Monthly Archives: Febbraio 2013

India: è’ morto “Appa” gandhiano centenario dei combattenti per la libertà

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Sankaralingham Jagannathan, gandhiano centenario

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Se ne va il ” papà ” nonviolento dei combattenti per la libertà

 

di Marinella Correggia

Insieme alla moglie lottò per il diritto alla terra e per l’economia di villaggio egualitaria.
Aveva da poco compiuto cento anni Sankaralingham Jagannathan («Appa», papà), morto il 12 febbraio alla «Dimora dei lavoratori» nell’università rurale Gandhigram, stato indiano meridionale del Tamil Nadu.
Grande seguace di Gandhi ha percorso l’India nello spazio e nel tempo a partire dagli anni 1940 insieme alla moglie Krishnammal («Amma», mamma), del 1926, tuttora attivissima. Lui era nato benestante di casta alta, lei intoccabile e povera: per la feroce tradizione indù non avrebbero nemmeno dovuto sfiorarsi. Prima militarono come freedom fighters nonviolenti a fianco del mahatma Gandhi nel Quit India Movement, la lotta di massa per l’indipendenza, poi si dedicarono all’impegno nonviolento per i senzaterra che costò ad Appa altro carcere. Non ebbero mai una casa loro, vissero in diversi ashram, dimore comunitarie, dove Appa ogni alba filava per un’ora all’arcolaio i suoi abiti di cotone e Amma cucinava con semplicità vegetariana.
Per rendere produttivi i quattro milioni di acri che i poveri avevano ottenuto in seguito all’appello al Bhoodan (dono della terra), Jagannathan creò il movimento Assefa per l’autosufficienza dei villaggi gandhiani.
Nel 1968 quarantadue donne e bambini senzaterra in sciopero vengono rinchiusi e bruciati vivi da ricchi possidenti nel distretto di Tanjavur. Amma e Appa decidono di concentrare là il loro lavoro sulla terra e per la terra. Nasce il movimento Lafti: «Terra per la liberazione dei braccianti». Con scioperi, marce, raduni, digiuni e petizioni; vincendo anche ostacoli burocratici, tredicimila famiglie ottengono infine altrettanti acri da coltivare. Parallelamente il Lafti opera per lo sviluppo dei villaggi, con attività edili di autocostruzione, artigianali, educative.
Nel 1993 le comunità costiere del Tamil Nadu dove lavorano Amma e Appa subiscono l’aggressione dei nuovi latifondisti, i grossi imprenditori del gamberetto per l’esportazione. Risaie salinizzate e mangrovie distrutte.
Jagannathan ricorre alla Corte Suprema dell’India che nel 1996 vieta l’acquacoltura intensiva entro i 500 metri dalla costa. Ma la distruzione non si ferma, in un’India ben diversa dal sogno di Appa.
Come l’economista gandhiano J.C. Kumarappa, Jagannathan sosteneva un’economia di villaggio egualitaria basata su agricoltura, artigianato e «lavoro per il pane». Il volto locale di un’India che doveva essere autonoma, pacifica, resistente contro l’imperialismo.

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Fonte: il Manifesto

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Approfondimento

Sankaralingham Jagannathan

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Il nuovo motore di ricerca di Facebook e la più completa violazione della privacy

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Il motore di ricerca Graph Search: la più vasta invasione della privacy mai vista

di Ari Melber

Eccovi una delle leggi ferree di Internet: l’accento di una rete sociale sulla monetizzazione del proprio prodotto è direttamente proporzionale alla perdita di riservatezza dell’utente.

A un estremo ci sono reti come Craiglist e Wikipedia che perseguono profitti relativamente limitati e garantiscono un anonimato e una riservatezza quasi assoluti. All’altro estremo dello spettro c’è Facebook,  una società da 68 miliardi di dollari che cerca costantemente modi per monetizzare i propri utenti e i loro dati personali.

Il più recente programma di Facebook, Graph Search, può essere la più vasta violazione della riservatezza mai vista da parte della società.

