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Anche gli arabi amano la libertà

Egitto manifestazione contro Mubarak

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4 febbraio 2011-  Der Standard – Vienna


Molti europei guardano alle rivolte nel mondo arabo con scetticismo e sospetto, come se certi popoli non fossero all’altezza di ripetere il loro cammino verso la democrazia. Ma negli ultimi anni il mondo è cambiato più di quanto immaginiamo.

di  Robert Misik

Come molti altri, in questi giorni passo ore intere davanti al Live Stream di Al Jazeera, con la sensazione di essere in tempo reale nei luoghi in cui si sta scrivendo la storia. Con la rivolta egiziana stiamo vivendo – dopo la rivoluzione democratica in Tunisia – il secondo atto di questa sorprendente “primavera araba”. O del “1989 degli arabi”.

Quello che accade è avvincente ed entusiasmante: nessuno di noi si sarebbe aspettato rivoluzioni civili in importanti paesi arabi. Avevamo descritto le loro popolazioni come apatiche e rassegnate, o facilmente manipolabili da dittatori ed estremisti islamici. E invece no. Le giovani generazioni metropolitane non sono molto diverse da quelle occidentali. Hanno gli stessi desideri. E grazie a internet vivono davvero nello stesso mondo globale.

Forse internet e i social media hanno avuto sulla consapevolezza collettiva un effetto molto più forte di quanto abbiamo pensato finora. Anche i cosiddetti esperti in realtà non sanno un bel niente: negli ultimi due anni troppe cose si sono messe in movimento, mentre il sapere specialistico ha bisogno spesso di esperienze storiche di lungo corso, proprio quelle che gli ultimi sviluppi hanno inesorabilmente sorpassato, senza che gli “esperti” se ne rendessero conto.

Quello che mi stupisce, anzi, quello che mi riempie di indignazione è l’opinione che si sente ripetere in diversi ambienti: “ma per l’amor del cielo, quanto è pericolosa l’instabilità? Da questi arabi non verrà niente di buono. Alla fine vedrai che si ritroveranno con una dittatura islamica. Ma allora erano molto meglio i dittatori laici.” (leggi tutto)

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Fonte:  Presseurop

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Ferma la Censura…il futuro della Rete?

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Ai Parlamentari della Repubblica Italiana e all’AGCOM

Per una moratoria alle nuove regole per la Rete, finché il Parlamento non  deciderà  in maniera esplicita  sull’equilibrio tra diritto d’autore, accesso alla conoscenza e pericolo di nuove censure.

Immaginate che un giorno intere sezioni della vostra biblioteca vengano rese inaccessibili. Non vi verrà mai detto quali specifici libri, e per quale ragione sono stati rimossi, ma troverete solo un cartello che vi informa che qualcuno, da qualche parte, per qualche ragione, ha segnalato che i libri di quella sezione violano i diritti di qualcun’altro. Immaginate che anche dagli scaffali accessibili della biblioteca qualcuno rimuova costantemente libri senza che voi o gli altri altri utenti della biblioteca, possiate sapere quali volumi sono stati rimossi, e senza che vi sia data la possibilità di valutare se la rimozione di tali libri viola alcuni dei vostri diritti fondamentali.

Credete che questo non possa accadere in una democrazia?

Se il diritto d’autore non sarà regolamentato in modo da garantire che anche nella sfera digitale ci sia il giusto equilibrio tra i diversi interessi presenti nella società, da strumento di emancipazione dei produttori di contenuti, esso diverrà inevitabilmente un sistema di controllo e censura pervasivo.

L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni con la Delibera 668/2010 del dicembre 2010 ha posto in consultazione un testo che mira ad introdurre un meccanismo che le consentirà di inibire completamente l’accessibilità ai siti posti fuori dal territorio italiano e di rimuovere contenuti sospettati di violare il diritto d’autore in modo automatico e prescindendo da qualsiasi requisito di colpevolezza accertato dell’Autorità giudiziaria.

