Monthly Archives: Gennaio 2013

Il Pd e i paraculi con le ali

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F 35. Paraculi con le ali

di  Sergio Cararo

Bersani dice che gli F 35 non sono una priorità. Un mese fa ha votato a favore del loro acquisto. Una spregiudicata battuta elettorale per coprire “lo spazio a sinistra” e neutralizzarlo nell’accordo con Monti, con gli Usa e con la Nato. Una storia tutta da conoscere.
“Dove sta l’imbroglio? Nel dire una cosa e nel farne un’altra” scriveva l’Unità del 28 marzo 2012. Il giornale del Pd ce l’aveva all’epoca con il ministro della Difesa Di Paola a proposito del programma di acquisto degli F35. Siamo nel gennaio del 2013 e la domanda e la risposta de l’Unità diventano perfettamente calzanti con le scelte del segretario del Pd e candidato premier Bersani sulla medesima questione degli F 35.
”Bisogna assolutamente rivedere e limitare le spese militari degli F35 perche’ le nostre priorita’ sono altre. La nostra priorita’ non sono i caccia ma il lavoro”. Questo è quanto ha affermato ieri Pier Luigi Bersani, in un’intervista al Tg2. La battuta, apertamente avanzata a fini elettorali, oggi si è guadagnata le prime pagine dei giornali.
Il tempo può essere galantuomo o gaglioffo. Infatti era solo l’11 dicembre (poco più di un mese fa) quando in Parlamento il Pd aveva votato a favore della Legge di revisione sulle Forze Armate richiesta a gran voce dal ministro della Difesa Di Paola. Solo l’IdV e i Radicali avevano votato contro. La legge includeva anche la spesa per l’acquisto degli F 35, in quota ridotta rispetto all’investimento iniziale, ma con spese maggiorate perchè la previsione di spesa era al ribasso rispetto ai costi effettivi.
La palla dei decreti attuativi della legge passerà al governo che uscirà dalle prossime elezioni, e il Parlamento avrà poi 60 giorni per esprimersi. A marzo del 2012 c’era stato il tentativo di fermare il progetto di acquisto degli F35 ( sceso da 131 a 90 velivoli, per un costo complessivo che rimane attorno ai 12-15 miliardi di euro), ma non si era trovata una maggioranza disposta a fermare le richieste del ministro della Difesa Di Paola. La mozione presentata da Savino Pezzotta (Udc) e Andrea Sarubbi (Pd), per conquistare l’approvazione e diventare così inutile, dovette rinunciare a chiedere lo stop all’acquisto dei cacciabombardieri, e si limitò a subordinarlo “al processo di ridefinizione degli assetti organici, operativi e organizzativi dello strumento militare italiano”. Cosa poi avvenuta in dicembre e in quella data Pd, Pdl, Udc hanno votato la legge di revisione delle Forze Armate, incluso l’acquisto degli F 35.
Il ministro Di Paola a febbraio del 2012 aveva dichiarato che il costo per l’acquisto di ogni F 35 era di 80 milioni di dollari, ma a settembre aveva corretto il tiro ed era stato costretto ad ammettere che in verità i milioni da spendere erano diventati 127 per ogni caccia-bombardiere.
Non solo. Sempre a dicembre Un rapporto del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti rivelava importanti difetti del cacciabombardiere F 35. E mentre altri Paesi, come il Canada, hanno disdetto l’acquisto (o stanno per farlo) in Italia il ministro della Difesa Di Paola dichiarava: “Sarà un grande investimento per la crescita”. Il problema è che, secondo quanto rivelato dal Sunday Telegraph sulla base di un documento riservato del Pentagono,  l’F35 Joint Strike Fighter, se colpito da un fulmine, potrebbe esplodere.  Secondo lo stesso Pentagono la vulnerabilità dell’F35 ai fulmini sarebbe dovuta al tentativo degli ingegneri di contenere il peso dell’aereo per aumentarne l’efficienza energetica. Questo ha comportato un difetto nella costruzione del serbatoio del carburante che, se colpito da un fulmine, oltre che dal fuoco nemico, rischierebbe di esplodere. Ragione per cui i voli di prova devono svolgersi ad almeno 40 chilometri di distanza da un temporale.
Tutti questi dati (i costi superiori al previsto, i difetti strutturali) erano già disponibili quando il Pd e Bersani hanno votato a favore dell’acquisto degli F 35 lo scorso dicembre. Oggi Bersani, apparentemente fulminato sulla via di Damasco, afferma che gli F 35 non sono una priorità. Osservazione condivisibilissima ma lo sarebbe stata ancora di più a dicembre e lo sarebbe ancora quando, due mesi dopo l’insediamento del nuovo Parlamento, occorrerà votare o meno i decreti attuativi della legge approvata a dicembre anche dal Pd.
Forse ha ragione il notista politico del Sole 24 Ore, Stefano Folli, quando scrive oggi che Bersani gioca una doppia partita a scacchi: una con Monti e l’altra con Ingroia. Il quotidiano della Confindustria suggerisce a Bersani di giocare una partita “a sinistra” per togliere voti a liste che potrebbero essere insidiose come Rivoluzione Civile, e suggerisce a Monti di giocare una partita “al centro-destra” per acchiappare i voti moderati. Una volta fatta man bassa a sinistra e a destra Bersani e Monti potranno mettersi in tandem dopo le elezioni. Possiamo essere sicuri, a quel punto, che quella di Bersani sugli F 35 è stata solo una battuta durata il tempo di una giornata di campagna elettorale.

