Tag Archives: morte

Sull’aldilà e sul vivere qui ed ora

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Dopo la morte

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Che cosa dovremmo pensare della morte?

“Di una cosa possiamo esser certi: che moriremo. Ad alcuni quest’idea non piace, perciò non l’accettano. Preferiscono pensare che la morte non sia la nostra fine, ma che potremmo vivere ancora forse in un’altra vita sulla Terra o in un altro posto, dove la gente viene ricompensata o punita. Ma desiderare che qualcosa sia vero non significa che lo sia, e non ci sono prove a sostegno dell’idea che le nostre menti possano sopravvivere alla fine dei nostri corpi.

Che significato potremmo dare alle cose cui diamo valore: l’amore, le esperienze, la comunicazione, i successi, il calore del sole sul nostro viso, se noi fossimo incorporei? E se la vita fosse eterna? Non perderebbe gran parte di ciò che le dà forma. Struttura, significato e scopo? Pensiamo alla lettura di un buon libro o mangiare una gustosa torta questi possono essere grandi piaceri, ma una delle cose che li rendono piacevoli è proprio che hanno una fine. La lettura di un libro che andasse avanti per sempre, o un dolce che non si finisse mai di mangiare perderebbero presto il loro fascino.

La morte è parte naturale della vita ed è ragionevole se, anziché averne paura, cerchiamo invece di venirne a patti. Così possiamo dedicarci a trovare significato e scopo qui e ora, traendo il massimo dall’unica vita che sappiamo di avere, e aiutando gli altri a fare altrettanto, scegliendo il bene al posto del male, senza aspettarci una ricompensa altrove.

Dopo la morte noi vivremo ancora, nel lavoro che abbiamo compiuto e nella memoria delle persone la cui vita abbiamo condiviso. I nostri corpi si dissolveranno, diventeranno nuovamente parte del ciclo della natura, e gli atomi di cui siamo composti continueranno a formare altre cose: alberi, uccelli, fiori e farfalle…”

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Una breve animazione umanista sulla morte, sull’aldilà e sul vivere qui e ora. Scritto e prodotto dalla British Humanist Association e narrato da Stephen Fry. Animato da Hyebin Lee. Grazie a: Alom Shaha, Craig Duncan, Andrew Copson e Sara Passmore. Il logo That’s Humanism è stato disegnato da Nick Cousins www.nickcousins.co.uk

Fonte: UAAR

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Biologia: Onda blu messaggera della morte

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La morte veste di blu: filmata la molecola luminescente che annuncia il trapasso [VIDEO]

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La scoperta in un verme, il C. elegans. Lo stesso meccanismo riguarda l’uomo?


L’immagine è, insieme, bella e inquietante: un’onda blu che si propaga lungo il verme e che annuncia a tutte le cellule che è ora di chiudere, si muore. I media l’hanno già ribattezzata «l’onda blu della morte».

L’immagine – in realtà un vero e proprio film, che è possibile vedere (in fondo pagina, ndr) grazie all’Institute of healthy ageing, university college London – ha per protagonista il C. elegans, un piccolo verme eletto dagli uomini a organismo modello. È stata raccolta dall’inglese David Gems e del suo gruppo di ricerca, impegnati nei processi a ogni scala dell’invecchiamento.

Nella fattispecie è una novità: individua una molecola fluorescente che potrebbe essere il “messaggero della morte”. Almeno nel C. elegans. Tuttavia, concettualmente, non è una novità. Da tempo conosciamo l’apoptosi, ovvero la morte programmata di un insieme di cellule, che per decidere, appunto, di morire insieme si scambiano precisi messaggi chimici. Che “onde di morte”, ovvero segnali coordinati, esistano, dunque, lo sappiamo da tempo.

Quello che Gems e i suoi collaboratori hanno riportato nei giorni scorsi sulla rivista PLoS Biology è tuttavia molto interessante. Hanno studiato il nematode Caenorhabditis elegans, e in particolare alcuni organelli dell’intestino del verme che contiene una sostanza luminescente, che emana una luce blu. Lo diciamo a beneficio dei chimici: il gruppo sospettava che si trattasse della lipofuscina, un prodotto dei processi ossidativi corresponsabili dell’invecchiamento nei mammiferi. Ma il gruppo si è accorto ben presto che la molecola sospetta non c’entra nulla e che la luminescenza era dovuta a un’altra molecola: un estere dell’acido antranilico, un derivato del triptofano. La cosa avrebbe interessato solo qualche esperto biochimico se la concentrazione della molecola luminescente non aumentasse improvvisamente in prossimità della morte del C. elegans. Indipendentemente dall’età del verme e dalla natura della causa della morte.

