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WikiLeaks – Vault 7: svelati documenti sugli attacchi hacker della CIA

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.Press Release  (Eng/Ita)
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Today, Tuesday 7 March 2017, WikiLeaks begins its new series of leaks on the U.S. Central Intelligence Agency. Code-named “Vault 7” by WikiLeaks, it is the largest ever publication of confidential documents on the agency.

The first full part of the series, “Year Zero”, comprises 8,761 documents and files from an isolated, high-security network situated inside the CIA’s Center for Cyber Intelligence in Langley, Virgina. It follows an introductory disclosure last month of CIA targeting French political parties and candidates in the lead up to the 2012 presidential election.

Recently, the CIA lost control of the majority of its hacking arsenal including malware, viruses, trojans, weaponized “zero day” exploits, malware remote control systems and associated documentation. This extraordinary collection, which amounts to more than several hundred million lines of code, gives its possessor the entire hacking capacity of the CIA. The archive appears to have been circulated among former U.S. government hackers and contractors in an unauthorized manner, one of whom has provided WikiLeaks with portions of the archive.

“Year Zero” introduces the scope and direction of the CIA’s global covert hacking program, its malware arsenal and dozens of “zero day” weaponized exploits against a wide range of U.S. and European company products, include Apple’s iPhone, Google’s Android and Microsoft’s Windows and even Samsung TVs, which are turned into covert microphones.

Since 2001 the CIA has gained political and budgetary preeminence over the U.S. National Security Agency (NSA). The CIA found itself building not just its now infamous drone fleet, but a very different type of covert, globe-spanning force — its own substantial fleet of hackers. The agency’s hacking division freed it from having to disclose its often controversial operations to the NSA (its primary bureaucratic rival) in order to draw on the NSA’s hacking capacities.

By the end of 2016, the CIA’s hacking division, which formally falls under the agency’s Center for Cyber Intelligence (CCI), had over 5000 registered users and had produced more than a thousand hacking systems, trojans, viruses, and other “weaponized” malware. Such is the scale of the CIA’s undertaking that by 2016, its hackers had utilized more code than that used to run Facebook. The CIA had created, in effect, its “own NSA” with even less accountability and without publicly answering the question as to whether such a massive budgetary spend on duplicating the capacities of a rival agency could be justified.

In a statement to WikiLeaks the source details policy questions that they say urgently need to be debated in public, including whether the CIA’s hacking capabilities exceed its mandated powers and the problem of public oversight of the agency. The source wishes to initiate a public debate about the security, creation, use, proliferation and democratic control of cyberweapons.

Once a single cyber ‘weapon’ is ‘loose’ it can spread around the world in seconds, to be used by rival states, cyber mafia and teenage hackers alike.

Julian Assange, WikiLeaks editor stated that “There is an extreme proliferation risk in the development of cyber ‘weapons’. Comparisons can be drawn between the uncontrolled proliferation of such ‘weapons’, which results from the inability to contain them combined with their high market value, and the global arms trade. But the significance of “Year Zero” goes well beyond the choice between cyberwar and cyberpeace. The disclosure is also exceptional from a political, legal and forensic perspective.”

Wikileaks has carefully reviewed the “Year Zero” disclosure and published substantive CIA documentation while avoiding the distribution of ‘armed’ cyberweapons until a consensus emerges on the technical and political nature of the CIA’s program and how such ‘weapons’ should analyzed, disarmed and published.

Wikileaks has also decided to redact and anonymise some identifying information in “Year Zero” for in depth analysis. These redactions include ten of thousands of CIA targets and attack machines throughout Latin America, Europe and the United States. While we are aware of the imperfect results of any approach chosen, we remain committed to our publishing model and note that the quantity of published pages in “Vault 7” part one (“Year Zero”) already eclipses the total number of pages published over the first three years of the Edward Snowden NSA leaks. ()

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Comunicato Stampa

.. Nome in codice “Vault 7” di Wikileaks, è la più grande pubblicazione di documenti riservati sull’agenzia.

Oggi, martedì 7 marzo 2017, WikiLeaks inizia [la diffusione] della nuova serie di leaks sulla Central Intelligence Agency degli Stati Uniti. Nome in codice “Vault 7” di Wikileaks, è la più grande pubblicazione di documenti riservati sull’agenzia.

La prima parte integrale della serie, “Year Zero”, comprende 8.761 documenti e file da un caso isolato, di alta sicurezza di rete situato all’interno del Center for Cyber Intelligence della CIA in Langley, Virginia. Una rivelazione introduttiva il mese scorso ha mostrato la CIA spiare i partiti politici francesi e i candidati in testa fino alle elezioni presidenziali del 2012.

Recentemente, la CIA ha perso il controllo della maggior parte del suo arsenale di hacking tra cui malware, virus, trojan, come arma exploit lo “zero day”, sistemi malware di controllo a distanza e relativa documentazione.

Questa raccolta straordinaria, che ammonta a più di diverse centinaia di milioni di righe di codice, dà al suo possessore l’intera capacità di hacking della CIA. L’archivio sembra essere stato fatto circolare tra gli ex hacker del governo degli Stati Uniti e gli imprenditori in modo non autorizzato, uno dei quali ha fornito a WikiLeaks porzioni dell’archivio.

Year Zero” mostra la portata e la direzione del programma segreto di hacking globale della CIA, il suo arsenale di malware “zero day” contro una vasta gamma di prodotti aziendali negli Stati Uniti ed europei, che includono l’iPhone di Apple, Android di Google e Windows di Microsoft e anche smart tv Samsung, che vengono trasformati in microfoni nascosti.

Dal 2001 la CIA ha acquisito preminenza politica e di bilancio nella US National Security Agency (NSA). La CIA ha costruito non solo la sua flotta, ormai famosa, di droni, ma un tipo molto diverso di segreto, una forza che copre l’intero globo – un proprio consistente battaglione di hacker. La divisione di hacking dell’agenzia è libera dal dover rivelare le sue operazioni spesso controverse alla NSA (il suo principale rivale burocratico) traendo anzi vantaggio dalle capacità di hacking della NSA.

Alla fine del 2016, la divisione di hacking della CIA, che è sotto il controllo dell’Agenzia per Cyber Intelligence (CCI), aveva oltre 5000 utenti registrati e aveva prodotto più di mille sistemi di hacking, Trojan, virus, e altri “weaponized” malware . Tale è la portata dell’impegno della CIA che entro il 2016, i suoi hacker avevano utilizzato più codice di quello utilizzato per l’esecuzione di Facebook. La CIA aveva creato, di fatto, la sua “propria NSA” con ancora meno responsabilità e senza rispondere pubblicamente sulla questione se una massiccia spesa come quella da loro sostenuta fosse giustificata solo per duplicare un’agenzia già esistente, la NSA.

In una dichiarazione la fonte di Wikileaks per questioni politiche ed alcuni dettagli dice che è urgente una discussione pubblica, tra cui, la capacità di hacking della CIA che supera i suoi poteri di mandato ed il problema del controllo pubblico dell’agenzia stessa. La fonte desidera avviare un dibattito pubblico sulla sicurezza, la creazione, l’uso, la proliferazione ed il controllo democratico delle armi informatiche.

Una volta che una singola cyber ‘arma’ è ‘avviata’, in pochi secondi ed allo stesso modo, può diffondersi in tutto il mondo, ed essere utilizzata da stati rivali, cyber mafia e hacker adolescenti.

Julian Assange, editore di WikiLeaks ha dichiarato che “C’è un rischio di proliferazione estrema nello sviluppo di ‘armi’ informatiche. Si possono fare confronti tra la proliferazione incontrollata di tali ‘armi’, che deriva dalla incapacità di contenerle, combinata con il loro alto valore di mercato ed il commercio mondiale di armi. Ma il significato di “Year Zero” va ben oltre la scelta tra guerra cibernetica e cyberpeace. La comunicazione  è eccezionale dal punto di vista politico, giuridico e forense “.

Wikileaks ha esaminato attentamente la divulgazione di “Year Zero” e pubblicato la sostanziale documentazione della CIA, evitando la distribuzione di armi informatiche ‘armati’ fino a che non emerga un consenso sulla natura tecnica e politica del programma della CIA e come tali ‘armi’ dovrebbero essere analizzate, disarmate e poi pubblicate.

Wikileaks ha anche deciso di rendere anonime alcune informazioni di identificazione contenute in “Year Zero” sino ad un’analisi approfondita. Queste anonimizzazioni sono in realtà decine di migliaia di bersagli della CIA e macchine d’attacco in tutta l’America Latina, l’Europa e gli Stati Uniti.

Anche se siamo a conoscenza dei risultati imperfetti di qualsiasi approccio avessimo scelto, rimaniamo impegnati al nostro modello di pubblicazione e si noti che la quantità di pagine pubblicate in “Vault 7” prima parte ( “Year Zero”) eclissa già il numero totale di pagine pubblicate nei primi tre anni delle rivelazioni di Edward Snowden sulla NSA.

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Approfondimento

Vault 7: CIA Hacking Tools Revealed
Vault 7, uno sguardo nel cyber-arsenale della CIA
WikiLeaks e il cyberspionaggio della CIA, spiegati bene

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Inchiesta: le 28 pagine desegretate sull’11 settembre 2001

 

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Inchiesta sull’11 settembre – le 28 pagine desegretate

 

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Inchiesta sull’11 settembre – Le 28 pagine desegretate

 

di 28pages.org – agosto 2016

Le 28 pagine desegretate del rapporto dell’Inchiesta Congiunta del Congresso sulle Attività della Comunità dei Servizi d’Informazione Prima e Dopo gli Attacchi Terroristici dell’11 Settembre, si possono leggere nel formato PDF pubblicato in origine accedendo al link della fonte in calce.

Di seguito è trascritta la traduzione completa delle 28 pagine per chi trovi più comodo leggere o lavorare con il presente formato. Le serie di asterischi rappresentano obliterazioni e non riflettono con precisione la lunghezza delle cancellazioni o il numero delle parole o dei caratteri di esse.

