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Greenpeace (video inedito): abbordaggio delle Forze speciali russe all’Arctic Sunrise il 19 settembre

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Questo filmato inedito mostra l’abbordaggio delle Forze speciali russe all’Arctic Sunrise il 19 settembre. Evidente la resistenza non violenta da parte dell’equipaggio. Al momento dell’arrembaggio la nave di Greenpeace si trovava in acque internazionali. FIRMA ANCHE TU LA RICHIESTA DI LIBERAZIONE #FreeTheArctic30 www.greenpeace.it/arctic Gli Arctic30 – 28 attivisti di Greenpeace e due giornalisti free lance che erano a bordo della rompighiaccio Arctic Sunrise lo scorso 19 settembre – sono in carcere in Russia dopo aver manifestato in modo pacifico contro una minaccia che riguarda tutti, quella delle trivellazioni petrolifere di Gazprom nell’Artico.

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Video

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Fonte: Greenpeace

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Pussy Riot – Liberate Nadia e Masha! Amnesty: Firmate l’Appello!

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Nel febbraio 2012 le Pussy Riot hanno eseguito per pochi secondi nella cattedrale ortodossa di Mosca una canzone di protesta con cui criticavano le autorità russe. Due di loro, Nadezhda “Nadya” Tolokonnikova e Maria “Masha” Alekhina, sono state giudicate colpevoli di “vandalismo per motivi di odio religioso” e stanno scontando le condanne a due anni di reclusione in colonie penali note per essere luoghi brutali.

La condanna di una terza Pussy Riot, Ekaterina Samutsevich, è stata sospesa in appello.
Purtroppo, sia per Masha che per Nadia – entrambe con figli piccoli – è stata respinta la domanda di rilascio anticipato e differimento della pena per accudire i loro figli.

Aggiornamenti:

Nel luglio 2013, oltre 100 musicisti di fama internazionale si sono uniti per chiedere la liberazione delle due donne. L’evento è stato promosso e diffuso da 43 sezioni nazionali di Amnesty International.

Nell’agosto 2013, Maria Alekhina è stata trasferita campo di lavoro di Nizhnii Novgorod.  In una lettera aperta diffusa il 23 settembre, Nadezhda Tolokonnikova aveva reso noto di aver intrapreso uno sciopero della fame in segno di protesta per il trattamento ricevuto nella colonia penale in cui è detenuta da quasi un anno, tra cui l’obbligo di lavori forzati in “un modo che ricorda la schiavitù” e le minacce di morte ricevute da un dirigente del campo di lavoro e da altre detenute. Per questo è stata messa in isolamento.

Il 26 agosto 2013, Maria Alekhina ha informato telefonicamente alcuni amici che la colonia penale ha fatto distruggere alcune lettere a lei indirizzate, perché contenevano “critiche di regime e nei confronti del sindaco di Mosca Sergei Sobianin”.

Il 30 agosto l’avvocato Irina Khrunova, difensore di Maria Alekhina, ha depositato un appello alla Corte di Nizhnii Novgorod chiedendo che venga rivista la sentenza e che le venga concesso di scontare la pena svolgendo lavori di pubblica utilità, in alternativa alla detenzione. La data dell’udienza di appello non è stata stabilita.

Le due donne sono prigioniere di coscienza e Amnesty International è preoccupata per la loro incolumità.

Firma subito la Petizione!

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Egregio procuratore generale,

Desideriamo esprimere la nostra profonda preoccupazione per Nadezhda Tolokonnikova e Maria Alekhina, condannate a due anni di carcere in una colonia penale per aver partecipato, nel febbraio 2012, a un’azione di protesta del gruppo femminista punk Pussy Riot nella Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca.

Queste due donne, entrambe ventenni e madri, sono state arrestate solo per aver espresso pacificamente le proprie idee e sono quindi prigioniere di coscienza.

Le chiediamo di assicurare che Maria Alekhina e Nadezhda Tolokonnikova siano rilasciate immediatamente e senza condizioni. Le chiediamo di garantire che durante la loro permanenza in carcere, non vengano maltrattate dal personale carcerario o dai detenuti, e che siano loro assicurati regolari contatti con le loro famiglie e i legali.

Accogliamo con favore la notizia del rilascio di Ekaterina Samutsevich, ma rimaniamo preoccupati per lo stato condizionale della sua libertà. Le tre Pussy Riot non avrebbero dovuto essere perseguite.

Chiediamo a Lei e a tutte le autorità del Suo Paese di rispettare e sostenere il diritto alla libertà di espressione nella Federazione russa, e di rimediare immediatamente al trattamento ingiusto nei confronti di queste giovani donne.

La ringraziamo per l’attenzione.

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Approfondimento (madu)

Guarda il Video

Il Collettivo Pussy Riot

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Gli attivisti di Greenpeace non sono pirati! Messaggio a Putin da 11 premi Nobel

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Undici premi Nobel scrivono a Putin: «Gli attivisti di Greenpeace in carcere in Russia non sono pirati»

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Undici Premi Nobel per la pace hanno scritto insieme una lettera al presidente russo Vladimir Putin per sostenere i 30 dell’Arctic Sunrise in custodia cautelare per due mesi in Russia con l’accusa di pirateria.

 

L’arcivescovo sudafricano Desmond Tutu, la guatelmateca Rigoberta Menchu, l’ex presidente del Costa Rica Oscar Arias Sanchez, le pacifiste nordirlandesi Betty Williams e Mairead Maguire, la pacifista statunitense Jody Williams, la liberiana Leymah Gbowee, la yemenita Tawakkol Karman, l’avvocato e pacifista iraniana Shirin Ebadi, l’ex presidente di Timor Est Jose Ramos Horta e l’argentino Adolpho Perez Esquivel  chiedono a Putin «Di fare tutto il possibile per assicurare che cada l’accusa di pirateria, eccessiva, nei confronti dei 28 attivisti  di Greenpeace e dei due giornalisti freelance, e che ogni accusa contestata trovi riscontro nel diritto internazionale e nella legge russa».

 

Gli 11 Premi Nobel descrivono l’Artico come un «Tesoro prezioso dell’Umanità» e dicono di sostenere gli sforzi per proteggere questa Regione dallo sfruttamento petrolifero e dal cambiamento climatico: «Le trivellazioni petrolifere nell’Artico sono un’impresa ad alto rischio. Una fuoriuscita di petrolio in queste acque avrebbe un impatto catastrofico su uno degli ultimi ambienti integri del Pianeta, sulle comunità che vi abitano e su specie animali già minacciate d’estinzione. I rischi di simili incidenti ci sono sempre e i piani di risposta dell’industria petrolifera sono totalmente inadeguati. I cambiamenti climatici ci minacciano tutti, ma sono i più vulnerabili del Pianeta che pagheranno i costi maggiori se i Paesi più sviluppati non agiscono ora».

 

Intanto Greenpeace informa che  sono arrivate a quasi 1 milione e mezzo le firme sotto la petizione rivolta alle ambasciate russe per richiedere il rilascio degli attivisti. L’equipaggio dell’Arctic Sunrise e  i due giornalisti freelance a bordo della nave sono nelle mani delle autorità russe dal 19 settembre, quando la Guardia Costiera ha abbordato e sequestrato armi alla mano  la nave rompighiaccio di Greenpeace in acque internazionali. Dal 24 settembre i 30 sono detenuti in strutture di detenzione preventiva nei dintorni di  Murmansk.

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Fonte: greenreport.it

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