Facebook ha annunciato Graph Search a metà gennaio, ma non lo ha ancora lanciato ufficialmente. Secondo i materiali della società e alcuni rapporti indipendenti, tuttavia, il programma spalanca il deposito di informazioni personali di Facebook per consentire le ricerche e lo sfruttamento dei dati [data mining] di un vasto segmento del miliardo di utenti di Facebook. Gli utenti che scelgono l’opzione “pubblico” nel loro profilo stanno per essere esposti al più vasto pubblico mai esistito.

Facebook lo considera il futuro. In un video di annuncio del programma, Mark Zuckerberg, fondatore e direttore generale della società, promuove Graph Search come uno dei tre pilastri centrali dell’”ecosistema Facebook”.

Gli incentivi finanziari sono chiari. Google, con la sua dimensione tripla di quella di Facebook, realizza la maggior parte delle sue entrate mediante pubblicità nelle ricerche. Così mentre le società ospitano i due siti più visitati degli Stati Uniti, Google spreme più soldi e in meno tempo dai suoi utenti. La ricerca offre a Facebook un modo per vendere di più ai suoi utenti attivi e, naturalmente, per vendere i suoi utenti ad altri. E’ qui che entra in gioco Tom Scott.

Scott, un programmatore inglese ventottenne, burlone ed ex candidato politico – è stato in lista in una piattaforma “Pirata” per smantellare le tasse sul rum – ha lanciato la sua contestazione anticipata di Graph Search. Il suo nuovo blog, “La verità su Graph Search di Facebook” utilizza una versione beta del prodotto per rivelarne il lato oscuro.

Con pochi click Scott mostra come Graph Search rivela i nomi veri e altre informazioni identificative per ogni genere di combinazione problematica, dall’imbarazzante all’ipocrita alle Liste dei Nemici prefabbricate per i regimi repressivi. Le sue ricerche includono madri cattoliche in Italia che hanno dichiarato una preferenza per i preservativi Durex e, più sinistramente, residenti cinesi che hanno membri della famiglia che amano il Falun Gong (ha cancellato i nomi veri, ma presto chiunque potrà lanciare queste ricerche).

“Le burle su Graph Search sono un buon modo per allarmare le persone e indurle a controllare le proprie impostazioni relative alla riservatezza,” dice Scott, che era stato incluso a caso in un campione di prova per l’accesso anticipato al programma. “Non sono sicuro di sostenere tesi più approfondite sulla riservatezza,” ha dichiarato a The Nation. Può essere questo che ha reso così efficace lo spensierato tentativo di Scott.

Nel giro di pochi giorni dal lancio il blog di Scott è diventato, sì, virale. Afferma di aver attirato più di un quarto di milione di visitatori, grazie a una vasta gamma di attenzione della rete, e ha attizzato un maggior controllo di Facebook.

Mathew Ingram, scrittore di tecnologia e fondatore del congresso sulla rete digitale, sostiene che   i risultati della ricerca di Scott evidenziano il rischio di qualcosa di più della “riservatezza” [privacy] tradizionale. Alcuni pragmatici e difensori di Facebook sottolineano che le informazioni di questi risultati di ricerca sono già resi disponibili dagli utenti, così sarebbero questi ultimi da critica e non la tecnologia. (Sapete, Facebook non uccide la riservatezza, la uccide la gente). Ma Ingram contesta questo ragionamento evocando un paradigma del filosofo Evan Selinger, che sostiene che queste questioni, in realtà, si scontrano con i presupposti e i confini dell’oscurità digitale.

“Essere invisibili ai motori di ricerca accresce l’anonimato,” scrive Selinger. “Lo stesso dicasi per l’uso delle impostazioni della riservatezza e per gli pseudonimi, [e] poiché poche rivelazioni in rete sono davvero confidenziali o altamente pubblicizzate, la parte del leone della comunicazione sulle reti sociali ricade nell’esteso continuo dell’oscurità: una gamma che spazia dal completamente celato al totalmente evidente.”