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PARTE QUARTA – RISULTATI, DISCUSSIONE ED ESPOSIZIONE RIGUARDANTE CERTE QUESTIONI SENSIBILI DI SICUREZZA NAZIONALE

  1. Risultati: Mentre si trovavano negli Stati Uniti alcuni dei dirottatori dell’11 settembre sono stati in contatto, e hanno ricevuto appoggio o assistenza da, individui che possono essere collegati al governo saudita. Ci sono informazioni, principalmente da fonti FBI, che almeno due di loro erano ritenuti da alcuni essere agenti dei servizi sauditi. L’esame dell’Inchiesta Congiunta ha confermato che la Comunità dei Servizi ha anche informazioni, gran parte delle quali deve ancora essere verificata indipendentemente, che indicano che individui associati al governo saudita negli Stati Uniti possono avere altri legami con al-Qaeda e con altri gruppi terroristici. FBI e CIA hanno informato l’Inchiesta Congiunta che, dopo gli attacchi dell’11 settembre, si stanno occupando seriamente del problema, ma entrambe le agenzie hanno tuttora una comprensione solo limitata dei collegamenti del governo saudita con elementi terroristici. Nelle loro deposizioni né testimoni dell’FBI né della CIA sono stati in grado di identificare definitivamente la misura in cui tale appoggio, se esistente, è di natura cosciente o accidentale. L’Ufficio di Washington dell’FBI ha creato una squadra dedicata a ******   ******* ******* ******* ******** ******* ****** ******* *********** ************ ************** ********. Solo recentemente, e almeno in parte a causa dell’attenzione dell’Inchiesta Congiunta sul problema, FBI e CIA hanno creato un gruppo di lavoro per affrontare il problema saudita. A parere dell’Inchiesta Congiunta questo vuoto nella copertura dei servizi segreti statunitensi è inaccettabile, considerata la portata e l’immediatezza del rischio potenziale per la sicurezza nazionale statunitense. La Comunità dei Servizi deve affrontare quest’area di preoccupazione quanto più aggressivamente e rapidamente possibile.

Discussione: Un motivo della conoscenza limitata è che solo dopo l’11 settembre il governo statunitense ha cominciato a indagare aggressivamente questo problema. Prima dell’11 settembre l’FBI non ha apparentemente concentrato le sue risorse investigative su *******  ********** cittadini sauditi negli Stati Uniti, a causa dello status di “alleato” statunitense dell’Arabia Saudita. Un rappresentante dell’FBI ******* ha testimoniato che , prima

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dell’11 settembre 2001 l’FBI non aveva ricevuto “alcun rapporto da nessun membro della Comunità dei Servizi” che c’era una presenza di ******** negli Stati Uniti.

Secondo vari documenti dell’FBI e almeno un memorandum della CIA alcuni dei dirottatori dell’11 settembre, mentre erano negli Stati Uniti, avevano apparentemente avuto contatti con individui che possono essere collegati al governo saudita. Anche se l’Inchiesta Congiunta ha scoperto questo materiale nel corso del suo esame dei documenti dell’FBI e della CIA, non ha tentato di indagare e valutare indipendentemente l’accuratezza e il significato di queste informazioni, riconoscendo che tale compito esorbiterebbe il mandato dell’Inchiesta Congiunta. L’Inchiesta Congiunta ha invece trasmesso un elenco dettagliato delle informazioni scoperte dall’Inchiesta in documenti e interrogatori di FBI e CIA per ulteriori indagini da parte della Comunità dei Servizi e, se del caso, delle forze dell’ordine. Una breve sintesi delle informazioni disponibili a proposito di queste persone è esemplificativa dei propositi di questo rapporto:

  • Omar al-Bayoumi. L’FBI aveva ricevuto numerose notizie da persone della comunità  mussulmana, risalenti al 1999, che affermavano che al-Bayoumi poteva essere un agente dei servizi segreti sauditi. Documenti dell’FBI suggeriscono che al-Bayoumi ha offerto considerevole assistenza ai dirottatori Khalid al-Mihdhar e Nawaf al-Hazmi dopo il loro arrivo a San Diego nel febbraio del 2000. Al-Bayoumi ha incontrato i dirottatori in un luogo pubblico poco dopo il suo incontro con una persona presso il consolato saudita e ci sono indicazioni nei documenti che il suo incontro con i dirottatori può non essere stato casuale. Nel corso di questo stesso arco di tempo al-Bayoumi ha avuto estesi contatti con sedi del governo saudita negli Stati Uniti e ha ricevuto sostegno finanziario da una società saudita affiliata al ministero della difesa saudita. Secondo documenti dell’FBI ******* della società ha affermato che al-Bayoumi riceveva uno stipendio mensile pur essendosi presentato lì in una sola occasione. Questo sostegno è aumentato considerevolmente nell’aprile del 2000, due mesi dopo l’arrivo dei dirottatori a San Diego; è diminuito leggermente a dicembre 2000 ed è rimasto allo stesso livello fino ad agosto 2001. Tale società risulta avesse collegamenti con Osama bin Laden e al-Qaeda. Inoltre l’FBI ha stabilito che al-Bayoumi era in contatto con numerosi individui sotto indagine dell’FBI e con la Fondazione Terrasanta, che è stata sotto indagine come raccoglitrice di fondi per Hamas;

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  • Osama Bassnan. Bassnan può essere stato in contatto con al-Mihdhar e al-Hazmi durante la loro permanenza a San Diego. Bassnan era uno stretto collaboratore di al-Bayoumi e di Omar Bakarbashat, un altro degli stretti collaboratori dei dirottatori. Inoltre risiedeva dirimpetto ai dirottatori e ha fatto commentato con una fonte dell’FBI che egli aveva fatto più di al-Bayoumi per i dirottatori. Secondo un documento dell’FBI Bassnan ha dichiarato a un’altra persona di aver conosciuto al-Hazmi attraverso al-Bayoumi e di avere in seguito incontrato due dei dirottatori attraverso al-Bayoumi. Ha anche detto alla fonte che al-Bayoumi era stato arrestato perché conosceva molto bene al-Hazmi e al-Mihdhar. Il documento prosegue affermando che Bassnan e al-Bayoumi erano stati “vicini tra loro molto a lungo”. Bassnan ha molte volte [lavorato? – omissione nel testo – n.d.t.] per il governo saudita, compreso un impiego in passato per la Missione d’Istruzione Saudita, cui nei documenti dell’FBI è fatto riferimento come  ***** *******  ******. L’FBI ha anche avuto notizie da persone della comunità mussulmana che affermavano che Bassnan poteva essere un agente dei servizi segreti sauditi. Secondo un documento della CIA Bassnan risultava aver ricevuto fondi e forse un passaporto falso da funzionari del governo saudita. Lui e sua moglie hanno ricevuto sostegno finanziario dall’ambasciatore saudita negli Stati Uniti e da sua moglie. Un rapporto della CIA indica anche che Bassnan si è recato a Houston nel 2002 e ha incontrato una persona che era *******   ********    *********   *********** . Il documento afferma che durante quel viaggio un membro della famiglia reale saudita ha fornito a Bassnan un considerevole importo in contanti. Informazioni dell’FBI indicano che Bassnan è un estremista e sostenitore di Osama bin Laden e che è stato collegato con la jihad islamica eritrea e con lo Sceicco Cieco;
  • Shaykh al-Thumairy. Secondo documenti dell’FBI e un memorandum della CIA, al-Hazmi e al-Midhar possono essere stati in contatto con Shaykh al-Thumairy, un diplomatico accreditato del consolato saudita di Los Angeles e uno dei loro “imam” nella moschea Re Fahad di Culver City, California. Inoltre secondo documenti dell’FBI la moschea è stata costruita nel 1998 con fondi offerti dal principe saudita della corona Abdulaziz. La moschea risulta frequentata da membri del consolato saudita di Los Angeles ed è ampiamente nota per le sue idee anti-occidentali;

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  • Saleh al-Hussayen. Nel settembre del 2001 Saleh al-Hussayen, presumibilmente un funzionario del ministero degli interni saudita, è stato ospite dello stesso hotel di Herndon, Virginia, dove stava al-Hazmi. Anche se dopo l’11 settembre al-Hussayen ha affermato di non conoscere i dirottatori, gli agenti dell’FBI hanno ritenuto che mentisse. E’ stato in grado di lasciare gli Stati Uniti nonostante tentativi dell’FBI di localizzarlo e re-interrogarlo; e
  • Abdullah bin Laden. Abdullah bin Laden afferma di lavorare per l’ambasciata saudita di Washington, D.C., come funzionario amministrativo. E’ identificato dall’FBI come fratellastro di Osama bin Laden. E’ amico intimo di Mohammed Quadir-Harunani, un possibile compagno di Mohammed Atta e Marwan al-Shehhi prima dell’11 settembre 2001.

L’Inchiesta Congiunta ha scoperto anche altre indicazioni che individui collegati con il governo saudita hanno collegamenti con reti terroristiche, tra cui:

  • La CIA e l’FBI hanno identificato la moschea Ibn Tamiyah di Culver City come un luogo di attività collegate al terrorismo. Numerosi soggetti di indagini dell’FBI prima dell’11 settembre avevano collegamenti stretti con la moschea e sono ritenuti aver riciclato denaro attraverso tale moschea per organizzazioni non-profit all’estero affiliate a Osama bin Laden. In un’intervista una gente dell’FBI ha affermato che riteneva che fondi del governo saudita fossero riciclati attraverso la moschea;
  • Un altro cittadino saudita con stretti legami con la famiglia reale saudita, *********, è oggetto di indagini antiterrorismo dell’FBI e risulta che avesse controllato nel 1999 il confine sud-occidentale degli Stati Uniti e discusso della possibilità di infiltrare persone negli Stati Uniti;
  • Secondo documenti dell’FBI molti dei numeri telefonici trovati nella rubrica di Abu Zubaida, un alto quadro di al-Qaeda catturato in Pakistan nel marzo del 2002, potrebbero essere collegati, almeno indirettamente, a numeri telefonici negli Stati Uniti. A uno di tali numeri telefonici statunitensi è abbonata la ASPCOL Corporation, con sede ad Aspen,

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Colorado, che amministra gli affari della residenza in Colorado dell’ambasciatore saudita Bandar. L’FBI ha segnalato che la ASPCOL ha un numero telefonico fuori elenco. Una risposta dell’FBI del 18 novembre 2002 all’Inchiesta Congiunta afferma che “ricerche della CIA non hanno rivelato collegamenti diretti tra numeri trovati nella rubrica di Zubaida e numeri negli Stati Uniti”.