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Fonte: Contropiano

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Approfondimento

Tutto quello che c’è da sapere sul cacciabombardiere #F35

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Google si presenta alle elezioni

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di Mauro Vecchio

In collaborazione con La7 e La Stampa, la Grande G lancia in Italia la sua piattaforma dedicata al dibattito elettorale. Tra hangout e profili su Plus, gli elettori potranno partecipare attivamente alla corsa politica

Per garantire ai cittadini italiani “un ruolo attivo nel dibattito sul prossimo appuntamento elettorale”, Google ha annunciato la nuova piattaforma Elezioni 2013, in collaborazione con La7 e il quotidiano torinese La Stampa. Già sperimentata in Francia, Germania e Stati Uniti, Google Elezioni permetterà agli utenti del Belpaese di partecipare al dibattito politico in maniera più trasparente e soprattutto interattiva.

A disposizione su PC, smartphone e tablet, la piattaforma di BigG ospiterà video e notizie estratte dai vari programmi d’informazione trasmessi da La7, compresi i cosiddetti hangout – gli utenti potranno dialogare in videochat coinvolgendo fino a 9 persone – con i vari protagonisti della scena politica italiana. Nella sezione apposita poi si potrà seguire un partito o personaggio politico sul social network G+.

In aggiunta, Elezioni 2013 fungerà da aggregatore di notizie, in particolare quelle generate in automatico da Google News “sulla base di una selezione editoriale di parole chiave e tematiche effettuata da La Stampa“. I responsabili di La7 si occuperanno della gestione di un canale YouTube per ospitare dirette streaming – ad esempio di programmi di approfondimento come Servizio Pubblico – ma anche interviste e gli stessi hangout su Plus.

Sempre in occasione delle prossime elezioni, La Stampa ha lanciato il contest 1App4Democracy, un premio per la migliore applicazione dell’anno in corso che “favorisca la partecipazione democratica”. La competizione vuole premiare sviluppatori e designer che pubblicheranno la loro app su Google Play e Chrome Web Store.

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Fonte: Punto Informatico

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I giovani ed internet: allerta in Italia per la sindrome di Hikikomori

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La stanza di un hikikomori.

La stanza di un hikikomori.

