Monthly Archives: Marzo 2015

Scienza Vegetariana: noi andiamo…”oltre”

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Foto di Carl Warner

Foto di Carl Warner

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UN PASSO OLTRE IL LATTE

Mentre i macellai si affannano a promuovere campagne pubblicitarie per far credere al pubblico che la carne sia “indispensabile”, “essenziale”, che non contenga colesterolo e grassi (una bella faccia tosta), noi andiamo oltre. Perché, se ormai è risaputo che il consumo di carne (pesce incluso: si tratta di carne di animali acquatici) danneggia il nostro organismo e promuove l’insorgenze delle varie malattie degenerative, è ancora diffusa la credenza che latte e latticini siano “cibi” nutrienti e sani, se non addirittura “indispensabili”. Per questo presentiamo qui due articoli che mostrano il legame tra il consumo di latticini e l’insorgenza di tumori e un’analisi sul falso mito del latte, invitando a diminuire, fino ad azzerarlo, il consumo di prodotti lattiero-caseari.

Un altro falso mito è quello delle proteine e degli aminoacidi essenziali, che, secondo una credenza diffusa, sarebbero carenti in un’alimentazione 100% vegetale. Invece, è virtualmente impossibile non assumere abbastanza proteine in una dieta variata normocalorica, anche nella pratica sportiva; il punto d’attenzione deve essere piuttosto quello di non consumarne troppe, cosa che avviene regolarmente in una dieta onnivora, in cui facilmente – e drammaticamente – il consumo di proteine è doppio rispetto a quello consigliato.

Chiuderemo con una scheda di approfondimento su un legume fresco di stagione, le fave, un menù primaverile pieno di verdura fresca e una rassegna di libri e materiali informativi disponibili.
Vi invitiamo a condividere questo notiziario con quante più persone possibile, sia via mail (basta inviare il link per scaricarlo dal nostro sito) che su forum o social network.

Buona lettura!

Scarica il notiziario da:
http://www.scienzavegetariana.it/notiziario/notiziario-ssnv-2015-03.pdf

La Redazione di SSNV

Sito: Scienza Vegetariana

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Banche, fondi pensionistici, istituti finanziari investono nelle armi. Firma la petizione “Campagna Italiana contro le Mine”

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Fermiamo gli investimenti esplosivi!

UNA PETIZIONE PER CHIEDERE DI SBLOCCARE LA DISCUSSIONE DEL DISEGNO DI LEGGE PER VIETARE GLI INVESTIMENTI SU ORDIGNI PROIBITI DA CONVENZIONI INTERNAZIONALI
Fonte: Campagna Italiana contro le Mine – 02 marzo 2015
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Ieri, nella giornata in cui si celebrava il XV anniversario dell’entrata in vigore della Convenzione Internazionale sulla Messa al Bando delle mine antipersona la Campagna Italiana (CICM), ha lanciato una petizione per chiedere al Parlamento di riprendere, nel più breve tempo possibile, l’iter di discussione del DDL per vietare investimenti finanziari su ordigni proibiti da convenzioni internazionali sottoscritte e ratificate dal nostro Paese.

Fermo da 2 anni presso le Commissioni Finanze di Camera e Senato, il disegno di legge è indirizzato ad impedire il finanziamento ed il sostegno delle imprese produttrici di mine antipersona, di munizioni e sub-munizioni cluster da parte delle banche, delle SIM, delle società di gestione del risparmio, delle SICAV, dei fondi pensione, delle Fondazioni bancarie e, comunque, di tutti gli intermediari finanziari. La Campagna Italiana Contro le Mine ne chiede l’immediata ripresa dell’iter.