  • Secondo un documento dell’FBI il numero di telefono di una guardia del corpo dell’ambasciata saudita a Washington, DC, che alcuni hanno asserito essere un ********* ********* è stato trovato in possesso anche di Abu Zubaida; e
  • Secondo un agente dell’FBI di Phoenix l’FBI sospetta Mohammed al-Qudhaeein di essere ********. Al-Quadhaeein è stato coinvolto in un incidente del 1999 a bordo di un volo dell’America West, che l’ufficio dell’FBI di Phoenix ora sospetta possa essere stato una “corsa a vuoto” per verificare la sicurezza della compagnia aerea. Durante il volo al-Qudhaeein e il suo compagno hanno posto alle assistenti di volo una varietà di domande sospette; al-Qudhaeein ha poi tentato in due occasioni di entrare nella cabina dei piloti. Al-Qudhaeein e il suo compagno stavano provenendo da Washington, DC, per partecipare a una festa all’ambasciata saudita. Nel corso delle sue indagini l’FBI ha scoperto che sia al-Qudhaeein sia l’altro individuo coinvolto in questo incidente avevano collegamenti con il terrorismo.

Infine i Comitato sono particolarmente preoccupati per la grave natura delle accuse contenute in un memorandum della CIA rinvenuto da collaboratori dell’Inchiesta Congiunta tra i documento dell’Ufficio dell’FBI di San Diego. Tale memorandum, che discute presunti collegamenti finanziari tra i dirottatori dell’11 settembre, funzionari del governo saudita e membri della famiglia reale saudita, è stato redatto da un funzionario della CIA ********* ********* basandosi principalmente su informazioni ricavate da documenti dell’FBI. Il funzionario della CIA lo ha trasmesso al CTC [probabilmente ‘Comitato Anti-Terrorismo’ – n.d.t.] per stabilire se la CIA avesse informazioni aggiuntive. Ha anche fornito una copia all’agente del FIB [sic] responsabile dell’indagine su uno degli individui citati nel memorandum. Nonostante le chiare implicazioni nazionali del memorandum della CIA, l’agente dell’FBI lo ha inserito in una pratica individuale e non lo ha trasmesso al quartier generale dell’FBI. La direzione dell’FBI, pertanto non è stata a conoscenza

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delle affermazioni contenute nel memorandum fino a quando l’Inchiesta Congiunta non ha sottoposto le implicazioni del memorandum all’attenzione dell’Ufficio. ********    ************    ****************   *************** *****   *****.

Possibili collegamenti del governo saudita con terroristi e gruppi terroristici

Mentre erano negli Stati Uniti alcuni dei dirottatori dell’11 settembre erano in contatto, e ricevevano sostegno e assistenza da, individui che possono essere collegato con il governo saudita. Ci sono informazioni, da fonti dell’FBI, che almeno due di tali individui sarebbero risultati agenti dei servizi segreti sauditi. L’esame dell’Inchiesta Congiunta ha confermato che la Comunità dei Servizi ha anche informazioni, che in gran parte restano congetturali e ancora da verificare indipendentemente, che indicano che funzionari del governo saudita negli Stati Uniti possono avere altri collegamenti con al-Qaeda e con altri gruppi terroristici.

I Comitati sono particolarmente preoccupati per la grave natura di accuse contenute in un memorandum della CIA rinvenuto tra i documenti dell’Ufficio dell’FBI di San Diego. Tale memorandum, che tratta di asseriti collegamenti finanziari tra i dirottatori dell’11 settembre, funzionari del governo saudita e membri della famiglia reale saudita, è stato redatto da un funzionario della CIA ********   ******** basandosi principalmente su informazione tratte da documenti dell’FBI.

Nelle loro testimonianze davanti all’Inchiesta Congiunta, né la CIA né l’FBI sono stati in grado di identificare definitivamente per questi Comitati la misura del sostegno saudita all’attività terroristica, globalmente o negli Stati Uniti, e la misura in cui tale sostegno, se esiste, è di natura innocente o intenzionale. Sia l’FBI sia la CIA hanno indicato ai Comitati che stanno ora aggressivamente affrontando i temi del terrorismo in collegamento con i sauditi.

Prima dell’11 settembre l’FBI evidentemente non aveva concentrato investigazioni *******    ***********    **************   ************ cittadini sauditi negli Stati Uniti a causa dello status dell’Arabia Saudita di “alleata” statunitense. *******************           ***************  **************   Un rappresentante del ************** dell’FBI ha testimoniato in

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udienze a porte chiuse che, prima dell’11 settembre, l’FBI non aveva ricevuto “alcuna notizia da alcun membro della Comunità dei Servizi” che ci fosse una presenza ********** negli Stati Uniti.

Dovrebbe essere chiaro che questa Inchiesta Congiunta non è giunta ad alcuna conclusione riguardo all’affidabilità e sufficienza delle informazioni su questi argomenti desunte dai documenti dell’FBI e della CIA. Non era compito di questa Inchiesta Congiunta condurre il genere di estese indagini che sarebbero state necessarie per determinare il reale significato di qualsiasi asserito collegamento con il governo saudita. Da un lato è possibile che questo genere di collegamenti possa suggerire, come indicato in un ************ del 2 luglio 2002 “prove incontrovertibili che nel governo saudita esiste sostegno a questi terroristi”. D’altro canto è anche possibile che ulteriori indagini riguardo a queste accuse possano rivelare spiegazioni legittime, e innocenti, di questi rapporti.

Considerate tuttavia le gravi implicazioni di queste informazioni per la sicurezza nazionale la direzione dell’Inchiesta Congiunta sta trasmettendo la raccolta delle informazioni relative da parte dei collaboratori sia all’FBI sia alla CIA per un controllo investigativo e appropriate iniziative d’indagine e dei servizi.

Possibili collegamenti tra i dirottatori dell’11 settembre e funzionari del governo saudita negli Stati Uniti

Nel controllare i documenti dell’FBI e il memorandum della CIA i collaboratori dell’Inchiesta Congiunta hanno esaminato informazione che suggeriscono che:

  • Un individuo che ha fornito assistenza a Nawaf al-Hazmi e a Khalid al-Mihdhar può essere collegato al governo saudita. Un secondo individuo che può essere stato in contatto con al-Hazmi e al-Mihdhar ha anch’egli legami con il governo saudita, compresi collegamenti con l’ambasciatore saudita negli Stati Uniti. Ci sono notizie in documenti dell’FBI che persone hanno affermato che entrambi questi individui possono essere agenti dei servizi segreti sauditi;

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  • I dirottatori dell’11 settembre possono essere stati in contatto con altri funzionari del governo saudita negli Stati Uniti prima degli attacchi dell’11 settembre;  e
  • Funzionari del governo saudita negli Stati Uniti possono avere collegamenti con la rete terroristica di Osama bin Laden.

 

Omar al Bayoumi e Osama Bassnan

Due individui noti all’FBI prima dell’11 settembre 2001 – Omar al-Bayoumi e Osama Bassnan – possono aver offerto assistenza o sostegno ad al-Hazmi e al-Mihdhar mentre i due futuri dirottatori vivevano a San Diego. Mentre le prove documentali che al-Bayoumi ha offerto assistenza ad al-Hazmi e al-Mihdhar sono solide, i documenti contengono solo prove limitate che Osama Bassnan avesse contatti con i due individui.

Quando al-Hazmi e al-MIhdhar si sono trasferiti a San Diego, al-Bayomi ha offerto loro considerevole assistenza. Prima che i dirottatori si trasferissero dall’informatore di lungo corso dell’FBI, sono rimasti per diversi giorni nell’appartamento di al-Bayoumi fino a quando al-Bayoumi non è stato in grado di trovar loro un appartamento. Al-Bayoumi ha poi co-firmato il loro contratto d’affitto e può aver pagato l’affitto del primo mese e versato la caparra [1]. Dopo che al-Hazmi e al-Mihdhar si erano trasferiti nel loro appartamento al-Bayoumi ha organizzato una festa per accoglierli nella comunità di San Diego. Ha anche incaricato Modhar Abdullah, un altro individuo del Centro Islamico di San Diego (ICSD) di aiutarli ad ambientarsi negli Stati Uniti. Abdullah ha fatto loro da interprete, li ha aiutati a ottenere la patente di guida e gli ha assistiti nel trovare scuole di volo. ************    ************  **************.

[1 – L’FBI segnala, nella sua risposta del 18 novembre 2002, che “documenti finanziari indicano un deposito di contanti dello stesso importo dell’assegno circolare nel conto di al-Bayoumi lo stesso giorno, il che suggerisce che i dirottatori lo abbiano rimborsato”. Risposta FBI 18 novembre, 3. Tuttavia un altro documento dell’FBI, datato 14 ottobre 2002, sembra giungere a una conclusione diversa. Tale documento afferma che “un esame delle evidenze bancarie di Khalid al-Mihdhar e Nawaf al-Hazmi indica che non esiste documentazione bancaria che sostenga il rimborso [della somma dell’affitto] o somme a Omar al-Bayoumi da al-Hazmi o al-Mihdhar”].

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Nel corso delle indagini post 11 settembre l’FBI ha scoperto che al-Bayoumi aveva collegamenti con il governo saudita molto più estesi di quanto in precedenza accertato. Infatti, secondo un documento dell’FBI del 14 ottobre 2002, al-Bayoumi ha “estesi collegamenti con il governo saudita”. I collegamenti identificati dall’FBI sono:

  • Al-Bayoumi era stato contabile dell’Amministrazione dell’Aviazione Civile Saudita dal 1976 al 1993, quando si era trasferito negli Stati Uniti;
  • Secondo l’FBI al-Bayoumi era in frequeste contatto con l’emiro presso il ministero saudita della difesa responsabile del controllo del traffico aereo;
  • L’FBI ha anche individuato documenti che indicano che al-Bayoumi a un certo punto ha ricevuto 20.000 dollari dal ministero delle finanze saudita;
  • Quando al-Bayoumi a fatto domanda d’ammissione a scuole negli Stati Uniti nel 1998, aveva una lettera dell’ambasciata saudita che affermava che era beneficiario di una borsa di studio di copertura totale da parte del governo dell’Arabia Saudita; e
  • Mentre si trovava a San Diego, al-Bayoumi riceveva fondi dal ministero della difesa saudita attraverso una società saudita di nome “Ercan”. ********* di tale società ha informato l’FBI dopo l’11 settembre 2001 che, nonostante al-Bayoumi si fosse presentato presso la società in una sola occasione, riceveva uno stipendio e indennità mensili. ******* ha affermato che, all’inizio, aveva tentato di rifiutarsi di versare ad al-Bayoumi uno stipendio mensile ma gli era stato detto che la sua società avrebbe perso il suo contratto se non lo avesse pagato. ******** ha informato l’FBI che all’epoca aveva attribuito la cosa alla corruzione saudita.

