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Iraq: fuori i soldati, dentro i mercenari della Blackwater

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Sono sempre più diffuse le voci secondo cui la Blackwater, la nota compagnia “fornitrice di soluzioni di sicurezza”, intenderebbe ritornare a operare in Iraq, il paese da cui era stata bandita nel 2007. Per riuscirci, ha cambiato il suo nome in Academi.

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di Giovanni Andriolo

Nel linguaggio del marketing, il termine rebranding  sta a indicare un processo attraverso il quale un prodotto o un servizio viene reintrodotto nuovamente sul mercato con altro nome o una diversa identità.

E’ proprio quello che ha fatto anche la Blackwater, nota compagnia militare privata statunitense, attiva negli scenari internazionali più “caldi” del pianeta.

In realtà, il nome della Blackwater è famoso nel mondo per lo scandalo che colpì nel 2007 alcuni dei suoi contractors, colpevoli di aver ucciso 17 civili nel corso di una sparatoria in piazza Nisour, a Baghdad, mentre cercavano di proteggere un convoglio di diplomatici statunitensi caduti in un’imboscata.

All’epoca, le “soluzioni di sicurezza” della Blackwater furono giudicate eccessive, e il governo iracheno le revocò la licenza per operare nel paese.

A quel punto, subentrò il primo rebranding: nel 2009 la Blackwater si trasformò nella Xe Services LLC.

Gli affari proseguivano e la compagnia ha continuato a lavorare con il governo statunitense su molteplici fronti, il più importante dei quali in Afghanistan.

Tuttavia, il ritiro delle truppe americane di stanza in Iraq apre nuove prospettive.

Soprattutto perché Washington intende dispiegare da gennaio 2012 un nuovo “esercito” di 5.500 contractors, militari privati, a protezione delle sedi e del corpo diplomatico statunitense nel paese.

La posta in gioco è alta e la Blackwater non vuole mancare in quello che potrebbe diventare il teatro più “redditizio”.

Basti pensare che finora i contratti per la protezione dei diplomatici statunitensi in Iraq sono stati affidati a tre grandi compagnie di sicurezza: la Triple Canopy – che ha un contratto di 1,53 miliardi di dollari statunitensi -, la Global Strategies Group – che proteggerà il consolato di Bassora per la cifra di 401 milioni di dollari -, e la SOC Incorporated – che resterà a ‘guardia’ dell’enorme ambasciata a stelle e strisce con sede a Baghdad, per 974 milioni di dollari.

I contratti sono dunque ‘generosi’, e offrono margini di guadagno interessanti: in palio ci sono ancora i consolati di Mosul, Kirkuk e Irbil. Un’occasione ghiotta, che la Blackwater non può davvero lasciarsi sfuggire.

Per questo motivo, a dicembre del 2011 è stato annunciato un nuovo rebranding della compagnia, che trasferirà la sua sede dal Nord Carolina alla Virginia e si chiamerà Academi.

Un riferimento, secondo il nuovo CEO Ted Wright, alla ‘Accademia di Platone’, finalizzato a fornire all’azienda un’immagine più “noiosa”.

Certamente, l’idea di rientrare di soppiatto nel paese da cui era stata bandita, sembra l’unica soluzione per una compagnia che nel paese dei due fiumi guadagnava, prima del 2007, circa un terzo delle sue entrate annuali totali.

Per riottenere l’incarico, l’Academi ha diverse carte da giocare.

Innanzitutto, negli ultimi anni ha ristrutturato e apportato modifiche al suo organigramma, la più eclatante della quali è stata la progressiva marginalizzazione del fondatore, Erik Prince, e l’assunzione di un nuovo amministratore delegato, il già citato Ted Wright.

Inoltre, l’azienda ‘preferita’ di George W. Bush ha perseguito negli ultimi due anni un tenace lavoro di lobbying anche sul versante del partito democratico statunitense, ottenendo buoni risultati.

Tra questi, il contratto da 250 milioni di dollari del 2010 (in piena amministrazione Obama), per operare in Afghanistan sotto la direzione del dipartimento di Stato e della Cia.

Infine, l’Academi possiede una piccola flotta di elicotteri MD-530, già dispiegati in Iraq dalla Blackwater.

Da gennaio 2012 anche il controllo dello spazio aereo iracheno sarà affidato a Baghdad, e per questo Washington sembra volersi muovere nella direzione di assicurare anche una “protezione dall’alto” al suo corpo diplomatico.

Secondo molti analisti si tratta di un matrimonio, quello dell’Academi e dell’Iraq, che non dovrebbe riservare ‘sorprese’. 

Ciononostante, non sfugge il fatto che la compagnia sia ancora sotto inchiesta da parte di diverse agenzie e del Congresso, per una serie di presunti crimini e violazioni che spaziano dall’accusa di omicidio, omicidio colposo, cospirazione, falsa dichiarazione, utilizzo di compagnie di schermo per accaparrarsi contratti da cui la Blackwater era bandita.

Un curriculum degno di nota che, se associato allo scarso favore che tra la popolazione irachena gode la compagnia dopo i fatti del 2007, non mancherà di far parlar di sé nei prossimi mesi. 

19 dicembre 2011

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Fonte: Osservatorioiraq

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