamento delle strutture, la carenza di assistenza di base, la privazione dei diritti fondamentali, oltre a essere una vergogna per un Paese che si vuole definire civile, comportano inevitabilmente l’inasprirsi del disagio e della violenza.
Grave è anche la mancanza di un progetto di accoglienza: migliaia di persone vengono lasciate marcire in condizioni disumane, senza prospettive, senza speranze, senza sapere cosa succederà di loro. A fare le spese di questa situazione, insieme ai migranti, sono ovviamente i cittadini italiani, lasciati pressoché soli a gestire tutti i problemi che una politica miope e disumana ha creato.

Disumana, nella maggior parte dei casi, è anche la situazione dei migranti che visitiamo ogni giorno nel sud Italia, presso le cliniche mobili di EMERGENCY: lavoratori trattati come schiavi, senza accesso all’acqua potabile, senza una casa, senza assistenza medica, senza diritti.

Confidiamo che i cittadini italiani abbiano la ragionevolezza e l’umanità che finora è mancata al governo, quell’umanità che permette di capire che gli “stranieri”, i “clandestini”, i “migranti stagionali” sono, prima che qualsiasi altra cosa, semplicemente “persone”, esseri umani. E come tali devono essere trattati. Ci rifiutiamo di cadere, anche a Lampedusa, nella logica della guerra: ci rifiutiamo di partecipare alla lotta di “quelli che stanno male”
contro ” quelli che stanno peggio”. Siamo dalla parte dei diritti: dei diritti degli italiani e degli stranieri, contro chi ostinatamente li nega.

Per conoscere il Programma di Emergency a favore dei migranti

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Campagna – Taglia le ali alle armi!

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COME CITTADINO HO DIRITTO ALL’ISTRUZIONE, AL LAVORO, ALLA PENSIONE ED ALLA SANITA’…

…POSSO FARE A MENO DI 131 CACCIABOMBARDIERI F-35 JSF!

Mentre con le due manovre economiche estive, per pareggiare i conti dello Stato, si chiedono forti sacrifici agli italiani con tagli agli enti locali, alla sanità, alle pensioni, all’istruzione, il Governo mantiene l’intenzione di procedere all’acquisto di 131 cacciabombardieri d’attacco F35 “Joint Strike Fighter” al costo di circa 20 miliardi di euro (15 per il solo acquisto e altri 5 in parte già spesi per lo sviluppo e le strutture di assemblaggio).

Le manovre approvate porteranno gravi conseguenze sui cittadini: si stimano proprio in 20 miliardi i tagli agli Enti Locali e alle Regioni (che si tradurranno in minori servizi sociali o in aumento delle tariffe), ed altri 20 miliardi saranno i tagli alle prestazioni sociali previsti dalla legge delega in materia fiscale ed assistenziale, senza contare il blocco dei contratti e degli aumenti ai dipendenti pubblici e l’aumento dell’IVA che colpirà indiscriminatemante tutti i consumatori.

Il tutto per partecipare ad un progetto di aereo militare “faraonico” (il più costosto della storia) di cui non si conoscono ancora i costi complessivi (cresciuti al momento almeno del 50% rispetto alle previsioni iniziali) e che ha già registrato forti critiche in altri paesi partner (Norvegia, Paesi Bassi) e addirittura ipotesi di cancellazione di acquisti da parte della Gran Bretagna. Senza dimenticare che, contemporaneamente, il nostro paese partecipa anche allo sviluppo e ai costosi acquisti dell’aereo europeo EuroFighter Typhoon.

Con i 15 miliardi che si potrebbero risparmiare cancellando l’acquisizione degli F-35 JSF si potrebbero fare molte cose: ad esempio costruire duemila nuovi asili nido pubblici, mettere in sicurezza le oltre diecimila scuole pubbliche che non rispettano la legge 626 e le normative antincendio, garantire un’indennità di disoccupazione di 700 euro per sei mesi ai lavoratori parasubordinati che perdono il posto di lavoro.

Siamo convinti che in un momento di crisi economica per prima cosa siano da salvaguardare i diritti fondamentali dei cittadini, investendo i fondi pubblici per creare presupposti ad una crescita reale del Paese senza gettare i soldi in un inutile e costoso aereo da guerra.

PER QUESTO CHIEDIAMO AL GOVERNO DI NON PROCEDERE ALL’ACQUISTO DEI 131 CACCIABOMBARDIERI F35 E DESTINARE I FONDI RISPARMIATI ALLA GARANZIA DEI DIRITTI DEI PIU’ DEBOLI ED ALLO SVILUPPO DEL PAESE investendo sulla società, l’ambiente, il lavoro e la solidarietà internazionale.

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Antenati vegani?

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di Lorenzo Proca

Come molti forse non sanno fino al 1847 per vegetariano s’intendeva vegano, anche nel senso proprio di rifiuto dello sfruttamento degli animali da parte dell’uomo, ma…
Il 30 settembre 1847 nacque la Vegetarian Society per volontà di una corrente specifica della Chiesa metodista che non ammetteva il consumo di carne, i metodisti diffusero il termine vegetariano con le caratteristiche che conosciamo oggi, spogliato dalle motivazioni animaliste d’origine, ammettendo latte, burro, uova, miele e senza precetti sull’uso di lana, pellami, seta ed altri sottoprodotti dell’industria dell’allevamento. Cosicché, rapidamente, la parola acquisì il semplice significato di regime alimentare che conosciamo oggi. Al contempo le varie correnti salutiste d’inizio novecento iniziarono ad utilizzare il termine vegetaliano per distinguere appunto la dieta “vegetariana stretta”, perlopiù praticata senza connotazioni animaliste, infatti, le ragioni d’una scelta alimentare di questo tipo erano diverse delle attuali all’inizio del secolo scorso: siamo nel 1911 una banda di malfattori terrorizza la Francia e tiene sotto scacco la polizia, ma… torniamo indietro, 1902 un gruppo di anarchici, stanco di discutere sul come cambiare la società, decide di mettere in pratica i suoi ideali e fonda la “Société instituée pour la création et le développement d’un milieu libre” al fine di raccogliere fondi per creare una comunità autogestita ed autarchica. In breve, grazie agli annunci diffusi nei giornali anarchici, si raggiungono circa 250 sottoscrizioni (che finanzieranno l’impresa senza parteciparvi direttamente), il principio fondamentale della comune era: ognuno produrrà secondo le sue forze, ognuno consumerà secondo le sue esigenze.

Questa prima colonia venne creata a Vaux, villaggio prossimo alla città di Château Thierry, nel dipartimento de l’Aisne, la scelta cade su questo luogo grazie a padre Alphonse Boutin, che mette a disposizione la sua casa e due ettari di terreno, entusiasta dell’idea di realizzare un “comunismo” idilliaco di cameratismo e fratellanza. (leggi tutto)

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Fonte: Promiseland

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