Al-Bayoumi aveva anche contatti frequenti con sedi saudite negli Stati Uniti. In un controllo delle bollette telefoniche l’FBI ha appreso che al-Bayoumi aveva chiamato sedi del governo saudita negli Stati Uniti quasi cento volte tra il gennaio e il maggio del 2000. Secondo l’FBI al-Bayoumi era in contatto con almeno tre individui presso l’ambasciata saudita di

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Washington, DC; due individui presso la Missione Culturale saudita a Washington, DC; e tre individui presso il consolato saudita di Los Angeles. In una ricerca di ******* di Bayoumi è stato anche scoperto che aveva il numero di telefono di un individuo del consolato saudita di Londra.

In un’udienza riservata del 9 ottobre 2002, due ex agenti di San Diego hanno affrontato il problema del fatto che al-Bayoumi fosse un agente dei servizi segreti. Il primo agente del caso che ha gestito Muppet [? – n.d.t.] ha testimoniato:

“[Al-Bayoumi] agiva come un agente dei servizi sauditi, secondo me. E se era coinvolto con i dirottatori, come pare che fosse, se ha firmato contratti d’affitto, se ha fornito qualche sorta di finanziamento o pagamento di qualche genere, allora io direi che c’è una chiara possibilità che possa esserci un collegamento tra i servizi sauditi e ObL” [Osama bin Laden].

Un ex vice Agente Speciale Responsabile di San Diego ha testimoniato che l’FBI aveva ricevuto “numerose, direi mezza dozzina” notizie da persone che ritenevano che al-Bayoumi fosse un agente dei servizi sauditi. La risposta dell’FBI del 18 novembre è incoerente riguardo a se l’FBI attualmente consideri al-Bayoumi un sospetto agente dei servizi sauditi. Nella sua risposta l’FBI segnala che al-Bayoumi *********** ******** fino a dopo l’11 settembre, ma la risposta afferma anche che “non ci sono prove” per concludere che al-Bayoumi sia un agente dei servizi sauditi.

L’FBI aveva ricevuto notizie da una fonte affidabile ben prima dell’11 settembre 2001 che indicavano che al-Bayoumi poteva essere un agente dei servizi sauditi. Al-Bayoumi era noto per avere accesso a grandi quantità di denaro dall’Arabia Saudita, nonostante non risultasse avere un lavoro. In una occasione prima dell’11 settembre 2001 l’FBI aveva ricevuto informazioni che al-Bayoumi aveva ricevuto 400.000 dollari dall’Arabia Saudita per contribuire a finanziare una nuova moschea a San Diego. L’FBI aveva condotto un’indagine antiterrorismo su al-Bayoumi nel 1998 e 1999, ma aveva chiuso le indagini a quel punto.

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Dopo l’11 settembre 2001 indagini dell’FBI hanno rivelato che al-Bayoumi ha dei collegamenti con elementi terroristici. Pasquale J. D’Amuro, Direttore Esecutivo per l’Antiterrorismo e il Controspionaggio, ha testimoniato all’udienza del 9 ottobre 2002 che:

“Abbiamo parlato con il governo ***** a proposito di raccolte di informazioni su un individuo di nome ****** che ha legami con al-Qaeda, che ha legami con Bayoumi”.

Inoltre l’FBI ha riferito i risultati della sua ricerca di ***** di al-Bayoumi che “dopo esaustive traduzioni dei documenti di Bayoumi è chiaro che nella corrispondenza di Bayoumi egli sta offrendo guida a giovani mussulmani e alcuni dei suoi scritti possono essere interpretati come jihadisti”.

Secondo informazioni acquisiti dall’FBI dopo l’11 settembre 2001, al-Bayoumi aveva anche segnalato in una delle sue domande d’ammissione scolastiche che lavorava per una società chiamata “Dallah/Avco”. Secondo l’FBI la Ercan è una subappaltatrice di San Diego della Dallah/Avco. Secondo un documento ***** separato Dallah e Avco sono sotto la stessa casa madre, Avco Dallah Trans Arab che è una sussidiaria della Al Barakaat Investment and Development Company. La Avco Dallah risulta avere i contratti della pulizia e manutenzione dei tre maggiori aeroporti in Arabia Saudita. Il documento ******** afferma che ************  ********* la società ha collegamenti con Osama Bin Laden. La direzione dell’FBI è stata informata dell’affiliazione tra Dallah/Avco e Al Barakaat a febbraio 2001, ma l’Ufficio di San Diego apparentemente non ha mai ricevuto questa informazione.

Secondo documenti dell’FBI la remunerazione di al-Bayoumi è aumentata nel periodo in cui al-Hazmi e al-Mihdhar erano negli Stati Uniti. Secondo una recente analisi ****** dei collegamenti tra gli attacchi terroristici ed elementi del governo saudita, prima che al-Hazmi e al-Mihdhar arrivassero negli Stati Uniti, al-Bayoumi riceveva in genere approssimativamente 465 dollari al mese di “indennità”. Secondo il documento ****** a marzo 2000, un mese dopo l’arrivo di al-Hazmi e al-Mihdhar a San Diego, la sua “indennità” è balzata a più di 3.700 dollari al mese ed è rimasta costante sino a dicembre 2000, quando al-Hazmi ha lasciato San Diego. L’indennità di al-Bayoumi è stata allora ridotta a circa 3.200 dollari al mese ed è rimasta a quel livello fino a quando al-Bayoumi ha lasciato gli Stati Uniti nell’agosto del 2001, circa un mese prima degli attacchi dell’11 settembre.

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Il memorandum ****** datato 2 luglio 2002 ha erroneamente indicato che la moglie di al-Bayoumi, quando viveva a San Diego, riceveva 1.200 dollari al mese dalla principessa Haifa Bint Sultan, la moglie del principe Bandar, l’ambasciatore saudita negli Stati Uniti. L’FBI ha ora confermato che solo la moglie di Osama Bassnan riceveva fondi direttamente dalla moglie del principe Bandar, ma che la moglie di al-Bayoumi aveva tentato di depositare tre degli assegni della moglie del principe Bandar, che erano pagabili alla moglie di Bassnan, sul proprio conto.

L’Inchiesta Congiunta ha anche scoperto, in documenti dell’FBI, informazioni che suggeriscono che anche Osama Bassnan può essere stato in contatto con al-Mihdhar e al-Hazmi, tra cui:

  • Bassnan era una conoscenza stretta di Omar al-Bayoumi ed era in contatto telefonico con al-Bayoumi diverse volte al giorno quando entrambi erano a San Diego. Bassnan ha anche collegamenti stretti con numerosi altri individui collegati ai dirottatori, compreso Omar Bakarbashat, di cui si parla più avanti, cui nei documenti dell’FBI si fa riferimento come al cognato di Bassnan;
  • Secondo un documento dell’FBI del 16 ottobre 2001 Bassnan ha informato una fonte che aveva conosciuto Nawaf al-Hazmi attraverso Omar al-Bayoumi. Secondo il documento dell’FBI ha anche detto alla fonte che al-Bayoumi era stato arrestato perchè conosceva molto bene al-Hazmi e al-Mihdhar. Il documento prosegue affermando che Bassnan e al-Bayoumi erano stati “vicini l’un l’altro per molto tempo”.
  • Bassnan viveva nel complesso di appartamenti di San Diego dirimpetto ad al-Hazmi e al-Mihdhar;
  • Bassnan ha fatto un commento a una fonte dell’FBI dopo gli attacchi dell’11 settembre suggerendo che egli aveva fatto per i dirottatori più di al-Bayoumi;

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  • L’FBI è a conoscenza di contatti tra i dirottatori e uno stretto amico di Bassnan, Khaled al-Kayed, un pilota di una compagnia aerea commerciale e istruttore certificato di volo che viveva a San Diego. Al-Kayed ha ammesso all’FBI che a maggio del 2000 al-Mihdhar e al-Hazmi lo avevano contattato per imparare a pilotare aerei Boeing;

Documenti dell’FBI ipotizzano che Osama Bassnan ********   ********   **********.  La risposta dell’FBI del 18 novembre 2002 sostiene che questa era una teoria delle prime indagini, basata su  notizie di fonti che l’FBI non è stato in grado di confermare. Tuttavia ci sono anche informazioni ulteriori che collegano Bassnan a *********   ********. Nel 1992, quando viveva a Washington, DC, Bassnan aveva indicato il suo datore di lavoro come la Missione d’Istruzione dell’Arabia Saudita. Documenti dell’FBI affermano che ***********   **************     *************     *************    ***********.

Bassnan ha anche altri legami con il governo saudita. La moglie di Bassnan riceveva uno stipendio mensile dalla principessa Haifa. In una recente perquisizione della residenza di Bassnan l’FBI ha individuato copie di 31 assegni per un totale di 74.000 dollari del periodo tra il 22 febbraio 1999 e il 30 maggio 2002. Questi assegni erano pagabili alla moglie di Bassnan ed erano tratti sul conto della moglie del principe Bandar presso la Riggs Bank. L’FBI ha stabilito che c’era un ordine permanente sul conto della principessa Haifa dal gennaio 1999 di versare 2.000 dollari al mese alla moglie di Bassnan. La moglie di Bassnan asseritamente riceveva i fondi per “servizi infermieristici”, ma, secondo il documento *********, non ci sono prove che la moglie di Bassnan offrisse servizi infermieristici. *******   **********    ************    ************   **********.

In almeno un’occasione Bassnan ha ricevuto un assegno direttamente dal conto del principe Bandar. Secondo l’FBI il 14 maggio 1998 Bassnan ha incassato un assegno di Bandari per l’importo di 15.000 dollari. Anche la moglie di Bassnan ha ricevuto almeno un assegno direttamente da Bandar. Ha anche ricevuto un ulteriore assegno dalla moglie di Bandar che ha incassato l’8 gennaio 1998 per 10.000 dollari.

