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Haiti e il colera: Oliver Stone ti chiede di firmare la petizione per l’ONU

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di Robert Naiman

Se un numero maggiore di statunitensi riuscisse a liberarsi dai miti che sono stati utilizzati storicamente per costruire l’acquiescenza del pubblico nei confronti della politica estera USA, quanto ciò potrebbe aiutarci a riformare la politica estera statunintense nel futuro?

La serie documentaria in dieci parti di Oliver Stone sulla storia della politica estera statunitense è attualmente trasmessa ogni lunedì su Showtime. Stone documenta che gli Stati Uniti non sono stati particolarmente più altruisti di altri paesi che hanno cercato di esercitare un potere globale: è una favola bella che “altri paesi hanno interessi, ma noi abbiamo soltanto valori”.

PROMO: La storia non raccontata degli Stati Uniti di Oliver Stone su Vimeo

Supponiamo che un numero maggiore di statunitensi conosca la storia della politica estera statunitense. Supponiamo che un numero maggiore di statunitensi sia più consapevole delle tante volte in cui gli Stati Uniti sono intervenuti attivamente nei paesi di altri popoli contro la democrazia e contro il rispetto dei diritti umani. Supponiamo che un numero maggiore di statunitensi capisca che questi interventi USA non sono stati prevalentemente dei casi di “buone intenzioni traviate” ma che sono stati prevalentemente casi in cui il governo USA non aveva mai avuto l’intenzione di promuovere gli interessi del popolo nel cui paese interveniva, né in cui sono stati promossi i valori e gli interessi della maggior parte degli statunitensi. E supponiamo che un numero maggiore di statunitensi si renda conto che, lungi dall’essere semplicemente storia antica di un’era ormai finita, c’è stata una linea ininterrotta fino al presente in cui gli Stati Uniti non hanno mai smesso di intervenire attivamente in paesi di altri popoli contro la democrazia e contro il rispetto dei diritti umani, contro gli interessi della maggioranza del popolo in tali paesi e contro i valori e gli interessi della maggioranza degli statunitensi. Ciò non avrebbe un impatto sulla politica estera statunitense del giorno d’oggi?

Nel caso delle guerre la risposta sarebbe del tutto ovvia. Le guerre hanno bisogno di soldati che uccidano e muoiano e restino mutilati in esse, e se gli statunitensi non credessero che una guerra fosse giusta, non la appoggerebbero e i soldati e le loro famiglie non si sacrificherebbero per essa. Il fatto che guerre impopolari continuino ad aver luogo può a volte indurre il popolo a pensare che questa dinamica non conti, ma non è vero, ed è cruciale che non sia vero. Non conta così rapidamente e così decisamente come vorremmo e meriteremmo e come accadrà in futuro, quando il nostro governo sarà più chiamato a rispondere della propria politica estera nei confronti dell’opinione della maggioranza. Ma conta, ed è cruciale.

La guerra in Afghanistan è sulla via della fine in non piccola misura perché la maggioranza degli statunitensi è contro la sua prosecuzione. Il percorso verso la fine è molto più lento di quanto è necessario che sia e dovrebbe essere, e il Pentagono probabilmente farà del suo meglio perché continui, e sconfiggere i piani del Pentagono e por fine alla guerra dovrebbe essere una priorità pubblica urgente. ma la distinzione tra “non conta” e “non conta ancora abbastanza” è assolutamente cruciale. Una persona che creda veramente che “non conta” è quasi certamente una persona che resterà inerte. Una persona che creda che “non conta ancora abbastanza” è qualcuno che sarà probabilmente aperto a prendere iniziative.

Per questo motivo è cruciale che quando si narra la storia non ci si limiti a raccontare le cose terribili che sono accadute, ma si richiami l’attenzione su ciò che persone di coscienza hanno cercato di fare per impedire che accadessero le cose brutte e su come tali sforzi a volte hanno funzionato, o sono arrivati prossimi a funzionare e come le cose avrebbero potuto essere diverse.

Oliver Stone lo mostra in questa serie di documentari: come alcuni abbiano cercato di far accadere le cose in modo diverso e come ci siano quasi riusciti. La storia non è mai stata un destino: avrebbe potuto essere diversa. E se la storia avrebbe potuto essere diversa, allora potrebbe essere diverso il futuro.