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Rinchiusi nella propria stanza dalle 10 alle 12 ore rifiutano alcun contatto esterno. Utilizzano all’interno della loro tana solo ed esclusivamente internet e videogames. Nessun rapporto con l’esterno, con i familiari e con gli amici. Si tratta di una reclusione volontaria. Si tratta della sindrome di Hikikomori. Colpisce prevalentemente gli adolescenti.

Dal complesso rapporto di Eurispes sulla condizione di bambini ed adolescenti in Italia la Federazione Italiana degli Ordini dei Medici (FNOMCEO) lancia l’allarme sulla sindrome di Hikikomori. ”E’ una delle forme emergenti di dipendenza – precisa la Fnomceo – che spesso viene confusa con situazioni psicopatologiche diverse. Va affrontata e prevenuta innanzitutto attraverso la conoscenza del fenomeno che e’ ancora sottaciuto”.

“Il fenomeno, già presente in Giappone dalla seconda metà degli anni ottanta, ha incominciato a diffondersi negli anni duemila anche negli Stati Uniti e in Europa….Il termine fu coniato dallo psichiatra Tamaki Saitō, quando cominciò a rendersi conto della similarità sintomatologica di un numero sempre crescente di adolescenti che mostravano letargia, incomunicabilità e isolamento totale. Oltre all’isolamento sociale gli hikikomori soffrono tipicamente di depressione e di comportamenti ossessivo compulsivi. ” – (Wikipedia)

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Riporto un’intervista fatta nel 2008 dalla dott.ssa Claudia Pierdominici allo scopritore della sindrome il dr. Tamaki Saitō. L’intervista è tratta dal sito PSYCHOMEDIA.

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Intervista a Tamaki Saito sul fenomeno “Hikikomori”

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di Claudia Pierdominici

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L’ intervista che segue mi è stata rilasciata da Dott. Saito il 12 aprile 2008, a Tokyo. In quell’occasione ho avuto modo di constatare la disponibilità e l’immediatezza del Dott. Saito, cui sono grata, durante una piacevole conversazione seduti al tavolo di una caffetteria. Il mio interesse per il fenomeno dello hikikomori è abbastanza recente, ma da subito ho ritenuto fondamentale stabilire un contatto con chi di questo argomento si occupa da tempo e per questo può guidarci alla comprensione di una realtà che, seppure lontana nello spazio, incuriosisce e pone degli interrogativi importanti. E’ con questo pensiero e, naturalmente, grazie alla cortesia del Dott. Saito, che è stata possibile una diretta esperienza su un aspetto problematico della società giapponese; mi auguro di proseguire, condividendo le preziose informazioni ricevute, con chi come me ha un interesse per il Giappone e la sua attualità.

Dottor Saito, a quando risale il primo episodio di hikikomori?

SAITO: La prima volta che mi sono imbattuto nel fenomeno dello hikikomori è stato quando, diventato psichiatra, ho incontrato il mio primo paziente. Questa è stata la mia esperienza. A quel tempo i pazienti hikikomori erano tanti ma, dato che questo nome non esisteva ancora, noi chiamavamo il fenomeno Apatia o Sindrome di Apatia.

In base alla sua esperienza si può dire che negli ultimi anni lo hikikomori stia aumentando? Se sì, perché?

SAITO: Il numero di hikikomori sta aumentando. In Giappone se ne contano circa 1 milione e questo numero è in crescita. Perché questo? La ragione è che una persona una volta diventata hikikomori si isola dalla società e non riesce a reinserirsi da sola. Perché è molto difficile uscire dall’isolamento. Le persone colpite da hikikomori restano tali e via via la schiera si infoltisce. Un esempio è la dispersione scolastica(6): i ragazzi che smettono di frequentare la scuola diventano hikikomori. In Giappone questi ragazzi sono 127.000. Di questi circa il 10% diventano hikikomori e ogni anno la percentuale di nuovi casi è sempre la stessa. Praticamente non si registrano casi di ritorno spontaneo alla normalità. Il numero di hikikomori cresce per questa ragione.

