Monthly Archives: Novembre 2009

Radiografia di una banca: Come i soldi dei risparmiatori italiani finanziano la produzione di cluster bombs

Tu non lo sai ma  indirettamente partecipi, da casa, alle guerre nel mondo. Attenzione, non con il Risiko ma con le armi vere ed ovviamente con morti veri! Fai attenzione! (madu)

 

 

Radiografia di una banca

Come i soldi dei risparmiatori italiani finanziano la produzione di cluster bombs

 

 

di Luca Rasponi

Bnp Paribas, gruppo di cui fa parte l’italiana Bnl, è tra i maggiori
finanziatori di aziende che producono bombe a grappolo. Nel nostro
paese la banca è al secondo posto della graduatoria, preceduta solo da
Unicredit e seguita a ruota da Intesa Sanpaolo. Non si tratta però di
investimenti diretti: Bnp opera sul mercato delle cluster bombs tramite fondi d’investimento e Società di investimento a capitale variabile (Sicav).

Cos’è e come funziona.
Cos’è una Sicav? È una società per azioni che, vendendo i propri
titoli, raccoglie risorse che re-investe nel mercato finanziario. In
altre parole la Sicav è un intermediario tra gli investitori, che
possono essere aziende o privati cittadini, e il mercato. Il suo
compito è mettere a segno investimenti fruttuosi per conto dei suoi
azionisti, che sono a tutti gli effetti soci dell’azienda. Viceversa,
nel caso di un fondo è l’investitore ad acquisire direttamente le
azioni delle aziende in cui il fondo stesso investe, spesso consigliato
dalla sua banca.

Investimenti. Fondi e Sicav
in cui investe Bnp Paribas sono molteplici. Tra questi c’è Parvest. Il
gruppo bancario propone ai suoi risparmiatori di scegliere questa Sicav
anche sul suo sito internet. Ma nel rendiconto annuale di Parvest, che
spiega agli azionisti come sono stati impiegati i loro soldi, tra le
aziende in cui hanno investito i fondi si incontrano diversi produttori di bombe a grappolo. Il documento è pubblicamente disponibile, e con una breve ricerca interna ad esso è facile individuare gli investimenti a favore delle società in questione.

Bombe.
Sfogliando il rendiconto ci si accorge, per cominciare, che il fondo
Parvest Global Equities possiede azioni di compagnie notoriamente
produttrici di bombe a grappolo. Aziende nelle quali investono anche
Parvest Uk e Parvest Usa. E questi sono solo alcuni esempi: il rapporto
supera le 500 pagine e in 34 di queste compare la parola "difesa" a
qualificare gli investimenti. Poi, è chiaro, non tutte le aziende che
si occupano di difesa producono cluster bombs. Ma nel
rendiconto è possibile individuare più volte i nomi di Lockheed Martin
e L-3 Communications, due aziende accreditate come produttrici di bombe
a grappolo dalle maggiori associazioni umanitarie del mondo. (leggi tutto)

 

Fonte: Peacereporter

 

Approfondimenti:

Tabella delle "banche armate" 2008 (dalla Relazione 2009)

Banchearmate.it

Cluster bombs (Bomba a grappolo)


San Nicola Varco – Lo sgombero: un’operazione feroce

Maledizione! Anche questa volta i migranti non sono riusciti ad integrarsi come dovevano. Lavorano sempre. Solo lavoro ! Dalla mattina alle 8.00 alla sera alle 21.00. Sono esagerati. Poi dicono che muiono sul lavoro. Grazie sono così stanchi che si distraggono molto facilmente. A questo punto, per non far loro rischiare la vita , l’unica soluzione è spedirli al loro paese!   (madu)

 

Report sullo sgombero di San Nicola Varco: un’operazione feroce tra razzismo e denaro

dal blog di Nicola Angrisano (insutv)

 

 