Le sezioni della “biblioteca” Internet a cui non potrete più accedere includeranno portali informativi esteri sospettati di violare il diritto d’autore senza che ciò sia in qualche modo accertato, gran parte dei sistemi comunemente utilizzati per avere accesso alle informazioni necessarie  per lo scambio di software libero e per conoscere   le opere disponibili nel pubblico dominio e distribuite con licenze aperte.

I singoli “libri” rimossi includeranno articoli pubblicati da giornali,  banche dati di pubbliche amministrazioni e di privati, documenti riservati finiti in rete ed utili per conoscere fatti che l’opinione pubblica potrebbe non conoscere diversamente,  video amatoriali e fotografie con sottofondo musicale  caricate dagli utenti nelle piattaforme di condivisione, singole pagine di blog amatoriali contenenti anche un solo file in violazione del diritto d’autore.

Per scongiurare che tutto ciò avvenga in modo silenzioso, ci appelliamo all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni affinché effettui una moratoria sulla nuova regolamentazione sul diritto d’autore.

Nessuna nuova regolamentazione dovrà essere adottata finché il Parlamento non riuscirà ad essere sede di un grande dibattito pubblico alla ricerca di nuovi equilibri tra diritto d’autore e il pericolo di nuove censure e che porti ad introdurre misure che consentano la tutela del diritto alla conoscenza che la stessa Autorità Garante auspica.

Chiediamo questa moratoria perché sappiamo bene quanto regolamentazioni introdotte senza una corretta valutazione del loro impatto possano avere effetti molto diversi da quelli ipotizzati.

Chiediamo questa moratoria perché temiamo che i compiti che la regolamentazione affiderebbe all’Autorità Garante assumeranno dimensioni difficilmente gestibili dalla stessa Autorità e porteranno presto ad una congestione a cui seguirà probabilmente approssimazione o mera discrezionalità.

Riteniamo inoltre pericoloso che l’Autorità Garante si spinga a regolamentare direttamente ambiti che la Costituzione affida al potere legislativo e al potere giudiziario e che negli altri paesi sono stati oggetto di lunghe discussioni parlamentari o, come spesso è accaduto per la rete, di un’autoregolamentazione all’interno dei perimetri che le leggi tradizionali consentivano.

Ci appelliamo ai Parlamentari di tutti gli schieramenti affinché il Parlamento possa essere sede di un dibattito che coinvolga tutti gli attori della Rete e i maggiori esperti internazionali del settore.

In questo modo si otterrà il risultato di ridare al Parlamento il ruolo di interlocutore ineliminabile  con la società civile, e di rispettare il principio di separazione dei poteri dello Stato.

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FIRMA LA PETIZIONE

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Fonte:  sitononraggiungibile.e-policy.it

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Egitto, la caduta di Internet

Il governo egiziano sarebbe riuscito nel tentativo di spegnere Internet. Hillary Clinton chiede il ripristino della libera circolazione delle informazioni. E Anonymous annuncia un atto di sabotaggio online.

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di Cristina Sciannamblo

Roma – Secondo la stampa internazionale, l’Egitto è apparentemente riuscito a staccare completamente la spina alla Rete per tentare di reprimere il dissenso.

L’interruzione totale del servizio, durata mezz’ora, è un evento che, secondo gli esperti potrebbe accadere in un paese come l’Egitto ma non, ad esempio, negli Stati Uniti, grazie all’alto numero di fornitori di connettività e per la varie modalità di connessione disponibili oltroceano. “Non può accadere qui” spiega Jim Cowie, capo dell’ufficio tecnologie e cofondatore di Renesys, azienda che si occupa di sicurezza dei network con sede nel New Hampshire. Il blackout egiziano dimostra che un paese con un forte controllo sui provider può ordinare di staccare la spina improvvisamente, un evento che lo stesso Cowie definisce “quasi senza precedenti nella storia di Internet”.

Il grafico che disegna il traffico online del 27 gennaio da e per l’Egitto è senza dubbio impressionante: si osserva un calo repentino delle connessioni intorno alla mezzanotte locale. Il governo di Mubarak negherebbe l’interruzione delle comunicazioni che, notano alcuni, si sarebbe verificata subito prima della protesta allargata organizzata da più di trenta moschee e chiese. (leggi tutto)

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Fonte: PuntoInformatico

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