Il motore di ricerca di Facebook è un altro passo nel suo lungo disegno di promettere “un ambiente sicuro e affidabile” per una condivisione potenziata – parole di Zuckerberg – spalancando al tempo stesso quello Spazio Sicuro al miglior offerente. Diventano allora cruciali l’accesso a e il contesto di quello spazio. Dopotutto, molti acconsentirebbero a condividere singoli frammenti di informazioni personali separatamente, mentre recalcitrerebbero a diffondere un dossier di tutte quelle informazioni assieme. La distinzione riguarda più i principi dell’oscurità e dell’accesso che la riservatezza binaria – un concetto che è svanito con il proliferare delle reti sociali – e riceve sostegno anche dalla letterature sui servizi d’informazione e sullo spionaggio.

La CIA, ad esempio, ha da lungo tempo aderito alla Teoria del Mosaico per la raccolta di informazioni. L’idea è che mentre frammenti apparentemente innocui di informazione non hanno valore se considerati singolarmente, quando messi insieme possono formare un’informazione olistica significativa. La Marina ha spiegato una volta l’idea in una dichiarazione sulla segretezza governativa che, se ci si riflette, potrebbe applicarsi al vostro profilo Facebook:  a volte “pezzi apparentemente innocenti di informazione, quando assemblati, possono rivelare un quadro compromettente.”

Gli incentivi di Facebook sono, quasi sempre, di continuare ad assemblare le informazioni e a svelare quel quadro.

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Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

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Fonte:  Z Net Italy

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In Grecia assaltati i supermercati e le banche!

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Amnesty International denuncia il governo e la polizia greca per torture. La Grecia è collassata. Ma a noi non lo dicono perchè siamo in campagna elettorale.

di Sergio Di Cori Modigliani

L’ho saputo davvero per caso. Il che la dice tutta.

Me ne stavo amenamente trastullando con un amico di lunga data, un giornalista neo-zelandese, con il quale ci incontriamo in un sito, chesscube.com, dove ci sfidiamo in un nostro personale duello a scacchi mentre chattiamo scambiandoci informazioni sull’Europa e su quello che accade nel continente australe e nel sud-est asiatico, di cui lui è un attendibile esperto.

A un certo punto, mi fa:

“E che ha detto Bruxelles della bomba di Amnesty International?”

“Quale?”

“Quella di tre giorni fa che gli ha ammollato il filosofo francese in piena riunione sul budget dell’Unione Europea”.

(sconcertato dalla mia ignoranza dei fatti, nonché  fortemente incuriosito, chiedo ragguagli in merito)

“Ma sì, quella dei rapinatori delle banche”

“Quali banche? Dove?”

“Nel nord della Grecia”

“Chi?”

“Gli anarchici, i ragazzi arrestati e poi torturati dalla polizia”.

A questo punto mi arrendo e confesso di non sapere di che cosa stia parlando.

E così, vengo a sapere da un neo-zelandese che abita in quel di Auckland, a 22.500 chilometri di distanza, 12 ore di fuso orario prima di noi, dall’altra parte del mondo, nel continente più lontano (in tutti i sensi) dalla nostra vecchia e cara Europa, che cosa sta accadendo a 1.000 chilometri da Roma, nel territorio che è stata la culla originaria della nostra civiltà.

E tutto grazie ad Amnesty International.

Faccio delle telefonate e mi butto in rete a caccia di notizie. In Italia, nulla. In giro per l’Europa, anche.

Notizie strabilianti in Sudamerica, in Canada, in California e sembra dovunque tra i bloggers scandinavi e nord settentrionali che scrivono nelle loro lingue.

Descrivono e raccontano qualcosa che sta accadendo in questi giorni di cui a nessuno è stata detta neppure una parola, né a Roma, né a Berlino, né a Parigi né a Londra. Tantomeno a Madrid.

Parlano della Grecia.

Ma in termini nuovi.

Nel senso che riferiscono di una società ormai collassata, al limite della guerra civile, ormai precipitata nel baratro, sulla cui attuale realtà è stato steso un osceno velo di totale censura per impedire che le notizie vengano usate in campagna elettorale in Italia e diffuse in Spagna dove sta esplodendo la tangentopoli iberica delle banche corrotte e Rajoy ha già fatto sapere a Bruxelles che là a Madrid si corre il rischio di veder la situazione sfuggire al controllo.