San Nicola Varco (Sa) – 11/11/2009

Li aspettavamo di notte, sono arrivati alle 8 del mattino. Oltre 60
mezzi blindati e 650 uomini (in tre turni..) tra poliziotti,
carabinieri, finanzieri e perfino la forestale (?) per procedere allo
sgombero coatto dell’insediamento di immigrati marocchini a San Nicola
Varco, una traversa anonima della Statale 18 a dieci kilometri da Eboli.
Vive qui il polmone contadino della Valle del Sele, quasi millecento
braccianti tra i venti e i quarant’anni che faticano dodici ore al
giorno per venticinque euro meno i tre che trattiene il caporale. La
"colpa" di questa comunità è di sopravvivere da oltre dieci anni in una
struttura di proprietà regionale costata miliardi di vecchie lire. Un
mercato ortofrutticolo mai inaugurato e una favela di lamiere e
baracche sorte come funghi intorno alle carcasse di silos ed edifici.
Pochissimi i bagni, ancor meno le docce, San Nicola Varco è una
straordinaria fotografia dello sfruttamento: di fronte al ghetto si
estendono infatti a perdita d’occhio i campi e le serre delle
multinazionali dell’agroalimentare che su questa manodopera guadagnano
milioni.
Sarà per questo che le voci dello sgombero si rincorrono sin da ieri
nel primo pomeriggio. E’ sembrato quasi che la Questura di Salerno
suggerisse la dispersione dei braccianti nel territorio. Non voleva la
retata degli immigrati eventualmente "irregolari" che dormivanoo a San
Nicola. Ma non per umanità. Perché c’è da lavorare! Senza la manodopera
del Maghreb si ferma l’agroindustria del Sele: ora è il tempo dei
carciofi e c’è da tirar su quelle serre che ormai garantiscono raccolti
a ciclo continuo, senza bisogno delle stagioni.
Sono proprio indispensabili questi lavoratori marocchini, tanto che in
genere non arrivano sui barconi, ma con un regolare visto d’ingresso.
In realtà vengono prima truffati e poi “clandestinizzati” in loco… E’
la stessa legge Bossi-Fini a suggerire la strada: l’unico modo per
avere un visto d’ingresso è la chiamata nominale in Marocco da parte
delle aziende del settore. Che ovviamente non può che avvenire tramite
intermediatori (caporali) della stessa nazionalità dei migranti. Paghi
5-6000 euro da spartire tra committente e caporale. Quando poi arrivi
ed hai otto giorni per convertire il visto, l’azienda scompare. Le
conviene di più riassumerti dopo, clandestino e in nero. E’ una truffa
che attraversa tutta l’Italia: lo scorso anno su 8000 domande
verificate dalle prefetture, migliaia si riferivano a società fittizie
che non avevano nessuna possibilità di assumere.

Per l’irruzione di oggi erano stati comunque "prenotati"
centocinquanta posti nei CIE di Lamezia e Crotone. Il ministero
dell’Interno voleva probabilmente il suo pacchetto di espulsi da
esibire. Alla fine le persone che la polizia trova nel campo sono circa
duecento. Quaranta vengono deportate in questura per accertamenti sui
documenti di soggiorno. Sono accompagnati dagli avvocati della rete
antirazzista, qualche sindacalista della Cgil, gli attivisti di Radio
Vostok e InsuTv.. molti avranno il processo per direttissima per
"inottemperanza all’obbligo di espulsione", ma al momento non si sa
ancora nulla sulla loro sorte.


Tanto tuonò che piovve…  (leggi tutto)
 
 
Fonte: insu^tv
 
 
 
Video tratto da Radio Vostok
Sgombero San Nicola Varco
 
 

 

 


Respingimenti: Provocazione lanciata dall’Associazione Peppino Impastato

 

 

A volte basta un
disegno, uno schizzo, non solo per comunicare un’idea, ma anche per
suscitare una degna reazione, risvegliare qualche senso di repulsione,
qualche moto di ribellione interiore, rompere uno schema mentale
imposto. Proprio per questo motivo abbiamo deciso di lanciare questa
campagna con una nuova provocazione contro il razzismo governativo,
contro le nuove leggi razziali, contro i respingimenti orditi dalla
Lega, ma voluti dall’intero sistema politico-mafioso, sotto la cui
mannaia finiscono migliaia di uomini, donne e bambini, costretti con la
violenza a tornare verso le carceri e le torture libiche o abbandonati
a loro stessi nelle acque del mediterraneo, per andare incontro ad una
sicura morte. Dietro simili vergognosi e disumani provvedimenti si
nascondono i soliti interessi, le solite facce, le solite speculazioni
mafiose, le mani in pasta di chi si organizza per sfruttare nuovi
schiavi, senza diritti e sotto ricatto, dopo l’approvazione del reato
di clandestinità. Ma non basta. Ad essere respinta è anche la memoria
storica, il ricordo, il nome di chi ha lottato, di chi ha perso la vita
perché si è ribellato, di chi aveva scoperto, come Peppino, che troppo
spesso la bramosia di potere e di denaro dei potenti e della
criminalità organizzata coincidono. Tutti respinti, quindi, con il
plauso di chi già pensa a riempirsi le tasche, con l’indifferenza o
l’accettazione di quanti, ormai plagiati, diventano così, senza esserne
coscienti, complici di un sistema criminale e la determinazione di chi
non abbassa la testa e continua a resistere, resistere nella volontà di
accogliere e non di respingere.

 

Associazione
Peppino Impastato
– Casa Memoria