Se un genitore di un ragazzo hikikomori venisse da lei per un consiglio, cosa gli direbbe?

SAITO: Io ho scritto dei libri sullo hikikomori il cui intero contenuto riguarda consigli per i genitori.

Quindi lei dice di comprare il libro?!

SAITO: Ah, ah! Sì, comprate il libro! Comunque ora mi spiego meglio. I genitori rimproverano il figlio hikikomori, ma cercare di persuaderlo solo attaccandolo non aiuta a modificare la situazione. Per questo il mio primo consiglio è quello di accettare la condizione del ragazzo e di farlo vivere serenamente in casa. Così facendo migliora il rapporto genitore-figlio e lo hikikomori parla al genitore dei suoi problemi e del suo dolore. E’ da qui che può decidersi ad andare in terapia o ricorrere a un ricovero. Se perdura il conflitto tra genitori e figli è impossibile trovare una soluzione.

In Giappone c’è un programma di volontariato gestito da un’associazione chiamata New Start(7). Anche dall’Italia molte persone partecipano all’iniziativa e vengono in Giappone da volontari a sostegno dei ragazzi hikikomori. Lei, Dottor Saito, cosa pensa della New Start?

SAITO: Penso che la New Start sia ammirevole nella fase iniziale di sostegno. Tuttavia manca di medici e consulenti specializzati e questo è il punto debole. Conosci le “rental onesan”? Vanno a trovare lo hikikomori in casa e lo aiutano…

Ah, sì. Ne ho sentito parlare. Sono le “sorelle in prestito”, chiamate dai genitori degli hikikomori per aiutarli a superare l’isolamento.

SAITO: Sì. L’idea è una buona idea, ma mi pare che non abbiano alcuna formazione specifica. Hanno un programma dai ritmi sostenuti, forse poco adeguato. Questo mi lascia in dubbio, oltre al fatto che molti pazienti credono che vivere insieme o lavorare insieme sia di per sé un processo terapeutico. Loro non si occupano dei ragazzi che rifiutano di partecipare al programma. In questo senso vedo dei problemi. Comunque nel complesso penso sia ammirevole quello che fanno.

Purtroppo il Giappone è un paese con un’alta percentuale di suicidi(8). Com’è questa percentuale tra gli hikikomori?

SAITO: Molto bassa. Spesso gli hikikomori mi dicono che vogliono morire ma non ce la fanno perché il loro narcisismo li salva. Una salutare forma di autocompiacimento impedisce loro di togliersi la vita, vorrebbero ma non possono. Per questo la percentuale dei suicidi è bassa.

In Giappone c’è un qualche tipo di aiuto da parte del Ministero della Sanità o da parte di altre istituzioni? Se sì, in che misura? Se no, perché?

SAITO: Questo è molto importante. L’aiuto c’è. In tutte le prefetture(9) ci sono centri per la salute mentale e l’assistenza sociale che si occupano anche di hikikomori. Le strutture a livello locale esistono, ma in Giappone ci sono pochissimi specialisti con una buona formazione, e a causa di ciò il sostegno risulta insufficiente. Quindi le strutture di sostegno lavorano bene ma, mancando ancora gli specialisti, gli interventi non sono del tutto efficaci.

Il Sofukai Sasaki Hospital, dove lei lavora, è una clinica privata o un ospedale pubblico?

SAITO: E’ una clinica privata(10).

Secondo lei c’è una possibilità che il fenomeno hikikomori si estenda al resto del mondo o lo si deve considerare un fenomeno tipicamente giapponese?