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All’udienza del 9 ottobre 2002 il vice direttore esecutivo dell’FBI D’Amuro ha commentato questi finanziamenti:

“Ritengo che abbiamo effettivamente fondi che partono dalla moglie di Bandar; 2.000 dollari al mese fino a 64.000 dollari. Quali fini avesse il denaro non lo sappiamo”.

*****   **********   ***********   ******** ha testimoninato:

“****** *******  ***********   *******. Lei versa denaro a molti gruppi e persone diverse di tutto il mondo. Siamo stati in grado di scoprirne un buon numero … ma forse se possiamo scoprire che fa versamenti a 20 diversi gruppi radicali, beh, gente, forse c’è un disegno qui.”

L’FBI ha anche approfondito ulteriori informazioni che indicano chiaramente che Bassanan è un estremista e sostenitore di Osama bin Laden. Nel 1993 l’FBI è venuto a conoscenza che Bassnan aveva ospitato a casa sua, a Washington, DC, una festa per lo Sceicco Cieco nell’ottobre del 1992. Bassnan ha fatto molti commenti elogiativi di bin Laden a fonti dell’FBI, definendo bin Laden come il califfato ufficiale e il reggitore del mondo islamico. Secondo una fonte dell’FBI Bassnan ha parlato di bin Laden “come se fosse un dio”. Bassnan ha anche dichiarato a una fonte dell’FBI di aver saputo che il governo statunitense aveva smesso di approvare visti per studenti stranieri. Considerava tali misure insufficienti poiché c’erano già negli Stati Uniti abbastanza mussulmani da distruggere gli Stati Uniti e trasformarli in uno stato islamico nel giro di dieci o quindici anni. Secondo documenti dell’FBI Bassnan conosceva anche la famiglia di bin Laden in Arabia Saudita e parlava sul suo cellulare con membri della famiglia che vivevano negli Stati Uniti.

Numeri telefonici che collegano Abu Zubaida a una società negli Stati Uniti e a un diplomatico saudita a Washington

Il 28 marzo 2002 gli USA e forze della coalizione hanno recuperato una rubrica telefonica di Abu Zubaida, che il governo degli Stati Uniti ha identificato come un alto coordinatore operativo di al-Qaeda. Secondo un documento dell’FBI “un controllo dei tabulati ha collegato molti dei numeri trovati nella rubrica di Zubaida con numeri telefonici statunitensi”. Uno dei numeri non è in elenco ed è sottoscritto dalla società ASPCOL di Aspen, Colorado. Il 15 luglio 2002

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la direzione dell’FBI ha trasmesso una traccia all’Ufficio di Denver richiedendo che indagasse questo collegamento. Il 19 settembre 2002 agenti dell’Ufficio di Denver hanno risposto affermando che avevano completato la loro indagine iniziale.

Secondo l’Ufficio di Denver dell’FBI la ASPCOL è la società ombrello che amministra gli affari della residenza in Colorado del principe Bandar, l’ambasciatore saudita negli Stati Uniti. La struttura è protetta dalla Scimitar Security. Agenti dell’Ufficio di Denver hanno segnalato che né la ASPCOL né la Scimitar Security compaiono sull’elenco telefonico, né sono facilmente localizzabili. Inoltre l’Ufficio del Segretario di Stato del Colorado non ha dati della ASPCOL. L’ufficio di Denver non ha tentato di condurre alcuna indagine locale sull’ASPCOL poiché riteneva che qualsiasi indagine riguardante l’ASPCOL sarebbe divenuta presto nota ai dipendenti del principe Bandar. A motivo della delicatezza della questione hanno deciso di mantenere in sospeso l’indagine sull’ASPCOL fino a quando avessero ricevuto ulteriori indicazioni dalla direzione dell’FBI. Secondo l’FBI il numero telefonico di un individuo di nome *******   ******* di McLean, Virginia, è stato trovato tra gli effetti di Abu Zubaida. ********** risulta essere una guardia del corpo presso l’ambasciata saudita di Washington, DC. L’FBI ora sospetta che possa essere un **********  **********. In un documento del 17 settembre 2002 l’FBI segnala che l’Ufficio sta aprendo un’indagine su ******** a causa delle dimensioni e del valore della sua residenza e di sue attività sospette nell’avvicinare personale della Comunità dei Servizi USA. Risulta anche che ****** è stato in contatto con ******** ******** ******** che vive in ********* a McLean, Virginia. L’FBI ha identificato questo indirizzo come quello del principe Bandar. Secondo l’FBI *********** è un autista dell’ambasciata saudita. Il numero di ******** era anche collegato all’ASPCOL, la società ombrello del principe Bandar con sede in Colorado.

Andrebbe notato che la risposta del 18 novembre 2002 dell’FBI afferma che “le tracce della CIA non hanno rivelato alcun collegamento diretto (corsivo aggiunto) tra numeri trovati nella rubrica di Zubaida e numeri negli Stati Uniti”.

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Il governo statunitense ha anche individuato un altro numero della Virginia in una casa sicura di Osama bin Laden in Pakistan. Il numero è registrato da un individuo di nome ********   *********   ********, interrogato dall’FBI nel giugno 2002. Non è stato in grado di spiegare perché il suo numero sia finito in una casa sicura in Pakistan ma ha affermato che offre regolarmente servizi a una coppia di assistenti personali del principe Bandar. L’autista di questa coppia è un individuo di nome *******  ****** che è assegnato all’ambasciata saudita di Washington, DC. Secondo *********** ha regolarmente chiamato la società ******** e fa frequentemente la spola con il Pakistan.

Altri funzionari del governo saudita che possono essere stati in contatto con i dirottatori dell’11 settembre

Tra gli individui che possono aver avuto rapporti con al-Hazmi e al-MIhdhari c’era Shaykh al-Thumairy. Secondo il memorandum ********* esaminato dai collaboratori dell’Inchiesta Congiunta “ci sono indicazioni iniziali che al-Thumairy può aver avuto un collegamento fisico o finanziario con al-Hazmi e al-Mihdhar, ma stiamo ancora esaminando questa possibilità”. Al-Thumairy è un diplomatico accreditato presso il consolato saudita di Los Angeles ed è anche considerato uno degli “imam” della moschea Re Fahad di Culver City, California. **********   **************    *************    ************   ***********.

Secondo documenti dell’FBI la moschea Re Fahad è stata costruita nel 1998 con finanziamenti del principe saudita della corona Abdulaziz. La moschea è frequentata da membri del consolato saudita di Los Angeles ed è diffusamente nota per le sue idee anti-occidentali. Documenti dell’FBI indicano che Mohdhar Abdullah ha accompagnato in auto al-Hazmi e al-Mihdhar alla moschea Re Fahad prima che al-Mihdhar tornasse in Arabia Saudita.

Numerosi individui della Costa Est che i dirottatori possono aver conosciuto possono anche avere collegamenti con il governo saudita. Dopo gli attacchi terroristici l’FBI ha scoperto che nel settembre del 2001 un individuo di nome Saleh al-Hussayen risiedeva nello stesso hotel di Herndon, Virginia, in cui all’epoca si trovava al-Hazmi. Secondo documenti dell’FBI al-Hussayen è apparentemente un “impiegato/funzionario del ministero dell’interno saudita”. Ha affermato di non conoscere i dirottatori

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ma agenti della sede di Washington dell’FBI ritenevano che mentisse. L’interrogatorio è stato terminato quando al-Hussayen è svenuto o ha finto una crisi richiedente assistenza medica. E’ stato dimesso dall’ospedale molti giorni dopo ed è riuscito a lasciare gli Stati Uniti nonostante i tentativi della polizia statunitense di localizzarlo e re-interrogarlo.

Saleh al-Hussayen è lo zio di Sami Omar al-Hussayen. Sami al-Hussayen è collegato all’Assemblea Islamica del Nord America (IANA) ed è oggetto di un’indagine antiterrorismo dell’FBI. L’FBI ha anche scoperto che Saleh al-Hussayen è un importante donatore della IANA, un’organizzazione non-profit con sede in Michigan dedita alla diffusione dell’Islam in tutto il mondo. Secondo l’FBI la missione della IANA consiste in concreto nel diffondere il fondamentalismo islamico e la dottrina salafita in tutti gli Stati Uniti e nel mondo in generale. La IANA sollecita fondi da ricchi benefattori sauditi, sceicchi islamici estremisti e organizzazioni non governative sospette. Secondo documenti dell’FBI la IANA ha sollecitato fondi dal principe Bandar, ma i documenti non sono chiari su se Bandar abbia effettivamente versato fondi a questa organizzazione.

Documenti dell’FBI indicano anche che numerosi ufficiali della marina saudita sono stati in contatto con dirottatori dell’11 settembre. Documenti dell’FBI affermano che l’Ufficio di San Diego ha aperto un’indagine antiterrorismo su un individuo di nome Osama Nooh, un ufficiale della marina saudita, a causa dei suoi rapporti con Nawaf al-Hazmi e Khalid al-Mihdhar. Inoltre Lafi al-Harbi, un altro ufficiale della marina saudita, è stato in contatto telefonico con i dirottatori del volo 77, Khalid al-Mihdhar e Nawaf al-Hazmi, in nove occasioni dall’11 marzo 2000 al 27 marzo 2000.

L’Ufficio dell’FBI di Jacksonville sta conducendo un’indagine per stabilire se Saleh Ahmed Bedaiwi, un ufficiale della marina saudita nel suo territorio sia stato in contatto con qualcuno dei dirottatori. ********** *********** ************ ********   **********    ***********   **************   ************   ***************   **************   *************  ******* ****  *********** .

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L’FBI ha anche scoperto alcuni collegamenti più tenui tra personale del governo saudita e i dirottatori nel corso dell’indagine PENTTBOM. Ad esempio, secondo l’FBI, un individuo di nome Fahad Abdullah Saleh Bakala era intimo amico dei dirottatori dell’11 settembre Ahmed al-Ghamdi e Hamza al-Ghamdi. Bakala in precedenza “lavorava come pilota della famiglia reale saudita, trasportando Osama bin Laden tra l’Afghanistan e l’Arabia Saudita durante l’esilio di ObL.” Inoltre una fonte dell’FBI ha affermato che dopo l’11 settembre era sicura al 50 per cento che al-Midhar fosse stato un visitatore di un appartamento di McLean, Virginia, che nel luglio e agosto del 2001 era occupato da Hamad Alotaibi della Divisione Militare dell’ambasciata saudita. Documenti dell’FBI indicano anche che il dirottatore dell’11 settembre Saeed Alghamdi può avere anch’egli visitato tale indirizzo.

