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Oggi a Washington ci sarà la Woodstock degli atei

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Usa, al via la Woodstock degli atei. Attesi in 30 mila a Washington

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Sara’ la ‘Woodstock’ degli atei: in una America religiosissima che ancora oggi non eleggerebbe mai presidente un non-credente, domani, una massa di almeno 30 mila persone calera’ sul grande e fiorito Mall di Washington per celebrare l’assenza di Dio. E soprattutto quella che gli organizzatori chiamano “l’uscita allo scoperto” di migliaia di persone che negli Usa non hanno il coraggio di rivelare ad amici, vicini, familiari la loro assenza di fede in una entita’ superiore: ossia, atei e agnostici.

Il “Rally della Ragione”, cosi’ David Silverman presidente degli “American atheist” ha chiamato la manifestazione, viene gia’ equiparato alla rivolta di Stonewall di 40 anni fa, quando un gruppo di omosessuali riuniti nel bar gay di New York ‘Stonewall Inn’ opposero resistenza al raid della polizia dando vita di fatto al movimento gay.

Obiettivo del raduno – spiegano gli organizzatori – non e’ contrastare i credenti in Dio, ma semplicemente mostrare all’ intera Unione, proprio dal grande giardino della capitale, quanti sono davvero i non credenti americani e cambiare la negativa immagine degli atei ancora preponderante negli Stati Uniti. “Quando fra qualche tempo ricorderemo il ‘Rally della Ragione” ci renderemo conto che e’ stato il momento della trasformazione del movimento ateo”, predice Silverman.

“La verita’ – spiega Hemant Metha – blogger non credente – e’ che ogni volta che si sente la parola ateo e’ sempre accompagnata da un aggettivo negativo: ‘ateo arrabbiato’, ‘ateo militante’, ‘ateo irriducibile’, e cio’ deve cambiare. Ci sono anche atei sorridenti e felici”.

Ecco allora che i senza-Dio si presenteranno sul Mall sorridenti, giocosi e con un programma a suon di musica guidato dal gruppo rock chiamato guarda caso ‘Bad Religion’ (Religione cattiva’ ndr).

Tra gli ospiti d’onore, portavoce degli atei, ci saranno il comico Eddie Izzard e il biologo di Oxford Richard Dawkins. E la prossima settimana una delegazione di 300 atei avra’ incontri alla Casa Bianca e al Senato Usa per iniziare il cammino del loro riconoscimento.

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Fonte: blitz quotidiano

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Famosi non-credenti

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Annunciata la prima cyber-guerra globale

Sono in atto cyber-attacchi in diverse Nazioni,  in particolare contro siti, multinazionali e governi che appoggiano leggi contro la libertà d’espressione su Internet. Il sequestro del sito di Megaupload ha scatenato una vera e propria cyber-guerra globale. In questo momento sembra essere sotto attacco anche il sito italiano della SIAE.

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Anonymous – Videomessaggio #Op Global Cyber War I #       (20 gennaio 2012)

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Cittadini del Mondo.
Siamo Anonymous.

Siamo stati a guardare gli eventi recenti che hanno lentamente,  ma inesorabilmente evidenziato  la distorsione e la distruzione del primo emendamento (libertà d’espressione e di religione) per legalizzare e giustificare la corruzione politica. E’ l’alba di una nuova lotta politica che porterà milioni di cittadini a gridare l’indignazione per l’appropriazione indebita del sistema giudiziario, e la proposta del cosiddetto “Stop Legge online pirateria”, SOPA, senza alcuna preoccupazione per l’eticità, la moralità, e la responsabilità di questa scelta. Abbiamo assistito alle recenti azioni di questo governo ‘Corporatocratico’ che ha deciso di sequestrare il sito di  megaupload.com, un sito che serviva, e continua a servire, come  mezzo legittimo di trasferimento delle informazioni.

Ora siamo molto arrabbiati.

Queste azioni si oppongono totalmente ai valori che sostengono, così come quelle dei padri fondatori, il governo degli Stati Uniti. La libertà d’informazione non deve mai essere violata, e ricordiamo che il governo esiste per servire la volontà del popolo, non la volontà della élite finanziaria. I responsabili sono già stati colpiti dalla nostra tecnologia per difendere il diritto di accesso alle informazioni. L’entità legislativa e gli organi governativi, che cercano di imporre la loro legge su ciò che non è loro,  devono capire che ARER è un’entità sovrana e che va oltre il loro controllo.

Abbiamo quindi dichiarato come collettivo, che il dominio del cyberspazio deve essere indipendente dal governo degli Stati Uniti e da qualsiasi altra legge tirannica. Essi sostengono che noi creiamo problemi e che questi devono essere risolti. Usano questa motivazione  solo per invadere i nostri spazi.

Si sbagliano.

Stiamo creando un mondo dove chiunque, dovunque, può esprimere le proprie convinzioni, non importa quanto particolari o strane, ma esprimerle senza paura di ritorsioni o di essere costretti al silenzio o al conformismo. I loro concetti legali di proprietà, d’espressione, d’identità, di movimento e di contesto noi non li condividiamo. Tali concetti sono tutti basati su degli argomenti estranei al nostro modo di pensare. Siamo una nazione sovrana, e abbiamo intenzione che rimanga tale.

Cittadini della Comunità Globale unitevi a noi. Difendiamo la nostra casa, internet.

Operazione Revenge, engaged.
Operazione Megaupload, engaged.
Operazione Blackout, engaged.

Siamo Anonymous.
Siamo una Legione.
Noi non perdoniamo.
Noi non dimentichiamo.
Governo degli Stati Uniti, aspettateci.

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USA: Wikileaks, Twitter e la privacy violata

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Wikileaks, artigli statunitensi su Twitter

di Claudio Tamburrino

Accesso (senza mandato) garantito alla autorità per tre account Twitter ritenuti legati a Wikileaks. Una decisione pericolosa per la privacy dei cittadini della Rete

Il Tribunale della Virginia ha emesso una sentenza che preoccupa gli osservatori e le associazioni di diritti civili: in base ad essa il Dipartimento di Giustizia (Department of Justice, DoJ) statunitense avrà accesso a tre account che secondo le autorità sarebbero legati a Wikileaks. Il giudice ha rifiutato altresì di riconoscere agli utenti anche il diritto di sapere se altre aziende ICT sono state obbligate come Twitter a dare accesso ai loro dati.

I tre account appartengono alla parlamentare islandese Birgitta Jonsdottir, all’hacktivista Jacob Appelbaum e all’olandese Rop Gonggrijp. A loro supporto si erano schierati anche i gruppi che si occupano di diritti civili Electronic Frontier Foundation (EFF) e American Civil Liberties Union (ACLU)

La decisione conferma una sentenza emessa a marzo dallo stesso giudice federale della Virginia, in base alla quale il Dipartimento di Giustizia (DoJ) avrebbe potuto accedere agli account Twitter collegati direttamente a Wikileaks: l’obiettivo dell’ispezione era individuare i messaggi privati e gli indirizzi IP ad essi associati per cercare di dare un volto agli individui che, insieme a Julian Assange, hanno da ultimo imbarazzato Washington con la diffusione dei suoi cablogrammi diplomatici. (leggi tutto)

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Fonte: Punto Informatico

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