SAITO: Io penso che il fenomeno hikikomori sia equivalente al fenomeno dei giovani senza fissa dimora in Europa e in America. In entrambi i casi si emarginano dalla società, con la differenza che in Giappone lo fanno restando nelle loro case. Per questo non penso che il fenomeno possa estendersi ad altri paesi. Ho ricevuto molte e-mail dall’Italia, in particolare dall’Italia e non da altri paesi. Non so perché ma dall’Italia mi arrivano tante domande. Probabilmente dal prossimo anno saremo in contatto con l’Università di Palermo, lì in molti collaborano e studiano questo fenomeno. In Italia ci sono molte persone interessate allo hikikomori. Un altro paese è l’Inghilterra. Sono stato intervistato dalla BBC circa cinque anni fa e grazie a loro molte persone nel mondo sono venute a conoscenza del fenomeno. Non si estenderà altrove, ma non c’è solo in Giappone; anche in Corea gli hikikomori sono tanti. Oggi i paesi colpiti da questo fenomeno sono il Giappone e la Corea, che sono aree di cultura confuciana, le cui società hanno assimilato il Confucianesimo(11) e in particolare il concetto di pietà filiale. Sono culture in cui la pietà filiale è un valore molto enfatizzato. I genitori accudiscono i figli per essere da questi accuditi in vecchiaia, nel rispetto dell’alternanza dei ruoli. In America e in Inghilterra, una volta diventati adulti, i figli lasciano la casa paterna; in Giappone invece rimanere in casa è normale. Qui li chiamiamo “parasite singles”, mentre in Italia si chiamano “mammoni”!

Sì, proprio così…mammoni!

SAITO: Ecco, se pensiamo che una parte di questi “parasite singles” è destinata a diventare hikikomori il fenomeno è più facile da capire.

Pensando all’hikikomori come a una patologia sociale si può dire che potrebbe estendersi anche in America o in Europa. A riguardo, non pensa siano utili confronti con gli altri paesi, scambi internazionali o provvedimenti comuni?

SAITO: Penso sia giusto considerare l’hikikomori una patologia sociale. Tuttavia, data la differenza tra le culture, in America e in Europa penso che siano pochi e che non aumentino in modo considerevole. Il motivo è che i genitori americani ed europei mandano via di casa il figlio adulto e quindi il figlio non può diventare hikikomori. In Giappone restano in casa anche a trenta, quarant’anni e i genitori continuano a provvedere a loro. Non penso che il fenomeno possa andare oltre il Giappone e la Corea. Comunque parlare di scambi internazionali ha senso. Per quanto riguarda i miei pazienti, ce ne sono alcuni che grazie a viaggi all’estero e al contatto con stranieri hanno superato l’hikikomori, quindi credo che gli scambi internazionali siano utili a tal fine. Un po’ come fa la New Start con l’Italia, io, che ho un programma diverso, faccio scambi di pazienti con la Corea. Attraverso lo scambio culturale, frequentando l’Università in Corea, abbiamo avuto casi di guarigione di hikikomori giapponesi.

E ora passiamo all’ultima domanda. Facendo un confronto tra Italia e Giappone possiamo notare che le cause del disagio giovanile sono le stesse (bullismo nelle scuole, mancanza di interessi o di modelli in famiglia, ecc.). Tuttavia in Italia non esiste un fenomeno simile allo hikikomori. Un giovane in Italia, piuttosto che chiudersi nella propria stanza, è più facile che reagisca al suo disagio sociale finendo nella microcriminalità, drogandosi o avendo disturbi alimentari quali l’anoressia e la bulimia. I giapponesi, che vivono in una società più attenta al gruppo e all’armonia, invece di reagire in modo concreto, sembrano preferire il silenzio. Lei cosa ne pensa?

SAITO:Queste diversità sono interessanti. Anche in Giappone ci sono molti casi di Anoressia e Bulimia nervose, ma non al livello dell’Italia. La foto di quella modella anoressica sui giornali italiani dimostra che probabilmente la situazione è seria. In Italia ce ne sono di più. Nei paesi in cui la famiglia ha una grande importanza ci sono più hikikomori. In Giappone è così, e lo stesso in Corea. La pietà filiale. Forse anche in Sicilia, nella parte meridionale dell’Italia, ce ne sono. No?