La Grecia è crollata, definitivamente, sotto il peso dei debiti contratti con la BCE.

Stanno assaltando i supermercati. Ma non si tratta di banditi armati. Si tratta di gente inviperita e affamata, che non impugna neanche una pistola, con la complicità dei commessi che dicono loro “prendete quello che volete, noi facciamo finta di niente”. Si tratta della rivolta di 150 imprenditori agricoli, produttori di agrumi, che si sono rfiutati categoricamente di distruggere tonnellate di arance e limoni per calmierare i prezzi, come richiesto dall’Unione Europea. Hanno preso la frutta, l’hanno caricata sui camion e sono andati nelle piazze della città con il megafono, regalandola alla gente, raccontando come stanno le cose.

Si tratta di 200 produttori agricoli, ex proprietari di caseifici, che da padroni della propria azienda sono diventati impiegati della multinazionale bavarese Muller che si è appropriata delle loro aziende indebitate, acquistandole per pochi euro sorretta dal credito agevolato bancario,quelli  hanno preso i loro prodotti della settimana, circa 40.000 vasetti di yogurt (l’eccellenza del made in Greece, il più buon yogurt del mondo da sempre) li hanno caricati sui camion e invece di portarli al Pireo per imbarcarli verso il mercato continentale della grande distribuzione, li hanno regalati alla popolazione andandoli a distribuire davanti alle scuole e agli ospedali
Si tratta anche di due movimenti anarchici locali, che si sono organizzati e sono passati alle vie di fatto: basta cortei e proteste, si va a rapinare le banche: nelle ultime cinque settimane le rapine sono aumentate del 600% rispetto a un anno fa. Rubano ciò che possono e poi lo dividono con la gente che va a fare la spesa. La polizia è riuscita ad arrestarne quattro, rei confessi, ma una volta in cella li hanno massacrati di botte senza consentire loro di farsi rappresentare dai legali. Lo si è saputo perché c’è stata la confessione del poliziotto scrivano addetto alla mansione di ritoccare con il Photoshop le fotografie dei quattro arrestati, due dei quali ricoverati in ospedale con gravi lesioni.

E così, è piombata la sezione europea di Amnesty International, con i loro bravi ispettori svedesi, olandesi e tedeschi, che hanno realizzato una inchiesta, raccolto documentazione e hanno denunciato ufficialmente la polizia locale, il ministero degli interni greco e l’intero governo alla commissione diritti e giustizia dell’Unione Europea a Bruxelles, chiedendo l’immediato intervento dell’intera comunità continentale per intervenire subito ed evitare che la situazione peggiori.

Siamo venuti così a sapere che il più importante economista tedesco, il prof. Hans Werner Sinn, (consigliere personale di Frau Angela Merkel) sorretto da altri 50 economisti, avvalendosi addirittura dell’appoggio di un rappresentante doc del sistema bancario europeo, Sir Moorald Choudry (il vice-presidente della Royal Bank of Sctoland, , la quarta banca al mondo) hanno presentato un rapporto urgente sia al Consiglio d’Europa che alla presidenza della BCE che all’ufficio centrale della commissione bilancio e tesoro dell’Unione Europea, sostenendo che “la Grecia deve uscire, subito, temporaneamente dall’euro, svalutando la loro moneta del 20/ 30%, pena la definitiva distruzione dell’economia, arrivata a un tale punto di degrado da poter essere considerata come “tragedia umanitaria” e quindi cominciare anche a ventilare l’ipotesi di chiedere l’intervento dell’Onu”.

Silenzio assoluto.

Nessuna risposta.

Censura totale.

Nessun candidato alle elezioni in Italia ha fatto menzione della situazione greca attuale.

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Fonte:  Libero Pensiero: la casa degli italiani esuli in patria

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Approfondimento (madu)

Grecia: anarchici torturati, Amnesty chiede un’inchiesta

Europa 14 novembre 2012: è solo l’inizio!

14 novembre – l’Europa in piazza contro il massacro sociale

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