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Ristretti Orizzonti, 5 dicembre 2012
Sono l’avvocato Rosaria Trani del Foro di Taranto. Purtroppo il 29 novembre presso la Casa Circondariale di Taranto si è impiccato un mio assistito. Oggi ci sono stati i funerali ai quali ovviamente ho partecipato. Era ristretto dal 20 giorni circa per una pena definitiva pari ad anni due e mesi 1. Abbiamo depositato una richiesta di sospensione pena per motivi di salute e vi era una documentazione medica tale che, se vi fosse stata più attenzione da parte di tutti, il mio assistito doveva essere scarcerato nell’immediatezza.
Nella mia istanza ho segnalato subito il pericolo che la situazione potesse degenerare: possibile che lo psichiatra, che dovrebbe conoscere a memoria il giuramento di Ippocrate, non se ne sia accorto, insistendo sulla compatibilità carceraria? Sono turbata, si poteva fare qualcosa e nessuno ha dato importanza alla vita di un ragazzo di 34 anni!
Ho richiesto le certificazioni mediche e visite effettuate in carcere, il pm ha fatto altrettanto disponendo l’autopsia per rilevare se vi fosse stata una somministrazione di farmaci elevata… ovviamente andremo avanti nel chiedere giustizia. Questo non potrà mai riportarlo in vita, ma che almeno questi episodi non avvengano, perché non è possibile morire così in carcere…
Rosaria Trani
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Fonte: Ristretti Orizzonti
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