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Davos – World Economic Forum (WEF): “Quarta rivoluzione industriale, a rischio il lavoro umano”

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WEF: il lavoro umano è senza futuro

di Alfonso Maruccia

A Davos si analizzano i trend in ambito lavorativo e si prevede la perdita di milioni di posti di lavoro a causa di robot, intelligenza artificiale e simili. La slavina è già cominciata, avverte l’organizzazione.

Il World Economic Forum (WEF) di Davos lancia l’allarme sulle sfide poste dalla cosiddetta “quarta rivoluzione industriale”, un fenomeno già in atto che nel giro di cinque anni porterà alla perdita netta di 5 milioni di posti di lavoro nelle 15 economie mondiali più sviluppate. Ora come non mai, il compito di regolare questo sconvolgimento spetta – o quantomeno spetterebbe – alla politica e ai parlamenti nazionali e non solo.

Il nuovo appuntamento annuale del WEF a Davos è incentrato sullo studio degli effetti economici derivanti dalla diffusione di tecnologie avanzate come robotica, nanotecnologie, stampa 3D e biotech, e la ricerca della fondazione non profit ha preso in esame 13 milioni di dipendenti in nove diversi settori industriali nelle prime 15 economie nazionali del pianeta.

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Il risultato non lascia adito a dubbi: in cinque anni si perderanno 7,1 milioni di posti di lavoro, e i 2 milioni creati nel frattempo non potranno compensare. Particolarmente colpite le donne, anche se il fenomeno riguarderà tutti.
I settori più colpiti includono i lavori amministrativi o da ufficio, ambito in cui le macchine “smart” si incaricheranno di un numero sempre maggiore di lavori di routine, l’energia, la finanza, la produzione e la cura della salute.
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La robotica, il trasporto autonomo e l’intelligenza artificiale daranno il colpo di grazia all’ottimismo dispensato a pieni polmoni da certi leader politici col vizio dell’iperbole, ma le tecnologie disponibili già oggi (IoT, stampa 3D) e i fenomeni sociali difficili da contrastare (invecchiamento della popolazione, cambiamenti nel trattamento della privacy) si faranno sentire molto prima.
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Cina: rivoluzione robotica nelle fabbriche!

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C’è una “rivoluzione” in cammino, è l’automazione nelle fabbriche

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La rivoluzione robotica cinese è in atto e fa passi da gigante. Non solo i robot possono lavorare ventiquattro ore su ventiquattro, ma non scioperano, non protestano e stanno ormai per superare l’ultimo ostacolo per una loro perentoria ascesa nel mondo delle fabbriche cinesi, ovvero il costo. Sembra che in Cina ormai la svolta sia stata decisa, sfruttando proprio quelle produzioni a basso costo di robot capaci di svolgere funzioni fondamentali nel processo produttivo. Ci sono alcune ragioni specifiche, per le quali la robotica soppianterà – dicono gli esperti – il lavoratore umano.

Innanzitutto la Cina sta affrontando una mancanza di manodopera, dovuta a un invecchiamento della popolazione e alla scelta dei giovani cinesi che preferiscono intrupparsi nel settore dei servizi, anziché nelle fabbriche. In secondo luogo la tecnologia relativa ai robot ha raggiunto livelli ottimi in termini di funzioni e costi.

La Delta Industrial Automation – azienda di Taiwan che produce per Apple, tra gli altri – sta provando a raggiungere l’obiettivo di produrre robot a basso costo, 10mila dollari, proprio per cavalcare questa nuova ondata «robotica». Raggiunta via mail da il manifesto, Colleen Ho, responsabile della comunicazione, ha affermato: «C’è un grande potenziale per il mercato dei robot. L’invecchiamento della popolazione e l’urbanizzazione sono le tendenze sociali economiche del futuro. La domanda di alcuni prodotti di consumo, in particolare di elettronica di consumo, o quanto riguarda l’industria alimentare, la medicina, la stampa e l’imballaggio continuerà a salire. Il problema della carenza di manodopera diventerà ancora più grave con l’invecchiamento della popolazione. La produzione con forte dipendenza dalla manodopera soffrirà di più dei costi del lavoro in aumento, per questo è necessario avviare il processo di automazione per ridurre i costi di manodopera. Con i cicli di vita dei prodotti brevi e un’elevata domanda di nuovi disegni e modelli, il processo produttivo deve essere altamente flessibile per realizzare cambiamenti rapidi e aggiustamenti in qualsiasi momento. Ci sono opportunità illimitate per bracci robotici che sono piccoli, leggeri, multi-testa, agili e altamente adattabile alle varie modifiche su una linea di produzione».

Anche la nota Foxconn è una forte sostenitrice dell’automazione: un anno fa circa aveva infatti annunciato l’installazione di di un milione di bracci robot nelle sue fabbriche entro il 2014, ma secondo quanto affermato dai suoi dirigenti, il processo è ancora in corso e ci vorrà più tempo per raggiungere l’obiettivo.

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Fonte: il Manifesto

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Robot, i nuovi stranieri

Spauracchio di disoccupazione, ipercompetitivi sul costo del lavoro e coagulo di diffidenze. Tranne per i bambini, per cui non vi sono differenze.

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di Claudio Tamburrino

Robot – Secondo uno studio condotto da David Autor, economista del MIT, i robot stanno per sostituire gli umani in numerosi lavori.

Grazie alla raccolta di una serie di statistiche sul lavoro, di dati sulla polarizzazione delle fasce di lavoratori e di tendenze delle variazioni salariali, Autor (con la collaborazione di David Dorn dell’Università di Madrid) spiega che alcuni mestieri, in particolare quelli caratterizzati da compiti ripetitivi, sono maggiormente vulnerabili all’automazione.
In pratica, la paura dell’uomo disumanizzato dalla catena di montaggio, come per esempio rappresentato dallo Charlot di Tempi Moderni, non si completerà mai perché è proprio l’uomo ad essere destinato all’ accantonamento.

“La classe media sta sparendo soprattutto perché la tecnologia ne sta rendendo le abilità obsolete”, spiega lo studio, e in conseguenza di ciò anche l’adozione di sistemi IT sta aumentando: il cerchio si chiude, quindi, con la richiesta di lavoratori con competenze maggiori necessarie ad utilizzare i sistemi tecnologici adottati.     (leggi tutto)