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In arrivo il latte Ogm per allergici
di Luigi Torriani
Un team di ricercatori dell’Università di Auckland, in Nuova Zelanda, ha “progettato” una mucca ogm (chiamata Daisy) in grado di produrre latte digeribile anche da chi è allergico. Vediamo di che si tratta.
La ricerca sulla mucca ogm Daisy, coordinata da Anower Jabed e pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica PNAS, si propone di risolvere il problema dell’allergia al latte di mucca, che colpisce circa il 2-3% dei bambini nel mondo e che è legata alla presenza nel latte di mucca della beta-lattoglobulina (Blg), una proteina di siero di latte che non è presente nel latte materno e che può causare reazioni allergiche. Gli scienziati sono partiti lavorando su un modello di topo progettato per produrre una forma di proteina Blg ovina nel latte murino. Usando una tecnica chiamata Rna interference, due microRNA (brevi molecole di acido ribonucleico) sono stati quindi introdotti nel topo per interromperne la produzione, il che ha determinato una riduzione del 96% della proteina nel latte prodotto dal topo. A questo punto i ricercatori hanno creato Daisy, un vitello femmina (nato – non è chiaro perché – privo di coda) geneticamente modificato per esprimere gli stessi due micro Rna provati nel topo (questa volta per impedire l’espressione della Blg normalmente presente nel latte di mucca). Dopo aver indotto ormonalmente il vitello ad allattare, sono arrivati i risultati sperati: l’assenza di quantità rilevabili di Blg, unitamente a un livello della proteina caseina addirittura doppio rispetto al normale. Il latte ogm della mucca Daisy sarebbe quindi un latte con caratteristiche nutrizionali uguali o addirittura superiori rispetto al latte normale e normalmente consumabile da chi ha problemi di allergia al latte.
Il punto è che gli ogm in Europa non hanno mai avuto successo (mentre hanno sempre più successo i cibi biologici), e nei Paesi anglosassoni hanno un mercato di ben altre proporzioni ma comunque in crisi. I cittadini europei non si fidano degli organismi geneticamente modificati (e non si fidano ovviamente nemmeno di ulteriori sviluppi della ricerca, come l’hamburger da staminali di mucca e la clonazione animale a fini alimentari), tanto che la multinazionale Basf ha addirittura fermato lo sviluppo di colture ogm in Europa per concentrarsi esclusivamente sul mercato americano. Il guaio (per le multinazionali) è che anche negli Stati Uniti si stanno diffondendo ultimamente non poche perplessità sugli ogm, come mostra il caso emblematico della California.
Nel frattempo in Italia, come è noto, la contrarietà agli ogm raggiunge percentuali bulgare, tutt’altro che scalfite dalle recenti dichiarazioni del ministro Clini. Valga per tutti il comunicato stampa durissimo della Coldiretti a commento delle notizia sulla mucca ogm Daisy: “il latte ipoallergenico e proteico ottenuto direttamente da una mucca geneticamente modificata (ogm) non piace a tre italiani su quattro (71 per cento), che ritengono gli ogm meno salutari dei prodotti tradizionali. Nonostante il rincorrersi di notizie miracolistiche sugli effetti benefici delle nuove modificazioni effettuate su animali e vegetali (dal salmone ad accrescimento rapido al riso ipervitaminico, dalle patate fritte super resistenti ai parassiti fino al latte materno da mucche transgeniche) il livello di scetticismo nel Belpaese rimane per fortuna elevato. La realtà è che gli ogm attualmente in commercio riguardano pochissimi prodotti (mais, soia e cotone), e sono diffusi nell’interesse esclusivo di poche multinazionali senza benefici riscontrabili dai cittadini”.
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Fonte: Universofood
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