Anche se le guerre interventiste sono state gli esempi più spettacolari di politiche estere statunitensi contro gli interessi della maggioranza, non si può raccontare la storia o il presente senza parlare di come gli Stati Uniti abbiano usato gli “aiuti all’estero”. E la storia complessiva di come gli Stati Uniti hanno usato gli “aiuti all’estero” è stata sempre fondamentalmente la stessa: un mezzo per intervenire contro gli interessi della maggioranza. Con questo non si vuol dire che tutti gli aiuti all’estero siano intrinsecamente cattivi per loro natura; soltanto che nel contesto delle politiche estere intese a sconfiggere le aspirazioni popolari, l’uso degli aiuti all’estero, nel complesso, ha servito gli stessi interessi serviti dalle guerre: cercare di sconfiggere le aspirazioni popolari.

Se non si sa nulla della storia di Haiti, o dei rapporti della politica estera statunitense con tale storia, potrebbe essere facile e comodo pensare che Haiti sia in qualche modo un paese povero per sua stessa natura, che gli Stati Uniti hanno cercato di aiutare con le migliori intenzioni, e che se gli Stati Uniti hanno fallito nei loro nobili sforzi di aiutare Haiti, non è stato per non aver tentato.

Ma se ci si rende conto che in realtà è stata la norma della politica estera statunitense operare per sconfiggere le aspirazioni popolari, allora se qualcuno afferma che ad Haiti gli Stati Uniti hanno altruisticamente tentato di promuovere gli interessi della maggioranza, ciò che quel qualcuno afferma è che per qualche motivo la politica nei confronti di Haiti è stata un’eccezione? Ed è ragionevole chiedersi: perché la politica nei confronti di Haiti sarebbe un’eccezione? Quali circostanze speciali spingerebbero gli Stati Uniti a comportarsi nei confronti degli interessi della maggioranza ad Haiti più altruisticamente di come si siano comportati altrove?

E poi ci si renderebbe conto che non c’è alcuna circostanza speciale di questo genere ad Haiti, piuttosto il contrario.

La regola generale è stata che quanto più un paese è stato in grado di difendersi dagli Stati Uniti, tanto più gli Stati Uniti hanno isolato tale paese. Dunque ciò che ci si aspetterebbe in generale, visto che Haiti è un paese relativamente impotente e privo di difese, rispetto ad altri paesi, in contrasto con gli Stati Uniti, non è che la politica statunitense nei confronti di Haiti sia migliore, bensì che sia peggiore.  E dopo aver ingoiato la pillola rossa è quello il mondo che si vede: anche paragonata alla politica estera statunitense in generale, la politica statunitense nei confronti di Haiti è stata peggiore.

E un esempio spettacolare di ciò è stato lo sforzo internazionale inadeguato per affrontare la crisi del colera ad Haiti, da quando il colera è stato portato ad Haiti da soldati dell’ONU portatori di colera che hanno utilizzato servizi igienici di fortuna nel 2010.

Dato che il colera non esisteva ad Haiti fino a quando non vi è stato portato dalle truppe dell’ONU, si potrebbe pensare che l’ONU avverta una responsabilità speciale e urgente di darsi da fare con decisione per sradicare il colera da Haiti. Ma non è quello che è successo sinora. E naturalmente il motivo principale per cui non è successo sinora è che Haiti è relativamente debole rispetto alle grandi potenze.

Quando si dice “l’ONU” in questo contesto si intende in particolare “gli Stati Uniti e la Francia e altri paesi potenti che hanno storicamente dominato la politica dell’ONU ad Haiti”. E’, tanto per cominciare, principalmente a causa degli Stati Uniti e della Francia che ci sono truppe ONU ad Haiti; il popolo di Haiti non ha mai chiesto all’ONU di inviare truppe nel paese. Gli Stati Uniti e la Francia hanno voluto inviare truppe ONU per “stabilizzare” Haiti dopo un colpo di stato contro il presidente democraticamente eletto di Haiti, Aristide; un colpo di stato appoggiato dagli Stati Uniti e dalla Francia. Dunque la “stabilizzazione” perseguita dagli Stati Uniti e dalla Francia è stata una “stabilizzazione” dell’obbedienza del popolo a un governo imposto dall’estero.