Non ne ho mai sentito parlare. Forse sì.

SAITO: Nei paesi in cui i rapporti familiari sono importanti anche se il figlio si emargina guarderà sempre i genitori con rispetto e dipenderà da loro. Poiché c’è il problema dell'”amae” (dipendenza parentale). In Giappone senz’altro è importante il giudizio degli altri. Un ragazzo hikikomori è motivo di vergogna per il genitore; per questo viene rimproverato. Anche il ragazzo si preoccupa molto di cosa possonopensare gli altri e si tormenta. Così facendo però si convince di essere sbagliato e si isola sempre di più. In Giappone non c’è un dogma religioso, la gente non ha un credo, noi crediamo agli occhi degli altri, ci preoccupiamo di come ci vedono. Siamo molto sensibili al giudizio altrui e ci fa male essere disprezzati. In questa condizione diventa difficile superare lo hikikomori e forse è una condizione tipicamente giapponese.

Note:

1) Giuliana CARLI è docente di Lingua e Letteratura Giapponese presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università “Sapienza” di Roma.
2) Tamaki SAITO è nato nel 1961 a Iwate, si è laureato in medicina all’Università di Tsukuba specializzandosi in psichiatria adolescenziale. E’ da anni impegnato nell’assistenza e nel trattamento di hikikomori, in tale ambito è uno degli esperti più qualificati. Attualmente è Direttore Clinico del Sofukai Sasaki Hospital, una clinica privata di Chiba, non lontano da Tokyo; ha pubblicato saggi di successo in ambito psicoanalitico, letterario, su tematiche culturali e sociali, sull’arte moderna. Le frequenti apparizioni televisive e il coinvolgimento verso forme culturali d’avanguardia hanno contribuito ad accrescere la sua fama in Giappone e nel mondo.
3) Il termine “hikikomori” , contrazione di shakaiteki hikikomori (ritirarsi dalla società) fu coniato negli anni ’80 ad indicare un fenomeno socialmente preoccupante emerso in Giappone circa dieci anni prima. Trattandosi a tutti gli effetti di una se-clusione dal contesto sociale, si è scelto qui di tradurre il termine con auto-isolamento (hikikomori è la forma sostantivizzata di due verbi: hiku, indietreggiare, e komoru, isolarsi, nascondersi; in giapponese, e ormai nelle altre lingue, hikimomori indica sia il fenomeno che il soggetto colpito da tale fenomeno). Laddove si riscontri una tendenza all’auto-isolamento per almeno sei mesi, soprattutto nella fascia d’età dai 14 ai 30, si parla di hikikomori. Il primo passo verso questa particolare condizione sembra essere l’abbandono scolastico, seguito dal rifiuto graduale di qualsiasi contatto con l’ambiente esterno. A causa di questo auto-isolamento, benché il soggetto non parta da una condizione di svantaggio mentale, lo hikikomori può arrivare a soffrire di malattie mentali secondarie quali antropofobia, paranoia, disturbi ossessivo-compulsivi e depressione.
4) Amae è entrato nel lessico analitico-sociologico come sinonimo di “dipendenza” o di “indulgenza” nelle relazioni interpersonali che caratterizzano la società giapponese, in primis le relazioni parentali, dalle quali ci si aspetta un certo grado di soddisfazione emotiva, secondo la teoria ampiamente diffusa da Takeo DOI in Anatomia della dipendenza, Raffaello Cortina Editore, 1971.
5) Claudia PIERDOMINICI ha conseguito la laurea in Lingue e Culture del Mondo Moderno presso l’Università “Sapienza” di Roma. L’intervista da lei realizzata sarà parte della tesi di specializzazione in corso di stesura sullo stesso argomento.
