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Aborto | A tutte le donne statunitensi…

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La Corte Suprema degli Stati Uniti ha appena privato milioni di persone del diritto a un aborto sicuro e legale!

Gli attivisti di tutto il mondo stanno già organizzando la resistenza e noi possiamo aiutare: aggiungi il tuo nome alla loro lettera aperta e rendiamolo il più grande appello per i diritti riproduttivi mai visto.

Ci serve una massa critica di firme per far girare la lettera ovunque e pubblicarla sui media americani: firma con un clic e condividi ora!

AVAAZ International

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“A tutte le donne statunitensi,

Ci spezza il cuore pensare che milioni di voi oggi perdono il diritto fondamentale all’assistenza per un aborto sicuro.

Siamo femministe e femministi di tutto il mondo, ci battiamo da anni per proteggere il diritto a un aborto sicuro e legale, spesso in condizioni fortemente ostili, e vogliamo condividere un messaggio: la nostra forma di lotta è la solidarietà.

La decisione della Corte Suprema avrà conseguenze concrete e devastanti, soprattutto per le donne più giovani, di colore, latine e con redditi bassi.

Ma questa non è la fine della lotta. È l’inizio di una nuova era per il diritto all’aborto negli Stati Uniti – e voi avete il potere di decidere come sarà.

Da decenni, in tutto il mondo i movimenti per il diritto ad abortire ottengono vittorie impossibili, e lo fanno scendendo in piazza. Abbiamo raccontato le nostre storie. Abbiamo imparato l’una dall’altra. E ci siamo rifiutate di restare invisibili, nonostante le minacce.

Ammiriamo tutti i coraggiosi e instancabili sforzi fatti per proteggere i vostri diritti e vogliamo che sappiate che non vi lasceremo sole: siamo con voi in questa lotta.

Popolo degli Stati Uniti, vi mandiamo la nostra solidarietà da tutto il mondo.

E al presidente Biden, e a tutti i legislatori statali e federali, questa è anche la vostra lotta. Ci aspettiamo che difendiate i diritti di milioni delle vostre concittadine americane e non resteremo in silenzio se sceglierete di abbandonarle alla sofferenza. “

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Cordialmente,

Da parte di tutte e tutti i difensori del diritto all’aborto da tutto il mondo.

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FIRMA

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Con speranza e determinazione:

[Nome], [Organizzazione], [Paese]
Agrupación Ciudadana por la despenalizacion del aborto en El Salvador, El Salvador
Ailbhe Smyth, Action for Choice, Ireland
Alberto Romero de Urbiztondo, El Salvador
Alejandra Jiménez, Women’s Equality Center, Stati Uniti
Amparo Madrigal, Spagna
Ana Elena Obando M., Mujeres en Acción, Costa Rica
Ana Valeria Pérez Lemus, CDD México, Messico
Andrea García, Comisión 8M Madrid Migración y Antirracismo, Spagna
Andrea Parra, Cámara de Diputadas y Diputados de Chile, Cile
Andrea Rosales, Somos Muchas, Honduras
Angelina del Carmen Yah Torres, Universidad de Quintana Roo, Messico
Antonia Sanchez Rol, Spagna
Araceli Zamora, El Salvador
Aurea Dreifuss, Brasile
Avaaz, International
Bila Sorj, Universidade Federal do Rio de Janeiro, Brasile
Camilo Carlos García Santaella, Women’s Equality Center, Colombia
Carla de Castro Gomes, Brasile
Carla Gisele Batista, Brasile
Carmen Espinoza, Movimiento Manuela Ramos, Perù
Carolina Dueñas Orozco, Women’s Link Worldwide, International
Catalina Calderón Alvarez, Women’s Equality Center, Colombia
Catalina Martínez Coral, Center for Reproductive Rights, Colombia
Cecilia Carmen Casemiro, Brasile
Centro de Promoción y Defensa de los Derechos Sexuales y Reproductivos – PROMSEX, Perù
Christine Ryan, Global Justice Center, Stati Uniti/Irlanda
Claudia Florentin, Con Efe Comunicaciones, Argentina
Colectiva Feminista para el Desarrollo Local, El Salvador
Dalba Natalia Linares Valderrama, Colombia
Daphne Rattner, ReHuNa – the Brazilian Network for the Humanization of Childbirth, Brasile
DAWN (Development Alternatives with Women for a New Era), Fiji
Elena Martín Hernández, Spagna
Elida Caballero Cabrera, Women’s Equality Center, Panama
Esperanza Delgado Herrera, Consejo Consultivo Ciudadano para la Política de Población Mexico
Fanny Cata Gomez Lugo, Women’s Equality Center, Stati Uniti
Fòs Feminista, International
Frances Collazo, Families Planning Association of Puerto Rico (Profamilias), Porto Rico
GEM- Centro de Estudos e Pesquisas sobre Mulheres, Gênero, Saúde e Enfermagem (EEUFBA), Brasile
Gita Sen, India
Gloria Careaga, Fundación Arcoiris, Messico
Grecia Lozano, OPTIO, Honduras
Greice Maria de Souza Menezes, Universidade Federal da Bahia, Brasile
Griselda Mata, Red Latinoamericana y del Caribe de Católicas por el Derecho a Decidir, El Salvador
Isabel Serrano, Spagna
Jacqueline Pitanguy, Cidadania, Estudo, Pesquisa, Informação e Ação (CEPIA), Brasile
Jennie Dador Tozzini, Coordinadora Nacional de Derechos Humanos, Perù
Jennifer Lacayo, Women’s Equality Center, Stati Uniti
Jhony Juarez, Centro de Cuidado Integral de Salud (CECIS), Perù
José A. Amesty Rivera, Venezuela
Julia Escalante De Haro, RAÍCES, Análisis de Género para el Desarrollo, Messico
Karuna Nundy, Nundy Chambers, India
Las Viejas Verdes, Colombia
Latin American and Caribbean Womens Health Network, International
Laura Botero Garzón, Women’s Equality Center, Colombia
Laura Restrepo, Bloom Colombia, Colombia
Leda Maria Paulani, Universidade de São Paulo, Brasile
Lena Lavinas, Brasile
Lidia Casas Becerra, Facultad de Derecho, Universidad Diego Portales, Cile
Lilian Abracinskas, Mujer y Salud en Uruguay (MYSU), Uruguay
Lucia Alanis, Women’s Equality Center, Stati Uniti
Lucy Garrido, Cotidiano Mujer/AFM, Uruguay
Luminita Dejeu, Asociatia Declic, Romania
Mar Grandal Seco, Católicas por el Derecho a Decidir España, Spagna
Marcia Aguiluz Soto, Costa Rica
Marcia Ugarte Barquero, Costa Rica
Margarita Percovich, Cámara de Senadores, Parlamento del Uruguay, Uruguay
Maria Antonieta Alcalde Castro, Ipas, Messico
María Erka Zuñiga Saá, Cile
Maria Eunice Xavier Kalil, Brasile
María Isabel Cordero Pérez, Fundación Sendas, Ecuador
María Rosa Ochoa Avila, Gobernanza Mc, Messico
María Rosario Altable Vicario, Mujeres por la salud y la paz, Spagna
Mariana Carbajal, Diario Página 12, Argentina
Mariela Belski, Amnesty International Argentina, Argentina
Marta Alanis, Católicas por el Derecho a Decidir Argentina, Argentina
Marta Royo, Profamilia, Colombia
Mónica Roa, Bridges, Colombia
Morena Herrera, Agrupación Ciudadana por la despenalizacion del aborto en El Salvador, El Salvador
Movimento Feminista Mineiro Quem Ama Não Mata, Brasile
Movimiento Manuela Ramos, Perù
Natalia Marmol, Repubblica Dominicana
Natalia Siverio, Spagna
Natalia Tavizón Otero, Messico
Natalia Veras, Global Health Strategies, Brasile
Pablo Vilarroel, Red Ecuatoriana de Fe, Ecuador
Paula Ávila-Guillén, Women’s Equality Center, Stati Uniti/Colombia
Pilar Morera Gonzalez, Dones Creients, Spagna
Quem Ama Não Mata (QANM), Brasile
Rede Nacional Feminista de Saúde, Direitos Sexuais e Direitos Reprodutivos, Brasile
Regina Fonseca Discua, Centro de Derechos de Mujeres, Honduras
Robin Zachari, Skiftet, Svezia
Rocio Rosero Garces, Coalición Nacional de Mujeres del Ecuador, Ecuador
Rosângela Aparecida Talib, Católicas pelo Direito de Decidir, Brasile
Rossina Guerrero, Centro de Promoción y Defensa de los Derechos Sexuales y Reproductivos – PROMSEX, Perù
Sandra Mazo, Católicas por el Derecho a Decidir Colombia, Colombia
Sara Fraile, Amnesty International, Spagna
Sonia Baires, El Salvador
Sonia Correa, Brasile
Susana Chavez, Consorcio Latinoamericano contra el aborto inseguro, Perù
Szabrina Abdallah-Magdy, aHang, Ungheria
Taller Salud, Porto Rico
Teresa Lanza, Colectivo Género y Teología para el Desarrollo, Bolivia
Vanessa Cuervo, SolidariLabs, Colombia
Vilma Vasquez, Las FEBES, El Salvador