E se gli Stati Uniti e la Francia e i governi che li accompagnano decidessero che l’ONU debba farsi decisamente avanti per sradicare il colera da Haiti, ciò è quanto succederebbe. Ma non è quanto è successo sinora.

Ora, tuttavia, c’è un’occasione per voltare pagina. Il Guardian ha recentemente scritto:

“Haiti sta per chiedere più di due miliardi di dollari alla comunità internazionale per combattere il colera nel contesto di crescenti prove che l’epidemia peggiore del mondo è stata scatenata dalle forze di pace [sic] dell’ONU.

Il piano governativo decennale per migliorare i servizi sanitari e la provvista dell’acqua sarà rivelato con il sostegno di gruppi di aiuto stranieri e dell’ONU, che è accusata di uno dei maggiori fallimenti della storia degli interventi internazionali.”

Seguono notizie di un recente picco dei casi di colera sulla scia dell’uragano Sandy e avvertimenti di ONG che gli Stati Uniti e altri grandi donatori stanno tagliando i loro finanziamenti per il controllo della malattia.

Un annuncio potrebbe arrivare già martedì.

Ma, come l’Associated Press ha segnalato:

“Non è ancora chiaro chi pagherà per quella che sarebbe la maggiore impresa sinora per sviluppare i sistemi sanitari e idrici a malapena esistenti ad Haiti.”

E’ qui che contano il contesto e la comprensione della storia. Se non si sapesse che l’ONU ha portato il colera ad Haiti, se non si sapesse che le truppe ONU non sono mai state invitate dal popolo di Haiti ma gli sono state imposte dagli USA e dalla Francia, allora si potrebbe non vedere il motivo per un’azione così urgente e convincente. Si potrebbe pensare: certo, il popolo haitiano ha bisogno di certe cose, ma altri popoli in altri luoghi hanno bisogno di cose e dunque il popolo di Haiti dovrà semplicemente prendere il suo posto nella fila.

Ma se si sa che sono state le truppe dell’ONU a portare il colera ad Haiti – truppe dell’ONU che il popolo haitiano non ha mai invitato a venire nel proprio paese ma che sono state imposte ad Haiti dagli USA e dalla Francia – allora forse si vedono le cose in modo diverso. Forse non si vede alcuna necessità che gli haitiani si mettano in coda, perché è semplicemente banale che l’ONU assuma la responsabilità del danno che ha causato e ciò significa che i governi che stanno decidendo la politica dell’ONU nei confronti di Haiti – specialmente gli Stati Uniti e la Francia – devono tirar fuori il blocchetto degli assegni e fare il loro dovere, non come carità – anche se non ho nulla in contrario alla carità, per quel che vale – ma in risposta a una giusta domanda di risarcimento.

E, va rilevato, in termini di spese statunitensi per la politica estera, due miliardi di dollari sono una miseria. Se gli Stati Uniti ne pagassero metà e gli altri paesi pagassero l’altra metà, gli Stati Uniti spenderebbero quello che spendono per la guerra in Afghanistan ogni tre giorni. E, diversamente dalla guerra in Afghanistan, nessuno sarebbe ucciso; al contrario, sarebbero mantenuti vivi e in salute esseri umani che hanno il diritto di vivere e prosperare.

Oliver Stone – quello stesso Oliver Stone – ha avviato una petizione attraverso Avaaz, per chiedere all’ONU di intraprendere un’azione decisiva per sradicare il colera da Haiti. Nel momento in cui scrivo questo articolo la petizione ha raggiunto più di 5.000 firme. Potete firmarla qui.

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Fonte:  Z Net Italy

Originale: Huffington Post

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traduzione di Giuseppe Volpe

Traduzione © 2012 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.0

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Il calendario delle “fucilazioni di massa” negli Stati Uniti dopo la strage di Columbine

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di Aviva Shen

Venerdì mattina, 27 persone sono state uccise nella scuola elementare Sandy Hook  a Newtown, Connecticut. Secondo le fonti, 18 di queste vittime erano bambini. Questa è la seconda sparatoria di massa negli Stati Uniti in questa settimana, dopo che un uomo armato martedì ha aperto il fuoco in un centro commerciale in Oregon , uccidendo 2 persone. ABC News riporta che ci sono stati 31 sparatorie nelle scuole degli Stati Uniti dopo Columbine (1999), quando furono uccise 13 persone.