6) Il Giappone ha avuto un picco di rifiuto della frequenza scolastica nel 2001 con con 138.722 casi registrati , rispetto ai 122.255 del 2005; sempre nel 2005 gli episodi di bullismo sono stati 34.038. In totale i casi di abbandono scolastico nella scuola secondaria inferiore e superiore relativi al 2005 ammontano a 76.693, pari ad una percentuale del 2,1%; questo dato è rilevante in relazione all’altissimo grado di scolarizzazione riscontrabile in Giappone.
7) La New Start è un’organizzazione no profit la cui sede centrale è in Giappone, nelle prefetture di Chiba e Yamanashi. Possiede altre sedi secondarie in Italia, nelle Filippine e in Australia. L’organizzazione si propone di aiutare prevalentemente i giovani con difficoltà di comunicazione e integrazione nella società. Ha la finalità di migliorare la loro capacità di interagire e di renderli indipendenti dalla famiglia, assegnando loro piccoli incarichi o lavori e organizzando con soggiorni in una sede all’estero. In genere sono i genitori a contattare la New Start e a far partecipare il figlio alle attività del programma, pagando una quota. La New Start si propone come un’estensione della famiglia e in questo senso prevede anche la figura della cosiddetta “sorella (o fratello) in prestito”, che nei casi di particolare chiusura del giovane cerca di stabilire un contatto con lui e di convincerlo a uscire dalla sua stanza e a prendere parte al programma.
8) Secondo i dati forniti dalla National Police Agency il numero totale dei suicidi in Giappone per il 2007 è stato di 33.093, in aumento rispetto agli anni passati, (dopo il totale di 34.427 raggiunto nel 2003). Dai dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità il Giappone è la seconda nazione, dopo la Russia, con la più alta percentuale di suicidi. Tra le varie fasce di età la percentuale maggiore si registra tra gli uomini con età superiore ai 60 anni.. Negli ultimi anni si è verificato un forte incremento anche per il gruppo d’età inferiore ai 19 anni, il cui numero di suicidi è salito da 608 nel 2005 a 623 nel 2006. Sembra esistere una correlazione tra suicidi e bullismo nelle scuole.
9) Il Giappone è suddiviso in otto zone geografiche, ognuna delle quali è a sua volta organizzata in prefetture. Le prefetture del Giappone sono 47 e furono stabilite dal governo Meiji nel 1871 in sostituzione delle precedenti province. Rappresentano pertanto degli enti locali con competenze su base territoriale.
10) Le cliniche private, come anche le strutture pubbliche, funzionano in Giappone col sistema assicurativo sanitario. Secondo una legge entrata in vigore nel 1961 ogni cittadino giapponese deve essere coperto da un’assicurazione sulla salute che possa coprire gran parte delle spese mediche e assicurare al cittadino la possibilità di essere curato indipendentemente dal reddito.
11) Originario della Cina, il Confucianesimo è l’insieme delle dottrine etico-politiche predicate da Confucio (551?- 479 a.C.). Secondo questa dottrina, nata allo scopo di mantenere l’ordine sociale nella Cina di quel tempo, le virtù-chiave che l’uomo deve perseguire sono il dovere filiale, l’altruismo, comportamento sociale, e la lealtà-fedeltà verso lo Stato. Nel Confucianesimo ha un ruolo fondamentale la ritualità dei comportamenti e in particolare il rito del culto degli antenati. La sua introduzione in Giappone risale circa alla metà del VII secolo, tempo in cui ci fu una massiccia adozione delle pratiche culturali cinesi; il Confucianesimo ha profondamente influenzato la cultura giapponese da quando fu stigmatizzata come dottrina di stato in epoca Tokugawa (1603-1867) e fino al XIX secolo.

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Fonte: PSYCHOMEDIA

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Vedi anche:

Adolescenti sempre piu’ dipendenti da Rete,spopola ‘sindrome Hikikomori’