Monthly Archives: Febbraio 2012

NO-TAV: italiani appoggiati da partiti ed ambientalisti francesi

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Torino-Lione, sorpresa: la Savoia non ci crede più

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La Torino-Lione non è più un tabù: il progetto ha smesso di essere “intoccabile”, perlomeno in Francia, dove ambientalisti e partiti ormai contestano apertamente la super-linea ferroviaria contro cui si batte strenuamente la valle di Susa, ritenendola un salasso finanziario devastante per l’ambiente e soprattutto inutile, come confermato dai 400 docenti universitari che hanno sottoscritto l’appello rivolto a Mario Monti, promosso da Luca Mercalli e Sergio Ulgiati. Ora il “fronte critico” si allarga alla Savoia, dove ormai si oppongono al progetto sia le maggiori associazioni ecologiste, sia l’Ump, il partito di Sarkozy. Sigle come Fapna e Fne, cartelli ecologisti fino a ieri favorevoli al progetto, hanno cambiato idea: colpa delle «rilevanti carenze» del dossier, su temi come sostenibilità ambientale e redditività di una infrastruttura faraonica, destinata all’improbabile trasporto merci Italia-Francia, ormai in declino.

In Francia, scrive il 22 febbraio il sito “NoTav.eu” citando svariate fonti, è in corso una consultazione pubblica sulla Torino-Lione che si concluderà all’inizio di marzo, nonostante la proroga richiesta dagli ambientalisti, per nulla convinti dal progetto dopo aver esaminato il rapporto dell’Ae, l’autorità regionale per lo sviluppo sostenibile: solo dopo il 2025, infatti, sarebbe aperto un tunnel per le merci che consentirebbe di aggirare il nodo di Chambéry, fino ad allora destinata a restare un ingolfato terminal per soli passeggeri. «Questa programmazione degli interventi rimette in discussione la priorità del trasporto merci, che finora era stata un punto fermo del progetto». Le organizzazioni ambientaliste, così come l’Ae e l’Ump, denunciano questo dietrofront e sottolineano che il progetto così impostato non contribuirà in alcun modo al decantato trasferimento dalla gomma alla rotaia: «Come e quando si potrà raggiungere l’obiettivo di trasportare 40 milioni di tonnellate di merci su questo asse ferroviario?», si interroga Pierre Moreau, della Cipra francese, nelle sue “10 domande ai promotori del progetto”.

Ma se è la stessa agenzia che sorveglia l’attuazione della Convenzione delle Alpi a dubitare della Torino-Lione, anche il dipartimento per l’ambiente della Savoia, nel suo rapporto pubblicato nel dicembre 2011, rileva falle progettuali preoccupanti: dall’impatto sulle acque sotterranee e le zone umide, fino agli effetti per le aree incluse nel protocollo “Natura 2000”, che sarebbero trattate «in modo non adeguato». Manca inoltre una valutazione socio-economica del progetto, ovvero: non si tiene conto della globalità dell’offerta di transito transalpino, ad esempio per quanto riguarda il tunnel del Gottardo. Pierre Moreau sottolinea inoltre che, per le imprese di trasporto, i costi sono altrettanto importanti della velocità: la linea storica e il tunnel stradale, che si è deciso di ampliare, costituiranno alternative meno costose per i trasportatori. Inoltre, fra Italia e Francia, la cosiddetta “autostrada ferroviaria” non funziona: a febbraio la Corte dei Conti transalpina ha raccomandato di ristabilire la concorrenza tra ferrovia e strada, criticando la mancanza di redditività dell’“autostrada viaggiante” che unisce Aiton ad Orbassano, nell’hinterland di Torino. Praticamente, un binario morto. (leggi tutto)

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Fonte: LIBRE

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Spot Mellin sospeso: carne non indispensabile per svezzare i bambini.

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di Elle

Ricordate quello spot della Mellin sullo svezzamento dei bambini trasmesso frequentemente negli ultimi tempi dove la voce narrante recitava: ”Tuo figlio ha bisogno di ferro della carne“.?

Bene, questa inesattezza spacciata per verità scientifica ha mosso la LAV, storica associazione animalista, ad aprire un procedimento presso l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) per contestare l’indispensabilità della carne in età pediatrica sostenuta all’interno della pubblicità firmata Mellin.

Ebbene, questo produttore di omogeneizzati è stato costretto a fare un passo indietro ritirando lo spot contestato e impegnandosi a tener conto dei rilievi formulati per le prossime iniziative.