Il tasso di persone uccise da armi da fuoco negli Stati Uniti è 19,5 volte superiore a quello riscontrato nelle nazioni simili  in tutto il mondo. Negli ultimi 30 anni dal 1982, l’America ha pianto almeno 61 omicidi di massa. Di seguito è riportato un calendario di fucilazioni di massa negli Stati Uniti dopo la strage di Columbine:

December 11, 2012. On Tuesday, 22-year-old Jacob Tyler Roberts killed 2 people and himself with a stolen rifle in Clackamas Town Center, Oregon. His motive is unknown.

September 27, 2012. Five were shot to death by 36-year-old Andrew Engeldinger at Accent Signage Systems in Minneapolis, MN. Three others were wounded. Engeldinger went on a rampage after losing his job, ultimately killing himself.

August 5, 2012. Six Sikh temple members were killed when 40-year-old US Army veteran Wade Michael Page opened fire in a gurdara in Oak Creek, Wisconsin. Four others were injured, and Page killed himself.

July 20, 2012. During the midnight premiere of The Dark Knight Rises in Aurora, CO, 24-year-old James Holmes killed 12 people and wounded 58. Holmes was arrested outside the theater.

May 29, 2012. Ian Stawicki opened fire on Cafe Racer Espresso in Seattle, WA, killing 5 and himself after a citywide manhunt.

April 6, 2012. Jake England, 19, and Alvin Watts, 32, shot 5 black men in Tulsa, Oklahoma, in racially motivated shooting spree. Three died.

April 2, 2012. A former student, 43-year-old One L. Goh killed 7 people at Oikos University, a Korean Christian college in Oakland, CA. The shooting was the sixth-deadliest school massacre in the US and the deadliest attack on a school since the 2007 Virginia Tech massacre.

October 14, 2011. Eight people died in a shooting at Salon Meritage hair salon in Seal Beach, CA. The gunman, 41-year-old Scott Evans Dekraai, killed six women and two men dead, while just one woman survived. It was Orange County’s deadliest mass killing.

September 6, 2011. Eduardo Sencion, 32, entered an IHOP restaurant in Carson City, NV and shot 12 people. Five died, including three National Guard members.

January 8, 2011. Former Rep. Gabby Giffords (D-AZ) was shot in the head when 22-year-old Jared Loughner opened fire on an event she was holding at a Safeway market in Tucson, AZ. Six people died, including Arizona District Court Chief Judge John Roll, one of Giffords’ staffers, and a 9-year-old girl. 19 total were shot. Loughner has been sentenced to seven life terms plus 140 years, without parole.

August 3, 2010. Omar S. Thornton, 34, gunned down Hartford Beer Distributor in Manchester, CT after getting caught stealing beer. Nine were killed, including Thornton, and two were injured.

November 5, 2009. Forty-three people were shot by Army psychiatrist Nidal Malik Hasan at the Fort Hood army base in Texas. Hasan reportedly yelled “Allahu Akbar!” before opening fire, killing 13 and wounding 29 others.

April 3, 2009. Jiverly Wong, 41, opened fire at an immigration center in Binghamton, New York before committing suicide. He killed 13 people and wounded 4.

March 29, 2009. Eight people died in a shooting at the Pinelake Health and Rehab nursing home in Carthage, NC. The gunman, 45-year-old Robert Stewart, was targeting his estranged wife who worked at the home and survived. Stewart was sentenced to life in prison.

February 14, 2008. Steven Kazmierczak, 27, opened fire in a lecture hall at Northern Illinois University, killing 6 and wounding 21. The gunman shot and killed himself before police arrived. It was the fifth-deadliest university shooting in US history.

February 7, 2008. Six people died and two were injured in a shooting spree at the City Hall in Kirkwood, Missouri. The gunman, Charles Lee Thornton, opened fire during a public meeting after being denied construction contracts he believed he deserved. Thornton was killed by police.

December 5, 2007. A 19-year-old boy, Robert Hawkins, shot up a department store in the Westroads Mall in Omaha, NE. Hawkins killed 9 people and wounded 4 before killing himself. The semi-automatic rifle he used was stolen from his stepfather’s house.

