Monthly Archives: Gennaio 2010

Haiti: Colonialismo assassino

 

Mappa del colonialismo ad Haiti

 

di Pete Hallward

Pubblicato sabato 30 Gennaio 2010

La tragedia causata dal terremoto di Haiti è il
risultato di secoli di sfruttamento e oppressione imperialisti

Qualsiasi grande città del mondo avrebbe subito danni
considerevoli a causa di un terremoto come quello che ha devastato la
capitale di Haiti martedì 12, ma non è un caso che buona parte di
Port-au-Prince sembri ora una zona di guerra. Gran parte della
distruzione causata dalla calamità che ha colpito Haiti si spiega meglio
come risultato di una lunga e infame sequenza di fatti storici causati
dall’uomo.

Il Paese ha già dovuto affrontare più catastrofi di
quante la giustizia vorrebbe. Centinaia di persone morirono a
Port-au-Prince a causa di un terremoto nel giugno del 1770, e il
gigantesco terremoto del 7 maggio del 1842 uccise 10mila persone solo
nella città di Cap-Haïtien. Gli uragani colpiscono l’isola con
regolarità, i più recenti nel 2004 e nel 2008, le tempeste del 2008
hanno inondato la città di Gonaives e distrutto la maggior parte delle
sue fragili infrastrutture, uccidendo più di mille persone e
distruggendo diverse migliaia di case. L’attuale entità del disastro
emergerà non prima di diverse settimane. Anche per riparazioni minime ci
potranno volere anni e l’impatto a lungo termine è incalcolabile.
Tuttavia ciò che è abbastanza chiaro è che questo impatto sarà il
risultato di un processo storico ancora più lungo di deliberato
indebolimento e impoverimento. Haiti si è soliti descriverla come “il
Paese più povero dell’emisfero occidentale”. Questa povertà è il
retaggio diretto di quello che è stato il sistema di sfruttamento
coloniale più brutale della storia, aggravato da decenni di sistematica
oppressione post-coloniale. La nobile “comunità internazionale”, che
adesso si prepara con gran chiasso a inviare i suoi “aiuti umanitari” ad
Haiti, è in gran parte responsabile della portata della sofferenza che
ora vuole alleviare. Dall’invasione e occupazione nordamericana del 1925
ogni serio tentativo politico di permettere che il popolo haitiano
passasse (con le parole dell’ex presidente Aristide) “dalla miseria
assoluta alla degna povertà”, è stato deliberatamente e violentemente
bloccato dal governo degli Stati Uniti e da alcuni suoi alleati. (leggi tutto)

 

Fonte: Attac Italia

 


23 gennaio: NO TAV 50.000 scudi umani – 24 gennaio: SI TAV incendio doloso al presidio di Borgone

Provocazioni e minacce gravissime sono state lanciate contro il movimento dei NO TAV. Minacce che si sono materializzate con un incendio che ha distrutto il presidio di Borgone. (madu)

 


 

 
 

Alle 3 di notte, orario
in cui si sono abituati a piazzare
le trivelle, stavolta arriva un allarme più grave: brucia
irrimediabilmente il presìdio di Borgone, nato nel 2005.
Mani "ignote" gli hanno appiccato le fiamme, ad una
settimana esatta dall’analogo caso di Bruzolo; è stata la loro risposta
alla manifestazione dei 40.000 di ieri a Susa. La firma
dell’attentato, lasciata sul posto, è "SI-TAV". Nel corso della
giornata, superato lo sgomento, ci si rimbocca le maniche: un container
provvisorio viene installato nel prato antistante il presìdio bruciato;
fino a sera si discute e si condivide il cibo che tutti hanno portato; partono
sottoscrizioni per ricostruire
.
[Vedi LE
FOTO
e leggi il L’ANNUNCIO
DEI COMITATI NO-TAV
ed il COMUNICATO
SULLA RICOSTRUZIONE
]
Ma non è tutto: c’è stato anche un blitz di un gruppo di
ragazzi valsusini dell’organizzazione giovanile del PdL, che hanno
tolto il "NO" della gigantesca scritta "NO TAV" posata sulle pendici
del Musinè, la montagna all’ingresso della Val di Susa; questa volta
hanno rivendicato il gesto: in una nota il presidente provinciale
della Giovane Italia torinese plaude al gesto dei suoi "ragazzi".
Alle 10 del mattino, a Torino, il PD torinese e piemontese
ha chiamato a raccolta in una sala del Lingotto i fantomatici "SI TAV"
propagandando la riunione come "grande manifestazione bipartisan"; non
si presentano quelli del centrodestra, che faranno una conferenza
stampa separata. Sotto gli occhi compiaciuti dei cementificatori
continua la gara a chi è più SI-TAV.
Lasciamo ad ognuno stabilire i nessi tra tutti i fatti di
queste ore.
La luce del mattino rivela l’avvenuto posizionamento di due
trivelle nel comune di Grugliasco, cintura ovest di Torino. Sono lì ad
avviare i sondaggi G20 e G21: forano a vari gradi sotto zero, in una
notte tra sabato e domenica dietro ad un cordone di poliziotti
intirizziti: è la "normalità", la "trasparenza alla luce del sole" di
cui continuerà poco dopo a parlare Virano nella sala calda, moquettata e
ben pagata del Lingotto.

 

Grazie
fin d’ora se vorrai
contribuire con un sostegno economico all’attività del Comitato NO-TAV
Torino ed alla gestione del sito internet.

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pervenire il tuo contributo puoi
 

 

  • fare UNA RICARICA della CARTA
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    Maria DEL BRENNA:

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        abilitate ai circuiti Visa, Visa Electron, Mastercard, Maestro
      • Ricevitorie Sisal abilitate

    • inoltre ti chiediamo
      di notificarci via e-mail (posta@notavtorino.org)
      l’avvenuta ricarica

NB: SE IL CONTRIBUTO E’ PER RICOSTRUIRE IL
PRESIDIO BRUCIATO INDICA NEL TITOLO "PRESIDIO BORGONE"

    Per il Comitato NO-TAV Torino
    Paolo Mattone
    Ezio Bertok

     


ROMA SENZA FISSA DIMORA di Gabriele Del Grande

 L’osservatorio sulle vittime dell’emigrazione


FORTRESS EUROPE

presenta


 


 

ROMA SENZA FISSA DIMORA

 

 

 

 

Venti
giorni in mezzo alla strada

armato
di sacco a pelo e taccuino

per
raccontare le storie della città degli esclusi


 


 

il nuovo libro di Gabriele Del Grande, il
fondatore di Fortress Europe

 


 

"Questo
réportage è importante anzitutto perché restituisce identità, storie e
corporeità a chi, pur non avendole perdute, è come se non le avesse
più. Il libro di Del Grande dimostra che un giornalismo umano e del
tutto privo di cinismo è possibile" (dalla prefazione di Stefano
Trasatti)

 

"Il
testo di Gabriele è un viaggio low cost, per tutti, si spera, io lo
spero, viaggiare schiarisce gli occhi, lo disse Gibran, ci vuole doppia
follia per metterlo in dubbio. E qui, della follia, non c’è un rigo
solo. Quello che il mondo chiama follia, è un luogo d’animo dove se non
ci infili il muso almeno una volta, rischi di rimanere solamente un
terrestre a vita" (dalla postfazione di Maksim Cristan)

 

Pubblicato da Infinito edizioni con il
contributo di Redattore Sociale

 

 

 

Scarica la scheda del libro

Leggi l’antefatto: Da viaggiatore

Le recensioni

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