A sostegno del procedimento mosso dalla LAV, infatti, ci sono non solo il buon senso comune ma anche i dati provenienti da ricerche scientifiche recenti, come quella condotta nel 2009 dall’American Dietetic Association secondo cui uno stile alimentare vegetariano oltre ad apportare benefici per la salute, consente anche di prevenire alcune patologie.

Anche uno studio illustrato dalla Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana (SSNV) e condotto su bambini tra il primo ed il secondo anno di vita, alimentati con una dieta esclusivamente vegetariana, ha evidenziato una minore incidenza di malattie rispetto al gruppo di bambini onnivori, a parità dell’andamento di crescita.
Questa piccola vittoria legale contro una pubblicità ‘ingannevole e fuorviante’ – secondo le accuse della LAV – forse rappresenta lo spiraglio per un reale cambiamento dei preconcetti sull’alimentazione vegetariana e l’infanzia.

Questo è lo spot “incriminato” dalla LAV. Buona visione…

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Fonte: Tuttogreen

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Olimpiadi Londra 2012 : giocare con i diritti dei lavoratori

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Leggi il rapporto completo (in inglese)

Il Merchandise olimpico e paraolimpico è un grande business. Gli organizzatori dei Giochi del 2012 stimano che le mascotte di Londra 2012, Wenlock e Mandeville, aumenteranno le vendite totali di portachiavi, peluche, adesivi, badge, zaini e carte da gioco in edizione limitata di 1 miliardo di sterline. Questa è una buona notizia per Londra e le Olimpiadi, ma c’è un costo nascosto che sarà pagato dai lavoratori cinesi impiegati per produrre questi beni. Mentre gli atleti dedicano lunghe ore all’allenamento per battere i record del mondo nei loro rispettivi sport, lavoratori di tutto il mondo sono costretti ad una corsa al ribasso sui salari e le condizioni di lavoro. Ma nessuna medaglia sarà assegnata loro per le ore e gli sforzi da record fatti per raggiungere gli obiettivi di produzione in tempo. ‘Giocando con i diritti dei lavoratori’ (Toying with Workers’ Rights) ha confermato ancora una volta che all’aumentare della domanda di merchandise da parte dei consumatori durante la preparazione delle Olimpiadi corrispondono orari di straordinari eccessivamente lunghi per i lavoratori, per una paga molto bassa, in ambienti di lavoro spesso pericolosi e faticosi, con i datori di lavoro che mostrano poco riguardo per gli standard lavorativi riconosciuti a livello internazionale o dalle leggi nazionali.

Le Fabbriche
Questo report indaga sulle condizioni in due fabbriche in Cina che si occupano della produzione di merchandise con il logo dei giochi olimpici di Londra 2012.

La Fabbrica A ha iniziato a produrre i badge di Londra 2012 nel 2011, compresi quelli con le mascotte Wenlock e Mandeville. L’azienda occupa circa 500 lavoratori in bassa stagione e più di 1000 nei periodi di picchi produttivi. Durante la ricerca contava circa 500 occupati. La fabbrica è situata in una zona rurale fuori Huizhou nella provincia del Guangdong. Non è vicina a nessun’altra città e i lavoratori sono completamente isolati. La maggior parte di loro proviene da villaggi rurali cinesi, è di età compresa tra i 16 e i 24 anni e difficilmente ha accesso alla casa, all’educazione e alle cure mediche.

La Fabbrica B sta producendo peluche e oggetti da collezione delle due mascotte olimpiche. La produzione è iniziata nell’Aprile 2011 e continuava ancora ad Ottobre, quando la ricerca è stata effettuata. Situata in un’area rurale della provincia di Guangdong, l’azienda produce peluche da esportazioni e impiega 250 lavoratori in bassa stagione e 600 nei periodi di alta produttività.

Cosa abbiamo trovato

Codice violato in ogni punto
La Campagna Play Fair ha chiesto ai ricercatori di documentare la realtà delle condizioni in queste fabbriche rispetto agli standard sanciti dal codice di condotta del Comitato Organizzatore dei Giochi olimpici e paraolimpici di Londra (LOCOG), che include l’Ethical Trading Initiative Base Code. Questo codice dovrebbe garantire un salario di sussistenza, lavoro sicuro, condizioni di lavoro sane e libertà di associazione sindacale, oltre a proibire il lavoro minorile e forzato. I risultati sono stati estremamente preoccupanti. La ricerca sulle due fabbriche ha riscontrato violazioni di tutti e nove gli standard che gli organizzatori dei giochi del LOCOG si sono impegnati a cercare di garantire nelle loro catene di fornitura.