Collegamenti tra funzionari del governo saudita negli Stati Uniti e altri possibili agenti terroristici

L’Inchiesta Congiunta ha anche esaminato informazioni in documenti dell’FBI che suggeriscono altri possibili collegamenti tra funzionari governativi sauditi e agenti terroristici.

Ad esempio, secondo documenti dell’FBI, ci sono prove che i dirottatori Marwan al-Shehhi e Mohammed Atta erano in contatto con Mohammed Rafique Quadir Harunani, oggetto di un’indagine antiterrorismo dell’FBI dal 1999 e molto vicino ad Abdullah bin Laden, che in documenti dell’FBI è definito fratellastro di Osama bin Laden. Abdullah bin Laden, che è oggetto di numerose indagini dell’FBI, è attualmente negli Stati Uniti ************ ***********    **********   ************  *******. Afferm di lavorare per l’ambasciata saudita di Washington, DC, come funzionario amministrativo. Abdullah bin Laden ha finanziato la società di Quadir ed è elencato da Quadir come contatto d’emergenza per i figli di Quadir. Sono anche in frequente contatto telefonico e email.

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Secondo l’FBI Abdullah bin Laden ha numerosi collegamenti con organizzazioni terroristiche. E’ presidente e direttore dell’Associazione della Gioventù Mussulmana del Mondo Arabo (WAMY) e dell’Istituto di Scienze Islamiche e Arabe negli Stati Uniti. Entrambe le organizzazioni sono filiali locali di organizzazioni non governative (ONG) con sede a Riyadh, Arabia Saudita. Secondo l’FBI ci sono motivi di ritenere che la WAMY sia “strettamente associata al finanziamento di attività terroristiche internazionali e in passato ha offerto supporto logistico a individui desiderosi di combattere nella Guerra Afgana”. Nel 1998 la CIA ha pubblicato un documento che descriveva la WAMY come ONG che offre finanziamenti, supporto logistico e addestramento con possibili collegamenti con la rete araba afgana, Hamas, estremisti algerini e militanti delle Filippine [2].

[2 – Secondo la risposta dell’FBI del 18 novembre 2002, anche se numerosi dirigenti della WAMY sostengono al-Qaeda e altri gruppi terroristici, le informazioni non sono sufficienti per dimostrare se l’organizzazione nel suo complesso e la sua alta dirigenza appoggiano il terrorismo].

Pure di potenziale interesse, almeno a posteriori, è l’incidente del 1999 che ha coinvolto Mohammed al-Qudhaeein e Hamdan al-Shalawi. Al-Qudhaeein e al-Shalawi stavano volando da Phoenix a Washington, DC, per partecipare a una festa presso l’ambasciata saudita. Dopo essere saliti a bordo dell’aereo a Phoenix hanno cominciato a porre alle assistenti di volo domande tecniche sul volo che le attendenti di volo hanno trovato sospette. Quando l’aereo era in volo al-Qudhaeein ha chiesto dov’era il bagno; una delle attendenti di volo gli ha indicato il retro dell’aereo. Ciò nonostante al-Qudhaeein si è diretto sulla parte anteriore dell’aereo e ha tentato in due occasioni di entrare nella cabina di pilotaggio. L’aereo ha fatto un atterraggio d’emergenza e l’FBI ha indagato l’incidente ma ha deciso di non dar seguito a una denuncia. All’epoca al-Qudhaeein e al-Shalawi hanno affermato che i biglietti dell’aereo erano stati loro pagati dall’ambasciata saudita.

Dopo che l’FBI ha scoperto che un individuo di Phoenix, oggetto di indagini antiterrorismo, guidava l’auto di al-Shalawi, l’Ufficio ha avviato un’indagine antiterrorismo su al-Shalawi. Nel novembre del 2000 l’FBI ha ricevuto notizie da ************ che al-Shalawi era stato addestrato in campi terroristici in Afghanistan e aveva ricevuto addestramento all’uso di esplosivi per attuare attacchi tipo “Torri Khobar”. Dopo gli attacchi dell’11 settembre l’Ufficio di Phoenix ha attribuito un significato potenzialmente maggiore all’incidente del 1999. Una comunicazione dell’FBI di Phoenix ha spiegato la teoria al riguardo: “L’FBI di Phoenix oggi

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ritiene che entrambi gli uomini stessero specificamente tentando di verificare le procedure di sicurezza della linea aerea America West in preparazione di, e in progressi per, operazioni ObL/al-Qaeda”.

Testimoniando davanti all’Inchiesta Congiunta l’agente che ha redatto la comunicazione di Phoenix ha affermato:

“In un mondo post 11 settembre mi sono ricordato di questo e l’ho considerato una specie di verifica. E’ attualmente sotto indagine.”

Dopo l’11 settembre 2001 al-Qudhaeein ********** **********   **********   ********** ********** **********   **********   ********** ********** **********   **********   ********** ********** **********   **********   ********** ********** **********   **********   ********** ********** **********   **********   **********

In interviste un agente dell’FBI di Phoenix ha affermato che *********   ***********   **********  di Phoenix riteneva che al-Qudhaeein potesse essere ******** ********* ************. Il suo profilo è simile a quello di al-Bayoumi e di Bassnan. E’ negli Stati Uniti come studente e non dispone di mezzi visibili di reddito. E’ in frequente contatto con sedi del governo saudita negli Stati Uniti e sembra essere coinvolto negli affari della comunità saudita locale. Gestisce un “Club Saudita” a Phoenix e assiste studenti sauditi dell’area. L’FBI ha anche approfondito informazioni che al-Qudhaeein riceveva denaro dal governo saudita ma, a tutto l’agosto 2002, non ha ricevuto la relativa documentazione bancaria per controllarla. L’Ufficio di Phoenix dell’FBI ha ipotizzato che al-Qudhaeein e altri possano essere ******   *******    *******.

Ci sono altre indicazioni in documenti dell’FBI che elementi del governo saudita possono aver offerto supporto a reti terroristiche. Ad esempio l’FBI ha accertato che la moschea Ibn Tamiyah di Culver City è un luogo di attività legate a estremisti sia prima sia dopo l’11 settembre. Numerosi soggetti indagati a San Diego prima dell’11 settembre avevano collegamenti stretti con la moschea. In base a interviste ed esami dei documenti dell’FBI, agenti dell’FBI di San Diego ritenevano all’epoca che questi soggetti stessero riciclando denaro attraverso questa moschea prima per organizzazioni non-profit somale e poi per altre entità affiliate a Osama bin Laden.

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Circa nel 1998 l’FBI è venuto a conoscenza di milioni di dollari di bonifici telematici dalla comunità somala di San Diego alla Al Barakaat Trading Company e ad altre aziende affiliate a Osama bin Laden. All’epoca i finanziamenti risultavano provenire dalla comunità somala locale sotto forma di donazioni a varie organizzazioni non-profit somale. Tuttavia l’FBI oggi ritiene che parte di fondi provenisse in realtà dall’Arabia Saudita e che sia la moschea Ibn Tamiyah di Los Angeles, sia il Centro Islamico di San Diego fossero coinvolti nel riciclaggio delle somme.

Secondo l’ex agente dell’FBI di San Diego che era stato coinvolto in questa indagine, questo piano può consentire al governo saudita di fornire finanziamenti ad al-Qaeda con mezzi clandestini o indiretti. Nella sua testimonianza del 9 ottobre 2002 l’ex agente ha commentato, a proposito del possibile riciclaggio:

“La mia ipotesi è che i sauditi …  è collegato in qualche modo con i sauditi. E sapere che probabilmente il 70-80 per cento della popolazione dell’Arabia Saudita appoggia Osama bin Laden, potrebbe essere un’indicazione”.

Ci sono anche indicazioni di sostegno governativo saudita ad attività terroristiche attraverso organizzazioni di beneficenza. La Fondazione Islamica di Beneficenza Umm al-Qura (UQ) è un’organizzazione islamica non governativa collegata ad attività di sostegno al terrorismo. Secondo una Sintesi sul Terrorismo dei Servizi d’Informazione della Difesa del maggio 2002 le attività di UQ a sostegno del terrorismo includono: trasferimenti sospetti di denaro, falsificazione di documenti, offerta di lavoro a sospetti terroristi ricercati e finanziamento di trasferimenti di giovani per partecipare ad addestramento jihadista. La comunicazione della Difesa segnala che dal settembre 2001 corrieri dell’UQ hanno trasportato più di 330.000 dollari di contanti, la maggior parte dei quali ricevuta da ambasciate saudite in Estremo Oriente. Nel gennaio del 2002 l’amministratore di UQ, Yassir El-Sayid Mohammed, si è recato in Tailandia per raccogliere circa 200.000 dollari dall’ambasciata saudita di Bangkok. All’inizio di novembre del 2001 l’assistente personale dell’amministratore di UQ si è recato a Kuala Lumpur per un incontro all’ambasciata saudita; è tornato con decine di migliaia di dollari, secondo il Dipartimento della Difesa.

CIA, Tesoro e funzionari dell’FBI hanno tutti espresso la loro preoccupazione per il collegamenti della Fondazione al-Haramain sia con il governo saudita sia con attività terroristiche. Secondo

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la risposta dell’FBI del 18 novembre 2002 la Fondazione Islamica al-Haramain (HIF) ha chiari legami con il governo saudita e notizie dei servizi suggeriscono che stia offrendo supporto finanziario e logistico ad al-Qaeda. Nel 1993 la HIF ha creato il suo ufficio statunitense ad Ashland, Oregon, e tale ufficio ha da allora ricevuto approssimativamente 700.000 dollari dagli uffici centrali in Arabia Saudita. L’FBI ha in corso un’indagine sulla HIF e sulle attività dell’ufficio di Portland. Come discusso più sopra l’FBI ha individuato corrispondenza tra al-Bayoumi e la HIF. Dai documenti è chiaro che la HIF era interessata a nominare l’imam della moschea di Cajon, California, gestita da al-Bayoumi.

