Monthly Archives: Marzo 2011

La Scuola e i Valori della Pace

L’umanità dovrebbe imparare a non contemplare la guerra nella sua visione del mondo e della vita, compiendo lo sforzo intellettuale di evitare le guerre e di disegnare un mondo senza conflitti armati e soprattutto ritrovare quello che è rimasto di umano in ciascuno di noi, per trasformare l’utopia di un mondo senza conflitti e senza schiavitù, in progetti di cultura e di civiltà, opponendo la vita alla violenza di massa, alla discriminazione, alla disuguaglianza dei diritti, dove l’abolizione del conflitto armato è un cammino da percorrere individualmente e collettivamente.

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di Laura Tussi

La scuola, così come altri luoghi dell’educazione, è uno spazio interattivo che coinvolge nello stare insieme e nel trovare occasioni comuni di progetti, giochi, azioni, in un comportamento reciproco tra gli allievi che arrivano da lontano, con stili cognitivi propri, linguaggi diversi, forme culturali già interiorizzate, di cui gli educatori devono riconoscere il valore, il peso, la rilevanza.

Una pedagogia dello scambio prevede interazioni, intrecci di saperi e culture, nell’organizzazione del sistema educativo che non deve restare rigido su posizioni di prevaricazione, ma dovrebbe consentire spazi e tempi adeguati alle esigenze di ciascuno, strutturandosi in modo duttile e relazionale, collegandosi in modo positivo con il territorio, organizzando le differenze di abitudini, di cibo, di cultura orale, di scrittura e lingua.

Gli operatori scolastici hanno il compito di osservare la complessità che si origina dagli incroci delle differenze, attraverso un lavoro paziente e metodico che trova le sue radici nel dialogo e nell’interpretazione, in percorsi didattici per ricercare modi, spazi e tempi di coesistenza, nei quali la consapevolezza di sé, delle proprie origini, della propria cultura, riesca a coniugarsi con il rispetto dell’altro.

Il sistema scolastico deve favorire al suo interno relazioni complementari tra gli allievi che appartengono a culture differenti, stabilendo relazioni verso l’esterno, senza prevaricazione, con rispetto reciproco, evitando processi di ghettizzazione interni ed esterni, nella disponibilità al dialogo e al cambiamento, con la convinzione che l’apertura può limitare l’insorgere di conflitti ed è necessaria al rafforzamento delle identità reciproche, al mantenimento e alla sopravvivenza della propria cultura.

La storia dell’umanità è costituita di fusioni etniche e ibridazioni dialogiche di gruppi diversi, dove qualunque cultura non ha mai una sola origine, ma è narrazione storica di culture altre, lingue e saperi che si incontrano e continuano ad intrecciarsi, fondendosi e confondendosi gli uni negli altri, nel valore delle mescolanze, degli incontri, degli incroci che si originano dal movimento di donne e uomini, di culture, nel flusso continuo e inarrestabile di genti, idee e progetti.

Gli spostamenti dei popoli e le migrazioni di massa sono state necessità economiche di ogni epoca, perché sempre sono esistite popolazioni che hanno cambiato territorio, mutuato abitudini, scambiato strutture sociali, incrociato culture, meticciato economie, trasformandosi a vicenda. (leggi tutto)

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Fonte: Peacelink

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OGM: Wikileaks, Alemanno e ambasciatore USA

Wikileaks, gli OGM e le leggi ‘politicamente modificate’

Wikileaks ha recentemente rivelato che nel 2003 l’ex ministro per le politiche agricole Gianni Alemanno era in procinto di varare un decreto legge che limitasse fortemente l’uso di OGM. Per fermare l’iniziativa sono intervenuti l’ambasciatore americano Mel Sembler, Gianni Letta e ‘addirittura’ il primo ministro Berlusconi.

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di Francesco Bevilacqua

Negli ultimi giorni Wikileaks ha diffuso nuovi dispacci che prendono di mira il governo italiano, rivelando scottanti conversazioni in cui i protagonisti sono i vecchi ambasciatori americani in Italia Ronald Spogli e Mel Sembler e gli obiettivi diversi rappresentanti della classe politica italiana, manco a dirlo con Berlusconi in testa.

