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La Cina ammette l’esistenza dei “villaggi del cancro”

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Per la prima volta in un rapporto ufficiale,  in materia di inquinamento e salute pubblica, il governo cinese ammette l’esistenza dei cosiddetti “villaggi del cancro” . Il termine è usato per descrivere le città con più alta incidenza di cancro a causa dell’ inquinamento dell’aria e dell’acqua. Il Ministero dell’Ambiente cinese ha anche riconosciuto,  che le industrie locali,  utilizzano abitualmente  sostanze chimiche tossiche e nocive per la salute umana e per l’ambiente, sostanze vietate in altre parti del mondo. Il governo deve necessariamente affrontare, nelle grandi città della Cina,  il crescente malcontento delle popolazioni a causa dei pericolosi problemi di smog e rifiuti industriali .

L’ avvocato Wang Canfa, che gestisce un centro di aiuto a Pechino per le vittime dell’ inquinamento, riferisce che questa è la prima volta che il termine “villaggio del cancro”  appare in un documento del ministero. E, inoltre,  aggiunge:  “Ciò dimostra che il Ministero dell’Ambiente ammette il legame tra l’inquinamento e la gente ammalata di cancro”.  “Questo pone al centro dell’attenzione l’inquinamento ambientale e i danni alla salute che ne derivano”.

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Fonte: Australia Network News

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Cina: bagliori nel buio

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OPERAI CINESI IN SCIOPERO

da China strikes

Gli operai dell’azienda elettrica eletrXinfei Electric Co. Ltd di Xinxiang nella provincia di Henan sono tornati a lavorare il 12 ottobre 2012 dopo quattro giorni di sciopero avendo ottenuto quello che chiedevano.
Lo sciopero era cominciato il 9 ottobre, inizialmente gli operai chiedevano solo aumenti salariali, poi con il rafforzarsi della lotta è stata presentata una lista di rivendicazioni in otto punti.
Nel pomeriggio del 12 ottobre i dirigenti della fabbrica durante una conferenza stampa dichiaravano di accettare tutte le richieste degli operai incluso un immediato aumento salariale del 30% .ed un ulteriore aumento del 15% da gennaio 2013.
La fabbrica impiega circa 20 mila operai,al secondo giorno erano 10 mila i dipendenti in sciopero.
In genere è molto difficile che le richieste degli operai vengano accettate integralmente e non solo in Cina, perciò gli operai della Xinfei sono euforici. Hanno ottenuto una riduzione del lavoro straordinario e un aumento delle ferie, inoltre è stata accettata la richiesta degli operai di rimuovere alcuni dirigenti.

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Questa è solo una vittoria preliminare per noi operai- ha dichiarato alla stampa un lavoratore- e anche se non abbiamo ottenuto un grosso risultato abbiamo mostrato la forza degli operai. Abbiamo vinto, abbiamo dimostrato che l’unità degli operai in lotta paga.

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Molte industrie manifatturiere hanno o stanno preparandosi a ricollocare i loro stabilimenti dalle regioni costiere della Cina a quelle interne (più povere) nel tentativo di ridurre i costi.
Lo sciopero della Xinfei e soprattutto le richieste di aumenti salariali, dimostra che gli operai delle province interne come quella di Henan non sono disposti ad accettare bassi salari e incentivi nonostante che il costo della vita nelle regioni interne sia generalmente più basso delle regioni costiere.

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Fonte: Operai Contro

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Tibet: ancora una settimana di fuoco e di morte. Sei immolazioni in due giorni. Migliaia di tibetani protestano a Rebkong

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Dharamsala, 8 novembre 2012.Non cessa l’ondata di auto immolazioni che in un vertiginoso crescendo stanno infiammando il Tibet. Appena pubblicata la notizia delle quattro immolazioni di ieri, 7 novembre (Tamdin Tso e i tre giovanissimi monaci del monastero di Ngoshul), è giunta in serata la conferma di un nuovo caso, il quinto nella stessa giornata, verificatosi a Bekhar, nella contea di Driru, nel Tibet centrale. E ancora, oggi, un altro tibetano si è dato la morte con il fuoco: Kalsang Jinpa, un ragazzo nomade di 18 anni. Sei nuovi eroi in soli due giorni portano a 69 il numero dei casi di auto immolazione all’interno del Tibet. E purtroppo nulla fa sperare che questi eroici atti di resistenza possano cessare.

Non si conosce il nome e l’età del tibetano che si è immolato ieri sera a Bekhar. Citando contatti all’interno del Tibet, un monaco residente nell’India del sud ha dichiarato di essere venuto a conoscenza del nuovo caso attorno alle 20.00 (ora dell’India), proprio mentre era al telefono con un connazionale in Tibet. “Travolti dalla commozione i tibetani gridavano mentre le forze di polizia arrivavano immediatamente sul posto”.

Kalsang Jinpa, un ragazzo nomade di soli 18 anni, ex monaco del monastero di Rongwo, si è dato fuoco nel pomeriggio di oggi, attorno alle 16 (ora locale), in piazza Dolma, di fronte al monastero di Rongwo, a Rebkong. Prima di portare a compimento il suo atto estremo, ha alzato un cartello in cui erano scritte le sue richieste: il ritorno del Dalai Lama e il rispetto dei diritti dei tibetani. E’ deceduto sul luogo della protesta. I monaci del monastero di Rongwo lo hanno avvolto nelle khata, le sciarpe segno di omaggio e rispetto, e deposto sotto una grande fotografia del Dalai Lama (nella foto).

Riferisce il sito tibetano Phayul che migliaia di tibetani, 6000 o addirittura 10.000, si sono radunati a piazza Dolma, chiedendo il ritorno del Dalai Lama e pregando per la sua lunga vita. Altri tibetani, portando ritratti del Dalai Lama, sono arrivati dai villaggi vicini. Sembra che, nella vicina città di Dowa, di cui erano originari sia Tamdin Tso sia Kalsang Jinpa, giovanissimi studenti abbiano ammainato la bandiera cinese dagli uffici governativi e dalle scuole ed issato al suo posto la bandiera tibetana. In marcia verso Rongwo, gridavano slogan contro il governo cinese. Oggi, in tutta l’area, la situazione era estremamente tesa. La contea di Rebkong è presidiata da personale paramilitare con l’ordine di impedire alla popolazione di Dowa di raggiungere la folla dei dimostranti a Rongwo. La televisione ha annunciato che chiunque minacci la stabilità della regione sarà severamente punito.


Fonti: Free Tibet – Phayul –  (Associazione Italia-Tibet)

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