L’Avvocato Generale del Tesoro ha testimoniato circa la preoccupazione del suo ufficio riguardo alla fondazione:

“AUFHAUSER: Secondo, è questo è un punto importante, emerge anche dalla testimonianza di Rick, su al-Haramain le due filiali contro cui abbiamo preso iniziative pubbliche e congiunte, al-Haramain rappresenta realmente un considerevole problema per il PCC [probabilmente ‘Comitato di Coordinamento delle Politiche – n.d.t.] e riguardo al finanziamento dei terroristi e per la politica degli Stati Uniti. Si tratta naturalmente della più vasta … penso la più vasta organizzazione islamica di beneficenza del mondo. Il suo nome è sinonimo di beneficenza nel mondo islamico. I suoi supervisori diretti sono membri della famiglia reale; donatori considerevoli sono membri della famiglia reale. Non abbiamo molte informazioni sulla direzione, se assista consapevolmente personaggi di al-Qaeda e altri; ma in importanti filiali, ancora da rivelare e sotto indagini in corso, abbiamo ampie prove che grandi somme di contanti sono trasferite per corriere a tali filiali, che importanti bonifici sono trasmessi a tali uffici, che una gran quantità di denaro sparisce a causa di sperperi, senza giustificazione e che tali uffici hanno significativi contatti con estremisti, estremisti islamici.”

Funzionari della CIA hanno recentemente testimoniato che stanno facendo progressi nelle loro indagini su al-Haramain:

“Un anno fa avevamo una quantità di notizie che suggerivano che filiali erano collegate ad al-Qaeda … Nell’ultimo anno abbiamo sviluppato molte informazioni e informazioni della polizia e abbiamo preparato un documento circa un mese … sei settimane fa che ha raccolto tutto ciò … Quel documento ci ha dato la prima indicazione chiara che il capo dell’ufficio centrale è complice di appoggio al terrorismo e ha anche suscitato domande sul principe Nayef.”

Infine ******* l’oggetto delle indagini antiterrorismo dell’FBI di Phoenix e Portland ha anch’egli legami con un membro della famiglia reale saudita. ******** non risiede più negli Stati Uniti ma resta oggetto di un’indagine dell’FBI. L’FBI ha avviato

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un’indagine su *******, un dipendente delle linee aere saudite, nel 1999 dopo aver ricevuto informazioni *************** che il luogotenente di bin Laden Abu Zubaida era stato in contatto con un numero telefonico associato a ************** a Portland. Nel maggio del 2001 sono stati arrestati due individui in Bahrain e hanno successivamente ammesso che stavano per far saltare strutture statunitensi in Arabia Saudita. Uno di loro aveva un passaporto che era stato emesso a nome di uno dei ******* ********. Anche l’Ufficio dell’FBI di Phoenix ha ricevuto informazioni da fonti nel 1999 che ******** stava verificando la sicurezza sul confine sud-occidentale e aveva discusso la possibilità di infiltrare individui negli Stati Uniti.

L’FBI ha sviluppato informazioni che ******* ha rapporti stretti con uno dei principi sauditi e lo accompagna in molti viaggi, anche negli Stati Uniti. Secondo l’FBI ********** è stato recentemente interrogato nella struttura di detenzione di Guantanámo Bay. Ha dichiarato che ********* non guadagna molto con questo lavoro ma che “aveva un’altra fonte di reddito attraverso un principe saudita” di nome Khalid al Bandar. Secondo ******** ****** svolgeva compiti vari per il principe, quali gestire pratiche immobiliari e assistere la nonna del principe. ******** si è recato in molti luoghi con il principe, Europa compresa, e spesso negli Emirati Arabi Uniti. ******** ha fatto il commento criptico che nessuno “sapeva tutto su ********”. Anche se il suo nome compariva sulla lista di controllo del Dipartimento di Stato ******** è stato evidentemente in grado di aggirare le Autorità Doganali e il Servizio Immigrazione e Naturalizzazione perché stava viaggiando con il principe. L’FBI ha saputo del viaggio solo dopo il fatto. Agenti dell’Ufficio dell’FBI di Portland hanno espresso la loro preoccupazione che ******** e altri stessero sfruttando il loro status di dipendenti delle linee aeree saudite come copertura per consentir loro di trasportare armi fuori e dentro gli Stati Uniti.

Mancanza di collaborazione dei sauditi alle indagini antiterrorismo

In testimonianze e interviste numerosi agenti dell’FBI e funzionari della CIA hanno lamentato all’Inchiesta Congiunta la mancata collaborazione saudita alle indagini sul terrorismo sia prima sia dopo gli attacchi dell’11 settembre. Ad esempio agente veterano dell’FBI di New York ha affermato questo dal suo

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punto di vista: i sauditi sono stati inutili e ostruzionistici per anni. Nell’opinione di questo agente i sauditi agiscono solo quando è nel loro interesse.

Quando a un funzionario di alto livello ******** è stato chiesto come gli attacchi dell’11 settembre avrebbero potuto essere prevenuti, ha citato una maggiore cooperazione saudita, indicando un esempio dell’estate del 2001, quando il governo degli Stati Uniti ha chiesto l’assistenza saudita senza successo. Nel maggio del 2001 il governo degli Stati Uniti era venuto a conoscenza che un individuo in Arabia Saudita era in contatto con Abu Zubaida e che era molto probabilmente a conoscenza di un’imminente operazione di al-Qaeda. Il governo degli Stati Uniti ha esercitato pressioni sul governo saudita per localizzarlo. I sauditi hanno informato il governo degli Stati Uniti che avevano bisogno di maggiori informazioni per farlo. L’agenzia del governo statunitense che aveva in origine saputo della conoscenza di questo individuo si è rifiutata di offrire ai sauditi informazioni aggiuntive perché avrebbero rivelato fonti e metodi. Anche il Consiglio della Sicurezza Nazionale ha cercato di esercitare pressioni sui sauditi, ma i sauditi non hanno voluto collaborare senza ulteriori informazioni.

Secondo parte del personale dell’FBI questo tipo di reazione è tipico dei sauditi. Ad esempio un agente dell’FBI ha descritto un’indagine dopo l’11 settembre in cui ha fornito al governo saudita copie dei passaporti dei soggetti sauditi. Il governo saudita ha affermato di non avere dati sui soggetti.

Secondo l’ex capo della Stazione Alec, l’unità del Centro Antiterrorismo del DCI [probabilmente ‘Direttore Centrale dei Servizi d’Informazione’ – n.d.t.] creata nel 1996 per concentrarsi specificamente su Osama bin Laden, era chiaro fin da circa il 1996 che il governo saudita non avrebbe collaborato con gli Stati Uniti su questioni relative a Osama bin Laden. C’è un documento del maggio 1996 del Centro Antiterrorismo del DCI ********* che afferma che i sauditi avevano smesso di fornire informazioni sui precedenti o altra assistenza su bin Laden per bin Laden aveva “troppe informazioni su trattative ufficiali saudite con estremisti islamici negli anni ’80 perché Riyadh potesse metterle in mani statunitensi”. In un documento del 1997 al DCI, la Stazione Alec ha ri-sottolineato ma mancanza di collaborazione saudita e ha affermato che c’erano scarse prospettive di collaborazione futura riguardo a bin Laden. L’ex capo della Stazione Alec pensava che la speranza del governo statunitense di ottenere alla fine collaborazione dai sauditi era irrealistica poiché l’assistenza saudita al governo statunitense su questa materia era contraria agli interessi nazionali sauditi.

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*********** ********** *********** ************** ha testimoniato su questo argomento il 9 ottobre 2002:

“Sul tema di al-Qaeda e dei servizi sauditi, che risale ai nostri tentativi di interagire con i sauditi perché ci aiutassero a indagare al-Qaeda … per la maggior parte è stato un rapporto molto travagliato in cui i sauditi non ci hanno offerto rapidamente o molto vigorosamente risposte. A volte l’hanno fatto, molte volte no. Erano semplicemente molto lenti”.

Sia personale dell’FBI sia della CIA hanno citato un individuo di nome Madani al-Tayyib come un caso specifico in cui i sauditi sono stati non collaborativi. La CIA e l’FBI premevano sui sauditi da anni per il permesso di parlare con al-Tayyib. Secondo l’ex capo della Stazione Alece, al-Tayyib gestiva tutte le finanze di bin Laden quando bin Laden era in Sudan e ogni spesa superiore a 1.000 dollari doveva essere approvata da al-Tayyib. Al-Tayyib si era trasferito a Londra nel 1996 per collaborare con Khalid al-Fawwaz, un’altra importante figura di al-Qaeda che dopo di allora è stato arrestato. Nell’estate del 1996 al-Tayyib è tornato in Arabia Saudita. I sauditi hanno continuamente respinto le richieste dell’FBI e della CIA di parlare con al-Tayyib affermando, nelle parole di un agente dell’FBI, che al-Tayyib era “solo un pover’uomo che aveva perso una gamba. Non sa nulla”.

L’ex capo della Stazione Alec ha anche citato l’esempio di Mohammed Jamal Khalifa. Khalifa è cognato di bin Laden e una figura importante di al-Qaeda. Il governo statunitense ha arrestato Khalifa negli Stati Uniti nel 1994. Khalifa era stato condannato a morte in absentia dal governo giordano per il suo ruolo in un attentato in Giordania. I giordani l’avevano poi restituito all’Arabia Saudita. Secondo l’opinione del funzionario della CIA i sauditi avevano “comprato” i giordani per il ritorno di Khalifa. Secondo il funzionario della CIA, quando Khalifa è successivamente arrivato in Arabia Saudita è stato incontrato da almeno un importante dirigente governativo. Khalifa oggi lavora per una ONG con sede a Riyadh e viaggia e agisce liberamente.

