Daily Archives: 01/10/2012

Al via la Settimana Mondiale Vegetariana 2012

 .

             1 – 7 ottobre 2012

 

Oggi, lunedì 1° ottobre, cade la Giornata Vegetariana Mondiale, che dal 2008 segna l’inizio della Settimana Vegetariana Mondiale, che si concluderà il prossimo 7 ottobre e che comprenderà al proprio interno la Giornata Internazionale degli Animali (4 ottobre). L’intera settimana sarà dedicata a tutti coloro che già hanno scelto una dieta vegetariana o vegana e a chi desidera ricevere maggiori informazioni al riguardo.

Alla Giornata Vegetariana Mondiale è stato dedicato un sito web in inglese, consultabile a livello internazionale, dal quale potranno prendere le mosse tutti coloro che vorranno dedicare una settimana – o un intero mese – ad uno stile alimentare non soltanto considerato benefico per la nostra salute, ma anche fondamentale per il benessere del nostro Pianeta e degli esseri viventi che lo abitano.Dal punto di vista ambientale, la produzione di carne all’interno degli allevamenti comporterebbe attualmente un consumo d’acqua tale da impoverire il nostro Pianeta della sua più importante risorsa, al punto che entro il 2050, volente o nolente, secondo lo Stockholm International Water Institute, l’intera popolazione mondiale dovrà orientarsi verso un’alimentazione vegetariana, in quanto non sarà più possibile, a seguito della diminuzione delle risorse idriche e del previsto incremento demografico, assicurare a tutto il mondo una dieta simile a quella seguita dalla maggior parte degli occidentali, che prevede un consumo di carne o di pesce quotidiano o quasi.

La Settimana Vegetariana Mondiale è nata allo scopo di promuovere nel mondo uno stile di vita alimentare in cui si possa fare a meno di carne e di pesce, andando incontro ad un’alimentazione maggiormente salutare e sostenibile dal punto di vista ambientale, oltre che economico, escludendo prodotti carnei ed ittici, tra gli alimenti più costosi che possiamo reperire attualmente sul mercato. La dieta vegetariana (che esclude carne e pesce) e la dieta vegana (che esclude anche uova, latticini e miele) se ben bilanciate sono adatte a ricoprire il nostro fabbisogno alimentare ed energetico quotidiano.

Quanti sono i vegetariani in Italia? Secondo le stime Eurispes essi rappresenterebbero il 3% della popolazione italiana totale e sarebbero circa 2 milioni, un numero che viene considerato come destinato a crescere nei prossimi anni, per via di una maggiore consapevolezza personale riguardo ad alimentazione, ambiente e diritti animali o anche semplicemente per ragioni economiche. L’inizio della Settimana Vegetariana Mondiale coincide con i 60 anni dell’AVI, l’Associazione Vegetariana Italiana, nata allo scopo di riunire vegetariani italiani e non al fine di condividere le le stesse aspirazioni ed ideali, come in una grande famiglia, all’insegna del rispetto e dell’aiuto reciproco.

In occasione della settimana dedicata all’alimentazione vegetariana, AVI ha deciso di dare vita a Milano all’evento “Prendiamoli per la gola 2012”, dedicato alla convivialità vegetariana ed alla pace, a cui parteciperanno locali e ristoranti della città, offrendo speciali menù vegetariani non soltanto fino al 7 ottobre, ma per l’intero mese. Gli eventi in programma in Italia in occasione della Settimana Vegetariana Mondiale, comprendenti cene, mostre, banchetti informativi e altro ancora, non riguarderanno soltanto Milano ma anche altre città italiane, come Lecce, Udine, Caserta e Catania, all’insegna di un’alimentazione maggiormente consapevole e rispettosa del Pianeta e di tutti gli esseri viventi.

.
.
.
.
________________________________________________________________
Approfondimento
.
.


Agosto 2013: multinazionali del cibo e rivolte globali

.

Le rivolte di domani saranno per il cibo, e l’Italia è in prima linea

Uno studio del 2011 metteva in relazione lo scoppio di sanguinose rivolte in tutto il mondo con l’aumentare dei prezzi del cibo, e prevedeva un forte scoppio di violenza per l’agosto 2013. Le multinazionali che gestiscono le sementi si stanno preparando, mettendo in cassaforte la loro esclusiva di commercializzare e scambiare i semi. E il governo italiano dà loro una mano, mettendo al bando i prodotti a chilometro zero.

di Andrea Degl’Innocenti

Siamo a un anno dall’esplosione di una serie di rivolte globali. Stavolta il calendario Maya non c’entra, né le profezie di Nostradamus: a predirlo è un indice elaborato scientificamente da un gruppo di esperti del Complex Systems Institute, rilanciato ultimamente da un articolo di Mother Board. Il motivo sarà il più elementare dei bisogni umani: il cibo.

Nel 2011 un gruppo di studiosi dei sistemi complessi, capeggiato dall’italiano Marco Lagi, ha analizzato una serie di fattori mettendoli in relazione temporale con le rivolte scoppiate nel mondo negli ultimi anni. I risultati hanno mostrato che esiste un fattore che più di ogni altro influisce sullo scoppio delle rivolte: il prezzo del cibo.

Il grafico qua sotto riassume bene le evidenze emerse dallo studio:

.