Salari da fame e orari di lavoro eccessivi
Nessuno dei lavoratori è pagato abbastanza per coprire i bisogni fondamentali e assicurargli un salario dignitoso – la definizione di salario di sussistenza nel codice LOCOG. Nella Fabbrica B, i lavoratori non ricevevano nemmeno il salario minimo. Solo una piccola parte di loro, in entrambe le fabbriche, riceveva le prestazioni di sicurezza sociale garantite dalla legge cinese, lasciando la gran parte senza cure mediche o pensioni. Per aumentare queste paghe tristemente inadeguate i lavoratori fanno oltre 100 ore di straordinari al mese. Il limite legale è di 36 ore. Alcuni lavorano su turni di 24 ore, ad altri non veniva riconosciuto il giorno di riposo. Anche se non economicamente indispensabili, questi straordinari non sono volontari; i lavoratori che non vogliono farli hanno bisogno di permessi speciali. Queste ore in più potrebbero fare la differenza per la vita dei lavoratori se fossero pagati in base alla legge, che nessuna delle due fabbriche rispetta.

Nessun contratto
I lavoratori che vogliono far valere i propri diritti devono conoscerli. I lavoratori della Fabbrica A non possedevano una copia del loro contratto mentre nella Fabbrica B il contratto differiva dalle reali condizioni di lavoro, in particolare per ciò che riguardava i salari. L’azienda non ha nemmeno fornito le buste paga così i lavoratori, non sapendo quanto dovevano essere pagati e per fare cosa, non hanno potuto contestare le discrepanze. Nella Fabbrica B, poi, i lavoratori vengono multati se lasciano l’impiego prima della scadenza del contratto di cinque anni, contravvenendo alle disposizioni del codice LOCOG in materia di occupazione scelta liberamente.

Nessun diritto
Anche laddove i lavoratori avevano le informazioni che gli servivano per un eventuale reclamo, le rappresentanze sindacali erano del tutto ignorate. Inoltre le fabbriche non avevano sistemi che garantissero una rappresentanza indipendente. Questo vuol dire che ciascun lavoratore deve intraprendere una protesta individuale, senza la protezione garantita da un’azione collettiva. Un lavoratore che aveva inoltrato un esposto ad esempio per la sua paga è stato multato per aver “offeso” il suo supervisore. E’ chiaro che nessuno dei lavoratori se la sente di organizzarsi per tutelare i propri diritti, come il  codice di condotta del LOCOG prevede.

Luoghi di lavoro pericolosi
Le condizioni di igiene e sicurezza nelle due fabbriche, sia nei luoghi di lavoro che nei dormitori messi a disposizione dei lavoratori, necessitano di un significativo miglioramento. I dispositivi per la protezione personale dei lavoratori sono insufficienti e il loro uso non obbligatorio. Non avendo ricevuto alcuna formazione riguardo l’igiene e la sicurezza sul posto di lavoro, molti lavoratori vi rinunciano per essere più veloci, raggiungere gli obiettivi di produzione e guadagnare di più. I lavoratori della Fabbrica A corrono seri pericoli dovuti all’uso l’uso di prodotti chimici dannosi, anche in stato di cattiva conservazione. Nessuno degli intervistati conosce le procedure anti-incendio e come usare i dispositivi di protezione. I problemi alla schiena sono molto comuni a causa delle lunghe ore trascorse seduti su sgabelli. I dormitori sono senz’aria e nella Fabbrica B l’accesso all’acqua calda è limitato.

Responsabilità olimpiche
Per anni il Comitato Olimpico Internazionale, con le sue controparti nazionali, ha predicato ideali di etica e correttezza, ma si è assunto poche responsabilità per metterli in pratica nei confronti dei lavoratori impiegati per produrre merchandise olimpico in tutto il mondo. In risposta alla Campagna PlayFair, LOCOG è andato oltre quanto avevano fatto i precedenti organizzatori dei giochi nelle misure di appalto, ha adottato un codice per il modello di fornitura che comprende i diritti umani internazionalmente riconosciuti, incluso negli accordi contrattuali con gli licenziatari,  ha chiesto ai fornitori di preparare report di controllo dei siti produttivi e ha disposto un meccanismo di reclamo per la sua catena di fornitura.

Tuttavia questi passi non si sono dimostrati sufficienti per contrastare lo sfruttamento sistematico dei lavoratori nel settore dei beni promozionali. (leggi tutto)

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Fonte: Campagna Abiti Puliti

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Approfondimento

Olimpiadi 2012

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