L’Avvocato Generale del Dipartimento del Tesoro USA ha testimoniato all’udienza del 23 luglio 2002 a proposito dalla mancanza di collaborazione dei sauditi con gli USA:

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“C’è quasi un senso intuitivo, tuttavia, che le cose non sono offerte volontariamente. Dunque io voglio informarvi appieno su ciò, che noi dobbiamo chiedere e dobbiamo insistere e dobbiamo lottare. Vi darò un esempio e mezzo. Il primo è che, dopo un certo periodo, i sauditi hanno accettato l’identificazione di un uomo di nome Julaydin, che è notoriamente coinvolto in tutto questo; e la sua identificazione sarà pubblica nel giro dei prossimi dieci giorni. Si sono presentati a noi due settimane fa e hanno detto, d’accordo, pensiamo che dovremo procedere con l’identificazione e con un ordine di congelamento dei beni contro il signor Julaydin. Abbiamo chiesto: che cosa avete su di lui? Perché loro certamente sanno che cosa abbiamo noi su di lui perché l’abbiamo condiviso mentre tentavamo di convincerli che dovevano unirsi a noi. La risposta è stata: nulla di nuovo.”

“BEREUTER: Lei ci crede?”

“AUFHAUSER: No, penso che sfidi l’immaginazione, oppure c’è un altro motivo che non ci è detto.”

Stato delle indagini della Comunità dei Servizi sui collegamenti tra terrorismo e funzionari del governo saudita

Sia l’FBI sia la CIA hanno informato i Comitati che stanno trattando seriamente il problema saudita. Secondo la risposta dell’FBI del 18 novembre 2002, l’FBI e la CIA hanno creato un gruppo di lavoro per esaminare il problema saudita. L’FBI ha formato una squadra presso l’Ufficio di Washington ***** per indagare questo problema e ********** ********* ******* ********* ******  ************* *******  ************  *********** ******** ************   ********** ************* *******  ************  *********** ******** ************   ********** ************* *******  ************  *********** ******** ************   ********** ************* *******  ************  *********** ******** ************   ********** *********** ************

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Tuttavia sia l’FBI sia la CIA hanno ancora una conoscenza limitata dei collegamenti del governo saudita con elementi terroristici. Nell’udienza a porte chiuse del 9 ottobre 2002 il direttore Mueller ha affermato:

“Se posso preliminarmente formulare un invito alla cautela, è che a questo punto ci sono più domande che risposte e vorrei mettere in guardia contro balzare a conclusioni prima di sapere molto di più”.

Un documento individuato dai collaboratori dell’Inchiesta Congiunta conferma che l’Ufficio di Washington dell’FBI è ancora ai primi passi nel concentrarsi su queste indagini. In una comunicazione del 15 agosto 2002 un agente dell’ufficio ha dichiarato che ********** ********** ******* **********   **************  ************   *********  ********   *************  **********  ******* ***********. In quello stesso documento l’Ufficio di Washington ha chiesto ********* *********    ***************     ********    ********   *****.

*******  **********  **********  *********** ha riconosciuto nella sua testimonianza che anche la conoscenza ********* di questo problema

“Riguardo alla specifica domanda se abbiamo visto servizi segreti sauditi appoggiare gruppi terroristici, penso che i dati non siano per nulla chiari”.

Sia l’FBI sia la CIA hanno riconosciuto la possibilità che individui collegati al governo saudita possano offrire sostegno a terroristi.

*********  ******* ha testimoniato:

“Dunque c’è una buona, buona possibilità che ci si siano simpatizzanti o estremisti, simpatizzanti forse di al-Qaeda all’interno dei servizi di sicurezza”.

****** ******* ha anche segnalato che:

“Abu Zubaydah ha detto di sentirsi sicuro che al-Qaeda deve avere contatti certamente con sauditi negli Stati Uniti e che al-Qaeda e Osama bin Laden sono particolarmente … loro

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Investono considerevoli energie nel coltivare quelle che Abu Zubaydah ha chiamato buone relazioni con sauditi di ogni condizione … Ha detto che bin Laden è molto lieto quando sauditi nell’esercito, quelli che hanno successo negli affari e quelli vicini alla famiglia reale prestano sostegno attivo alla sua causa; ha detto che bin Laden persegue attivamente queste relazioni.”

****   ********** ha detto:

“Quello che troviamo preoccupante nei casi che apprendiamo dall’FBI, sia casi indagati da Los Angeles sia alcuni dei casi indagati dall’Ufficio di Washington, in cui si vedono denaro saudita che va a persone, è che combacia con un disegno che abbiamo visto in termini di pagamenti diretti dai sauditi, il supporto di lungo corso del governo saudita a enti di beneficienza e movimenti wahabiti e salafiti di tutto il mondo molto fondamentalisti, che in un certo senso si vede il denaro andare a fondamentalisti e si sarebbe molto sorpresi se parte di esso non finisse nel sostegno ai terroristi … Abbiamo avuto molti sospetti prima dell’11 settembre, che abbiamo documentato in molti documenti diversi e di nuovo c’è molto fumo e i problemi che sorgono sono chi è a conoscenza dei pagamenti, per conto di chi i pagamenti sono fatti, se sono fatti per conto del governo centrale o sono fatti da un funzionario o da una persona locale. Quelli che fanno i pagamenti sanno che cosa succede dei soldi? Se sanno cosa succede perché fanno i pagamenti? E’ una forma di ricatto? Riconoscono il sostegno ai terroristi? C’è il problema se si disciplinano e se attuano la due diligence che dovrebbero.”

Il vice direttore esecutivo dell’FBI Pasquale D’Amato ha testimoniato alla stessa udienza:

“A oggi non posso sedermi qui a dirvi che quei legami risalgono indietro, che possiamo provare che la famiglia reale saudita sponsorizza il terrorismo. Ma c’è fumo quanto basta perché noi conduciamo diverse indagini per cercare di stabilire quali altre informazioni ci sono là fuori.”

Quel che è chiaro è che l’FBI non ha trattato i sauditi come una minaccia ********** antiterrorismo prima dell’11 settembre 2001.

************* **********    ****************   *************   ************   ********* ************* **********    ****************   *************   ************   *********

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Michael Rolince, l’ex capo della Sezione Operazioni Contro il Terrorismo Internazionale presso l’FBI ha testimoniato:

“La risposta alla vostra domanda è che prima dell’11 settembre non c’è stata alcuna indagine preliminare o indagine completa, con relativamente poche eccezioni, condotta dall’FBI relativamente a ********* ********** o al supporto saudita al terrorismo ….Non starò qui, signora Hill, a dirvi in qualsiasi modo, forma o aspetto *******    ***********   ***********  ********************** **********    ****************   *************   ************   ********* ************* **********    ****************   *************   ************  “

L’ex vice Agente Speciale Responsabile di San Diego ha confermato questo nella sua testimonianza:

“Fondamentalmente *****  ******    *****    ********. Non era identificato dal Dipartimento di Stato come un paese patrono del terrorismo. E l’atteggiamento o il modus operandi comune che vedevamo a San Diego era che se c’erano ******** ****** là, il loro obiettivo primario era di controllare dissidenti nell’interesse della protezione della famiglia reale. Dunque non erano considerati come una minaccia dannosa alla sicurezza nazionale.”

Nell’udienza a porte chiuse del 9 ottobre 2002 il Direttore Mueller ha riconosciuto di essere venuto a conoscenza di alcuni dei fatti riguardanti il problema saudita solo in seguito al lavoro investigativo del personale dell’Inchiesta Congiunta:

“Sto riferendo la sequenza degli eventi qui; penso che il personale abbia indagato e come risultato dell’indagine sono venuti alla luce qui alcuni fatti e per me, francamente, ciò non era venuto alla luce in precedenza e forse non sarebbe venuto alla luce se il personale non avesse indagato. E’ questo che vi sto dicendo. Dunque concordo con voi che l’indagine del personale ha fatto emergere fatti che avrebbero potuto non arrivare a questo Comitato.”

“Senatore Dewine: Ma quello che lei sta dicendo, tuttavia, è che l’indagine ha poi portato fatti alla sua attenzione.”

“Direttore Mueller: Sì.”

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Da ZNetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: https://28pages.org/the-declassified-28-pages/

traduzione di Giuseppe Volpe

 

 

 

 

 


USA: la CIA prova a spiare dentro i prodotti Apple

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Datagate, CIA al cracking di Apple

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di Alfonso Maruccia

Le nuove rivelazioni di Edward Snowden descrivono l’intelligence americana come attivamente impegnata a bypassare la sicurezza dei gadget della Mela per rubare informazioni o installare backdoor.

Stando agli ultimi documenti riservati forniti da Edward Snowden e consultati da The Intercept, le agenzie di intelligence statunitensi (e la CIA in particolare) hanno una vera e propria passione per i gadget Apple. Al punto da dedicare anni e anni di studio al tentativo, non è dato sapere quanto riuscito, di comprometterne la sicurezza per spiare, intercettare e controllare tutto e tutti.

Lo sforzo dei ricercatori della CIA rivelato da The Intercept si è in questi anni focalizzato su diverse iniziative Apple-centriche, come ad esempio il tentativo di compromettere le chiavi crittografiche usate sui gadget mobile di Cupertino oppure l’ideazione di un metodo per compromettere Xcode, l’ambiente di sviluppo integrato usato da Apple per creare le app iOS e OS X.

Il lavoro della CIA e delle altre agenzie di intelligence USA è proseguito per anni, come emerge dai documenti di Snowden, e ha anche visto la partecipazione di ricercatori ed esperti di sicurezza privati chiamati a raccolta tramite la conferenza (ovviamente segreta) “Jamboree”.
Tra i metodi presentati durante i meeting tra spioni spiccano Strawhorse, un lavoro di ricerca a opera di Sandia Labs e focalizzato su una versione compromessa di Xcode con cui installare backdoor remote su OS X, rubare tutti i dati presenti su iPhone e iPad, oppure una presentazione su un updater per OS X modificato con cui installare impunemente software keylogger su sistemi Mac.

Non ci sono conferme, nelle nuove rivelazioni del Datagate, che CIA e altre agenzie a tre lettere abbiano avuto successo nei vari tentativi compiuti di compromettere i gadget della Mela. Traspare invece l’ipocrisia delle autorità USA, che si lamentano delle backdoor solo quando a volerle installare nei gadget sono i produttori cinesi.

I continui scoop del Datagate evidenziano ancora e ancora come gli Stati Uniti siano poco meritevoli di fiducia su questioni come cyber-sicurezza e integrità degli apparati elettronici, ambito in cui non a caso in Germania – uno dei paesi europei più controllati e spiati dalla NSA – le autorità che usano il servizio di posta elettronica De-Mail possono ora contare su comunicazioni crittografiche protette da PGP.

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Fonte: PuntoInformatico

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