Il gruppo ha appurato che la sostanza, quando l’organismo è in prossimità della fine, porta un messaggio a tutte le cellule: moriamo in maniera coordinata. Il messaggio si propaga come un’onda chimica e coinvolge gli ioni di calcio utilizzati dalle cellule per acquisire informazioni dall’ambiente esterno.

L’interesse per questo tipo di ricerca è duplice. Da un lato occorre capire perché esiste questo messaggio: perché, se un organismo muore, tutte le sue cellule debbono spirare in maniera coordinata? L’altra è capire se questo sistema di annuncio ha qualche cosa a che fare con i processi neurodegenerativi anche nei mammiferi e nell’uomo, e se questi possono essere inibiti o, almeno, rallentati.

Entrambe le domande richiedono ulteriori studi. Ma è probabile che la risposta alla prima sia correlata a quella “distruzione creatrice” che consente a un embrione di trasformarsi in un organismo adulto. Il processo di ontogenesi, così lo chiamano gli esperti, è associato in molte fasi all’apoptosi, ovvero alla morte programmata di insiemi de cellule. L’ontogenesi è un po’ come Michelangelo, da un ammasso informe di materia (in questo caso cellulare) tira fuori una meravigliosa statua. Lo scalpello che l’ontogenesi usa è, appunto, un messaggio di morte che invia alle cellule che devono essere eliminate per consentire alla statua di emergere. È possibile che l’onda blu del C. elegans sia un ricordo dell’apoptosi.

Quanto al secondo gruppo di domande – è possibile inibire lo sviluppo “dell’onda blu”? E questo meccanismo esiste anche negli organismi superiori? – non abbiamo per ora risposta. Ma David Gems, il suo gruppo e altri gruppi sparsi per il pianeta, stanno lavorando per trovare delle risposte.

Quanto a noi, potremmo trarne una piccola morale. Vita e morte si rincorrono e si intrecciano nel mondo biologico. E non sempre è facile distinguere tra l’una e l’altra.

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Guarda il VIDEO

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Fonte: greenreport.it

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Hawking: “Il Paradiso è una storia incantata per chi ha paura di morire”

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Forse il più illustre scienziato della sua generazione si confessa al Guardian. Oltre la vita terrena non esiste nulla, dice. L’uomo deve cercare di valorizzare al massimo la propria vita terrena ricercando i valori più alti

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Hawking: il paradiso che non c’è

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di Cristina Sciannamblo

La credenza che ci sia un paradiso ad aspettarci dopo la vita terrena è una storia incantevole per chi è spaventato dalla morte. Con la pacatezza e la convinzione dell’uomo di scienza, Stephen Hawking allontana da sé quei “palliativi religiosi” privi di fondamento scientifico.

In un’intervista esclusiva concessa al Guardian, lo scienziato più eminente della Gran Bretagna non esita a sfatare l’immagine dell’aldilà presente nelle dottrine religiose del mondo: non esiste nulla oltre il momento nel quale il cervello smette di funzionare e si ferma.

Hawking, colpito all’età di 21 da atrofia muscolare progressiva, condivide i propri pensieri sul tema della morte, sull’agire umano e sulle opportunità dell’esistenza parlando anche del proprio calvario umano, che da quasi 50 anni lo costringe all’immobilità.

“Ho vissuto con la prospettiva di una morte vicina per 49 anni. Non ho paura della morte, ma non ho nessuna fretta di morire. Ho ancora tanto da dover scoprire” confessa l’astrofisico che, dopo essere scampato a una seria polmonite, è costretto a parlare attraverso un sintetizzatore vocale che trasforma in suono ciò che scrive su un apposito computer. “Considero il cervello come un computer che terminerà di lavorare quando i componenti si deteriorano. Non c’è nessun paradiso o altra vita per i computer dismessi; questa è una favola per la persone che hanno paura dell’oscurità”.

Hawking, che non ha mai fatto segreto del suo scetticismo in merito all’esistenza di Dio, non si era mai espresso in termini così determinati, inducendo il pubblico a definirlo comunque un credente.

In Rete dilagano i cinguettii che riprendono estratti dell’intervista, il più popolare dei quali recita: “Il Paradiso è una storia incantata per chi ha paura di morire”.

Nel corso della conversazione avuta con il Guardian, lo scienziato ha enfatizzato il valore della vita terrena, la necessità per l’essere umano di spendere tutto il proprio potenziale sulla Terra, facendo buon uso della propria esistenza. E alla domanda su come dovremmo vivere, la risposta è stata: “Dovremmo cercare il valore più alto nelle nostre azioni”.

L’intervista anticipa una lezione accademica che il matematico terrà domani presso l’incontro Google Zeitgeist di Londra, nell’ambito del quale cercherà di rispondere alla domanda: “Perché siamo qui?”.

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Fonte: PuntoInformatico

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