April 16, 2007. Virginia Tech became the site of the deadliest school shooting in US history when a student, Seung-Hui Choi, gunned down 56 people. Thirty-two people died in the massacre.

February 12, 2007. In Salt Lake City’s Trolley Square Mall, 5 people were shot to death and 4 others were wounded by 18-year-old gunman Sulejman Talović. One of the victims was a 16-year-old boy.

October 2, 2006. An Amish schoolhouse in Lancaster, PA was gunned down by 32-year-old Charles Carl Roberts, Roberts separated the boys from the girls, binding and shooting the girls. 5 young girls died, while 6 were injured. Roberts committed suicide afterward.

March 25, 2006. Seven died and 2 were injured by 28-year-old Kyle Aaron Huff in a shooting spree through Capitol Hill in Seattle, WA. The massacre was the worst killing in Seattle since 1983.

March 21, 2005. Teenager Jeffrey Weise killed his grandfather and his grandfather’s girlfriend before opening fire on Red Lake Senior High School, killing 9 people on campus and injuring 5. Weise killed himself.

March 12, 2005. A Living Church of God meeting was gunned down by 44-year-old church member Terry Michael Ratzmann at a Sheraton hotel in Brookfield, WI. Ratzmann was thought to have had religious motivations, and killed himself after executing the pastor, the pastor’s 16-year-old son, and 7 others. Four were wounded.

July 8, 2003. Doug Williams, a Lockheed Martin employee, shot up his plant in Meridian, MI in a racially-motivated rampage. He shot 14 people, most of them African American, and killed 7.

September 15, 1999. Larry Gene Ashbrook opened fire on a Christian rock concert and teen prayer rally at Wedgewood Baptist Church in Fort Worth, TX. He killed 7 people and wounded 7 others, almost all teenagers. Ashbrook committed suicide.

July 29, 1999. Mark Orrin Barton, 44, murdered his wife and two children with a hammer before shooting up two Atlanta day trading firms. Barton, a day trader, was believed to be motivated by huge monetary losses. He killed 12 including his family and injured 13 before killing himself.

April 20, 1999. In the deadliest high school shooting in US history, teenagers Eric Harris and Dylan Kiebold shot up Columbine High School in Littleton, CO. They killed 13 people and wounded 21 others. They killed themselves after the massacre.

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Fonte:  ThinkProgress Justice

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USA – Deputati repubblicani: chiudete l’account Twitter del gruppo palestinese di Hamas

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USA: soffocate i cinguettii di Hamas

Un gruppo di deputati repubblicani chiede di chiudere l’account Twitter del gruppo palestinese, considerato una minaccia terroristica per gli Stati Uniti. L’FBI si riserva di valutare il caso

di Cristina Sciannamblo

Una richiesta netta che non ammette mediazioni: sette deputati repubblicani statunitensi hanno chiesto ai vertici di Twitter e alle autorità federali di chiudere l’account dell’organizzazione politica palestinese Hamas, considerata alla stregua di un gruppo terrorista.

La richiesta giunge dopo la recrudescenza delle ostilità tra Israele e il movimento palestinese, che ha eletto proprio la piattaforma cinguettante a teatro mediatico della contesa bellica. Il gruppo di politici d’Oltreoceano è guidato dal membro del Congresso Ted Poe, il quale avrebbe inviato una lettera formale all’FBI per esprimere i propri timori circa un potenziale attentato che Hamas potrebbe compiere nei confronti di obiettivi a stelle e strisce. “Autorizzare organizzazioni terroristiche come Hamas a operare su Twitter significa supportare il nemico”, ha spiegato Poe.

Il deputato texano ha quindi aggiunto che la piattaforma di microblogging fungerebbe da supporto all’azione terroristica in quanto fornirebbe ai terroristi “l’abilità di diffondere liberamente la propria propaganda violenta e di mobilitare nuove forze nella guerra contro Israele”.

Al momento, l’FBI non ha trasmesso alcuna replica anche se le autorità hanno spiegato di dover valutare l’entità del pericolo e dunque procedere alla risposta. Non rimane che attendere se la polizia federale deciderà di optare per la repressione dei canali di comunicazione.

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Fonte: Punto Informatico

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