Credo che sia superfluo soffermarsi sulle stoccate riservate al primo ministro: sarebbe poco più che un esercizio retorico che andrebbe a sommarsi alle già troppo numerose levate di scudi costituite dai gossip, i pettegolezzi, le accuse e le mobilitazioni contro il capofila dei politici nostrani. Al di là della dubbia moralità del personaggio in questione, ritengo che l’unico vero effetto di questo tiro al bersaglio sia il grave impoverimento dei contenuti del dibattito politico e la perdita di interesse per gli argomenti realmente importanti che dovrebbero essere in cima all’agenda delle priorità.

Un altro aspetto che sarebbe interessante analizzare è quello della pesante e inaccettabile ingerenza della diplomazia americana, che da tutta questa bagarre politico-mediatica tenta di trarre dei vantaggi favorendo lo screditamento sul piano internazionale del rappresentante di un governo che intrattiene pur sempre relazioni importanti con paesi strategici quali Russia e Libia, cosa che non andava giù a Bush allora, presidente in carica nel periodo a cui risalgono le notizie, e non va giù a Obama, attuale inquilino della Casa Bianca, ai giorni nostri.

Al di là di tutto ciò, fra i vari documenti pubblicati dal famoso sito di controinformazione se ne può trovare uno – che purtroppo è solo uno stralcio parziale dell’intercettazione completa – che vede come protagonisti il già citato ambasciatore Sembler, il ministro alle Politiche Agricole del precedente governo Berlusconi Gianni Alemanno e il consigliere del primo ministro Gianni Letta.

La tematica, di fondamentale importanza ma come al solito sottovalutata dai politici nostrani, è la legislazione in materia di OGM. All’epoca infatti – siamo nel 2003 – il ministro Alemanno stava preparando una bozza di decreto legge per dare un giro di vite che limitasse ulteriormente l’utilizzo della chimica in agricoltura, come d’altronde sosteneva e sostiene con decisione ancora oggi l’Unione Europea attraverso la sua Politica Agricola Comunitaria. (leggi tutto)

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Fonte: il Cambiamento

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La rivoluzione venuta dalla Serbia

Egitto

Il Movimento 6 aprile, avanguardia delle proteste contro Mubarak, è stato aiutato dagli attivisti del gruppo serbo Otpor!, specialisti dell’opposizione non violenta che hanno già contribuito alla caduta di numerosi regimi.

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2 marzo 2011 Svenska Dagbladet Stoccolma

Tomas Lundin

Li hanno soprannominati “Rivoluzione S.p.a.”: hanno formato attivisti e movimenti di opposizione nella maggior parte dei regimi dittatoriali del pianeta. I loro metodi sono stati messi al servizio degli “eserciti” un po’ ovunque, dalla rivoluzione delle rose in Georgia nel 2003 a quella dei tulipani in Kirghizistan nel 2005. Oggi appoggiano il movimento rivoluzionario che dilaga nel mondo arabo.

“Sì, è vero, abbiamo addestrato alcuni giovani del Movimento 6 aprile [il gruppo nato su Facebook che ha dato il via alle manifestazioni di protesta] in Egitto”, confida Srdja Popovic, leader del Canvas (Centro per le strategie e l’azione nonviolenta applicata) di Belgrado, i cui dirigenti sono veterani del movimento di resistenza civica Otpor!.

Srdja Popovic però non ha intenzione di vantarsi e quasi si innervosisce quando le si chiede se Otpor! esporta rivoluzioni: “Non si arriva da qualche parte con la rivoluzione in valigia. È la loro rivoluzione, e i consulenti stranieri servono solo ad aiutarli. Rischiano la vita per la libertà altrui, ma la vittoria appartiene ai popoli, al 100 per cento!”

Srdja Popovic è uno specialista di lunga data di disobbedienza civile e resistenza pacifica. Nel 1998, a 25 anni, fondò Otpor! con una dozzina di amici mentre studiava biologia all’università. Milosevic avrebbe presto festeggiato i dieci anni al potere e si stava preparando a intervenire in Kosovo.

In un ristorante universitario di Belgrado i giovani misero a punto le regole di un nuovo movimento di resistenza, ispirato al Mahatma Gandhi e alla lotta all’apartheid. Seppero dare però al loro movimento un’immagine  giovanile e alla moda, che attirò anche i giovani non politicizzati.

Il loro marchio di fabbrica erano le azioni fantasiose che attiravano l’attenzione dei media. Sfidavano e schernivano il regime, ma affrontavano soldati e poliziotti armati soltanto di fiori. Otpor! seppe capire, insomma, che Milosevic sarebbe caduto soltanto quando avesse perso il sostegno di polizia ed esercito.     (leggi tutto)

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Fonte: PressEurop

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