Daily Archives: 28/02/2009

Petizione contro il bavaglio alla Rete

 

Campagna "Diritto di rete" di Altroconsumo

 

 

 

 

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Tibet: un monaco si autoimmola

Tibet libero!  (madu)

 

 

TIBET: UN MONACO SI AUTOIMMOLA DANDOSI FUOCO. LA POLIZIA GLI SPARA

 

Hong Kong, 27 febbraio 2009. Lhadon Tethong, direttore
esecutivo di Students for a Free Tibet, in una drammatica
corrispondenza da Hong Kong conferma la notizia, trapelata in
mattinata, che la polizia cinese ha sparato a un monaco tibetano che si
era dato fuoco autoimmolandosi in segno di protesta.

Testimoni oculari hanno riferito che Tape, un giovane monaco di
età compresa tra i venti e i trent’anni, appartenente al monastero di
Kirti, nella città di Ngaba (Tibet orientale), si è cosparso di benzina
e, portando una bandiera fatta in casa e un ritratto del Dalai Lama, si
è diretto lungo via che conduce al mercato centrale gridando slogan.
Giunto all’incrocio principale, si è dato fuoco. La polizia ha sparato
tre colpi dei quali almeno uno è andato a segno. Il suo corpo è stato
immediatamente portato via e al momento non è possibile sapere se Tape
è vivo oppure morto.
Il gesto di Tape è avvenuto dopo che la polizia
ha impedito a mille monaci del monastero di Kirti, incluso il giovane
religioso, di entrare nella principale sala di preghiera per adempiere
i riti del terzo giorno del Losar. I monaci si sono seduti all’esterno
della sala e si accingevano a recitare le loro preghiere quando un
monaco anziano li ha implorati di andarsene. I religiosi sono tornati
alle loro stanz
e. Poco dopo, Tape è uscito dal monastero e, portando con sé la
bandiera tibetana, si è diretto verso il mercato, a pochi minuti di cammino.
“Il fatto che un giovane monaco si senta costretto ad
auto immolarsi in segno di protesta mostra che la repressione cinese in
Tibet sta portando i tibetani alla disperazione”, scrive Ladhon
Tethong. “Questo gesto è un segnale della grande frustrazione e del
dolore che i tibetani provano dopo essere stati per un anno oggetto
dell’oppressione delle autorità cinesi e dopo aver subito per
cinquant’anni il giogo del governo di Pechino”.