Il grafico elaborato dal Complex Systems Institute

.

La linea nera rappresenta l’andamento del prezzo del cibo nel tempo ed è stata elaborata in base ai dati forniti dal cosiddetto indice dei prezzi alimentari della Fao, che segue mensilmente i prezzi di un paniere di 55 prodotti, tra cui cereali, oli, carni, latte, etc. Le linee rosse verticali invece indicano le date delle rivolte nel mondo. La relazione è evidente: all’aumentare del prezzo del cibo aumenta la probabilità che si verifichi una rivolta.

In particolare gli studiosi hanno evidenziato una soglia oltre la quale il rischio di rivolte diffuse diventa tangibile: 210. Quando il prezzo del paniere di beni alimentari primari superò quella cifra nel 2008 fecero seguito una serie di rivolte in tutto il mondo; nel 2010 al superamento della soglia di 220 corrisposero le rivoluzioni della primavera araba.

Oggi il prezzo del paniere oscilla pericolosamente attorno alla drammatica soglia e da qualche settimana si è attestato a quota 213. Ma le conseguenze sempre più evidenti dei cambiamenti climatici, unite al sovraconsumo, faranno con ogni probabilità salire ulteriormente il livello fino a 240 entro l’agosto del 2013. Sempre secondo le previsioni del gruppo di studiosi.

Cosa tutto ciò potrebbe causare non è neppure immaginabile. Un’ondata di fame di livelli mai visti porterebbe con sè un’ondata di violenza di pari entità. Le multinazionali del cibo devono esserne consapevoli e già da diversi anni stanno cercando di accaparrarsi i diritti di produzione alimentare in tutto il mondo, scippandoli con la violenza ai contadini.

Se prima ciò accadeva solo nelle zone più povere del mondo – si pensi ai “campesinos” di Haiti o alle lotte di Vandana Shiva per preservare le antiche sementi dall’aggressione Ogm di Bayer e Monsanto – adesso l’offensiva ha raggiunto anche la “sviluppata” Europa.

Il 12 luglio scorso la Corte di giustizia europea ha confermato il divieto di commercializzare e persino scambiare le sementi che non sono iscritte nel catalogo ufficiale europeo. La sentenza fa riferimento ad una direttiva europea del ’98 che di fatto riserva il diritto di commerciare le sementi alle multinazionali.

Come? Il meccanismo non è troppo complesso. Perché una sementi possa essere commercializzata o scambiata deve essere iscritta nel catalogo ufficiale. Iscriverla costa e tanto. Inoltre il prodotto deve rispettare dei criteri di “Distinzione, Omogeneità e Stabilità”, vale a dire che deve garantire “una accresciuta produttività agricola”.

Risultato? Gli Ogm possono essere iscritti senza problemi al catalogo ufficiali, visto che le multinazionali che li producono non hanno problemi a sganciare il denaro necessario e rispettano alla perfezione i criteri di produttività. Le sementi antiche e tradizionali invece, essendo patrimonio comune di tutti agricoltori ma proprietà esclusiva di nessuno, difficilmente trovano qualcuno disposto ad investire dei soldi per registrarle e dunque finiscono per diventare illegali. Stessa fine per le specie antiche, che alcune associazioni che lottano per la biodiversità cercano di mantenere in vita.

Nella corsa a favorire le multinazionali a scapito dell’agricoltura tradizionale il governo “dei poteri forti” guidato da Monti non può che essere in prima fila. L’esecutivo si è scagliato contro una legge della regione Calabria che intendeva tutelare i prodotti a chilometro zero.

La legge in questione è la numero 22 dell’11 giugno 2012 recante “Norme per orientare e sostenere il consumo di prodotti agricoli anche a chilometri zero”. “Ostacola la libera circolazione delle merci, è in contrasto con i principi comunitari” hanno tuonato dal governo. Il provvedimento è stato etichettato come una legge quasi autarchica che avvantaggia i prodotti regionali rispetto a quelli extra-regionali, in netta contrapposizione al principio di libera circolazione delle merci.

A dire l’ultima parola sulla questione sarà la Corte Costituzionale che dovrà chiarire se la Regione Calabria è andata oltre le sue competenze legiferando in materia. Resta comunque il tentativo del governo, in linea con le strategie dell’Unione europea, di aprire il campo agli investimenti dei grandi gruppi multinazionali e spazzar via i produttori locali, attenti custodi della biodiversità.

La strategia di certo non è nuova, ma è tanto più pericolosa quanto più si avvicina ad elementi che stanno alla base della vita sul pianeta. Le multinazionali, vere e proprie “istituzioni dominanti della società contemporanea” (per citare il documentario The Corporation) si stanno pian piano appropriando degli aspetti più elementari della nostra vita: il cibo, l’acqua, persino il codice della vita stessa attraverso la mappatura “privatizzata” del genoma umano.

Se allo scoppiare delle rivolte predette per l’agosto 2013 buona parte della produzione di cibo a livello mondiale sarà gestito da un manipolo di enormi società globali, bé, sappiamo già chi avrà il coltello dalla parte del manico.

.

Fonte:  il Cambiamento

.

_____________________________________________________________________

Approfondimento

Monti e la Sovranità alimentare, Monsanto e Anonymous

.