Il DDL aveva già superato definitivamente l’esame della Commissione Finanze nella precedente legislatura (XVI) Ripresentato nell’ attuale legislatura nel marzo 2013 (S.57 al Senato e C. 119 alla Camera),  anziché beneficiare della precedente deliberazione positiva che si basava anche sui pareri positivi di 6 commissioni (Affari Costituzionali, Esteri , Difesa Bilancio, Giustizia ed attività Produttive) per ottenere una calendarizzazione più rapida, è oggi impantanato tra l’indifferenza totale in tutti e due i rami del Parlamento.

“Coerente agli obblighi sottoscritti con l’adesione a delle Convenzioni internazionali di disarmo umanitario– dichiara Giuseppe Schiavello direttore della Campagna Italiana contro le mine – questa proposta di legge sancisce che l’incoraggiamento ed il supporto a produzioni di armi messe al bando non può dipendere dalle singole policy sulla responsabilità delle banche (…) Crediamo – continua Schiavello – che la vera e gravissima anomalia sia considerare lecito finanziare, direttamente od indirettamente, la produzione di ordigni banditi dal proprio Paese con un atto di impegno internazionale, questo è in maggior misura vero ed inspiegabile dal momento che, il nostro Paese ha ritenuto di indicare anche il supporto finanziario come comportamento da sanzionare penalmente nella sua legge di ratifica (95/2011) art. 7 comma 1.”

“L’obiettivo della petizione, lanciata simbolicamente, nel giorno in cui si celebra l’entrata in vigore della Convenzione di Ottawa è quella di raccogliere nel più breve tempo possibile 10.000 adesioni da presentare al Presidente del Senato Sen. Pietro Grasso ed alla Presidente della Camera On. Le Laura Boldrini proprio per chiedere che questo DDL non venga abbandonato” – aggiunge Santina Bianchini Presidente della Campagna Italiana – “il mondo dell’associazionismo impegnato nella difesa dei diritti umani, del disarmo umanitario e della cooperazione sostiene la bontà di questa iniziativa e crediamo che lo faranno anche i nostri parlamentari, conclude Bianchini”

Sono 151 gli istituti finanziari nel mondo che hanno investito dal 2011 al 2014 circa 27 miliardi di dollari in compagnie produttrici di Munizioni Cluster. La notizia è presente nel report “Worldwide Investments in Cluster Munitions: a shared responsibility,” redatto oggi dall’Associazione PAX membro della Cluster Munition Coalition (CMC) . Il report, dettaglia la portata degli investimenti nelle compagnie produttrici di Munizioni Cluster da parte non solo di banche, ma anche di fondi pensionistici ed altri istituti finanziari a livello mondiale >  http://www.stopexplosiveinvestments.org/report

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FIRMA LA PETIZIONE

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Maggiori informazioni sulla legge proposta

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Fonte: disarmo.org

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Atene: comunisti in piazza. Syriza si spacca!

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Athens, Greece, 26 February 2015.  EPA/ORESTIS PANAGIOTOU

Athens, Greece, 26 February 2015. EPA/ORESTIS PANAGIOTOU

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Syriza si divide. Scontri ad Atene, oggi in piazza i comunisti

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“Presentare una sconfitta come un successo è forse peggio della sconfitta stessa. (…) Da una parte perché si trasforma il discorso del governo in politichese, in una serie di luoghi comuni e banalità che hanno semplicemente lo scopo di legittimare a posteriori qualsiasi decisione, trasformando il nero in bianco; e dall’altra perché prepara il terreno, ineluttabilmente, per le prossime, più definitive, sconfitte, perché confonde i criteri attraverso i quali il successo può essere distinto da una sconfitta”. Il duro giudizio di Stathis Kouvelakis, professore di scienze politiche al King’s College di Londra ed esponente del comitato centrale di Syriza, è condiviso da molti dei suoi compagni di partito. Non solo quelli della piccola ‘Tendenza Comunista’ (che chiedono di votare la proposta parlamentare del KKE di rifiuto in blocco del memorandum), ma anche i militanti e i dirigenti di Syriza appartenenti alla ‘Piattaforma di Sinistra’ e addirittura alcune aree della maggioranza del partito, sempre più insofferenti.