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Maggiori informazioni:

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Erdogan ha perso! İbrahim Gökçek tornerà a suonare

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La mamma di Helin Bölek in visita a İbrahim Gökçek

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İbrahim Gökçek tornerà a suonare

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05 Maggio 2020

Il governo turco cede alla lotta estrema del bassista dei Grup Yorum e concede la possibilità di un concerto il prossimo 3 luglio. İbrahim è stato ricoverato in ospedale dove dovrebbe ricevere le prime cure. Un giorno di festa per una lotta e una vittoria straordinarie che aiutano a non dimenticare anche il sacrificio di Helin Bölek e Mustafa Kocak.

Nella notte tra il 4 e il 5 maggio il polso di İbrahim Gökçek si era fatto debolissimo, il cuore stremato del bassista del Grup Yorum, quello stesso cuore per cui avevano trepidato nelle ultime settimane decine di migliaia di persone, tra le quali certo anche molti lettori di queste pagine, sembrava dover cedere da un momento all’altro. Quando ha accettato di andare in ospedale, İbrahim era giunto al 322 esimo giorno di astinenza dal cibo.

La condizione per farlo era ormai diventata una sola: la possibilità che il Grup Yorum potesse fare ancora un concerto, un atto di affermazione simbolica della libertà diventato di portata mondiale anche grazie al sacrificio dei suoi due compagni, Helin Bölek e Mustafa Kocak, lasciati morire (lei il 3 aprile, lui 20 giorni dopo) dal regime di Erdogan prima di ottenere la stessa clamorosa vittoria che è invece arrivata oggi per Ibrahim. Di fronte a una mobilitazione mondiale diventata insostenibile per la sua cupa immagine, il governo turco ha ceduto: il concerto si terrà il 3 luglio. Lo hanno annunciato, in una tempestiva conferenza stampa, proprio mentre il bassista veniva trasportato in ospedale, alcuni dei musicisti di un gruppo che, nonostante i 20 album pubblicati e i concerti live con decine di migliaia di partecipanti, resta soprattutto un collettivo di lotta contro la repressione.

In oltre trent’anni di carriera, nella band turca si sono alternati sul palco decine di musicisti, alcuni dei quali molto giovani. La stessa Helin Bölek, la cantante scomparsa a 28 anni al 288 esimo giorno di sciopero della fame, si era unita agli Yorum solo da cinque. La feroce repressione che questi ragazzi subiscono e hanno subito per lunghissimi anni li ha portati sovente in carcere con l’accusa infamante di “terrorismo”, la stessa che Erdogan utilizza, di fatto, in modo sistematico contro i suoi oppositori politici e, naturalmente, contro l’intera popolazione kurda. E infatti – insieme all’antifascismo ribadito nella straordinaria versione di Bella Ciao, al sostegno alla lotta del popolo palestinese e, più in generale a quelli di tutti gli oppressi in Turchia e altrove – l’affermazione per il diritto alla libertà di espressione dei Kurdi, non è mai mancato nei concerti del Grup Yorum.

“Abbiamo ottenuto una vittoria politica, ma le nostre rivendicazioni continuano”, hanno detto con chiarezza nella conferenza stampa i portavoce del gruppo. C’è solo da sperare che chi li ha conosciuti solo in questi giorni non li lasci mai più soli a combattere una battaglia per la libertà di tutti. Oggi, però, per chi ha sostenuto da decine di paesi diversi la resistenza di İbrahim Gökçek, pandemia o non pandemia, è solo il tempo di abbracciarsi.