Per ora, sembra, i critici sono comunque una minoranza, per quanto consistente. Al termine di una vera e propria maratona durata 11 ore, ieri la maggioranza dei deputati di Syriza eletti il 25 gennaio ha approvato il modo in cui, insieme con il ministro delle Finanze Yannis Varufakis, il premier Alexis Tsipras ha gestito i negoziati con i cosiddetti partner europei per ottenere dall’Eurogruppo una proroga di quattro mesi del prestito in scadenza domani.

Ma la fronda interna è più che evidente, il dibattito di ieri è stato costellato da critiche a volte anche molto dure e dal voto contrario di un certo numero di parlamentari.
A dar voce al diffuso malcontento all’interno di Syriza sono stati il ministro dello Sviluppo Economico, Ambiente ed Energia Panagiotis Lafazanis e la presidente della Camera, Zoe Konstantopoulou. I due esponenti della sinistra interna del partito hanno contestato la lista delle “riforme” proposte da Varoufakis, sostenendo che in molti punti esse sono, in sostanza, un’estensione del pre-esistente Memorandum firmato tra i precedenti governi e la Troika (rimasta a decidere le sorti di Atene, seppur con un’altra denominazione). Un Memorandum che Tsipras aveva promesso di stracciare il giorno dopo la costituzione del governo, gli hanno ricordato i critici.

Quella delle opposizioni interne è di fatto la stessa accusa mossa a Varoufakis dall’ex partito di governo di centrodestra Nea Dimokratia, secondo cui la lista delle misure proposte all’Eurogruppo dal ministro delle Finanze – che ha accettato varie correzioni da Bruxelles prima di presentare la versione finale del testo – “è una copia esatta del Memorandum” concordato dell’ex premier Antonis Samaras con Ue, Bce ed Fmi.
Secondo una “nota per uso interno” di 12 pagine dattiloscritte diffusa da Nea Dimokratia, diversi estratti dall’elenco di Varoufakis sarebbero stati letteralmente copiati dal precedente “accordo di salvataggio” concordato con la Troika.

Quando il segretario Tsipras ha chiesto ai suoi di votare a favore o contro l’accordo concluso dal suo governo con l’Eurogruppo per alzata di mano, un certo numero di deputati – 20 su 149 secondo alcune fonti, 35 secondo altre – avrebbero espresso parere negativo. Secondo un’altra versione invece i voti contrari sarebbero stati solo 5, ma solo perché ben 30 deputati avrebbero scelto di non partecipare al voto. Racconta Stathis Kouvelakis sul suo profilo di Facebook: “Circa 30 parlamentari su un totale di 149 erano fuori dalla sala al momento del voto. Non c’è stato un conteggio formale (si è votato per alzata di mano), ma si sono astenuti o hanno votato contro circa 40 deputati. I quattro ministri della Piattaforma Sinistra sui sono astenuti, ma il numero di deputati che ha respinto l’accordo è andato ben al di là dei sostenitori della Corrente di Sinistra”.

A preoccupare la dirigenza del partito sono soprattutto i “mal di pancia” del ministro Lafazanis (che si sarebbe astenuto, nonostante l’opposizione interna gli chiedesse di marcare il suo disaccordo in modo più netto) e della presidente della Camera Konstantopoulou. Quest’ultima e il deputato Dimitris Mitropoulos hanno inoltre espresso “grave preoccupazione” che il nuovo accordo implichi altri pesanti obblighi per la Grecia. Secondo il deputato Stathis Leoutsakos alcune delle proposte inserite nella lista di Varoufakis, nella loro formulazione, assomigliano agli antichi oracoli che “i creditori possono interpretare come vogliono”. Anche le parlamentari Ioanna Gaitanis ed Eleni Psareas hanno votato “no” all’intesa con i creditori internazionali.
Forti critiche alla strategia del governo sono arrivate addirittura dal capo del dipartimento delle politiche economiche di Syriza, Yannis Milios, che in un documento scritto insieme a Spyros Lapatsiras e Dimitris Sotiropoulos, intitolato “L’accordo del 20 febbraio: un primo passo su un terreno scivoloso”, afferma: “Il fatto che il governo abbia deciso di descrivere la parziale ritirata e il cambiamento “imposto” al suo programma come una “vittoria” è un cattivo segnale per il futuro, perché dimostra che è più interessato alla comunicazione che alla sostanza. Potrebbe tramutarsi in una vera sconfitta.”

Tsipras ha tentato di placare gli animi promettendo che “Il risultato dell’accordo dipenderà e sarà giudicato dal modo in cui lavoreremo come governo. Faremo in modo che l’esecutivo lavori in maniera rapida e governeremo sulla base del mandato popolare che ci è stato dato”. “Aspetteremo di vedere ciò che faranno i parlamenti degli altri Paesi e poi formuleremo una proposta politica nei due o tre giorni successivi”, ha concluso il capo del governo.
Il ministro Vaorufakis, dal canto suo, ha annunciato che i risparmiatori greci hanno ripreso a depositare i loro soldi nelle banche elleniche dopo l’estensione di 4 mesi degli aiuti europei. Intervistato da Bloomberg TV, il ministro delle finanze ha detto che 700 milioni di euro sono stati depositati nelle banche elleniche nella sola giornata di martedì dopo che dall’inizio di dicembre circa 20 miliardi di euro sono usciti dalle banche di Atene e finiti all’estero.
Oltre all’esplicitazione delle divisioni interne al partito di governo – e che potrebbero emergere in misura maggiore nel corso del Comitato Centrale di Syriza previsto nel fine settimana – per la prima volta dal giorno delle elezioni ieri il governo ha dovuto fare i conti anche con una piazza ostile.
Durante la giornata di ieri alcune centinaia di persone, per lo più militanti e simpatizzanti della coalizione di sinistra radicale anticapitalista Antarsya e di alcuni collettivi anarchici, sono scese in piazza nella capitale ellenica contro “la reintroduzione dell’austerity da parte del nuovo governo”. Al termine della marcia diretta verso il parlamento una cinquantina di persone hanno iniziato a lanciare bottiglie molotov contro la famigerata squadra Delta della polizia greca; alcune auto bruciate, la vetrina di una banca sfondata e improvvisate barricate erette dai manifestanti nel quartiere di Exarchia per coprirsi la ritirata hanno concluso la giornata.
Oggi si è avuto una replica assai più consistente, visto che a protestare in piazza Syntagma contro l’intesa rinunciataria raggiunta dall’esecutivo con la Troika è stato il KKE.
Nonostante le pioggia scrosciante e a tratti anche la grandine, il segre­ta­rio del Partito Comunista di Gre­cia, Dimi­tris Kou­tsou­bas, davanti a migliaia di persone ha accu­sato Tsipras di essersi pie­gato alla troika, seppur ribattezzata con un altro nome, «dimenticando in tempo record le pro­messe elettorali fatte al popolo greco». “Nessuna tolleranza su questo accordo”, hanno scandito in piazza più di 10 mila partecipanti alla protesta, per lo più militanti e simpatizzanti del partito che alle legislative del 25 gennaio ha ottenuto il 5,5% dei voti e 15 deputati su un totale di 300.
Solidarietà ai comunisti è arrivata dall’anziano ma ancora influente compositore Mikis Theodorakis, come Manolis Glezos assai critico nei confronti dell’accordo imposto dall’Eurogruppo e accettato dal governo Syriza-Anel. «La sovra­nità nazio­nale è stata persa, il patri­mo­nio pub­blico è stato ven­duto, la poli­tica eco­no­mica ha stran­go­lato il popolo» aveva detto Teodorakis pochi giorni fa nel corso di un incontro con i leader del Kke.

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Fonte: contropiano.org

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