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Fonte: comune-info.net

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Gli scioperi della fame di Grup Yorum

Turchia, 21 giorni dopo Helin Bölek muore anche Mustafa Koçak. Chiedevano giustizia negata dal regime di Erdogan

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Buon compleanno Alessandro Benetton! Fai un regalo alle vittime del Rana Plaza

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(2014) Rana Plaza: per i marchi della moda è ora di pagare! Al via la campagna Pay up!

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Oggi mancano esattamente due mesi al primo anniversario del crollo del Rana Plaza, il peggior disastro industriale che ha colpito l’industria tessile, con 1.138 morti e più di 2.000 feriti

Per ricordare quel giorno, la Clean Clothes Campaign e i suoi partners in Bangladesh e in tutto il mondo lanciano la campagna PAY UP! per chiedere a tutti i marchi collegati al Rana Plaza o che si riforniscono in Bangladesh di pagare immediatamente i risarcimenti alle vittime attraverso dei versamenti nel Rana Plaza Arrangement’s Donor Trust Fund

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Che cos’è il Rana Plaza Arrangement?

Il Rana Plaza Arrangement è un meccanismo innovativo per garantire ai sopravvissuti e ai familiari delle vittime del Rana Plaza il supporto per la perdita del reddito e per le spese mediche di cui hanno disperatamente bisogno.

L’impegno congiunto del Ministero del Lavoro del Governo bengalese, dell’industria tessile locale e internazionale, dei sindacati locali e internazionali e delle organizzazioni non governative, con l’International Labour Organization (ILO) come attore indipendente e neutrale, ha portato all’istituzione di un Donor Trust Fund e ad una gestione centralizzata delle richieste di risarcimento.

Tali richieste saranno inserite in un processo implementato da organizzazioni locali e esperti internazionali che supporterà le vittime e i loro familiari nell’elaborare le richieste, valutare il livello dei pagamenti da effettuare a ciascun beneficiario, intraprendere valutazioni mediche e fornire ulteriore sostegno dove necessario.

Il Donor Trust Fund volontario previsto dall’Arrangement sta raccogliendo le donazioni e inizierà ad erogare i primi pagamenti, non appena sarà stato versato denaro sufficiente.

Servono 40 milioni di dollari entro il primo anniversario del terribile crollo del Rana Plaza, il 24 Aprile.

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Cosa chiediamo?

I sopravvissuti e i familiari delle vittime hanno sofferto abbastanza e non dovrebbero rivivere quell’orribile giorno senza essere certi che le loro perdite finanziarie possano almeno essere coperte.

Hanno sofferto ferite terrificanti, perso mariti e mogli, figli e genitori, fratelli e sorelle; ne porteranno i segni fisici e psichici per tutta la vita. Questo non potrà mai essere risarcito. Ma almeno le perdite finanziarie e le spese mediche si.

E ciò deve prima di quell’anniversario.

Chiediamo ai marchi di versare significativi contributi nel Donor Trust Fund, proporzionati ai loro rapporti commerciali col Rana Plaza, con il Bangladesh e alle loro capacità economiche.

Porteremo la campagna di pressione pubblica in piazza, nei centri commerciali, nelle strade di Dhaka e in tutta Europa nei prossimi due mesi per garantire ai sopravvissuti e ai familiari delle vittime che non debbano aspettare ancora per avere i loro risarcimenti.

Aspettano da troppo tempo

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Cosa puoi fare tu?

Il nostro primo passo sarà di chiedere a Benetton di contribuire al fondo.

Se sei sui social networks:

          posta il logo Pay up! (link) sul tuo profilo facebook citando Benetton e chiedendogli di effettuare un versamento: “@Benetton PAY UP! Paga i risarcimenti alle vittime del Rana Plaza!”

          Twitta: @Benetton sei pregato di pagare per le vittime del Rana Plaza. Aspettano da troppo tempo #payup

Hai un negozio Benetton vicino?

– Se sei vicino a un negozio Benetton, scarica la lettera QUI allegata e portala al responsabile del punto vendita, fai sentire la tua voce!

Manderemo aggiornamenti costanti sulla situazione.

Grazie per il tuo supporto prezioso e costante!

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Fonte: Campagna Abiti Puliti

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